Gli americani hanno validi motivi per mettere in dubbio la leadership di Fauci nella risposta al COVID-19.
Di: Matthew Cullinan Hoffman Lunedì 15 giugno 2020
(1a parte) – (2a parte) – (3a parte) – (4a parte)
Il nuovo coronavirus ha un “gain of function” modificato che non si trova in altri del suo tipo
Tenendo conto delle ricerche in corso del WIV che riguardano il “gain of function” nei coronavirus, i ricercatori hanno osservato che il nuovo coronavirus (SARS-CoV-2) presenta una strana modifica che non si trova in altri coronavirus del medesimo tipo, secondo quanto riportato in uno studio pubblicato online il 10 febbraio di quest’anno dai National Institutes of Health (Istituti Nazionali di Sanità). Questa modifica sembra essere cruciale per la mortale “proteina spike” che permette al virus di penetrare nelle cellule degli esseri umani.
Lo studio “ha identificato un sito di clivaggio simil-furina nella proteina Spike del [nuovo coronavirus] 2019-nCoV, che manca negli altri coronavirus simili alla SARS”, secondo gli autori. Questo sito di clivaggio (scissione) permette al virus di infettare più facilmente il tessuto polmonare.
“Poiché la furina è altamente concentrata nei polmoni, un virus con involucro che infetta le vie respiratorie può sfruttare con successo questa convertasi per attivare la sua glicoproteina di superficie”, scrivono gli autori. “Prima della comparsa del [nuovo coronavirus] 2019-nCoV, questa importante caratteristica non era stata osservata nel lineage b dei betacoronavirus”.
Un altro studio pubblicato nel maggio del 2020, supporta questa conclusione affermando che “i nostri risultati confermano (Coutard et al., 2020) che la SARS-CoV-2 contiene un sito di clivaggio simil-furina assente nel CoV dello stesso clade (sotto-tipo)”, e che la “spike della SARS-CoV-2 è significativamente diversa da qualsiasi altra SARS che abbiamo studiato”. Gli autori dello studio si stanno preparando a pubblicare un’altra analisi in cui si afferma che “il virus Covid-19 ha “fingerprint” uniche che non possono essersi evolute naturalmente e che sono invece “indicative di una manipolazione mirata,” secondo le parole del quotidiano britannico Telegraph.
Questa potente modifica della proteina spike, che pare aver aumentato il potere di penetrazione del nuovo coronavirus, sembra stranamente coerente con il tipo di “gain of function chimera” degli studi funzionali già in corso presso il laboratorio WIV nel 2015. In seguito, i ricercatori del laboratorio hanno dichiarato apertamente di aver impiantato una proteina spike simile alla SARS su un coronavirus del pipistrello che permetteva di penetrare nelle cellule umane.
Tale modifica potrebbe teoricamente verificarsi in natura, ma quante sono le probabilità che un tale evento potesse accadere, e soprattutto a Wuhan in Cina, senza il trasporto massiccio di tali virus da centinaia di chilometri di distanza che è noto essere stato effettuato dai ricercatori? Gli autori dello studio iniziale dello NIH non rispondono a questa domanda, anzi non si pronunciano affatto sull’origine di questo “gain of function”.
Alcuni ricercatori sostengono che la proteina spike, in effetti, sembra essere una mutazione genetica verificatasi naturalmente piuttosto che attraverso lo splicing genetico in laboratorio. La fonte più citata per questa affermazione è una lettera inviata a Science Medicine da diversi ricercatori che lavorano in vari istituti, pubblicata il 17 marzo con il titolo “L’origine prossimale della SARS-CoV-2”.
I ricercatori riconoscono l’esistenza del “sito di clivaggio della furina” che appare nella proteina spike, ma sostengono che non è stato ancora provato che aumenti la capacità di penetrazione di un virus. Essi sostengono anche che la proteina spike non è davvero “ideale” per penetrare le cellule umane in confronto al virus originale della SARS, e che il nuovo coronavirus “non è derivato da nessun virus usato in precedenza”.
Queste argomentazioni richiedono che il pubblico prenda in considerazione la parola dei ricercatori del WIV per quanto riguarda i virus che hanno o non hanno usato nel proprio laboratorio, e data la riservatezza del governo cinese e anche i tentativi di distruggere le prove relative al caso, tale fiducia sembrerebbe mal riposta.
La forte opposizione di molti virologi alla teoria delle origini di laboratorio può essere in parte spiegata grazie all’impegno della leadership del CDC statunitense per l’ottenimento di studi sul “gain of function”, così come il rapporto di lavoro molto intimo che molti ricercatori hanno con i virologi cinesi e con le organizzazioni internazionali che sostengono la loro ricerca.
Steven Mosher, scienziato sociale specializzato in Cina e presidente dell’Istituto di ricerca sulla popolazione, ha fatto notare a LifeSite che se il laboratorio dell’Istituto di virologia di Wuhan è “colpevole di aver diffuso una epidemia sul pianeta, cosa che credo sia effettivamente accaduta, allora tutti coloro che sono associati a [Shi Zhingli] in un modo o nell’altro sono stati ‘contaminati’ da questo rapporto”. Credo che questo sia il motivo per cui molti virologi continuano a sostenere che il virus sia “di provenienza naturale” quando le prove indicano chiaramente il contrario”.
Gli studi sul “passaggio animali” non sono esclusi come fonte di pandemia, dicono gli scienziati
Inoltre, la teoria alternativa dell'”intermediario animale” non esclude il laboratorio WIV o qualsiasi altro laboratorio come fonte potenziale di pandemia COVID-19. La teoria alternativa più comune sostiene che la mutazione del virus è probabilmente avvenuta all’interno di una specie intermedia di mammifero, come il pangolino, e che poi il virus è stato trasmesso all’uomo o probabilmente si è verificata dopo essere passato direttamente da un pipistrello a un soggetto umano. Tuttavia, i ricercatori dicono che nessuno di questi scenari richiede una causa naturale, entrambi potrebbero essere causati da esperimenti in laboratorio non riusciti.
Gli esperimenti di “passaggio animale”, volti a trasmettere un virus da una specie ad un’altra allo scopo di apportare una modifica che renda il virus contagioso nella seconda specie, è uno dei due modi alternativi per fare ricerca sul “gain of function ” in primo luogo. Se il WIV ha fatto esperimenti simili a quelli annunciati da Fouchier nel 2011, allora potrebbe aver causato le mutazioni che hanno prodotto il nuovo coronavirus passando dai pipistrelli ai furetti o qualche altro tipo di mammifero.
Eppure, stranamente, gli autori della lettera a Science Medicine sostengono di aver escluso gli studi sul “passaggio animali” come possibile fonte del virus, affermazione fortemente respinta dal dottor Richard Ebright, biologo molecolare della Rutgers University.
Ebright ha dichiarato a Newsweek, in una recente intervista, che il ragionamento contenuto nella lettera di Science Medicine su questo punto non “quadra”. “Sono d’accordo sulla possibilità che il virus sia mutato in un animale ospite, come il pangolino, ma allo stesso tempo sono scettici sulla possibilità che il virus sia mutato nel passaggio dell’animale”, ha detto Ebright. “Poiché le due possibilità sono uguali, a parte l’ubicazione, non si può logicamente favorire l’una e sfavorire l’altra”. Ha aggiunto che un operatore sul campo che lavora con i virus animali potrebbe contrarne uno e fungere da intermediario nella trasmissione.
Prossima puntata:
Le nuove evidenze dei ricercatori australiani favoriscono la teoria dell’origine di laboratorio
Scelto e tradotto da Cinthia Nardelli per ComeDonChisciotte