Alexander Dugin. La Quarta Teoria Politica e l’Eurasiatismo

Molti degli autori di saggi ed analisi geopolitiche più letti ed autorevoli, appartengono alla tradizione del pensiero liberale che ha il suo centro nell'occidente euro-americano. All'opposto si pone invece il pensiero di Aleksandr Dugin. Egli non solo proviene da una civilizzazione e da una cultura diversa e storicamente antagonista rispetto a quella occidentale come quella russa, ma è anche stato influenzato nella sua formazione dalle idee socialiste che hanno caratterizzato il pensiero russo durante i settant'anni di regime politico sovietico. In questo articolo esamineremo il suo concetto di "euroasiatismo" e la sua "Quarta Teoria Politica".

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di Fabrizio Bertolami per comedonchisciotte.org

 

Il ritorno del termine “geopolitica” nel discorso politico russo avviene a partire dagli anni ’90 come un tentativo di riconcettualizzare la politica estera russa sfrondandola dall’ideologismo sovietico ed indirizzarla verso un’interpretazione pragmaticamente più legata agli interessi nazionali russi. In quegli anni Dugin si propone come uno degli intellettuali più influenti sostenendo la necessità di ristabilire una autonoma e specifica visione geopolitica russa.

Ciò si rende necessario non solo per riaffermare la presenza della Russia sullo scenario internazionale ma anche per arginare il rischio di una disintegrazione territoriale della Patria stessa e ristabilire una propria sfera di influenza contrastando i tentativi di espansione della NATO tanto ad ovest quanto ai sui confini meridionali.

Aleksandr Dugin è nato a Mosca nel 1962. Laureato in Filosofia e Sociologia, e dottore di ricerca in entrambe, è stato giornalista durante gli anni di Breznev e co-fondatore nel 1993 del Partito Nazional Bolscevico insieme al politologo Eduard Limonov. In seguito è stato animatore del Partito Eurasia (poi Movimento Eurasiatista) nei primi anni del 2000. Il suo è un pensiero assolutamente anti-liberale ed anti-occidentale che sostiene la specificità della cultura e della civiltà russa.

“Per principio, l’Eurasia e la nostra terra, la Russia vera e propria, restano il centro di una nuova rivoluzione anti-borghese e anti-americana. […] Il nuovo Impero Euroasiatico sarà costruito sul principio fondamentale del nemico comune: il rigetto dell’atlantismo, strategia di dominio degli USA, e il divieto di permettere ai valori liberali di dominarci. Questo impulso civilizzatore sarà la base di un’unione politica e strategica”.

La geopolitica è tra i suoi principali interesse (inteso come mezzo, non come fine) e in questo campo egli diverrà un influente consigliere del Presidente russo Vladimir Putin durante gli anni della sua prima presidenza.  Egli afferma che in Russia:

“[..] se il XIX secolo è stato caratterizzato dall’opposizione tra slavofili e pro-occidentali (zapadniki), il XX secolo ha visto i bianchi opporsi ai rossi, il XXI secolo vedrà l’opposizione tra gli atlantisti, favorevoli al globalismo unipolare e gli euroasiatisti”.

Dugin è autore di diversi testi di geopolitica ma è soprattutto su internet che la sua opera trova maggior diffusione. Innumerevoli sono i siti a lui dedicati e di cui è direttamente o indirettamente animatore ed autore. Tra questi vi è il sito Evrazia da cui abbiamo tratto questo estratto (dal suo testo Le basi della Geopolitica) in cui enuncia la sua personale dottrina geopolitica (1).

La Teoria Eurasiatista

La teoria Eurasiatista di cui Dugin si fa portavoce sostiene che i fautori di un ordine multipolare devono opporsi alla creazione di un ordine mondiale atlantista fondato sulla globalizzazione economica a guida americana al fine di difendere l’esistenza della varietà culturale dei popoli del mondo, della loro tradizione religiosa e del diritto di ognuno di essi a scegliere liberamente il loro percorso di sviluppo storico.

