Operazione Bluemoon: l’eroina come arma narcotizzante

È stata una delle strategie più controverse della storia italiana e fin troppo poco se ne parla, a causa della quale troppi giovani sono stati assopiti da una sostanza che è stata diffusa nei movimenti della contestazione.

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Introduzione a cura della Redazione

Lo scorso luglio il viceministro degli Esteri iraniano per gli Affari politici Ali Bagheri Kani denunciava pubblicamente l’Occidente e il suo braccio armato, la Nato. Riferendosi alla ventennale presenza dell’Alleanza Atlantica a Kabul, svelava non proprio un dettaglio ma forse la chiave del conflitto e dell’occupazione militare: in Afghanistan, la produzione di narcotici è aumentata di 45 volte dall’inizio della cosiddetta “guerra al terrorismo” post 11 settembre 2001.

Droga e guerra; droga e Superpotenze; droga e governi; droga e crimine organizzato; droga e affari; droga e consumo di massa; droga e società; droga e evasione; droga e stordimento; droga e relazioni; droga e dipendenza; droga e psiche. Come nasce la cultura della droga.

In poche parole: l’uso politico della droga.

E’ questo il tema che il Gruppo redazionale Società, Inchieste e Reportage di ComeDonChisciotte.org ha affrontato, indagato e analizzato attraverso una serie di articoli tematici e di approfondimento sul fenomeno “droga”, ormai più che diffuso e gravemente penetrato nella nostra società, già disgregata e largamente impoverita; in cui aumentano costantemente aree di marginalità, di degrado urbano e suburbano, tanto da risultare uno dei principali vettori politici del caos.

In un mondo sempre più coscritto da obblighi e sofferenze, mascherati da libertà e opportunità, è importante chiedersi perchè i governi ormai tollerino e – come vedremo in diverse forme e maniere – promuovano e permettano la diffusione della droga. E cosa essa comporti davvero alla comunità, alla persona, sia individualmente che nel suo rapportarsi agli altri.

Alla fine, l’unico che gode veramente, è il Potere.

Buona lettura.

Operazione Bluemoon: l’eroina come arma narcotizzante

L’uso politico della droga Capitolo IV – L’impressionante diffusione dell’ eroina in Italia, proprio durante gli anni di piombo. Ciò non fu una drammatica piaga sociale incontrollata e ingestibile, ma una vera e propria strategia.

Di Sara Iannaccone per ComeDonChisciotte.org

 

Tensione, termine calzante per definire i critici e caotici anni Settanta, fortemente utile alla strategia messa in atto dai servizi occidentali: era la Guerra Fredda.

L’eroina fu usata per disinnescare il dissenso della gioventù, proprio quella gioventù che si era saldata agli operai in lotta per migliori condizioni di lavoro e di vita, spinta dalla voglia di portare nelle istituzioni nuove visioni e nuovi principi. L’Intelligence che disseminava stragi, infiltrava la protesta ed i movimenti di proposta, usò anche la droga. E il target erano proprio loro: gli studenti.

Roma, 20 marzo 1970. Il nucleo del reparto antidroga dei carabinieri fece irruzione su un barcone ancorato sul Tevere, il New Sporting Club, dopo una segnalazione che comunicava una presenza massiccia di ragazzi – circa 90 – in possesso di sostanze stupefacenti.

A coordinare le indagini fu il capitano Giancarlo Servolini, il quale mobilitò una moltitudine di pattuglie, rendendo così il caso famoso sui media del tempo. È difficile pensare che il fatto non fosse voluto, visto che le accuse si riveleranno poi infondate; le perquisizioni trovarono soltanto mozziconi, e non i chili di hashish annunciati. Ma quasi nessuno ne dette notizia, ci si fermò al clamore del blitz.

L’irruzione fu molto strumentalizzata dai giornali e il binomio “capellone = contestatore” o “capellone = tossico” entrò nella visione comune. Da quel momento, molte famiglie temettero per l’incolumità dei propri figli e spinsero affinchè questi si tenessero lontano dai movimenti studenteschi e dalla partecipazione attiva.

Nei mesi seguenti, ci fu un accanimento mediatico senza precedenti che marchiò in modo indelebile le proteste del ’68.

