“Quando si apriranno le gabbie”, aveva scherzato riferendosi al lockdown, “la prima cosa che farò è mettermi al sole. E abbraccerò gli amici. Ci metteremo a ridere o ci spunteranno le lacrime. Non so come sarà. Ma qualsiasi cosa sia sorrideremo. Felici di essere vivi”.
Così aveva detto a Giuseppina Manin del Corriere della Sera in un’intervista pubblicata il 17 aprile 2020.
Non ha potuto farlo. Ha lasciato questo mondo circa un mese dopo, il 15 maggio di quattro anni fa.
Aveva 48 anni.
Direttore d’orchestra, compositore e pianista, Ezio Bosso è morto per un cancro con cui conviveva da molti anni.
Dal 2011 si era aggiunta anche una patologia neurodegenerativa, ma aveva continuato a suonare mirabilmente il pianoforte fino al 2019, quando la malattia gli ha compromesso l’uso delle mani.
Il suo corpo era piagato e fragile quanto il suo spirito forte e splendente.
Ogni volta che l’ho ascoltato suonare o parlare mi ha incantato e commosso profondamente.
Vorrei ricordarlo con la sua esibizione a S. Remo 2016 dove fu invitato da Carlo Conti come ospite d’onore. Eseguì ‘Following a Bird’, composizione contenuta nell’album ‘The 12th Room’, che era uscito qualche mese prima. Nel video che segue la musica è preceduta da toccanti parole: mostrano un uomo incredibile, capace di guardare la realtà con dolcezza e disarmante ironia, nonostante le ferite inferte da un destino crudele.
Nell’anniversario della sua scomparsa, mi piace immaginarlo finalmente libero dalle catene del dolore.
La forza e la bellezza della sua arte e della sua anima rimarranno per sempre.
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VB