Buffoni e no

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DI ALESSANDRO GUARDAMAGNA

comedonchisciotte.org

Nel 1982 quando Margaret Thatcher decise di dichiarare guerra all’Argentina in seguito all’invasione delle isole Falklands, il mondo rimase incredulo. La Gran Bretagna aveva dato un ultimatum al governo di Buenos Aires, ma molti commentatori e politici europei non avevano preso la cosa sul serio, per cui quando nell’Aprile di quell’anno il governo Inglese dichiarò guerra, coloro che non credevano alla gravità delle intenzioni di Londra arrivarono al punto di parlare di “dichiarazione di guerra indotta dalla menopausa” e di patetiche comparsate sotto il titolo di “L’Impero colpisce ancora”, rifacendosi con sarcasmo a Guerre Stellari.

Andò a finire come sappiamo: la Gran Bretagna inviò una task force di 23.000 uomini nell’Atlantico meridionale, determinata a riprendersi le Falklands. Gli argentini combatterono con coraggio, utilizzarono con abilità i missili exocet di produzione francese, colarono a picco l’incrociatore Sheffield, ma poi alla fine i marines britannici sbarcarono. L’aviazione argentina rimase a corto di exocet anche perché la Francia, che ricevette un ultimatum dalla Gran Bretagna, decise di non venderne altri, e la guarnigione delle Falkland a Port Stanley, isolata, fu costretta al capitolare. Era il 20 Giugno e le ostilità erano durate due mesi e mezzo.

Quando nel 2016 nel Regno Unito si votò il referendum sulla permanenza o abbandono dell’Unione Europea, i global-europeisti storsero il naso increduli. Il risultato delle urne, favorevole di misura all’uscita dall’UE, fece esultare in Italia Lega e M5S. Quest’ultimo sarà lo stesso partito che 3 anni dopo dichiarerà di voler andare alle elezioni Europee per sostenere l’assetto dell’UE a difesa del PIL italiano, e accompagnerà la sua scelta con una dichiarazione al senato in cui la Gran Bretagna, seconda potenza finanziaria al mondo, veniva inviata a ritornare sui propri passi per stare con gli altri, come se si trattasse di un compare che ha momentaneamente lasciato la partita a carte al bar per fare qualcosa di poco conto.

Molto si è detto negli ultimi tre anni sulla Brexit, la cui vicenda per certi aspetti sembrava aver assunto i tratti di una soap opera. Molti hanno sostenuto che la Brexit non era fattibile per la Gran Bretagna, che l’economia britannica sarebbe stata ridotta in ginocchio abbandonando l’UE, di cui ha comunque fatto parte solo di misura poiché non ha mai adottato l’euro. Dopo che la proposta di uscita negoziata del precedente primo ministro May era stata bocciata lo scorso Maggio, i laburisti inglesi, gli ex-euroscettici del M5S poi diventati europeisti e i globalisti stile PD, auspicavano un nuovo referendum che avrebbe sicuramente fatto recuperare agli inglesi il senno perduto. Nel mentre Boris Johnson, il nuovo primo ministro conservare succeduto a May, veniva ridicolizzato come un buffone incapace di portare avanti qualsiasi alternativa al rimangiarsi il risultato del referendum 2016.

Ebbene la settimana scorsa gli inglesi hanno votato per il rinnovo del parlamento, e dalle votazioni il partito conservatore guidato da Johnson è uscito più rafforzato di prima, conquistando 365 seggi e il 43.6% delle preferenze, e a questo punto entro il prossimo 30 gennaio la Brexit si farà, con o senza accordo con Bruxelles, con o senza benedizioni, predizioni e maledizioni di chi ha detto che non si sarebbe mai fatta, perché uscire dall’UE “è impossibile”. Nel frattempo flussi non controllati di migrati provenienti dalla Turchia invadono la Grecia senza trovare resistenza.

La situazione nelle isole è ormai insostenibile, con molte località dove il numero di migranti ha ampiamente superato la popolazione locale. I nuovi venuti, come coloro che li hanno preceduti nei mesi scorsi, hanno diritto a cure e alloggi gratuiti, messi a disposizione dal governo di Atene e dai benefattori sorosiani che hanno acquistato recentemente ad Atene immobili per miliardi di euro, mentre a molti greci indigenti viene negato tutto. I greci che muoiono negli ospedali spesso non vengono ripresi dalla famiglie perché queste ultime sono così povere da non poter neppure pagare le spese dei funerali.

E non sono pochi i casi dove i migranti, tutti maschi giovani di origine mediorientale e musulmana, si sono scontrati con i residenti locali esasperati dai loro comportamenti protervi. Il governo di Mitsotakis ha ordinato all’esercito di non respingerli al confine, e i militari impotenti assistono all’invasione, che molti commentatori presentano come un fenomeno inevitabile, che non si può arrestare, ma solo accettare e facilitare, come vuole l’UE. Intanto alla frontiera tra Turchia e Bulgaria il “fenomeno inevitabile” non esiste: infatti non passa nessuno. Vuoi vedere che gli inglesi magari hanno votato Johnson non perché amano i buffoni, ma perché comprensibilmente non gli intessa molto di politiche dettate da Bruxelles che promettono nuove tasse e versamenti al MES a fondo perduto, accollandosi il mantenimento di una parte in crescita del terzo mondo a prescindere dalle risorse disponibili e a discapito del proprio popolo? E questo in particolare perché hanno già sperimentato sulla propria pelle come l’aderenza teutonica alle direttive Made in Bruxelles negli ultimi 10 anni abbia prodotto in Inghilterra 14 milioni di poveri totali su 67 milioni di abitanti; poveri che prima del New Deal del “rigore morale” non esistevano in tale massa.

