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La Redazione

 

31 gennaio: Giornata Nazionale per la Libertà

Un racconto dal futuro per aprire gli occhi sul nostro presente
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Il 31 Gennaio 2022
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31 gennaio: Giornata Nazionale per la Libertà

Di Giacomo Ferri per ComeDonChisciotte.org

Il 31 gennaio 2131, un’insegnante di un liceo classico entra in aula con una borsa a tracolla e una lavagnetta elettronica di cristallo sotto al braccio. Gli studenti osservano il suo arrivo, la capoclasse si alza e gli altri, seguendo il suo esempio, la imitano esclamando in coro: “ben arrivata professoressa, buongiorno!”; ella sorride: “grazie ragazzi, è un piacere vedervi anche oggi”.

La donna si siede, posiziona la lavagnetta sul leggìo inclinato posto sopra la scrivania ma non la accende, si limita ad osservare tutti i suoi studenti guardandoli uno per uno e si appresta a tenere la sua lezione di storia.

Bene ragazzi, la settimana scorsa abbiamo finito di studiare la storia italiana del XX secolo, oggi inizieremo il programma di studio del XXI, ma prima vorrei chiedervi: che data abbiamo oggi?

Gli alunni, coralmente: “il 31 gennaio professoressa, la giornata nazionale della libertà!” La professoressa annuisce, schiarendosi la voce: “Ottimo! Sapete cosa significa?

Uno studente, molto timidamente, alza la mano: “i miei genitori mi hanno raccontato che oltre cento anni fa, in questo giorno, il Presidente del Consiglio dichiarò lo stato di emergenza”.

“Esattamente, bravo Giulio!” – interviene la maestra –  Tutto è iniziato proprio con la dichiarazione dello stato di emergenza, ma i fatti che portarono a quella scelta avvennero successivamente a quella decisione, a partire dai primi giorni di febbraio 2020, con la messa in isolamento di alcuni comuni – in Lombardia e Veneto – a causa di un’epidemia di un virus di tipo influenzale”.

Non si muove una foglia: gli studenti sono molto attenti. Certo, ne hanno sentito parlare dai loro genitori e dai loro nonni, che a loro volta hanno avuto tramandata questa triste storia dalle generazioni passate, ma i ragazzi sembrano non conoscere tutti i dettagli portati in superficie dalla professoressa.

Il presidente Conte iniziò ad emanare una serie di DPCM, ovvero dei Decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri, non tenendo conto di ciò che la nostra Costituzione diceva e dei diritti naturali di ogni cittadino; si può dire che fosse assurto alla carica di dittatore – come prima di lui aveva fatto nel 1925 Benito Mussolini – ma senza dichiararlo pubblicamente e, tutto ciò, con l’appoggio e la ridondanza dei mass media. In pratica stava accadendo, nuovamente, che il popolo fosse vittima della propaganda senza rendersene conto, tranne una piccola percentuale davvero marginale della popolazione”.

La professoressa si interrompe per osservare gli studenti in religioso silenzio e poi li interroga: “Chi era il famoso Ministro della Propaganda che abbiamo studiato?”. E un gruppetto risponde in coro: “Joseph Goebbels!”. “Esatto, proprio lui, pertanto grazie ai sistemi ideati, o riadattati, da Goebbels assieme all’utilizzo costante dei media disponibili a quell’epoca, si ebbe il più grande esempio di manipolazione di massa del XX secolo. Quello che accadde, invece, nel XXI secolo fu a livello mondiale, non solo italiano, e proprio grazie all’utilizzo di internet, della televisione e dei giornali di carta stampata, si riuscirono a ricreare le stesse condizioni di propaganda della Germania degli anni ‘30 del ‘900…

Una ragazza, senza pensarci due volte, interrompe il monologo: “mi scusi, ma come potevano credere a tutte le cose che venivano dette in nome della scienza, quando abbiamo visto –  nei giorni scorsi – che nel XX secolo erano già molto progrediti sia nelle conoscenze mediche che scientifiche?