Gli euroasiatisti non si pongono perciò come rappresentanti dei soli popoli dell’area euroasiatica (intesa qui nell’ottica di Mackinder) ma di tutte quelle nazioni, eventualmente appartenenti a differenti civiltà come quella cinese o islamica, che pongono la propria tradizione e specificità culturale al centro dei propri valori. Gli euroasiatisti e gli atlantisti sono, secondo Dugin, opposti in tutto. Essi difendono due immagini del mondo alternative e mutualmente escludenti. I primi propongono un ordine mondiale multipolare non organizzato sulla tradizionale suddivisione in stati ma in Grandi Spazi la cui definizione ricorda quella di civilizzazione di Huntington. Dugin chiarisce pertanto che:

“l’Euroasiatismo è una visione del mondo, una filosofia, un progetto geopolitico, una teoria economica, un movimento spirituale, il nucleo attorno al quale consolidare un ampio spettro di forze politiche”.

Possiamo qui immediatamente notare come simultaneamente questa teoria si opponga tanto alla visione unificante ed unificatrice di Fukuyama tanto a quella fondata sulle civiltà culturalmente omogenee di Huntington. Essa disegna invece un mondo fatto di sfere di influenza spazializzate ma non per questo chiuse ad una cooperazione con le aree contigue. Nell’ottica di Dugin le teorie di Huntington e Fukuyama propongono uno scenario di dominio occidentale sul resto del mondo sotto il controllo di una oligarchia economica con la prospettiva della creazione di un futuro governo mondiale.

L’autore afferma che:

gli atlantisti hanno come obiettivo quello di imporre il modello economico occidentale a tutto il mondo facendo dell’esperienza storica di sviluppo economico propria dell’occidente uno standard.

Gli euroasiatisti credono invece che ogni modello economico derivi da fattori storici e culturali propri di ogni popolo o società ma negli oltre 30 anni trascorsi dalla fine della guerra fredda ad oggi il ruolo della finanza è cresciuto enormemente sino a raggiungere una dimensione autonoma, a volte in maniera eccessiva, dalla cosiddetta “economia reale”. I grandi centri finanziari internazionali come Londra, New York e Singapore hanno assunto sempre più importanza sulla scena internazionale sino a divenire punti di riferimento anche a livello politico grazie ad un mercato internazionale dei capitali ormai senza confini (3).

La teoria Eurasiatista di Dugin affronta pertanto anche il tema della finanza considerandolo quale ulteriore aspetto della geopolitica.

Egli rileva come la finanza ed il controllo dei capitali rappresenti un aspetto strategico da controllare e regolare, in particolar modo riferendosi al ruolo del dollaro come valuta di riserva mondiale. Tale valuta risulta essere un arma in mano agli Stati Uniti, i quali possono manipolarne il valore per i propri scopi tanto economici quanto geopolitici.

L’autore afferma che la sfera finanziaria non debba avere alcuna autonomia rispetto a quella economica se non fornire i capitali all’attività produttiva reale. Egli definisce finanzialismo l’attività finanziaria fine a sé stessa, fondata su un monetarismo estremo e separata dalle necessità dell’attività economica produttiva. L’ottica multipolare della teoria Eurasiatista si presuppone perciò diversi livelli di utilizzo della moneta e della conseguente attività finanziaria:

  • Moneta geo-economica: utilizzata a livello di zona geo-economica come strumento di relazione tra i centri strategici del mondo economico multipolare.
  • Moneta corrente: Utilizzata al livello dell’economia per i normali scambi commerciali locali.

Concordemente con questo schema dovrà essere organizzato un sistema bancario multi-livello per gestire le transazioni all’interno dei vari ambiti.

 

Per quanto riguarda la sfera politico-sociale:

la teoria di Dugin considera fondamentale la salvaguardia dell’identità storica, culturale, religiosa e nazionale degli stati o territori.