We will make 2020 a year of hope and prosperity and deliver a Parliament that works for the people 🇬🇧

Posted by Boris Johnson on Saturday, December 14, 2019

Cosa sarebbe successo se ipoteticamente al posto di Johnson nel Regno unito a confrontarsi sul fronte del SI BREXIT / NO BREXIT ci fosse stato un Di Maio, che non ne azzecca una da quando è capo politico del M5S e, mentre conferma che il MES non è stato discusso da Conte in aula, ribadisce l’appoggio al governo, oppure un Bonaccini, che parla di libertà della tirannide nazifascista ottenuta nel 1945 dal PC di cui il PD sarebbe l’erede ideale, ma così fiero della sua appartenenza politica, che per le imminenti elezioni regionali in ER, si presenta in manifesti su sfondi bianco-verde, colori del green politically correct, dove il nome Partito Democratico non compare?

Difficile dirlo con assoluta precisione, ma cominciamo a notare che la settimana scorsa tutti i cittadini del Regno Unito sapevano esattamente che votare Johnson significava uscire da questa UE capitanata da Bruxelles con o senza negoziato, perché è questo che Johnson mettendoci la faccia da 5 mesi va dicendo a tutti, e i manifesti elettorali dove il suo volto appare col simbolo del partito conservatore o la frase “Get Brexit done” sono inequivocabili.

Per contrasto molti che andranno a votare il 26 gennaio in ER si troveranno la faccia di Bonaccini che capeggia sopra la scritta “un passo avanti”, ignorando magari che dietro di lui vi è il PD. Per cui realisticamente l’ipotetica sfida alla Brexit di un Bonaccini non sarebbe neppure stata fatta in prima persona. Troppo scomodo e rischioso fare come ha fatto Johnson. Meglio dire che si fa un passo avanti senza indicare in quale direzione, specialmente se questo potrebbe significare accogliere il 50% di migranti in più, avere standard di sicurezza da secondo mondo, e mantenere una sanità che si deteriora spacciandola per il fiore all’occhiello dell’healthcare mondiale.

Meglio invece appoggiarsi ad un “nuovo” movimento, “spontaneo, che nasce dal basso”, a cui magari dare il nome di I Merluzzi, che sarebbero andati in tutte le piazze a dire che bisognava rimanere nell’UE perché uscirvi fa male e ci fa apparire poco umani – che detto da chi si ispira a dei pesci è tutto un programma “politico” – e perché rimanervi era una situazione ”ineluttabile”. Se poi avesse vinto l’avversario, si sarebbero fatte delle dichiarazioni alla Di Maio, in cui si affermava che bisognava stare nell’UE, ma poi alla fine uscirvi non è così sbagliato, e al diavolo l’ineluttabilità.

Marione e la vignetta sull’Unione europea come Auschwitz. Il Pd accusa, lui cambia il disegno e ci mette un wc.

Questa è la differenza che passa tra chi le cose le fa per davvero, erede e rappresentante consapevole di uno stato che, piaccia o non piaccia, quando serve ha saputo scendere in guerra per un principio e riprendersi 2 isole con 1.000 abitanti e 400.000 ovini che stanno a 13.000 kilometri dalla madrepatria che ne difende i confini, e chi, trovatosi nella posizione di esercitare il potere professionalmente, non sembra capace di distinguere tra responsabilità e vaghi interessi, e mentre genericamente predica la prima, porta avanti agende politiche fumose, e lo fa senza mai assumersi nel concreto l’onere di nulla.

Per cui se difendere diritti, confini e tutela dei cittadini non collima con il diktat ricevuto… pazienza. E questo fa arrivare Bonaccini fino al punto paradossale di vantare i traguardi di eccellenza di una regione retta dal proprio partito (il PD), presentandosi in manifesti elettorali senza il logo e simbolo del partito che lo candida. Meglio parlare di fanta-eccellenze nel quadro autoreferenziale del “restiamo umani” e l’impegno lasciarlo a chi verrà.

Johnson, la cui proposta di uscita negoziata in ultima analisi non era molto dissimile da quella di May, è un incapace? Mah, rispetto a certi personaggi di casa nostra è un gigante, e spiace dirlo, se per vedere qualcuno che incarna in modo chiaro la volontà popolare serve rifarsi ai conservatori inglesi, allora il livello di inconsistenza della cosiddetta sinistra si commenta da sé.

 

Alessandro Guardamagna

Fonte: https://comedonchisciotte.org/

 

Alessandro Guardamagna lavora come insegnante d’inglese e auditor qualità a Parma, in precedenza ha ottenuto un PhD in Storia e un Master in American Studies presso University College Dublin, in Irlanda, dove ha lavorato e vissuto per 10 anni. Da sempre sovranista, scrive articoli di politica e storia su ComeDonChisciotte dal 2017.

 

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