Gli espedienti per indebolire il dissenso furono molti e non tutti si conoscono: un uomo che ebbe un significativo ruolo in questo scenario è conosciuto con il nome di “Camaleonte” – poiché assunse ben 20 identità diverse -, al secolo, Ronald Stark. Un agente dei servizi americani che arrivò in Italia dopo un passato nei gruppi pacifisti e di contestazione come la Fratellanza Universale – ai quali si avvicinò fornendo droghe – noto trafficante di LSD, amico di Timothy Leary, il guru del Movimento psichedelico.

Secondo documenti del SISDE (il servizio segreto italiano dell’epoca), Stark si sarebbe infiltrato in vari gruppi extraparlamentari di estrema sinistra, tra cui Brigate Rosse e gruppi anarchici come Azione Rivoluzionaria; ed è per questo che è considerato uno degli uomini chiave dell’Operazione Bluemoon.

I sovietici accusarono la CIA di essere l’elemento di sostegno del terrorismo e citavano, a conferma delle loro accuse, l’attività svolta in Italia proprio dal Camaleonte.

Anche il presidente Jimmy Carter accusò la CIA di aver svolto, all’insaputa del governo americano, attività eversive in Europa in collaborazione con i servizi libici. Sebbene, in realtà, inizialmente, gli Stati Uniti smentirono le accuse negando qualsiasi coinvolgimento, finché la Commissione parlamentare d’inchiesta sulla strage di via Fani e sul sequestro e l’assassinio di Aldo Moro e sul terrorismo in Italia, indicò Ronald Stark in rapporti con le autorità d’intelligence statunitensi.

A due anni dal blitz sul Tevere, si registrarono una serie di eventi:

  • Nel 1972, il ministro della Sanità del governo Andreotti, Athos Valsecchi, inserì l’anfetamina nell’elenco delle sostanze stupefacenti; un provvedimento arrivato con oltre trenta anni di ritardo rispetto ad altri paesi europei.
    In quello stesso anno, si registrò il picco di arresti contro lo spaccio della marijuana. E il vuoto nelle piazze romane venne colmato da una nuova sostanza, distribuita gratis e di ottima qualità: la morfina.
  • Nel 1973, sul Corriere della Sera comparve un lancio stampa apparentemente inspiegabile:

“I giovani americani non sanno che in Italia gli spacciatori di droga sono anche spie del Nucleo Antidroga e vengono ricompensati in cambio di informazioni dettagliate sugli acquirenti-consumatori.”

Alfonso Madeo, “La droga trabocchetto per i turisti a Roma”, Corriere della Sera, 23 maggio 1973

 

  • Nel 1974, la morfina sparì improvvisamente dalla circolazione ed i tossicomani passarono al Vicolo Cieco del buco. Era arrivato l’inverno bianco dell’eroina nelle piazze romane.

La geopolitica della droga: il nervosismo statunitense era rivolto all’Italia, poiché c’era il timore che ciò che era accaduto in Grecia e in Jugoslavia con Tito, potesse replicarsi anche nel nostro Paese; una forte paura legata al consenso crescente del PCI e del PSI, che insieme erano arrivati a superare la Democrazia Cristiana.

Ciò accadde dopo lo scandalo Watergate nel 1972, con l’arrivo di Gerald Ford alla Casa Bianca al posto di Nixon – unico presidente ad aver assunto tale ruolo senza essere stato eletto neppure come vicepresidente – quando nell’elezione del 1976 il Partito Comunista ottenne il miglior risultato di sempre: il 34,4% contro il 38% della DC, ma unito al 9,6% del PSI, la sinistra arrivò al 44%, occupando in tutto 285 seggi.

Fu un momento di altissima tensione.

Pochi anni prima, il 5 luglio 1974, al Quirinale, attesi dal Presidente della Repubblica Giovanni Leone, arrivarono il Segretario di Stato Henry Kissinger, accompagnato dal Ministro degli Affari Esteri, On. Aldo Moro.