La docente incrocia le braccia e socchiude gli occhi: “vedi, la chiamiamo propaganda perché con una parola identifichiamo un concetto, ma essa è costituita da una serie di strategie psicologiche che hanno la funzione di manipolare il pensiero delle persone. Quello della propaganda è un processo, non immediato, che vuole scalfire la mente delle persone fino a ribaltarne le convinzioni dalle fondamenta, per vari motivi, tra cui quello di farti accettare delle decisioni che non avresti mai accettato di punto in bianco, arrivando, non solo ad accettare, ma via via a condividere scelte sempre più stringenti, sempre più discriminatorie e sempre di più contro quello che penseresti normalmente”. La ragazza rimane di sasso, davvero sbalordita: non avrebbe mai pensato si potesse raggiungere un tale livello di perfidia nel mondo e, addirittura, proprio nel suo Paese!

Capisco – prosegue la professoressa – che sia difficile immaginare quello che vi sto spiegando oggi, purtroppo questo è uno dei capitoli più bui della storia del XXI secolo, dove le persone, nonostante molte avessero una buona cultura, erano state lentamente portate a credere nel contrario di ciò che sapevano grazie alla paura, in primis, ma anche all’insicurezza e all’adeguamento collettivo.

La paura fu la forza scatenante, perché è bastato un nome strano affibbiato ad un virus – che se curato normalmente fin dall’arrivo dei primi sintomi, altro non era che un virus molto simile ad alcuni patogeni che già conoscevano – a farlo apparire un virus mortale, pericolosissimo per tutti, quando non lo era. Per farlo divenire tale, impedirono il normale processo di cura intimando ai medici di famiglia di non curare i loro pazienti e di attendere fino a quando i sintomi sarebbero stati più gravi per poi, così, portarli in ospedale in modo coatto; misero la gente di fronte al fatto che tutti i giorni le persone che morivano erano tante, alterando il reale motivo della morte ed attribuendolo solo a quel virus; dissero e pubblicarono, tutti i giorni, a tutte le ore, che le persone morivano e quante ne morivano; ostacolarono le autopsie, impedirono i funerali e così facendo accumularono i cadaveri negli obitori per giorni, fino a quando, con un colpo di teatro, decisero di chiamare l’esercito per portarli via dalla città di Bergamo, tutti assieme, così che la televisione (e la gente coi propri mezzi tecnologici) potesse trasmettere le immagini di una lunga fila di camion militari che trasportavano decine di bare.

La morte è sempre avvenuta e sempre avverrà, ma dirlo pubblicamente, quotidianamente, scenicamente, come fosse la normalità, acuì la paura ed il senso di incertezza e, per questo, la gente pensò che veramente si fosse di fronte ad un virus micidiale, letale per tutti. E così le persone adottarono comportamenti alla stregua dei racconti della peste nera del XVII secolo, di cui abbiamo letto i racconti anche attraverso il romanzo di Alessandro Manzoni, “I promessi sposi”. Le loro certezze furono piano piano smantellate e quindi affidarono il loro pensiero, in modo totale, a ciò che vedevano in televisione o leggevano sui giornali, riempiti da medici e scienziati, scelti per l’occasione, che trattavano l’argomento con una voce sola.

Lo pseudo-dittatore Conte emanò una serie di provvedimenti sanitari, attraverso il suo ministro Speranza, che non avevano niente a che vedere con la scienza, a partire dall’utilizzo di inutili mascherine facciali: le introdussero consapevoli che a lungo andare avrebbero provocato dei grossi problemi di salute, perché impedivano le normali funzioni della respirazione. Oltre ad ostacolare l’espulsione dell’anidride carbonica, che si accumulava nei polmoni, esse diventavano ricettacolo e terreno fertile per funghi, muffe e batteri, scatenando così altre patologie che venivano imputate allo stesso virus da cui credevano di proteggersi.

Obbligavano perfino i bambini sopra i sei anni a tenerle anche per ore e molti genitori, per sicurezza, o così credevano, le mettevano anche a quelli più piccoli!”.

La professoressa riprende fiato, sedendosi. Volgendo nuovamente lo sguardo verso i suoi studenti e li vede totalmente rapiti, come se stessero leggendo le pagine di un romanzo e non vedessero l’ora di arrivare alla pagina successiva.