In merito alla Russia egli rileva come essa rappresenti la fusione di tre componenti etnico-culturali ovvero quella slava, quella turca e quella ugro-finnica in un unico popolo. Questa commistione ha dato luogo ad una tradizione originale e ad una ricca cultura che ha permesso nei secoli alla Russia di divenire il centro di unione di diversi popoli. La teoria Eurasiatista prevede che la Russia sia destinata ad un simile destino anche nel XXI secolo. Dugin afferma che gli euroasiatisti non siano isolazionisti né tantomeno pretendano di “russificare” le genti delle nazioni che faranno parte della sua sfera geo-economica. Pertanto egli critica la visione atlantista di un “meltin pot globale” in cui le specificità nazionali e culturali si fondono lasciando gli uomini senza punti di riferimento in virtù di un presunto diritto all’individualismo:

“Per gli euroasiatisti I diritti dei popoli non sono meno significativi dei diritti degli uomini”.

In sintesi la teoria Eurasiatista di Dugin si propone come un progetto teso a contrastare l’universalismo liberale in tutti i suoi aspetti. Tale progetto non nega l’evoluzione storica tentando meramente di resistere ad essa ma propone di integrarla con il passato storico impedendo che le esperienze dei singoli popoli vengano destrutturate e guidate verso un unico orizzonte di sviluppo avulso dalla propria cultura tradizionale. Egli in definitiva afferma che.

“[..] euroasiatismo è la filosofia di una globalizzazione multipolare che porti all’unione di tutte le società sulla terra a costruire un mondo originale ed autentico, in cui ogni componente derivi dalle proprie tradizioni storiche e dalle culture locali ”.

Egli riconosce come la teoria Eurasiatista sia nata originariamente in Russia e per la Russia ma afferma che oggi essa possa rivelarsi un progetto perseguibile da tutte quelle nazioni che temono la globalizzazione liberista a guida occidentale come una violenza alla propria idea di progresso. Essa si pone come un’alternativa credibile e attuabile a livello globale proprio perché non impone un’unica visione geopolitica sulle altre , che la geopolitica critica di O’Tuathail la definirebbe “una pratica discorsiva atta a rappresentare un unico mondo possibile” (5). Essa è quindi un progetto di azione e non solo un esercizio teorico, un progetto aperto a vari contributi e continuamente in evoluzione. Essa si pone infatti come una piattaforma aperta ai contributi di altri pensatori, non solamente russi o euroasiatici, che ne condividano le idee di fondo e le vogliano applicare declinandole sulla propria esperienza storica e culturale ma sempre e comunque in opposizione al progetto unificatore del globalismo liberista ( che Dugin sintetizza spregiativamente in “americanismo”).

La Quarta teoria Politica.

 

Nel 2012 Dugin pubblica per la prima volta il saggio “La Quarta Teoria Politica”, che possiamo definire come una teoria filosofico politica. Da allora la teoria è stata rivista ed affinata più volte, con diverse pubblicazioni.

Egli sin dalle prime battute afferma che il liberalismo abbia fatto di tutto per assicurare il collasso della politica. In quanto dottrina politica il liberalismo è passato dal livello di idea, programma politico e dichiarazioni ad un livello di realtà infusa dei suoi principi, scansando tutte le possibili alternative e rendendosi di fatto l’unico ordine di cose possibili. Avendo sconfitto tutte le altre dottrine politiche come il comunismo, il fascismo ed il nazionalismo il liberalismo si pone oggi come uno stile di vita; la politica diventa così bio-politica agendo a livello individuale e sub-individuale.

Secondo l’autore non c’è che un modo per reagire a questa deriva, ovvero rigettare le teorie politiche classiche, sconfitte dalla Storia, e fondarne una nuova che integri il meglio da esse proposto ed elimini gli aspetti devianti che le hanno portato alla disfatta.

Pertanto per giungere alla formulazione di una Quarta Teoria Politica che superi le prime tre, liberalismo, comunismo e fascismo è necessario :

  • Riconsiderare la storia politica dei secoli recenti a partire da una nuova posizione che superi gli schemi propri delle vecchie ideologie.
  • Prendere coscienza dell’attuale struttura della società globale che va emergendo.
  • Decifrare correttamente il paradigma della post-modernità.
  • Imparare ad opporre non tanto le idee politiche, i programmi o le strategie quanto la obiettiva realtà dell’attuale frammentata e apolitica post-società globale.
  • Costruire un modello politico che offra una nuova visione del mondo post-storico (6)

 

Così come la teoria di Fukuyama si fonda sugli assunti delle filosofie hegeliana e kantiana, quella di Dugin trae spunto da quella di Martin Heidegger così come enunciata nel suo celebre saggio Essere e Tempo del 1927 e in particolare sul concetto di Dasein (7).