Nell’occasione, Leone chiarì pubblicamente le posizioni del Governo, approfittando della presenza di Kissinger:

Sono lieto, sinceramente lieto, di rivolgere a Lei il saluto mio personale, del popolo italiano […] L’azione di politica estera, che in collaborazione del Presidente Nixon, al quale invio il mio caloroso, vivo saluto ed espressione della massima simpatia ed augurio, si può polarizzare nei quattro grandi aspetti della politica estera americana:

– La risoluzione dignitosa e umana dell’angoscioso e lungo, cronico dramma del Vietnam;
– L’abbattimento della lunga muraglia, questa sì muraglia, fra L’Occidente ed il Mondo cinese;
– L’opera di pacificazione e di ristabilimento dell’equilibrio nel Medio Oriente;
– La distensione fra le due grandi (super) potenze, soprattutto utile per l’Europa a cui siamo vivamente interessati
[…] Noi vogliamo felicitarci, soprattutto in questo momento di politica estera, che apre grandi prospettive alla nostra fede e alle nostre speranze , vogliamo felicitarci della Dichiarazione di Ottawa, la quale è servita (non soltanto) a ribadire la nostra fedeltà all’Alleanza Atlantica.
[…] L’America ci è sempre stata vicina, ci è stata vicina anche di recente, nel momento della delicata situazione economica italiana, che il Signor Kissinger conosce.

Kissinger non fu l’unico a ricevere affettuosi saluti dal Presidente della Repubblica Giovanni Leone, anche l’allora sconosciuto Klaus Schwab, pochi mesi dopo, esattamente il 4 ottobre 1974 – ebbe riconoscimenti per il suo progetto European Management Forum progenitore dell’attuale World Economic Forum.

[…] E mi è caro salutare il Prof. Klaus Schwab, nella cui personalità io vedo che è riflesso il carattere universale dei problemi. Cittadino tedesco, professore in università non solo della Germania, ma di altri Paesi, uomo che ha relazioni culturali, di attività e di iniziative in vari Paesi del mondo. Sicché anche l’universalità dei suoi interessi concorre a stabilire quale è il credito che merita la vostra Organizzazione.
Con questo sentimento di profonda fiducia nella vostra opera e nella vostra ricerca, nella sensibilità nella profondità, nella passione, nell’impegno che mettete nel vostro studio e nei vostri incontri, con profondo riconoscimento della vostra opera, con il vivo augurio, per gli stranieri, di buon soggiorno nel mio Paese, io vi ho accolto in questa casa degli italiani per potervi dire che noi guardiamo con estrema fiducia a tutti quelli che operano perché il disastro economico mondiale possa essere eliminato o ridotto in minime proporzioni.

Incontro Schwab e Leone
Incontro Giovanni Leone e Klaus Schwab, 3 ottobre 1974

 

Klaus Schwab 1971, European Management Forum
Klaus Schwab 1971, European Management Forum
Klaus Schwab 2020, World Economic Forum
Klaus Schwab 2020, World Economic Forum

A seguito però della sconfitta politica alle elezioni del 1976, Aldo Moro decise di ignorare l’invito esplicito degli Stati Uniti a non scendere a patti col PCI, nel famoso tentativo di collaborazione tra i due grandi partiti conosciuto come Compromesso Storico.

Neanche un anno più tardi Aldo Moro fu ucciso, e sappiamo come.

Furono gli anni delle bombe sui treni, dell’autunno caldo e delle stragi come Piazza Fontana; il tutto, con l’obiettivo principale di generare agitazione e disorientamento, meglio conosciuta come “la strategia della tensione“.

La violenza però non è sempre la scelta migliore; perchè è visibile, spavalda, arrogante e ottiene quasi sempre l’effetto opposto: la resistenza. Dal 1969 al 1974, il Partito Comunista e tutta la sinistra ebbero milioni di militanti, nonostante le stragi. Era necessaria un’arma silenziosa e subdola come la diffusione controllata dall’alto di sostanze stupefacenti; l’eroina negli ambienti giovanili era l’arma vincente. Fu questo il nuovo e terrificante orizzonte dei servizi segreti d’oltreoceano: disinnescare.

L’Italia, nonostante appartenesse al blocco occidentale, faceva da cerniera a quello sovietico, e se il PCI fosse salito al potere, allora sarebbe stato quasi impossibile impedire la diffusione politica e ideologica del comunismo in tutta Europa dell’Ovest; la reazione fu lecita e illecita, includendo tutte le tecniche della Guerra Fredda, dove la competizione non era solo militare, ma anche e soprattutto psicologica.

La guerra psicologica in Italia fu condotta in particolar modo dall’Aginter Presse, formalmente un’agenzia d’informazione, con sede a Lisbona, ma che in realtà era una centrale operativa dei servizi segreti occidentali, attiva tra il 1962 e il 1974, che gestiva una rete internazionale di sovversori di estrema destra. Uno dei suoi uomini di punta era Stefano Delle Chiaie.