“Quello che accadde fu solo l’inizio: era l’anno 2020 e l’esecutivo continuò ad emanare decreti ogni 10/15 giorni, dove sostenevano tutto ed il contrario di tutto; vietavano il consumo di cibo e bevande al tavolino, ma al bancone si poteva, poi il contrario e poi nessuna delle due; per alcuni mesi si stabilì un coprifuoco per limitare la socialità tra le persone e tante altre pessime leggi. A febbraio 2021, a seguito della sfiducia del Parlamento, cadde il governo Conte e fu eletto, sempre non dal popolo, Mario Draghi, un banchiere che decise di mantenere lo stesso tipo di condotta del suo predecessore, ma con un pugno ancora più forte e la dimostrazione che la situazione non sarebbe cambiata ma, anzi, peggiorata lo si capisce molto bene dal fatto che, chiamando i nuovi ministri, Draghi scelse di confermare come Ministro della Salute sempre lo stesso Roberto Speranza che stava facendo danni a più non posso e che aveva dimostrato una plateale incompetenza nel gestire l’emergenza”.

Un ragazzo chiede: “scusi professoressa, ma possibile che nessuno si ribellò a tutto questo?” E lei, col sorriso: “certo che alcuni si ribellarono, già con Conte la gente si ribellava e manifestava nelle piazze, ma queste persone, che all’epoca furono tutte etichettate prima come “negazionisti” e poi come “no vax”, con l’avvento di quelli che loro chiamavano vaccini, a differenza di altri stati del continente europeo, portavano avanti una ribellione non violenta e venivano facilmente dispersi o semplicemente non ascoltati. Vi erano manifestazioni in tutta Italia e in tutta Europa ed anche negli USA e in Asia, ma nonostante questo, il programma mondiale andava avanti come se non ci fossero opposizioni.

Draghi si insediò poco dopo l’arrivo dei primi quattro farmaci che chiamavano vaccini, ma che vaccini non erano; così cambiarono addirittura la letteratura medica per far rientrare anche quei farmaci nella nomenclatura di vaccino e la gente che scelse di assumerli era davvero poca, così il neo pseudo-dittatore Draghi iniziò a ricattare le persone affinché assumessero quelle medicine sperimentali.

Esse non erano state sperimentate a sufficienza, perché furono prodotte in pochi mesi  e le vendettero a tutte le nazioni affinché le utilizzassero; lo pseudo-dittatore iniziò, via via, ad obbligare gli italiani, prima alcune categorie professionali, come medici e infermieri, poi gli insegnanti, poi le persone al di sopra dei 50 anni, fino a quando non obbligò tutti, persino i bambini piccoli e le donne incinta”.

Professoressa!”, la interrompe improvvisamente uno studente, “ma come potevano forzare le persone a prendere dei farmaci che, come ha detto lei, erano sperimentali? Ma non si rifiutavano?”.

La professoressa risponde senza indugio: “vedi Marco, l’economia del nostro Paese era stata demolita in quegli anni, i governi che si erano succeduti tra il 2011 ed il 2023 non erano stati scelti dal popolo ma stabiliti dal Presidente della Repubblica; tali nomi venivano fuori da cene private tra alcuni politici ed alcuni imprenditori, di livello internazionale, per un loro tornaconto. Certamente vi era un interesse per il proprio piccolo orticello, ma dovevano rispettare alcuni programmi internazionali finalizzati all’acquisto a svendita dei nostri beni pubblici e privati e della libertà dei nostri antenati e quindi anche nostra. Molte famiglie, a causa di queste scelte, vivevano in uno stato di povertà o avevano quel tanto che bastava a vivere decentemente; molti erano i disoccupati e la situazione era davvero pessima, così le persone non potevano permettersi di non lavorare!

Il governo diceva, ma non diceva, “se non ti vaccini non lavori”, quindi in molti furono costretti a piegarsi e ad assumere quei farmaci che oggi ben conosciamo per le conseguenze che hanno avuto sulla salute di quelle persone e per quale scopo siano stati dati con tale insistenza.

Devo dire che l’Italia, che nei secoli precedenti aveva fatto parlare di sé tutto il mondo, grazie ai suoi inventori, scopritori, artisti e pensatori, in quel periodo faceva parlare di sé proprio per i sistemi di segregazione e discriminazione che aveva adottato ed era un vero esempio (negativo) che molti altri Paesi del vecchio continente emularono. Eppure, molti non si azzardarono ad arrivare al nostro livello, altri decisero di non oltrepassare certe linee ed altri ancora cessarono, di punto in bianco, di perseguire quella rotta, nonostante l’incessante messaggio, sia dal nostro Paese, sia dall’allora Organizzazione Mondiale della Sanità, fino ai vertici della Commissione Europea, era che tutto veniva fatto perché utile al debellamento di un virus, anche se in realtà niente aveva a che fare con esso!

