Negli ultimi 50 anni, spinta dall’evoluzione tecnologica, la nostra alimentazione è gradualmente cambiata in modo radicale ed è diventata ormai per lo più prettamente industriale.
In passato veniva dedicato molto tempo a curare la preparazione del cibo, invece oggi in quasi tutte le famiglie, lavorando anche le donne fuori casa ed essendo tutti sempre di corsa, la stragrande maggioranza delle persone finisce per mangiare spesso cibi preconfezionati e riscaldati nel microonde.
Il problema principale (che non è l’unico) dei cibi preconfezionati – al di là dell’utilizzo più o meno condivisibile del microonde, che io personalmente non amo – è che per essere conservati nel lungo periodo ed essere pronti all’utilizzo devono essere trattati con conservanti a cui spesso vengono aggiunti aromatizzanti, coloranti, emulsionanti, addensanti, antiossidanti, edulcoranti e varie altre sostanze senza potere nutritivo, la cui unica funzione è in realtà quella di fare durare nel tempo gli alimenti, oltre che impartire particolari caratteristiche inerenti l’aspetto, i sapori, la consistenza.
Si ha una vaga idea di quanti additivi (alcuni naturali, la maggior parte di provenienza sintetica) in questo modo finiscono nel nostro apparato digerente ogni anno?
E con quali conseguenze nel lungo termine?
Basterebbe fermarsi un attimo a leggere le etichette degli ingredienti che sono stampate nelle confezioni e poi considerare il fatto che tutte queste sostanze aggiunte agli alimenti, giorno dopo, giorno si vanno ad accumulare nel nostro organismo.
Ciò avviene col paravento legale e abusando della nostra scarsa consapevolezza e mancanza di attenzione. Anche se bisogna dire che, purtroppo, e forse non a caso, il più delle volte gli ingredienti sono scritti in caratteri così piccoli da risultare illeggibili. Oppure ci troviamo di fronte a sigle e nomi quasi impronunciabili di cui non conosciamo il significato.
Se vogliamo preservare la cosa più preziosa che abbiamo, la nostra salute, allora sarà bene munirsi di tanta pazienza (e magari anche di una lente di ingrandimento) e leggere tutte le informazioni ogni volta che facciamo la spesa perché il primo e più insidioso pericolo spesso si nasconde proprio dentro al nostro piatto.
È utile anche procurarsi una guida tascabile (ce ne sono diverse in commercio piccole e facili da consultare) e portarsela dietro per riconoscere gli additivi e sapere quali sono quelli che sarebbe meglio evitare. All’inizio questo lavoro di verifica porterà via tempo; ma poi, via via che si impara, si potrà fare acquisti con maggiore rapidità scegliendo consapevolmente i cibi in base a ciò che realmente contengono.
Abbiamo il diritto/dovere di sapere cosa mangiamo e cosa facciamo mangiare ai nostri figli. Questo comporta diventare specialisti nelle liste degli ingredienti e imparare a scegliere i prodotti più sani perché, quando c’è malattia, significa che nel nostro corpo si è infranto un equilibrio e, quasi sempre, ciò è dovuto anche ad errori alimentari ripetuti nel tempo.
Alla fine, se è vero che la nostra salute vale, è anche vero che siamo noi per primi a dover avere interesse a difenderla. A cominciare dall’alimentarci con prodotti sani e semplici che la natura sapientemente ci regala in ogni stagione nel luogo in cui abitiamo e stando lontani dai cibi che contengono additivi che possono provocare determinati disturbi o patologie.
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VB