Proprio l’Aginter si sarebbe poi incaricata dello stoccaggio dell’eroina e dell’addestramento degli agenti responsabili della diffusione degli stupefacenti a Ovest del Muro.

Caso di scuola quello di Roger De Louette, un ex agente dello SDECE (servizio segreto francese – Service de Documentation Extérieure et de Contre-Espionnage), condannato a 5 anni di carcere negli Stati Uniti per avervi introdotto eroina dal valore di 12 milioni di dollari; egli affermò di aver agito alle dipendenze del colonnello (SDECE) Paul Fournier, che poi negò ogni accusa.

Che lo SDECE abbia avuto un ruolo ambiguo e controverso, non c’è alcun dubbio: durante la Prima guerra d’Indocina (1946-54) alcuni gangster corsi, con la complicità del colonnello Maurice Belleux del servizio segreto transalpino, realizzarono piccole compagnie di charter nel Laos, soprannominate “Air opium”, che trasportavano oppio fino a Saigon, per inviarlo a Marsiglia per essere raffinato in eroina. In sintesi, una serie di operazioni denominate French Connection.

Roberto Cavallaro è stato un importante testimone nel processo sulla strage di Piazza della Loggia a Brescia, avvenuta nel 1974.

Cavallaro, ex sindacalista della Cisnal, collaborò dal ’71 al ’73 con il SID (servizi di sicurezza).

Tra le sue rivelazioni:

[…] Sono stato avvicinato da persone che non conoscevo e mi è stato chiesto di far parte di una struttura che si occupava della sicurezza dello Stato. In quel momento la sicurezza era in funzione anticomunista. Avevano bisogno di persone che fossero in grado di sostenere operazioni di intelligence, tanto è vero che io non ho mai preso in mano una pistola. Ho accettato, sono stato a Roma per alcuni seminari e ho partecipato anche a una sorta di “addestramento” in Francia, dove c’erano pure portoghesi, greci e polacchi.

[…] Con l’operazione Bluemoon si voleva promuovere la diffusione di droga per limitare la ribellione dei giovani.

Secondo Cavallaro – unico e vero testimone diretto, intervistato poi per il documentario RAI “Operazione Bluemoon: Eroina di Stato” – l’Operazione venne concepita nel 1972, nel corso di una riunione di altissimo livello, in Francia sui Monti Vosgi:

“Dell’Operazione Bluemoon se n’è parlato nell’autunno del 1972, io avevo 22 anni. In questa riunione erano presenti più soggetti appartenenti a strutture più analoghe sia dell’Europa occidentale e con nostra grande sorpresa anche persone appartenenti all’aerea oltre la cortina di ferro, del Patto di Varsavia.

Trovarsi presenti anche soggetti che erano dell’Europa orientale qualche perplessità l’ha fatta sorgere e c’era la necessità di capire a che titolo fossero lì. L’argomento di discussione erano le opposizioni, credo che questo fosse anche il compito della sicurezza sapere esattamente quali sono le opposizioni, quindi conoscenza di esse e capacità di limitare i danni nei confronti dell’equilibrio del momento.

All’interno del blocco occidentale non vigeva la prassi che vigeva nel blocco sovietico, vale a dire nei confronti degli oppositori c’erano fucilazioni, gulag o nel caso cinese c’erano fucilazioni e Campi di Rieducazione. Tutto questo non poteva essere applicato evidentemente nel blocco occidentale, quindi l’opposizione andava regolata e, se vogliamo dire, disciplinata in maniera diversa: uno dei metodi di cui si è parlato è stato quello che rientrava nel cosiddetto piano Bluemoon.

Vale a dire l’introduzione regolata – non per legge – ma disciplinata da accordi di intelligence di sostanze stupefacenti da destinare ad un pubblico giovane per diminuire la capacità di resistenza psicologica nei confronti di chi deteneva la gestione del Paese o dei Paesi in questo caso.
[…] Il servizio di sicurezza è fondato sul principio che il nemico va comunque eliminato (a ogni costo e con qualunque mezzo).”

Sui giovani ricade una responsabilità che non può essere ignorata: essi rappresentano fisiologicamente ed inevitabilmente un caposaldo per qualsivoglia battaglia di cambiamento; l’altro lato della luna è che sono anche individui facilmente manipolabili.

