C’è un principio basilare in medicina secondo cui non ha senso, anzi potrebbe essere controproducente, vaccinare un soggetto che ha già conseguito immunità naturale a seguito di infezione. Negli ultimi tre anni questo concetto è stato completamente ignorato e le istituzioni sanitarie del nostro Paese, con l’avallo degli Ordini Medici, hanno dato il via a una vaccinazione indiscriminata di tutta la popolazione che a certe categorie è stata imposta con rigidità irragionevole, dal momento che seri dubbi sulla sicurezza di quei farmaci che, molto velocemente si andavano preparando, erano stati sollevati fin da subito, peraltro, anche da una rivista scientifica prestigiosa, come Nature Review Immunology.
Infatti, già nell’aprile 2020, mentre si sentiva parlare della necessità di rendere quanto prima disponibili “vaccini efficaci per mitigare la crescente crisi economica derivante dal blocco sociale”, era stato pubblicato uno studio per mettere in guardia rispetto al potenziale pericolo di “risposte anticorpali non ottimali”.
Gli autori del lavoro facevano riferimento, in particolare, al pericolo del fenomeno ADE e avvisavano che quei vaccini, che già si trovavano in fase di sperimentazione clinica, erano stati in realtà sviluppati “a una velocità senza precedenti senza test preclinici per verificarne la sicurezza e l’efficacia” sottolineando che proprio la valutazione della sicurezza non doveva essere trascurata.
Ci fu poi un caso che richiamò l’attenzione dell’opinione pubblica, quello del quarantatreenne capo scelto della Marina Stefano Paternò, che morì l’8 marzo 2021 dopo la prima dose di vaccino AstraZeneca.
Al processo per il suo decesso, intentato dai famigliari, emerse che era morto proprio a seguito del vaccino che gli aveva procurato una risposta immunitaria esagerata avendo già il militare avuto la covid in modo asintomatico, dunque avendo già sviluppato naturalmente i propri anticorpi.
A partire dal 2021, inoltre, sempre più studi scientifici hanno iniziato a confermare l’efficacia dell’immunità acquisita naturalmente con l’infezione da SARS-CoV-2, un’immunità importante e permanente nel tempo e una ricerca italiana, eseguita dai ricercatori dell’Istituto Altamedica con una metodica unica, la citometria a flusso sui linfociti B di memoria, evidenziò che non vi è paragone tra l’efficacia dell’immunità naturale rispetto a quella modesta e limitata post-vaccinale. “I vaccini sono attivi soltanto contro una parte del virus, la proteina spike, mentre gli anticorpi naturali sono attivi contro tutto il virus e quindi non temono varianti”, spiegò all’agenzia di stampa AGI il professor Claudio Giorlandino, direttore scientifico dell’Istituto di Ricerca in questione.
Nel frattempo moltissimi italiani guariti, stanchi di essere penalizzati dalle logiche diaboliche del green pass, si erano riuniti in sigle con un unico Coordinamento, il Coordinamento di Comitati di Guariti.
Il Coordinamento è stato molto attivo e in più occasioni ha rimarcato, con abbondante ed eloquente documentazione scientifica, la valenza dell’immunità naturale e il fatto che, per i guariti sottoposti a successiva vaccinazione, c’è un rischio aumentato del 60% di effetti avversi e del 50% di sviluppare una miocardite grave, a fronte di un beneficio pressoché nullo.
Riporto alcuni documenti significativi:
QUI la Lettera inviata nell’aprile 2022 al Ministero della Salute e ai presidenti delle Federazioni degli Ordini delle professioni sanitarie per chiedere di non sottoporre a vaccinazione per covid obbligatoria i soggetti guariti. Il documento contiene un’ampia bibliografia che evidenzia come nei soggetti guariti sia rilevabile una immunità cellulare di memoria permanente, che, in caso di riesposizione, è in grado di provocare una nuova e più ampia risposta immunitaria.
QUI la Lettera inviata alle autorità (Presidente del Consiglio, Ministri della Repubblica, Senatori e Deputati della Repubblica Italiana) nel dicembre 2022.
QUI il Report redatto nel marzo 2023.
QUI la recente Relazione tecnico-scientifica datata aprile 2024: “Osservazioni alla documentazione presentata dal Ministero della Salute nel Ricorso Straordinario al Presidente della Repubblica, prc. 482/22”. Il ricorso, al momento pendente al Consiglio di Stato, è stato promosso da un gruppo di sanitari guariti ed è patrocinato dall’avvocato Jenny Lopresti e dall’Avvocato Francesco Caronia.
Il Ministero della Salute, a fine 2023, ha presentato le sue controdeduzioni ma, secondo quanto documentato con precisione da questa recente Relazione del Coordinamento Comitati Guariti, proprio le controdeduzioni del Ministero dimostrerebbero che la vaccinazione ai guariti è stata imposta senza il supporto di alcuna evidenza scientifica e nonostante fosse già emerso che vaccinare un guarito lo esponeva a maggiori effetti avversi a fronte di alcun beneficio.
La bibliografia scientifica citata nel documento è considerevole. Tuttavia, evidentemente, continua ad essere ignorata dal momento che, a tutt’oggi, diversi medici, organismi e società scientifiche – tra gli altri l’Ospedale Bambino Gesù e la Società Italiana di Pediatria – seguitano a raccomandare la vaccinazione Covid anche ai guariti.
Difficile parlare di ignoranza dal momento che – oltre alle conoscenze già note nel campo dell’immunologia (l’immunizzazione naturale conferisce protezione dalla malattia e dalla reinfezione) – sono oramai numerose le pubblicazioni scientifiche che, nel tempo, hanno mostrato chiaramente che suggerire la vaccinazione alle persone che hanno già avuto l’infezione da SARS-CoV-2 sottopone le stesse a un rischio, esponendole a fenomeni patologici da disregolazione immunitaria: fenomeni trombotici, autoimmunitari, iperinfiammatori, fino a potenziale exitus.
Tra i vari studi citati nella biografia di cui sopra, particolarmente interessante un articolo di Bellavite, Ferraresi, Isidoro che spiega i meccanismi immunopatologici e fisiopatologici alla base delle patologie cardiovascolari che possono sopravvenire a seguito di vaccinazioni multiple o di vaccinazione successiva a infezione o seguita da infezione.
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VB