Venti capitoli e venti video, di settimana in settimana. È una sorta di viaggio agli inferi col biglietto di ritorno, quasi fossi un novello Dante, ma privo di un Virgilio a farmi da guida.
E allora, visto che Virgilio non c’è, in questo lungo viaggio mi accompagnate voi?
AMAZONIADE CAPITOLO 18
Il picco
Di Massimiliano Cacciotti per ComeDonChisciotte.org
Di tanto in tanto, qui in Amazon, c’è una strana fibrillazione. Soprattutto da parte dei lead e dei manager del magazzino. Succede quando sta per arrivare quello che qui viene chiamato il “picco”. Accade durante il Black Friday, oppure nei giorni di Natale. Ma non solo. Merito dei lockdown e delle nuove abitudini degli italiani – sempre meglio disposti verso gli acquisti on line – i picchi di Amazon sembrano moltiplicarsi, in modo esponenziale.
Quando si avvicina il picco, è tutto un succedersi di messaggi motivazionali, trasmessi dagli altoparlanti interni: “Ragazzi, siete grandi, ma so che sapete esserlo anche di più! Tutti pronti per il picco?” Robe così, fintamente colloquiali e amichevoli, autenticamente retoriche. Messaggi sonori a cui ci si abitua in fretta, senza farci più caso. Più o meno come avviene per l’incessante richiesta di mantenere il distanziamento anti Covid, che quegli stessi altoparlanti trasmettono H24, per 365 giorni l’anno, a cadenza fissa di cinque, dieci minuti.
Il picco è, ovviamente, un aumento degli ordini, quello che si ha in alcuni periodi dell’anno. Certamente per i lead e i manager è prevista anche qualche forma di premio di produzione, in quei giorni. Ma per i semplici operai, nei periodi di picco, di fatto non cambia proprio nulla. Viene sì aumentato il numero di presenze attive in ogni turno lavorativo. Ma il carico del lavoro individuale resta praticamente invariato.
L’unica differenza sostanziale, è che, prima di ogni picco, Amazon ti regala una bella t-shirt stampata ad hoc. L’ho ricevuta anch’io, anche se non è della mia misura, perché quando sono passato a ritirarla erano rimaste solo le small.
Perché dovrei essere felice di ricevere una t-shirt così, non mi è proprio chiarissimo. Né mi è chiaro perché dovrei preoccuparmi di un picco che non mi cambia né il carico, né le modalità del mio lavoro. Ma, a quanto pare, sono un po’ strano io, perché vedo che tutti indossano orgogliosi quella maglietta, quasi ostentandola, gasati e adrenalinici, come se si stessero preparando a giocare una finale di Champions League. Una finale in cui non c’è nessuna coppa in palio, però. Nessun premio. Nessuna medaglia. Eppure, agli occhi del personale Amazon, questo sembra un dettaglio.
È talmente forte la voglia di assecondare i capi, di rispondere a quelle che si ritengono essere le aspettative dell’azienda, che certe considerazioni non sfiorano nemmeno la mente. Ed è talmente forte la paura di perdere il lavoro, di non ottenere l’agognato blue badge, che anche la logica più elementare finisce nella tazza del cesso, tirando pure lo sciacquone.
Nessuno vuole accorgersi che non c’è nessun blue badge ad attenderci, che anche i colleghi più bravi, quelli che facevano bei numeri e che fino a ieri erano qui, a scadenza di contratto spariscono e non te li ritrovi più a fianco.
“Beh, ma avranno cambiato turno” qualcuno si azzarda a dire, per dare una parvenza accettabile a una realtà avvilente. E, con questa illusione, poi corre a lavorare come un forsennato, per ottenere il rate, ostentando magliette del picco, t-shirt dai colori sgargianti, che finiranno presto per scolorirsi in lavatrice, insieme alle illusioni.
Che poi le mie, di illusioni, mi vanno ormai sempre più strette. Sono di una misura small, proprio come la mia maglietta. Mancano solo poche settimane alla scadenza dell’ultimo rinnovo. Per legge, stavolta, non potranno più farmelo firmare ancora per uno, oppure per due, o magari per tre mesi. È passato quasi un anno dal mio Day One, siamo arrivati al redde rationem: o blue badge, o arrivederci e grazie.
Intanto, gli slogan motivazionali vengono mandati a palla dagli altoparlanti dell’hub. Per fortuna, il vruuuuuuuuuuu è così forte, che io nemmeno riesco a sentirli.
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