Dugin definisce la sua una teoria non moderna e non legata ad concetto storico lineare, in opposizione alla visione di Fukuyama:

“La Quarta Teoria Politica utilizza una concezione reversibile del tempo dipendente dalla società (in esame) […] non esistono stadi o epoche ma solo concetti e pre-concetti” (8).

Egli afferma anche che l’idea stessa di progresso, così come enunciata dal modello occidentale, sia razzista nella sua struttura fondamentale. L’affermazione che il presente è migliore del passato e che il futuro sarà ancora migliore del presente è infatti discriminatoria nei confronti di tutte quelle culture, come ad esempio quella russa o cinese, che attribuiscono un valore al culto degli antenati e della tradizione. Allo stesso modo, quindi, è razzista anche l’idea di globalizzazione unipolare, poiché presuppone che i valori occidentali siano superiori a quelli delle altre civiltà e su questo principio tenta di costruire una società artificiale. I valori dell’occidente sono invece locali e parte di una cultura specifica storicamente determinata come quella occidentale (in questo concordando con Huntington).

In sintesi, la globalizzazione non è che una forma di etnocentrismo anglo-sassone ed è pertanto una forma di ideologia razzista. Come già affermato riguardo alla teoria Eurasiatista anche questo è un progetto in fieri, non dogmatico né definitivo ma aperto alle intuizioni di quanti vogliano impegnarsi a comprendere la nuova realtà e a riconsiderare il passato recente. La Russia ed il suo destino politico restano però al centro delle preoccupazioni di Dugin. Egli afferma infatti che il liberalismo non sia un’opzione per la Russia e che tanto il comunismo quanto il fascismo siano per essa inaccettabili.

”L’alternativa per la Russia è pertanto tra l’essere e il non essere: se essa sceglierà la prima opzione la Quarta Teoria Politica si avvererà automaticamente. Se al contrario sceglierà di non essere, il suo destino sarà quello di sparire dalla Storia e di lasciare ad altri il compito di decidere il futuro ordine globale (ed il proprio) adeguandosi al ruolo di spettatore ininfluente”.

Egli afferma che il trionfo del liberalismo derivato dalla sconfitta del fascismo nella seconda guerra mondiale, e del comunismo al termine della guerra fredda, rappresenti paradossalmente anche la sua fine. In questa fase, infatti, il liberalismo cessa di essere (la prima) teoria politica e diviene solamente pratica post-politica. La “Fine della Storia” prospettata da Fukuyama è giunta, l’economia ha sostituito la politica sotto forma di mercato capitalista globalizzato e gli stati si stanno dissolvendo nel “meltin’ pot” della globalizzazione. Il liberalismo diviene allora post-liberalismo. Senza una dimensione politica esso cessa di essere una libera alternativa ma diviene una sorta di destino storicamente deterministico (economics as destiny).

La Quarta Teoria Politica è eminentemente geopolitica oltre che filosofica.

La geopolitica diviene uno strumento per “pensare il mondo post-moderno (spazialmente, afferma Dugin) […] in un un’epoca in cui il pensiero storico è divenuto irrilevante”. La Quarta Teoria Politica si pone quindi come un’alternativa al post-liberalismo.

Dugin la definisce in termini di “crociata” contro:

  • la post-modernità.
  • la società post-industriale.
  • la pratica del pensiero liberale.
  • La globalizzazione economica.

Politicamente non è possibile determinare una destra ed una sinistra all’interno del panorama post-liberale. Dugin afferma che esistano solamente due posizioni: il centro (compiacenza) e la periferia (dissenso) entrambe applicabili a livello globale.

