Pericle Fazzini: scultore del vento – dai riconoscimenti accademici alla diatriba esoterica

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Di Giacomo Ferri per ComeDonChisciotte.org

Quest’oggi vorrei parlarvi di uno scultore italiano del ‘900, Pericle Fazzini, in occasione del 110° anniversario della sua nascita e che nelle Marche, per la precisione nel borgo conosciuto come la “Perla dell’Adriatico”, ovvero Grottammare, in provincia di Ascoli Piceno, ebbe i suoi natali.

Una panoramica del borgo di Grottammare (AP)

Fazzini nacque nel 1913 in una modesta famiglia, il padre Vittorio era falegname e, proprio nella sua bottega, iniziò ad affinare le sue abilità manuali; grazie all’intervento del poeta Mario Rivosecchi, suo concittadino, che nel 1928 aveva iniziato ad insegnare storia dell’arte in due licei romani, convinse Vittorio Fazzini di far trasferire il figlio nella capitale e, nel 1929, Pericle si trasferì a Roma, città in cui rimase per tutta la sua vita.

Appena trasferito si iscrisse all’Accademia di Belle Arti e nel 1931, appena diciottenne, vinse un concorso per realizzare il monumento del Cardinale Dusmet a Catania, opera che non realizzerà e che verrà, in seguito, affidata alla scultore siciliano Silvestre Cuffaro.

Nel 1935 partecipò e fu premiato alla Quadriennale di Roma, mentre nel 1938, anno in cui cui aprì il suo studio nella famosa Via Margutta di Roma, fu invitato a partecipare alla Biennale di Venezia, in cui espose alcune sculture dedicate al poeta Giuseppe Ungaretti; dal 1937 al 1952, inoltre, insegnò all’Accademia di Belle Arti di Roma e, successivamente, all’Accademia di Belle Arti di Firenze e all’Accademia di Brera dal 1958 al 1980, anno in cui si ritirò dall’insegnamento.

Una delle sculture, ritraenti Giuseppe Ungaretti, presentate alla Biennale di Venezia del 1938

Le sculture di Fazzini, che il poeta Giuseppe Ungaretti definì “scultore del vento”, sono presenti in svariati musei italiani tra cui il Museo del Novento di Milano, la GNAM di Roma e la Peggy Guggenheim Collection di Venezia e molti musei esteri come la Tate di Londra, il MOMA e il Metropolitan di New York, nonché i Musei Vaticani.

Pericle Fazzini col suo amico Giuseppe Ungaretti

Parlando di Vaticano è, forse, la scultura più famosa dell’artista quella commissionata da Paolo VI nel 1965, un anno dopo aver commissionato il progetto per la realizzazione di un auditorium all’architetto Pier Luigi Nervi; i lavori architettonici iniziarono nel 1966 e terminarono nel 1971, mentre Fazzini realizzò l’enorme scultura in bronzo titolata “Resurrezione”, di ben 20 metri di lunghezza per 7 di altezza, tra il 1970 ed il 1975: entrambe le opere, sia quella dell’architetto che quella dello scultore, ormai da anni sono al centro di polemiche di tipo esoterico/occulto [1][2][3][4], per alcuni aspetti di entrambe, ma inizierei con la prima nata, ovvero l’Aula delle udienze Pontificie.

Pericle Fazzini durante una fase di realizzazione del bozzetto, a grandezza naturale, dell’opera “Resurrezione”

Osservando l’Aula Nervi (ribattezzata in seguito Aula Paolo VI) dal fondo della sala in direzione del palco, lo spettatore ha la sensazione che il tutto assuma l’aspetto di una testa di serpente vista difronte, diversi sono i fattori che causano questo effetto ottico:

Una panoramica, dal fondo, dell’Aula Paolo VI in Vaticano

– il primo è dovuto alla presenza delle uniche due finestre ovaleggianti, in posizione orizzontale, realizzate con vetri colorati a piombo, poste ai lati della sala e che, proprio grazie ai colori scelti per i vetri e al disegno di due emisferi che si incrociano, sembra di vedere una pupilla al centro di ogni finestra;

Dettaglio di una delle due finestre dell’Aula Paolo VI

– il secondo è legato al soffitto/lucernario, interamente costituito da una trama intricata, in cemento armato, come fosse una rete ed al fatto che gli spazi vuoti, rettangolari, guardandoli in sequenza assumano una forma più romboidale e riportino, così, alla mente la forma delle squame di un serpente;

Una delle fasi di esecuzione dei lavori di costruzione dell’Aula Paolo VI (circa fine anni ’60)

– il terzo fattore, nel punto focale, ovvero il palco, è la presenza delle uniche due colonne che incorniciano la scultura di Fazzini e che sembrano avere una base più larga in alto e terminare affusolate, facendole assomigliare a dei canini venefici, come quelli delle vipere e dei crotali. In realtà le due colonne hanno una base identica, solo che questi due parallelepipedi irregolari, inclinati verso la parete dietro al palco, si intersecano al centro e cambiano posizione, ovvero in alto la base è in orizzontale e quindi visivamente più larga, al centro si affina e al suolo la base è messa per lungo in direzione della parete esterna del palco, pertanto resta visibile la parte più stretta, da qui l’effetto ottico.

