“AstraZeneca admits its Covid vaccine can cause rare side effect in court documents for first time“. Dal Telegraph del 28 aprile 2024. La notizia ha fatto il giro del mondo, riportata pure dalla stampa italiana, sebbene con la consueta – dovuta timidezza. Ma qui non andremo a esaminare per l’ennesima volta ciò che ormai sanno anche i sassi e cioé che le pozioni non erano affatto sicure, come ce le dipingevano e si ostinano a dipingere politici e media coinvolti nel colossale imbroglio sanitario. No, stavolta punteremo l’attenzione sugli effetti avversi che un imposto conformismo professionale sta provocando sulla classe medica nel suo complesso. Quel conformismo che oblitera i princìpi cardine del giuramento di Ippocrate e li sostituisce con la automatica adesione ai protocolli, una pratica rassicurante e anestetizzante che rende il medico un sonnambulo sempre più incapace di affrontare gli eventi.
La medicina intelligente
Breve cronaca di una morte evitabile. Il 3 giugno 2021 la diciottenne Camilla Canepa si presenta all’ospedale di Lavagna lamentando forte cefalea e fotosensibilità. Viene curata con anti-infiammatori e trattenuta per la notte. Il giorno dopo sta peggio e pertanto il medico del reparto la sottopone a tac, ma senza mezzo di contrasto. Una scelta che rende arduo individuare eventuali piccoli trombi. Infatti non risulta niente e Camilla viene rispedita a casa. Due giorni dopo la povera ragazza ritorna in stato gravissimo. Viene trasferita d’urgenza a Genova e operata al cervello. Ma ormai è troppo tardi, muore per trombosi cerebrale.
Il tribunale di Genova ha riconosciuto il decesso causato da siero AstraZeneca e inoltre sta indagando i medici coinvolti nelle cure ospedaliere, che risulterebbero inadeguate. Il team sanitario pare non abbia tenuto conto del documento, emesso dalla stessa AstraZeneca, che metteva in guardia sul rischio post-vaccinale di trombosi e suggeriva un apposito protocollo. I medici contestano il fatto che non erano a conoscenza di tale documento. E qui la cronistoria ha dell’incredibile.
AstraZeneca invia il documento del protocollo all’Agenzia sanitaria ligure il 26 aprile. Lì rimane un bel po’ nel cassetto e viene diramato ai reparti il 28 maggio. Il primario del Pronto soccorso di Lavagna trasmette l’informazione ai suoi sottoposti solo il 5 giugno, quando ormai la fine di Camilla è segnata.
Al di là del deprecabile effetto avverso, da questa orrenda vicenda emerge il quadro desolante dipinto dal comportamento dei sanitari coinvolti e che sintetizziamo in 3 punti:
1. un documento informativo così… vitale resta occultato per un mese nell’ufficio di qualche burocrate regionale;
2. il primario si cura di trasmetterlo ai medici del reparto ben 9 giorni dopo la sua ricezione;
3. i medici, senza protocollo, non sono stati comunque professionalmente in grado di diagnosticare un processo trombotico in atto, né pare abbiano profuso sforzi in tal senso nonostante lo stato di acutissima sofferenza espresso dalla paziente.
Di fronte a tali performance ti viene da pensare che un software intelligente avrebbe restituito migliori prestazioni. Un pensiero che mette i brividi ma che ti bussa inevitabilmente alla porta del cervello.
francesco pisanu
Principale fonte dei dati: Patrizia Floder Reitter – LaVerità 11/4/24
Soundtrack: J.Brahms Intermezzo op.117 n.2, performed by f.pisanu
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