Erano tutte manovre politiche, fatte passare per sanitarie, come l’istituzione di un lasciapassare, chiamato “Green Pass”, che le persone dovevano avere per andare a lavoro, a mangiare al ristorante o a fare acquisti nei negozi, ma che non era né un attestato di buona salute e né un certificato di esenzione dalla malattia. In tal modo il rischio, qualora vi fosse stato, era che la gente poteva contagiarsi senza rendersene conto; come ho detto poco fa, grazie alla propaganda e quindi alla manipolazione mentale, riuscirono a far passare per scientifico o sanitario ciò che non era”.

Un’altra ragazza la interrompe: “Non capisco una cosa: come mai vedendo che altri Stati avevano cessato di adottare certe regole, liberando la popolazione dalle imposizioni, i nostri antenati non si ribellarono? Ma giornali o le televisioni non dicevano niente?”

Alcuni dei nostri antenati si opposero, Paola, – chiarisce la professoressa –  ma in molti ormai erano talmente ciechi che non vedevano cosa stava realmente accadendo: molti di loro erano paranoici e credevano che l’isolamento dagli altri fosse la soluzione, che grazie ad una mascherina chirurgica, o di stoffa artigianale, potessero evitare il contagio. E queste povere vittime adottavano quelli che gli erano stati indicati come presidi per la salvezza loro e degli altri, come unici mezzi per la sopravvivenza. Inconsapevolmente, compivano atti che se realmente vi fosse stato un virus letale nell’aria, sarebbero tutti morti di certo!

Vi faccio un esempio, il più grottesco: credevano che stando seduti attorno ad un tavolo per mangiare e bere i virus non circolassero ma che, quando invece si alzavano per andare in bagno, per proteggersi mettevano la mascherina!

Una fragorosa risata collettiva scoppia in aula, la professoressa sorvola e prosegue narrando scene di vita quotidiana: “fumavano tabacco tranquillamente per strada, ovviamente senza mascherina, ma se qualcuno camminava da solo e non la indossava, veniva sanzionato perché potenzialmente contagioso”.

“Ma credevano anche alle streghe?!” Giovanni, dal fondo dell’aula, la mette sull’ironia. “In quel momento – riprende la professoressa – avrebbero potuto credere a qualsiasi cosa e questo, purtroppo, fa molto riflettere”.

La professoressa si alza di scatto e inizia a passeggiare fra gli studenti, ormai li aveva catturati. I loro sguardi sono tutti per lei come quando gli uccellini, nel nido, seguono l’arrivo del genitore pronto a cibarli.

Con l’arrivo del nuovo Presidente della Repubblica – era il 2022 – in molti speravano potesse esserci una svolta dal punto di vista giuridico, dato che fino ad allora la magistratura aveva taciuto e nessuno dei giudici della Consulta si era mai espresso contro gli abusi che erano stati fatti, in nome di un’emergenza, sulla Costituzione italiana e quindi sui diritti inviolabili dei singoli cittadini.

Purtroppo, le elezioni del Presidente della Repubblica altro non erano che un accordo tra alcuni politici per eleggere, nuovamente, lo stesso Presidente e così proseguire con il programma senza rischi che qualcuno potesse disturbare l’ordine stabilito, ed anzi, che continuasse a sostenere e garantire tutto ciò che era stato fatto in precedenza al fine di portare a termine l’agenda”.  A gola ormai secca, si avvicina al distributore di acqua posto in un angolo della classe e finalmente dopo aver  bevuto rapidamente, riesce a schiarirsi la voce ormai affaticata:

“L’Italia, come molti altri Stati, aveva stipulato una serie di contratti miliardari di pre-acquisto con multinazionali del settore che avevano realizzato quei farmaci di cui abbiamo parlato prima; le case farmaceutiche avevano stabilito quanti vaccini avrebbero fornito e quando li avrebbero resi disponibili; oltre a questo, col sistema della sperimentazione emergenziale, fornirono loro altri medicinali per curare la malattia, anche se già ne esistevano in commercio. Per finire misero delle penali e dei bonus ai governi.

