Patrizia Pisino per comedonchisciotte.org
Recentemente ho avuto modo di vedere “La morte negata”, l’ultimo docufilm realizzato da Alessandro Amori. Mi aveva già profondamente colpita la visione del suo precedente lavoro, “Gli invisibili“, sui casi dei danneggiati dai vaccini, ma questo nuovo documentario mi ha scossa ancora di più, forse perché ho vissuto direttamente l’angoscia del ricovero nel reparto Covid con il conseguente isolamento dal mondo esterno. Mi sono sentita fortunata per essere sopravvissuta mentre tante persone sono state abbandonate, e sistematicamente uccise da questo sistema sanitario che oramai non ha più nulla di umano.
Alessandro Amori ha raccontato il dolore dei familiari che non hanno più visto i loro cari, rapiti dalla voracità del sistema sanitario.
(durata: 31’32”)
Dalle testimonianze dei familiari raccolte risulta chiaro il filo conduttore che unisce tutti questi casi, quella disumanizzazione del servizio sanitario, quelle linee guida, quel protocollo studiato alla perfezione per i fini diabolici di chi li ha ispirati:
- raggiungere un maggior numero possibile di morti da Covid per inculcare la paura e costringere alla inoculazione del siero sperimentale,
- incrementare l’interesse economico degli ospedali, considerato l’elevato costo economico per ogni ricovero,
- eliminare le persone anziane considerate un peso per lo stato, legittimando di fatto l’eutanasia.
Tutto ciò ha portato alla legittimazione di un vero e proprio sequestro di quelle persone che nemmeno volevano o dovevano essere ricoverate, esseri umani che hanno dovuto subire trattamenti medici cruenti, e spesso inutili, che violavano la volontà dei ricoverati e che hanno portato alla morte, volutamente registrata come morte per Covid anche se la vera causa era un’altra: omicidio di stato.
Alessandro Amori nel filmato ha dato la parola, tramite l’artista Antonio Bilo Canella, all’anima della vittima al momento del distacco dal proprio corpo. Questo aspetto più spirituale evidenzia ancora di più come questa sanità sia ormai disumanizzata, considerando il corpo solo come un semplice ammasso di materia (vedi corpo buttato anonimamente in un sacco nero chiuso come spazzatura) non riconoscendo, come la vera scienza ha dimostrato, l’esistenza dell’anima. Alessandro ci ricorda l’importanza, sia per chi resta su questa terra che per chi l’ha lasciata, di un distacco più amorevole e sereno che, pur nella sua tragicità, si realizza solo con la vicinanza delle persone care. Solo così è più facile riuscire ad elaborare il lutto; ben diversamente dal vedersi recapitare come un pacco il proprio caro, senza più una sola possibilità di vederlo, subendo una ferita così profonda che difficilmente potrà essere ricucita. Il messaggio finale lanciato dall’autore alla presentazione del docufilm che mi ha fatto riflettere è questo:
“Riuscire a trovare delle risposte in questo particolare momento storico in questa situazione così drammatica con la sola mente, almeno nel mio caso, non funziona quindi è necessario attingere ad una dimensione spirituale, perché proprio di questo si tratta è una battaglia spirituale e noi possiamo vincere soltanto con la consapevolezza, con l’amore e mettendoci a servizio, spendendoci quotidianamente e tralasciando quelli che sono anche i bisogni più terreni, che comunque ci sono non possiamo dimenticarli, però viviamo a questo punto di altro.”
Se pensiamo che sia tutto finito, ci illudiamo! Il Comitato vittime Covid ancora oggi raccoglie le richieste di aiuto dei cittadini, traditi dai nostri politici che ormai hanno reciso quel patto sociale scritto da Rousseau a cui gli stati democratici dovrebbero attenersi, vendendosi invece (e vendendoci) agli interessi delle multinazionali farmaceutiche. Cittadini vittime di soprusi e regole insensate, prive di qualsiasi base scientifica, si rivolgono così ai comitati che sono sorti durante il periodo dell’emergenza e che continuano nella loro infaticabile opera. Gradita ospite alla presentazione del docufilm, oltre all’organizzatore Ugo Rossi, Alessandro Amori, l’avvocato Filippo Teglia, la dottoressa Anna Maria Tronti, il presidente del comitato Fortitudo Maria Grazia Piccinelli, che ringrazio per l’intervista che mi ha concesso in esclusiva per Come Don Chisciotte.
D. – Sono contenta di essere qui con lei questa sera, l’ammiro tantissimo per il sostegno che giornalmente dà alle persone, in questo periodo dove la morale e l’etica sembrano sparite e gli esseri umani sono diventati solo dei numeri. Vorrei chiederle, come riesce a trovare la forza per aiutare tante persone ad affrontare le situazioni più difficili legate alla loro salute e ai soprusi che devono subire?