Politicamente, quindi, è necessario formare un fronte comune tra sinistrorsi, seguaci della nuova destra, movimenti religiosi ed altri movimenti anti-modernisti come ad esempio gli ecologisti o i verdi. Quale tipo di ideologia dovrebbe quindi essere utilizzata per contrastare la globalizzazione e i sui principi liberali, democratici, capitalisti e modernisti? Dugin articola la sua tesi in 14 capitoli densi di riferimenti storici e filosofici elencando quali delle caratteristiche delle tre ideologie precedenti (liberalismo, comunismo e fascismo) non potranno essere parte della Quarta Teoria Politica e quali invece potranno da essa venire prese in considerazione. Si può attingere, ad esempio, dall’anticapitalismo e dall’anti-liberalismo del fascismo e del comunismo. Di quest’ultimo si possono accettare i principi di solidarietà e giustizia sociale così come la sua attitudine olistica ma si devono però evitare il materialismo, l’ateismo e gli aspetti modernisti che lo contraddistinguono.

Per quanto riguarda la terza teoria, il fascismo, se ne deve apprezzare il rispetto per le tradizioni ma si devono evitare il razzismo, la xenofobia e lo sciovinismo che le sono propri (9). Esiste anche qualcosa di positivo che è possibile prelevare dal liberalismo ed è l’idea di libertà. Ma è la concezione stessa di libertà ad essere diversa: la differenza sta nel fatto che

la Quarta Teoria Politica concepisce la libertà come libertà per l’umanità intera e non solamente per l’individuo.Dugin definisce il liberalismo nella sua forma attuale “una forma di dittatura globale, incarnato da una potenza, gli Stati Uniti, che pretende di decidere chi è nel giusto e chi non lo è e perciò chi dovrebbe essere punito per questo” (10).

I valori occidentali fungono da termine di paragone e pretendono di essere universali ma sono in realtà una forma di aggressione ideologica contro la molteplicità di culture e tradizioni ancora esistenti nel mondo. In definitiva Dugin non costruisce la sua teoria in maniera positiva ma negando quegli elementi delle tre precedenti teorie che si sono dimostrate fallimentari e ne hanno determinato la sconfitta storica: “La Quarta Teoria Politica non indica cosa essa sia ma cosa in realtà non sia”. Per quanto riguarda la Russia egli arriva alla conclusione che tutte queste caratteristiche siano rappresentate da quel Partito Nazional-Bolscevico di cui lui stesso è stato fondatore e finanziatore e che rappresenta appunto un socialismo senza ateismo né materialismo, non progressista e antimodernista. Il secondo pilastro è rappresentato dalla teoria Eurasiatista con la sua enfasi sulla multipolarità geopolitica, culturale ed economica. Dugin infatti si chiede:

“Il futuro sarà realmente globale o dominerà la tendenza regionalista? Vi saranno vari ordini regionali o un unico ordine mondiale? Si avrà forse il caos globale?”.

Il futuro, afferma l’autore, dovrà essere caratterizzato dalla molteplicità:

“La diversità dovrà essere un punto di forza e non un motivo di conflitto: molte civiltà, molti poli, vari centri, diversi insiemi di valori su un unico pianeta per un’unica umanità”.

Al momento, però, Dugin riconosce che gli USA stanno perseguendo una politica di stampo imperiale attraverso l’applicazione simultanea di tre strategie distinte :

  1. Creazione di un Impero Americano strictu sensu con un centro imperiale vero e proprio e una periferia mantenuta divisa e frammentata in uno stato di disordine permanente se non di caos.
  2. Creazione di una unipolarità multilaterale in cui gli USA cooperano con altre potenze alleate (Canada, Giappone, Europa, Israele, ecc..) nel risolvere i problemi a livello regionale mentre contemporaneamente cercano di prevenire l’affermazione di altre potenze regionali o globali (come la Russia o la Cina).
  3. Promozione di una globalizzazione “accelerata” mirante alla creazione di un governo mondiale de-sovranizzando contemporaneamente gli stati-Nazione in favore della creazione degli “Stati Uniti del Mondo” fondati su accordi transnazionali.