I contratti per l’acquisto dei farmaci terminarono nell’estate 2022, ma il loro utilizzo continuò fino all’inizio del 2023: iniziarono ad iniettare le prime dosi a gennaio 2021 e quando la sperimentazione terminò, in molti casi, esse erano diventate 6 per ogni cittadino.

Il Paese precursore di questa vaccinazione di massa fu senza alcun dubbio Israele, dove impiegarono fin da subito anche l’esercito e quello che succedeva là, pochi mesi dopo, accadeva in Italia; si può dire fossero i due Paesi chiave per il compimento di una sperimentazione medica, ma anche di una sperimentazione psicologica, sociale, economica e politica. Studiavano quanto potevano resistere le persone alla paura, alla pressione psicologica, alle restrizioni in nome di un bene superiore, alla mancanza di denaro, alla mancanza di democrazia ed alla mancanza della libertà.

Parlavano, indignati e meravigliati, pubblicamente degli orrori causati dalla Germania prima e durante la Seconda Guerra Mondiale e, parallelamente, in modo più occulto, utilizzavano le stesse tattiche manipolatorie, adottavano identiche restrizioni, discriminavano per legge i loro concittadini e fomentavano l’odio e la divisione tra la gente.

Alla fine era una guerra tra poveri ed erano gli stessi controllati a diventare controllori e l’aggressività e l’odio erano arrivati ad un punto tale che su quelli che loro chiamavano “social”, che di sociale avevano ben poco, scrivevano di tutto, ma soprattutto esprimevano il loro odio.

La divisione era netta e coloro che avevano scelto, in libertà, di non vaccinarsi, erano diventati, a causa delle parole dello pseudo-dittatore Draghi, i capri espiatori di tutta la situazione, nonostante fosse ormai passato un anno e mezzo dall’inizio dell’emergenza e fosse evidente, che le scelte adottate dal governo erano totalmente inutili o che proprio quelle scelte avevano portato alla situazione contingente.

Il banchiere fece un discorso alla nazione, che rimbalzò per giorni su tutti i media, che diceva così «l’appello a non vaccinarsi è un appello a morire, sostanzialmente. Non ti vaccini, ti ammali e muori, oppure, fai morire: non ti vaccini, contagi, lui o lei muore».

A quel punto erano le persone comuni, non più i governanti, a chiedere restrizioni e discriminazioni maggiori nei confronti di chi, liberamente, avrebbe voluto continuare a scegliere!

Erano le persone a dire che chi non si vaccinava doveva pagare le cure con i loro soldi; erano le persone a chiedere di non curare chi aveva deciso di non vaccinarsi; erano le persone che scrivevano che chi non si vaccinava doveva ammalarsi, soffrire e magari morire; erano le persone che impedivano l’accesso nei negozi e nei locali a chi non si era vaccinato; erano le persone ad affiggere cartelli ai negozi con scritto «i non vaccinati non entrano»; erano le persone ad evitare coloro che sapevano non essere vaccinati, a cambiare marciapiede; erano le persone che evitavano le occasioni di ritrovo se sapevano che c’era un non vaccinato tra gli invitati; erano le persone ad applicare le leggi per paura di una multa illegale; erano le persone che segnalavano i negozianti, che accettavano i non vaccinati, alla polizia; erano i nonni ad allontanare i nipoti; erano i genitori che evitavano i figli; erano i fratelli che chiudevano la porta in faccia agli altri fratelli!”.

Una studentessa, con gli occhi lucidi, sbotta: “Professoressa, ma non c’è un lieto fine a questa storia?” L’insegnante, molto colpita, le sorride e la rassicura: “certo che c’è un lieto fine a questa storia, altrimenti non saremmo qua oggi a parlarne. La storia, è risaputo, viene scritta dai vincitori; se non vi fosse stato un cambiamento oggi studieremmo, probabilmente, di come il nostro Paese ha sconfitto una pandemia che è costata un alto numero di vittime; di come grazie al “Protocollo Speranza” si sono curate milioni di persone ammalate salvandole; di come grazie a certi farmaci si è debellato un virus; di come sono state imprigionate e vaccinate forzosamente milioni di persone che non volevano vaccinarsi e che continuavano, consapevolmente, ad infettare il loro prossimo; di come, grazie a Draghi, l’Italia si è salvata, ma che ha dovuto vendersi molti dei suoi monumenti e delle sue migliori aziende pubbliche, per comprare i farmaci e pagare i medici stranieri chiamati a salvare il Paese caduto nel baratro a causa dell’ennesima mutazione di un virus a cui loro davano un nome”.