La droga è stato uno di questi mezzi: l’elitè riuscì a cogliere questo aspetto e milioni di giovani spinti dalla ricerca del godimento della libertà attraverso nuovi stili di vita, sperimentarono in maniera forsennata ogni tipo di stupefacente.

Dal ’75 agli anni ’80, il fenomeno eroina divenne endemico. L’eroina si insidiò silenziosamente in una generazione che non sapeva nulla dei reali effetti letali della sostanza, nessuno ne parlava in modo chiaro, nessun giornale, nessuna TV e tantomeno le istituzioni.

Il Comune di Roma e le strutture sanitarie diffusero proclami contro la marijuana, ma nessuna informazione si diffuse capillarmente contro gli effetti dell’eroina. I giovani terrorizzati dalla stampa sulle droghe leggere si avvicinarono, senza troppe remore, al buco in vena.

Ennio Di Francesco fu un commissario che sequestrò nel 1975 un ingente quantitativo di eroina a Roma; purtroppo però, le indagini vennero presto bloccate ed egli fu trasferito altrove, un allontanamento inusuale visti gli ottimi risultati raggiunti.

Ecco le sue parole:

[…] Riuscimmo ad arrestare diverse persone e ad sequestrare un discreto quantitativo di eroina – un paio di chili – era un’eroina particolarmente forte, ben fatta. Non ho potuto neanche seguire le analisi, perchè venni letteralmente trasferito e l’indagine venne chiusa. Un’irruzione che termina con la denuncia del titolare del bar perché non era presente in loco – come viene scritto in una contravvenzione amministrativa.

I giornali ebbero chiare posizioni politiche e furono altamente foraggiati. La mancanza di cultura spinse le persone a rinchiudersi nella paura, a non uscire di casa anche per la forte presenza delle pattuglie in strada, con la conseguenza che i movimenti alternativi furono lasciati nella solitudine. E l’eroina la fece da padrona.

In questo grande quadro, salta subito all’occhio che i risultati furono possibili non solo grazie ad una strategia meschina e ingannevole, ma grazie anche alla realizzazione di uffici di guerra psicologica creati ad hoc che alimentavano tensione e paura – il filo rosso di tutti i conflitti.

La Storia è una compagna assennata che può guidarci quando non comprendiamo il fine di episodi controversi, dinamiche sconvolgenti, scelte politiche nuove.. onde evitare ulteriori raggiri che hanno lo scopo di non compromettere il potere dell’establishment.

L’Operazione Bluemoon servì a questo.

Non solo eroina, ora la domanda delle domande:

la società di oggi è afflitta da una Bluemoon permanente?

 

Di solito noi parliamo di complotto quando non sappiamo niente, quando le cose riescono parliamo di storia anche se alle spalle c’era un complotto
Giancarlo De Cataldo

(L’uso politico della droga – Continua – 4/7)

Di Sara Iannaccone per ComeDonChisciotte.org

Tutti gli articoli della serie

LEGGI  – L’USO POLITICO DELLA DROGA – CAPITOLO I

LEGGI – L’OPPIO PER I POPOLI – L’USO POLITICO DELLA DROGA – CAPITOLO II

LEGGI – ALDOUS HUXLEY: LA DROGA COME STRUMENTO DI POTERE – CAPITOLO III

LEGGI – OPERAZIONE BLUEMOON: L’EROINA COME ARMA NARCOTIZZANTE – CAPITOLO IV

LEGGI – LA “FORMA DROGA” DELLA CULTURA CONTEMPORANEA – CAPITOLO V

LEGGI  – DROGA, CARRIERA E DESTINO – CAPITOLO VI

DROGA: NARCO-CAPITALISMO E CULTURA DELLA DIPENDENZA – CAPITOLO VII

FONTI

https://www.senato.it/service/PDF/PDFServer/BGT/908010.pdf
https://antidroga.interno.gov.it/wp-content/uploads/2019/04/D.M.-19-aprile-1972.pdf
https://it.wikipedia.org/wiki/Elezioni_politiche_in_Italia_del_1976
https://archivio.quirinale.it/aspr/diari;jsessionid=5B7B98C433EEE7B04B3DEB7259822EDC/EVENT-002-006958/presidente/giovanni-leone
https://www.bresciaoggi.it/argomenti/ordine-nuovo-protesi-dei-servizi-deviati-1.4020418

Operazione Bluemoon: Eroina di Stato (Rai Storia) – https://www.youtube.com/watch?v=lPs3XOvOvj8

 

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