Particolare del palco dell’Aula Paolo VI, in cui si vedono entrambe le colonne

Su Pier Luigi Nervi e la sua collaborazione con la Chiesa Cattolica ci sarebbe da aggiungere qualcosa, in particolare sui disegni delle sue strutture che, casualmente, fanno pensare a forme ben specifiche, come nel precedente caso e come in quello della Chiesa di San Gaspare del Bufalo [5], a Roma, realizzata subito dopo l’Aula Paolo VI.

Facciata frontale della Chiesa di San Gaspare del Bufalo a Roma, nel quartiere Tuscolano

La suddetta chiesa ha una pianta quadrata e, nel complesso, appare come una piramide e proprio sulla parte frontale, che è anche l’ingresso dei fedeli, ci appare un enorme triangolo con, in alto, un’unica finestra a forma, inconfondibile, di occhio stilizzato ed il tutto porta a pensare, inequivocabilmente, al triangolo con l’occhio che vede tutto, simbolo comune sia del cristianesimo, sia della massoneria.
Non finisce certo qua, perché se andiamo a guardare la struttura dall’alto, la chiesa ed i suoi annessi, formano un altro simbolo che, stavolta, non è accomunabile al cristianesimo, bensì esclusivamente alla massoneria, ovvero: la squadra e il compasso. Un caso? Chi lo sa! Certo che, analizzando i due “casi”, non può non venire in mente cosa scriveva Agatha Christie

un indizio è un indizio, due indizi fanno una coincidenza, ma tre indizi fanno una prova,

in questo caso la prova che Nervi si atteneva pedissequamente alle richieste del committente, come durante l’era fascista, quando realizzò lo stadio di Firenze, volle che dall’alto lo stadio assumesse la forma di una “D” in stampatello (D di Duce, ovviamente), o che lo stesso si divertiva a creare strane atmosfere, con simboli e disegni di vario genere.

A sinistra la Chiesa San Gaspare del Bufalo vista dall’alto – A destra uno dei simboli della Libera Muratoria o massoneria: la squadra e il compasso

Ma torniamo alla scultura, anche in questo caso le polemiche si sprecano, soprattutto per il Cristo che risorge e che campeggia al centro dell’enorme scena, di primo acchito pare uscire da un’intricata vegetazione, mentre Pericle Fazzini disse della sua creazione

Il Cristo risorge da questo cratere apertosi dalla bomba nucleare: una atroce esplosione, un vortice di violenza e di energia”;

osservando meglio la scena si potrebbe, in effetti, pensare che invece di vegetazioni si tratti di figure non meglio definite, anime grottesche se vogliamo dire e se pensiamo al significato intrinseco della resurrezione, non faticheremo ad accettare l’ipotesi che l’artista abbia voluto sottolineare come Gesù, sacrificatosi per i peccati dell’umanità, si erga al di sopra della morte e dei defunti dispersi, fino ad allora, in un limbo senza prospettive in attesa del Giudizio.

Pericle Fazzini, scultura in bronzo dal titolo “Resurrezione” 1970-75, cm 700x2000x300 – Aula Paolo VI in Vaticano

Questo mi fa pensare che, fino al momento in cui Cristo è morto, la prospettiva dei seguaci non era affatto rappresentata dalla salvezza attraverso la resurrezione ma la parusia, ovvero la salvezza immediata in vita, come possiamo facilmente apprendere leggendo il libro dell’evangelista Luca, in particolare nel capitolo 17 versetti 34 e 35

Vi dico: in quella notte due si troveranno in un letto: l’uno verrà preso e l’altro lasciato; due donne staranno a macinare nello stesso luogo: l’una verrà presa e l’altra lasciata.”,

ecco che dopo la morte di Cristo i suoi seguaci e, successivamente, Paolo hanno iniziato a predicare la salvezza attraverso la resurrezione abbandonando, di conseguenza, la parusia.

La polemica sulla scultura nasce, oltre alla scena in sé, al fatto che nel groviglio informe si possano scorgere figure antropomorfe, proprio sulla figura di questo Gesù e, principalmente, dai suoi capelli mossi al vento che, spostandosi sulla destra, vagamente ricordano la testa, o meglio il teschio, di un serpente visto di profilo. Certo neanche queste vesti lacerate sul lato destro piacciono molto, sembrano essere delle ali e proprio sul lato della testa del serpente!

Particolare della figura del Cristo della scultura “Resurrezione” di Pericle Fazzini

 

Ad ogni modo lascio a voi, che leggete, ogni commento sia sulla scultura che sull’auditorium del Vaticano e, oltre ciò, vi esorto comunque ad andare a scoprire, o riscoprire per chi già lo conoscesse, le opere di questo eccellente artista del ‘900, che per 60 anni ha scolpito ed ha emozionato attraverso le sue creazioni.

Di Giacomo Ferri per ComeDonChisciotte.org

NOTE

[1] https://www.bibliotecapleyades.net/vatican/esp_vatican187.htm

[2] https://ufoalieni.it/il-serpente-del-vaticano/

[3] https://www.hackthematrix.it/?p=35915

[4] https://newagora.ca/inside-popes-reptilian-audience-hall-vatican-city/

[5] https://www.luoghimisteriosi.it/lazio/roma-sangaspare.html

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