di Fabrizio Bertolami per ComeDonChisciotte.org
La giornata del 12 Dicembre verrà, forse, ricordata dal Governo Nethanyahu come un momento di svolta nell’immagine che Israele proietta di sé nel mondo.
In un solo giorno l’Assemblea Generale dell’ONU ha votato a maggioranza per un cessate il fuoco duraturo tra Hamas e l’IDF (1) e il presidente Biden ha redarguito ufficialmente il Premier israeliano sulla gestione delle operazioni militari a Gaza, citando lo spropositato numero di vittime civili a fronte del limitato numero di miliziani di Hamas uccisi o catturati (2).
Come se non bastasse, il rappresentante per la Politica Estera dell’UE, Borrell, ha affermato che le distruzioni perpetrate dall’IDF a Gaza sono già ora superiori a quelle subite dalle maggiori città tedesche durante la Seconda Guerra Mondiale (3), dopo aver letto un report stilato dal Financial Times sul tema (4).
Nell’articolo si legge:
“Dresda, Amburgo, Colonia – alcuni dei bombardamenti più pesanti del mondo sono ricordati con i loro nomi di luogo. Gaza passerà alla storia come un toponimo che denota una delle più pesanti campagne di bombardamenti convenzionali della storia“.
Nello stesso giorno, il capo dell’agenzia dell’ONU per i rifugiati palestinesi (UNRWA), Philippe Lazzarini, ha affermato che i civili stanno vivendo “l’inferno in terra” (5).
L’eco di questi avvenimenti si è riflesso immediatamente sui media internazionali che si esprimono già da tempo in maniera non tenera, come in passato, sulle azioni militari di Israele.
Sebbene il voto all’ONU non sia vincolante, il pronunciamento negativo di 153 Nazioni su 193, con 23 astensioni (Italia ed UE incluse) e solo 10 voti favorevoli (USA, Israele, Austria, Czechia, Guatemala, Liberia, Micronesia, Nauru, Papua New Guinea, Paraguay) è qualcosa di cui Nethanyahu non può non tenere conto.
L’ambasciatore palestinese all’ONU,Riyad Mansour, ha subito rimarcato che:
“[…] è stato un giorno storico in termini di potente messaggio che è stato inviato dall’Assemblea Generale, ed è nostro dovere collettivo continuare su questa strada fino a quando non vedremo la fine di questa aggressione contro il nostro popolo, fino a quando questa guerra non finirà contro il nostro popolo. E’ nostro dovere salvare vite umane“.
Israele ha una lunga storia in termini di rapporti contrastati con l’ONU, che spesso è stata accusata di antisemitismo (ma sarebbe più corretto dire antisionismo) e non ha mai tenuto in gran conto le sue decisioni, sapendo di poter sempre contare sugli USA per evitare pronunciamenti (più vincolanti) del Consiglio di Sicurezza.
Questa volta, sebbene gli USA abbiano votato contro la risoluzione, a livello mediatico questo supporto indiscusso è venuto meno ed è questa la maggiore novità.
Durante una conferenza stampa, infatti, il Presidente americano ha affermato che:
“La sicurezza di Israele può dipendere dagli Stati Uniti, ma […] ha la maggior parte del mondo che li sostiene, (però) sta iniziando a perdere quel sostegno a causa dei bombardamenti indiscriminati che hanno luogo“.
Parole forti, dettate dalla consapevolezza che il rapporto di 15 a 1 tra le vittime civili israeliane e quelle palestinesi (circa 1300 le prime, e quasi 18000 le seconde), per la maggior parte donne e bambini, è ormai obbiettivamente difficile da nascondere e sta creando forte risentimento non solo nel mondo arabo ma ovunque nel mondo. Anche la possibilità di perdere il sostegno della base liberal del Partito Democratico USA, a un anno dalle elezioni presidenziali, può avere avuto un ruolo in questo cambio di rotta.
Per fare due esempi, i prossimi partecipanti islandesi all’Eurovision hanno minacciato di non partecipare se gli artisti di Israele si dovessero esibire sul palco della competizione canora europea (6) e la Puma ha dovuto rinunciare alla sua collaborazione con la Nazionale di Calcio di Tel Aviv a causa delle pressioni da parte di gruppi filopalestinesi per richiedere il boicottaggio del marchio in tutto il Medioriente (7).
Intanto, la notizia dell’allagamento dei tunnel di Hamas da parte dell’IDF ha suscitato la reazione russa che lo ha definito un “crimine di guerra“, per bocca del suo rappresentante all’ONU, Dmitry Polyansky (8).
Capiremo nei prossimi giorni se queste pressioni (e il numero elevato di uomini e mezzi persi da parte dell’IDF) porteranno il governo Nethanyahu ad allentare la sua presa o addirittura a cercare un nuovo accordo per un nuovo cessate il fuoco, magari nuovamente mediato da Qatar e USA come quello precedente.
Di Fabrizio Bertolami per Comedonchisciotte.org
13.12.2023
Fonti:
1. https://apnews.com/article/un-assembly-israel-palestinians-hamas-vote-resolution-bffc37b2ecc444d906492008cde0aaf6
2. https://apnews.com/article/biden-israel-hamas-oct-7-44c4229d4c1270d9cfa484b664a22071
3. https://www.zerohedge.com/geopolitical/eus-borrell-claims-destruction-gaza-may-be-worse-germany-wwii
4. https://www.ft.com/content/7b407c2e-8149-4d83-be01-72dcae8aee7b
5. https://www.ansa.it/sito/notizie/topnews/2023/12/12/capo-dellunrwa-a-gaza-ce-linferno-in-terra_ec8e6a66-6028-4ebf-90ee-20c9b62bd681.html
6. https://www.timesofisrael.com/liveblog_entry/iceland-musicians-call-on-country-to-boycott-eurovision-if-israel-not-barred-from-competing/
7. https://www.forbes.com/sites/siladityaray/2023/12/12/puma-ends-sponsorship-deal-with-israeli-soccer-team-says-decision-was-made-before-war/
8. https://tass.com/politics/1718401
9. https://www.aljazeera.com/news/2023/12/13/allies-pressure-israel-over-indiscriminate-bombings