R. – Da tutte le ingiustizie che ho visto negli ultimi quattro anni. A suo tempo ho violato il coprifuoco e sono qui con Ugo Rossi, con cui ho avuto un’utile corrispondenza quando pensavo di essere un po’ pazza e isolata perché non avevo punti di riferimento; è stato allora che ho pensato di aiutare le persone e dare una mano anche ad entrare negli ospedali con la dignità che ci hanno tolto, perché questi quattro anni sono serviti non solo ad aprirci gli occhi ma a spalancarli. Noi non dobbiamo aver paura ad entrare in un ospedale perché abbiamo dei diritti sanciti, non tanto dalla costituzione, ma dai diritti alla nascita. Dobbiamo portare l’umanità negli ospedali non avendo paura di aver davanti un camice bianco ma facendo valere appunto i nostri diritti naturali.
D. – Certo è molto importante! Anch’io sono stata ricoverata per Covid ed ero isolata ma, per fortuna, potevo comunicare con le mie amiche telefonicamente. Però accanto a me c’erano persone anziane completamente abbandonate a se stesse, mi si stringeva il cuore a vederle passare, fermarsi per poco e poi sparire. Questo è quello che ci ha insegnato il Covid, che praticamente i medici non esercitano più la loro professione?
R. – Loro agiscono per protocolli, con i protocolli vengono esonerati dalla responsabilità, nel senso che se le cose vanno male è colpa del protocollo e non del medico; invece tutti noi siamo diversi l’uno dall’altro, non dovrebbero usare questo unico metro di misura ma dovrebbero invece rapportarsi con il paziente che hanno davanti umanamente e empaticamente. Tutti hanno paura ad entrare nell’ospedale; non dobbiamo averne, anzi, dobbiamo alzare la voce perché noi abbiamo un potere immenso anche se non lo sappiamo utilizzare.
D. – Purtroppo la maggioranza delle persone ha paura, tanto che molti ancora indossano la mascherina, anche se non necessaria, altrimenti non possono entrare in un ambulatorio o in ospedale, subiscono continuamente queste angherie. Cosa si può fare per convincerli che stanno subendo un torto?
R. – Secondo me la maggioranza delle persone china la testa perché è più facile vivere quando qualcuno ti dice come fare, cosa mangiare, cosa pensare, non mettendoci alcuna partecipazione; invece è importante, perché se qualcuno capisce quello che è successo, non solo negli ultimi quattro anni, ma quello che ci ha portato fin qui, subordinati ad un sistema che ci vuole asserviti ad altre volontà che non sono quelle del governo. Sappiamo che c’è un disegno molto più grande di questa élite mondialista, l’agenda 2030, che cercano con ogni mezzo ad attuare. È importante che noi ci tiriamo su le maniche e cominciamo a lottare per una umanità migliore, non quella peggiore che abbiamo avuto sotto gli occhi fino ad ora.
D. – C’è anche il problema dell’OMS, che vuole convincere il mondo che solo i suoi diktat sono giusti e la gente non ha ancora capito i pericoli che comporta costringerci ad utilizzare farmaci decisi dal loro maggior finanziatore che è Bill Gates, non ha capito che l’OMS sta di fatto vendendoci a lui; cosa ne pensa?
R. – Io non sono preoccupata, anche perché per me non esiste, così come non esiste il governo; vivo in un antisistema da quattro anni, perciò non possono loro decidere della mia vita. Se tutti noi arrivassimo a capire che gli interessi privati di Bill Gates, maggior azionista dell’OMS, non possono esercitare dei diritti sulla nostra vita, tutto ciò non avrebbe alcun senso. Per questo non mi importa dell’OMS, vivo nel mio territorio cercando di partire dal basso per cambiare e cercare di coinvolgere il più grande numero di persone possibili.
– La ringrazio per tutto quello che fa per aiutare chi ha bisogno; andiamo a vedere il filmato.
– E io ti ringrazio per le belle parole che hai avuto per me.
Desidero concludere questo mio resoconto con questi versi che mi sono scaturiti subito dopo la proiezione di questa opera così importante ed incisiva che tutti dovrebbero vedere e, soprattutto, stimolata dalla toccante intepretazione di Antonio Bilo Canella.
Un amico ha voluto recitare questa poesia, vestendola del dolore che ancora tormenta la sua anima, in questo audio che ha registrato per noi.
Anima perduta
Aiuto, aiuto mi manca il respiro,
dove siete?
Sono solo
sono isolato
nessuno mi sente
le tenebre dell’oblio mi invadono
il mio corpo diventa sempre più freddo
non riesco più a muovermi
sono sempre più bloccato
il tubo nella gola mi impedisce di parlare.
Amore mio dove sei?
Non sei con me
perché non sei qui con me?
Ti hanno allontanata da me
ti hanno impedito di vedermi
ora sono solo
sono solo
non comprendo perché non mi curano
perché mi hanno ucciso
Amore mio tieni la mia mano
mi aiuterà a volare via
mi hanno impedito di lasciarti il mio messaggio d’amore
mi hanno chiuso in un sacco nero
nessuno mi vede
nessuno può salutarmi
nessuno mi può aiutare nel cammino intrapreso
la mia anima non vuole staccarsi
desidera il conforto del tuo viso caro
Ora sono sospeso nel buio
ora sono lontano da te
Amore mio
non piangere
ormai la sofferenza è sparita
ti aspetto qui dove tutto è luminoso
Patrizia Pisino per ComeDonChisciotte
(durata 1h 09′ 31″)