Venti capitoli e venti video, di settimana in settimana. È una sorta di viaggio agli inferi col biglietto di ritorno, quasi fossi un novello Dante, ma privo di un Virgilio a farmi da guida.
E allora, visto che Virgilio non c’è, in questo lungo viaggio mi accompagnate voi?
AMAZONIADE CAPITOLO 02
Di Massimiliano Cacciotti per ComeDonChisciotte.org
IL CORSO
Quegli strani spot continuavano a passare in tv. Quelli di Amazon, dico. C’erano sempre le facce sorridenti e un po’ sfigate di gente che raccontava di essere stata presa a ceffoni dalla vita, ma a cui Amazon aveva dato un’occasione di riscatto.
Almeno così te la vendevano i creativi di Jeff Bezos, quelli che avevano ideato la pubblicità. Perché poi, a guardare quegli spot, c’era anche sempre la sensazione, che tu, lavoratore dell’azienda, venivi coccolato a parole, ma in fondo considerato proprio come quei pacchi Amazon che saresti stato chiamato a fare: il vero prodotto da mettere sul mercato.
Fu mentre guardavo uno di quegli spot, che Gi Group mi telefonò. Una coincidenza niente male. Gi Group, cioè una di quelle società interinali a cui Amazon affida il lavoro sporco, cioè il rapporto coi dipendenti, la firma dei contratti, i loro rinnovi, quando c’è da rinnovare, ma anche la rogna di dover dire a qualcuno: “grazie, ma non ci servi più”.
A me invece Gi Group, quel giorno, mi disse che sì, che a loro servivo eccome. Perlomeno per fare il corso che abilitava al ruolo da magazziniere. Fu quello il mio primo rapporto con Amazon: il corso. Rigorosamente on line, via Zoom. Per cinque giorni filati.
Fu così che conobbi i miei possibili futuri colleghi: in modalità virtuale. Una trentina di persone. Di ogni età ed estrazione sociale, proprio come si vedeva negli spot. Durante il corso, i docenti ti spiegavano il lavoro e le regole da seguire quando eri in magazzino. Tutto molto easy. “Easy” era anche il test di fine corso. Una sorta di semplice pro forma, fatto apposta per promuovere tutti.
E fu così, in un mio mix personale di spaesamento e curiosità per il nuovo possibile lavoro, che mi comunicarono che il mio viaggio nell’inferno amazoniano poteva finalmente cominciare. Anche se, allora, non lo sapevo mica che fosse davvero un inferno. Dal lunedì successivo sarei stato anch’io uno della truppa: “Work Hard. Have Fun. Make History”, come dice il loro slogan. Ormai ero pronto per fare la storia…
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