Diversi lavori scientifici evidenziano un legame tra intestino e autismo. Infatti, nei bambini che hanno ricevuto una diagnosi di autismo i fastidi intestinali sono più frequenti della norma e ciò che, sempre di più sta emergendo, è la presenza di un’infiammazione atipica che incide pesantemente sulla permeabilità della mucosa intestinale che non riesce più a fare da barriera verso molte sostanze che, quindi, la attraversano provocando l’attivazione del sistema immunitario.
Nel tempo si instaura un’infiammazione cronica intestinale che porta a una costante infiammazione sistemica e “se questa si presenta nei primi mesi di vita, è possibile che coinvolga il cervello in un momento cruciale del suo sviluppo”, ha dichiarato Federico Balzola, gastroenterologo alla Città della Salute e della Scienza (il nome con cui adesso viene chiamato l’Ospedale Molinette) di Torino
Curando l’infiammazione intestinale si è visto che migliorano non solo i sintomi gastrointestinali, ma anche quelli comportamentali, ad esempio il sonno, l’aggressività e la socializzazione. Ovviamente è anche importante eliminare dalla dieta alcune proteine infiammanti come la caseina e il glutine perché incidono pesantemente sulla salute e sul malassorbimento intestinale.
Sempre più bambini soffrono di disturbi dello spettro autistico. Secondo quanto dichiara il Ministero della Salute nel proprio sito (pagina aggiornata il 03 aprile 2023): “Attualmente, la prevalenza del disturbo è stimata essere circa 1 su 54 tra i bambini di 8 anni negli Stati Uniti, 1 su 160 in Danimarca e in Svezia, 1 su 86 in Gran Bretagna … In Italia, si stima 1 bambino su 77 (età 7-9 anni) presenti un disturbo dello spettro autistico con una prevalenza maggiore nei maschi: i maschi sono 4,4 volte in più rispetto alle femmine.”
Numeri drammatici; di conseguenza pare evidente – al di là di approfondire il legame con l’intestino e intervenire con possibili cure (che dovrebbero sempre più essere integrate e non limitate all’aspetto neuropsichiatrico) – quanto sia, in realtà, necessario anche indagare sul fronte delle effettive cause. Sempre nel sito del Ministero della Salute si legge che: “La maggiore formazione dei medici, le modifiche dei criteri diagnostici e l’aumentata conoscenza del disturbo da parte della popolazione generale, connessa anche al contesto socio-economico, sono fattori da tenere in considerazione nell’interpretazione di questo incremento.” Ma è davvero poco probabile che le ragioni di questo aumento esponenziale si fermino a questa spiegazione.
C’è, infatti, chi ha guardato altrove puntando i riflettori sui fattori ambientali e suggerendo l’esistenza di un legame tra vaccini e autismo – in particolare alcuni ricercatori hanno collegato la condizione autistica a determinate sostanze, gli adiuvanti, aggiunti alla composizione di alcuni vaccini – tuttavia sul tema l’Istituto Superiore di Sanità è categorico e scrive sul proprio sito: “La presenza di una possibile associazione causale tra vaccinazioni e autismo è stata estensivamente studiata e non è stata evidenziata alcuna correlazione”.
La pagina, creata il 27 marzo 2014 (un anno prima Beatrice Lorenzin era diventata Ministro della Salute), non è stata finora mai aggiornata, anche se il 30 maggio scorso è stata depositata un’Ordinanza della Cassazione che, in sostanza, ha certificato la correlazione tra l’insorgenza di una sindrome simile all’autismo e la somministrazione del vaccino antimeningococcico Menjugate con manifestazioni di un grave ritardo nello sviluppo cognitivo di un bambino nato sano e la menomazione della sua integrità psicofisica successivamente all’inoculazione. Nello specifico nel testo si legge: “Concomitante improvvisa e brusca comparsa di plurimi sintomi di sofferenza cerebrale acuta occorsi immediatamente dopo il vaccino e di durata maggiore rispetto a quelli di solito osservabili subito dopo la vaccinazione; concomitanti segni di grave regressione psicomotoria autistica, assai rapidamente progrediti; disfunzioni neurologiche di tipo neuromotorio e, successivamente, anomalie elettroencefalografiche epilettiformi” e si tratta dell’Ordinanza n. 17441 con cui la Suprema Corte ha rinviato alla Corte Costituzionale la legge 25 febbraio 1992 n. 210, articolo 1, comma 1, nella parte in cui non prevede il diritto all’indennizzo per i soggetti che abbiano subito lesioni irreversibili dalla vaccinazione non obbligatoria antimeningococcica. Il vaccino contro il meningococco, infatti, non è obbligatorio ma raccomandato e attualmente rientrante nel Piano Nazionale Vaccini (l’ex ministro della Salute Lorenzin provò a inserirlo tra quelli obbligatori alla fine, però, con un emendamento i due antimeningite furono tolti dall’elenco e la legge Lorenzin è passata con 10 obbligatori anziché 12).
L’Ordinanza della Cassazione parla esplicitamente “dell’insufficienza delle conoscenze in materia di cause e meccanismi patogenetici del disturbo autistico e della sostanziale mancanza in letteratura di dati relativi ad esiti di reazioni avverse alla vaccinazione in esame”. È obbligatorio, dunque, indagare ben oltre il legame intestinale su cui si stanno basando ultimamente gli studi scientifici perché l’incidenza dell’autismo è in costante aumento in tutto il mondo con tragiche conseguenze per molte famiglie. Si tratta, infatti, di bambini con difficoltà notevoli nell’interazione sociale che spesso sviluppano atteggiamenti etero o auto aggressivi e da adulti difficilmente saranno in grado di gestire una vita autonoma. La penuria di strutture adeguate di accoglienza non fa altro che peggiorare la situazione di grave sofferenza sia per gli adulti autistici che per i loro familiari.
Sono situazioni di vita drammatiche, neanche lontanamente immaginabili da chi non viene a contatto con questi casi. Una vera e propria pandemia (questa sì!) che dovrebbe portare necessariamente ad approfondire tutti i possibili fattori scatenanti non escludendo a priori nulla per arrivare ai veri motivi dietro questo disturbo infantile. Purtroppo, chiunque via via abbia osato sollevare dubbi sui vaccini come possibile causa dell’autismo è stato subito additato come “novax” e con questa superficiale semplificazione si è voluto ridurre al minimo il dibattito per non sviscerare la tematica.
Si fa un gran parlare, ultimamente, dei numerosi eventi avversi che sempre di più stanno emergendo dai cosiddetti vaccini anti-Covid, i quali sono stati messi velocemente in commercio senza rispettare adeguate tempistiche di controllo e resi obbligatori per determinate categorie.
Si dimentica, invece, che un gran numero di veri vaccini tradizionali dal 2017 sono stati resi obbligatori per i bambini, pena l’esclusione dai nidi e dalle scuole d’infanzia.
In Italia c’è, quindi, un problema di obbligo vaccinale che è ben precedente al Covid ed è ora che, a riguardo, ci sia una discussione pubblica e trasparente.
Perché i danneggiati da vaccino, purtroppo, esistono non da adesso.
E devono passare da un lungo ed estenuante iter burocratico per farsi riconoscere.
Non si può continuare a girare la testa dall’altra parte.
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VB