Avvertenze
Il mio precedente intervento sull’avvocato Fusillo ha destato reazioni interessanti. Parecchi hanno ravvisato nella mia critica allo strumento della disobbedienza civile un implicito endorsement all’istituto delle elezioni. E allora chiarisco tre cose.
- A. La pratica della disobbedienza la considero efficacissima, ma solo in un contesto di informazione polifonica. Nel contesto attuale la stragrande maggioranza è resa politicamente amorfa da un sistema comunicativo a senso unico. Ne consegue che i potenziali disobbedienti si contano nell’ordine delle decine di migliaia… In un paese di decine di milioni la loro azione di sabotaggio non ha alcuna rilevanza. Non solo: non ottiene una minima eco in quanto l’informazione provvede a oscurarla in toto.
- B. Non penso che il voto sia l’arma che ci farà vincere la guerra. Armi più potenti per esempio sono il raggiungere la massa delle persone con un’informazione e una cultura alternativa. E pure organizzarsi in comunità per produrre autonomi modelli di vita sociale. Tuttavia se l’esito elettorale può restituirmi la minima probabilità di un lieve – lievissimo miglioramento rispetto al letamaio in cui stiamo… beh, io comunque a votare ci vado.
- C. Le legittime scelte fatte secondo coscienza hanno effetto positivo sul piano morale individuale ma possono averne nessuno, o magari negativo, sul piano politico. E proprio il piano politico costituisce il nostro ambito di discussione.
E’ in espansione l’idea di disertare le prossime elezioni europee. Tendenza comprensibile, dato l’ignobile spettacolo offerto dalla attuale classe politica. Tuttavia questo atteggiamento disfattista non aiuta a risollevarci dalla melma in cui ci ritroviamo. Passiamo in rassegna le obiezioni più comuni sull’opportunità di andare a votare.
1. I politici sono gente disposta a tutto per i propri interessi. In gran parte sì. Ma ce n’è anche qualcuno che si è fatto il mazzo per combattere i soprusi del regime. Lo buttiamo via insieme agli altri?
2. Se prevarrà l’astensione, il sistema sarà delegittimato e crollerà. Colossale sciocchezza. Davvero certi squali si farebbero scrupoli di coscienza per la bassa affluenza alle urne e rinuncerebbero al mandato in nome della democrazia?
3. Con gli appelli a votare i politici dimostrano di temere il non-voto. Altra sciocchezza. L’unico non-voto che il politico teme è quello dei suoi sostenitori. L’appello è rivolto solo a loro. Tutti gli elettori che gli sono contro e non vanno a votare contribuiscono semplicemente alla sua vittoria.
4. L’eletto si adatta ai meccanismi di potere comportandosi allo stesso modo di chi lo ha preceduto. Capita spesso. Ciò nonostante se solo esiste la minima speranza che l’esito delle elezioni restituisca un insieme politico con qualche sfumatura migliorativa rispetto all’oscenità odierna, allora forse vale la pena di tentare.
5. Votare è inutile, tanto il vero potere sta in mano alle elite finanziarie. Innegabile. Tuttavia se devo scegliere tra lo stare a lamentarmi sul divano o usare la fionda quale unico strumento a disposizione per contrastare una banda di delinquenti armati… io comunque mi alzo dal divano e uso la fionda.
E’ necessario liberarsi dalla credenza fallace che a non votare si faccia un dispetto ai politici. Tutt’altro. Il sogno di ogni candidato è che vadano a votare solo quelli che lo sostengono e che possibilmente si astengano tutti gli altri. Il cosiddetto partito del non-voto è come una squadra di calcio che si siede in mezzo al campo puntando sul fatto che gli avversari non oseranno approfittarne. E invece quelli non chiedono altro.
francesco pisanu
Soundtrack: someday my prince will came (morey/churchill), performed by francesco pisanu (piano) and stefano bianchini (contrabass).