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La Redazione

 

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Fabrizio Bertolami
Chi dice Kallas dice Guerra

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Considerato il Mandato di Cattura emesso da Mosca, la Kallas non potrà mai recarsi in Russia, il che già è un vulnus notevole, visto che le relazioni con il vicino ex-sovietico sono il punto di frizione geopolitica più importante per l’UE in questo momento. Scegliendo lei, l’Unione sceglie di non affidarsi alla Diplomazia per affrontare il problema russo ma si prepara alla guerra, ora solo economica ma un giorno anche reale, contro il potente vicino. L’Europa, insomma, sceglie di mostrarsi al mondo con la sua faccia più dura, intransigente e meno dialogante, cavalcando i venti di guerra anzichè cercare di sopirli.

Caos controllato

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Ad alcuni, questa serie continua di colpi, annunciati, attesi, nascosti, di sponda, sono parse le scene di un teatrino geopolitico tra attori che conoscono il copione, si scambiano occhiatine, cercano di rendere “la sceneggiata” più credibile, ed in parte hanno ragione. Stati Uniti, Iran, Israele, Russia, Cina e tutti gli altri attori coinvolti sanno, vedono e prevedono, perchè ognuno di essi stila simulazioni dinamiche per valutare le ricadute di certe azioni in sistemi di interazioni complesse, e sanno perchè i contatti sono continui, anche se avvengono sottotraccia.
Il dialogo tra le parti in causa non si interrompe mai, neanche nelle fasi più acute dei conflitti, tramite vari canali, ufficiali, ufficiosi e paralleli.

Non si scherza più. L’Iran lancia l’attacco ad Israele

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L’attacco giunge in risposta a quello israeliano ad un edificio annesso all’ambasciata iraniana a Damasco in cui è rimasto ucciso il Generale Mohammad Reza Zahedi dei Guardiani della Rivoluzione (IRGC), il 1 Aprile scorso. Immediatamente dopo quell’attacco l’Ayatollah Khamenei ha immediatamente chiarito che tale atto non sarebbe rimasto impunito, promettendo vendetta, considerandolo un attacco diretto al territorio iraniano, in virtù del fatto che ogni ambasciata nazionale ha uno status di extraterritorialità e considerata parte della nazione che rappresenta.

Attentato a Mosca: Cui Prodest?

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Il Presidente russo in un passaggio del suo discorso alla nazione di ieri, 23 Marzo, ha affermato: “Tutti gli autori, gli organizzatori e coloro che hanno ordinato questo crimine saranno giustamente e inevitabilmente puniti. Chiunque siano, chiunque li guidi. Identificheremo e puniremo tutti coloro che stanno dietro i terroristi, che hanno preparato questa atrocità, questo attacco contro la Russia, contro il nostro popolo.” Forse ha già un’idea di chi siano i colpevoli ma lo sapremo solo quando li colpirà.

E’ nata l’Europa di Brzezinski

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L’assetto prospettato dall’incontro di Macron, Scholz e Tusk era già uno dei punti centrali della strategia enunciata da Zbignew Brzezinski nel suo celebre saggio “La Grande Scacchiera” del 1997 in cui affermava che l’Ucraina dovesse aderire alla NATO e all’EU, disegnando così uno scenario geopolitico totalmente nuovo, diverso sia da quello “Mediterraneo” (Francia, Germania, Italia) sia da quello “Carolingio” (Francia, Germania, Benelux) in cui Francia, Germania, Polonia e Ucraina costituiscono un blocco capace di integrare le tre nazioni più popolose del continente e contemporaneamente in grado di incunearsi sino ai confini della Russia

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Molti degli autori di saggi ed analisi geopolitiche più letti ed autorevoli, appartengono alla tradizione del pensiero liberale che ha il suo centro nell’occidente euro-americano. All’opposto si pone invece il pensiero di Aleksandr Dugin. Egli non solo proviene da una civilizzazione e da una cultura diversa e storicamente antagonista rispetto a quella occidentale come quella russa, ma è anche stato influenzato nella sua formazione dalle idee socialiste che hanno caratterizzato il pensiero russo durante i settant’anni di regime politico sovietico. In questo articolo esamineremo il suo concetto di “euroasiatismo” e la sua “Quarta Teoria Politica”

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Oggi pensiamo ad ogni nuova evoluzione tecnologica, come qualcosa di ineluttabile, grazie anche all’enorme pressione mediatica che accompagna ogni novità. Cosa dire però della politica internazionale? Abbiamo la stessa capacità di accettare che qualcosa possa cambiare in maniera sconvolgente rispetto agli equilibri esistenti?

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l’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023 ha rimesso in moto una catena di dinamiche potenzialmente devastanti, non solo in tutta l’area mediorientale ma verosimilmente in tutto il mondo.
Come in un flipper, la pallina lanciata dai miliziani palestinesi rimbalza da una Nazione ad un’altra, senza escluderne nessuna, riaccendendo tensioni che parevano sopite se non sepolte dopo gli Accordi di Abramo voluti da Trump.

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