Da un impianto audio una voce metallica interrompe tutti: “sono le 10 e 30, la lezione è terminata. Inizia la pausa di 20 minuti prima della prossima lezione. Grazie”.

Bene ragazzi – conclude l’insegnante– nella lezione di domani finirò di raccontare gli avvenimenti di quegli anni e di come si arrivò alla fine di tutte le restrizioni ed alla successiva modifica della Costituzione in virtù degli abusi operati dai due pseudo-dittatori sulla Costituzione stessa a sfavore dei cittadini italiani, affinché, in alcun modo, potessero ripetersi episodi di quel tipo in futuro.

A casa scrivete un articolo intervistando i vostri genitori o i vostri nonni e chiedete loro di raccontarvi cosa hanno fatto i vostri antenati durante quel periodo.  A domani.

Arrivederci professoressa – ormai i ragazzi si esprimono in coro – e grazie!”.

***

Lo so, è un racconto di fantasia, o forse una visione del futuro, o la speranza che quelle nubi plumbee che vediamo al di sopra delle nostre teste si aprano e facciano, finalmente, uscire il sole.

Non so cosa scriverà la storia, nessuno lo sa, potrebbe essere che ho indovinato o, come diceva la “professoressa” del mio racconto, che osanneranno Conte, Draghi e Speranza come i salvatori dell’Italia o forse nel 2131 l’Italia potrebbe non esistere più a causa dell’arrivo di un meteorite o per l’eruzione simultanea di tutti i nostri vulcani!

Quello che so è che la battaglia per la libertà è una battaglia giusta a prescindere dal suo esito, per ognuna delle libertà che ci sono state negate in questi due lunghi anni:

la libertà di scegliere, di opinione, di esprimersi, di muoversi e di scrivere un racconto come, in questo caso, ho fatto e di vederlo pubblicare da qualcuno che, come me, lotta per la libertà.

Ognuno lotta come può, nel suo piccolo, sia colui che scende in piazza e manifesta, o che mette in atto azioni simboliche individuali o collettive, come molti gruppi hanno fatto in questi due anni.

Chi lotta dal suo pc o dal suo telefono, scrivendo un articolo critico nei confronti del governo o del sistema e chi divulga le notizie attraverso i suoi canali.

Chi lotta fuori dall’università che non lo fa entrare e chi consegnando la propria denuncia ai Carabinieri o in Questura.

Chi lotta ogni giorno esprimendo il proprio pensiero ed il proprio punto di vista con i suoi amici, coi suoi vicini, con i colleghi o con i clienti della sua attività.

Non c’è una lotta di seria A ed una lotta di serie B, siamo tutti spinti e motivati dallo stesso spirito di libertà ed ognuno dev’essere LIBERO di agire, o non agire, nel modo che ritiene più opportuno.

Una delle peggiori citazioni che vengono utilizzate a discapito di chi vuole continuare a scegliere come e se curarsi (o prevenire) è quella frase, attribuita a Martin Luther King  – ma che in realtà è del filosofo Immanuel Kant – che dice “la mia libertà finisce dove inizia la vostra”, che al giorno d’oggi è diventata “la tua libertà finisce dove inizia la mia” e non c’è retorica più falsa e più schifosa di quella appena citata.

Chi stabilisce dove finisce una libertà e dove ne inizia un’altra? Ma soprattutto, chi stabilisce quale libertà sia più giusta e quale meno giusta, tanto che l’una debba piegarsi all’altra?

Ovviamente la risposta è NESSUNO e nessuno potrà calpestare la libertà altrui sostenendo il suddetto principio.

I molti trattati che sono stati scritti e firmati in questi ultimi 75 anni, a partire dal Codice di Norimberga del 1947 e della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani del 1948, fino ai più recenti trattati concernenti l’ambito medico e scientifico, come ad esempio la Dichiarazione di Oviedo del 1997, convergono tutti in un’unica direzione in cui la libertà e i diritti dell’individuo sono al di sopra della collettività, ergo l’individuo non può essere oppresso in nome della collettività.

Il mio augurio sincero, un giorno, è proprio quello di poter celebrare la Giornata Nazionale per la Libertà.

Di Giacomo Ferri per ComeDonChisciotte.org

31.01.2022

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