Queste strategie sono avversate da diversi stati che Dugin suddivide in due macro categorie:

  1. Nazioni che non vedono positivamente l’eventualità di perdere la propria sovranità e indipendenza per cederle a una autorità esterna sovranazionale. Tra queste egli menziona la Cina, la Russia, l’Iran, l’India e alcuni stati sudamericani e islamici. Queste nazioni non hanno al momento un disegno anti-egemonico unitario e si accontentano di mantenere l’attuale status quo che vede al centro le nazioni Unite e i suoi principi fondanti. La cooperazione con gli Stati Uniti può avvenire in determinate occasioni e su specifici argomenti.
  2. Gruppi sub-nazionali, movimenti e organizzazioni che si oppongono al disegno geopolitico americano per ragioni ideologiche, culturali e/o religiose. Ognuno di essi ha caratteristiche specifiche ma possono raggiungere un’unità transnazionale in base alla concordanza in termini religiosi o ideologici, come nel caso dei movimenti islamici in medio oriente e in Asia o nel caso di alcuni movimenti marxisti presenti in paesi latino-americani (in Bolivia, Venezuela o Cuba ad esempio).

Dugin conclude che solamente se sarà possibile stabilire una comunanza di obiettivi ed una unità di intenti tra i soggetti appartenenti a queste due categorie (che insieme formano il rest opposto al west già identificato da Huntington) si creeranno le condizioni per un paradigma alternativo all’ordine mondiale immaginato dagli USA.

di Fabrizio Bertolami per comedonchisciotte.org

01.03.2024

 

Articoli Precedenti nella stessa serie:

L’ERA DELLA GEOPOLITICA

TERRA E CONQUISTA: IDEE IN GUERRA

MARE CONTRO TERRA: LA STORIA INFINITA

QUANDO BRZEZINSKI ORDINO’: ALLA CONQUISTA DELL’EURASIA!

FRANCIS FUKUYAMA E LA FINE DELLA STORIA

LO SCONTRO DI CIVILTA’ NON E’ QUEL CHE PENSI

EDWARD LUTTWAK,LA GEOECONOMIA E IL POSSESSO DEI MERCATI

Compendio:

Non avrai altra Propaganda che non sia la mia!

 

Note:
1. La traduzione utilizzata in questa tesi è un estratto del corposo saggio di Dugin (600 pagine) pubblicato il 14 settembre 2001 sul sito http://www.evrazia.info/article/244.

2.L’idea di una Unione Euroasiatica, lanciata originariamente dal presidente kazako Nazarbayev si è concretizzata il 18 novembre del 2011 tramite un accordo, fortemente voluto da Vladimir Putin, e firmato da Russia, Bielorussia, Kazakhstan. Nell’ottobre 2014 vi si è aggiunta l’Armenia.

3. S. Sassen, Fuori Controllo, Il Saggiatore, Milano, 1998, p.63

4. La proposta è stata avanzata dal presidente russo Vladimir Putin in una conferenza stampa ad Astana dopo un vertice trilaterale con i leader kazako e bielorusso il 20 marzo 2015. (http://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2015/03/20/putin-propone-moneta-unica-per-unione-eurasiatica-_338bb630-db29-434b-86b7-0da6fca4067d.html)

5. G. O’Tuathail,Critical Geopolitics, University of Minnessota press, Minneapolis, 1996, p.59

6. Dugin fa propria la definizione di post-modernità che ne dà il filosofo francese Paul Baudrillard secondo il quale la Storia sta giungendo al termine non perché abbia raggiunto un qualche scopo ma perché la Storia in sé è divenuta irrilevante.

7. M. Heidegger,Essere e Tempo, Mondadori, Milano, 2014

8. Alexander Dugin,La Quarta Teoria Politica, Arktos Media, 2012p. 69 “[…] non esiste un tempo storico oggettivo. O l’uno o l’altro

9. Dugin utilizza a proposito due espressioni in francese ed in italiano nel testo: “la droite des valeurs et la gauche du travail” (Alain Sorel) e “ La Destra sociale e la Sinistra identitaria”.

10. In più di un’occasione i presidenti americani Reagan, Bush e Obama hanno accusato la Russia di essere “dalla parte sbagliata della Storia”

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