Filosofia della Chiesa per credenti perplessi

Mentre la Chiesa è sempre più deviata dai nemici interni ed esterni, si diffonde la ricerca di alternative e rifondazioni che tuttavia contraddicono per essenza lo spirito dell'eredità apostolica.

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Non v’è Cristianesimo senza Chiesa, nella stessa misura in cui non v’è allievo senza maestro, né servo senza padrone. Per un cristiano davvero praticante questo semplice principio dovrebbe essere assodato, evidente come un assioma. È infatti lo stesso Gesù a volere con sé, dall’inizio della sua opera, degli apostoli pre-scelti che lo seguissero, imparassero e diffondessero quella luce degli uomini.

Tuttavia, nel caso qualche distratto non se ne fosse accorto, il mondo cristiano sta soffrendo esangue la peggior crisi dai tempi della Riforma e, come sempre, laddove il pastore non solo è incapace di fronteggiarla ma è a maggior ragione pieno complice di essa, il gregge si trova a brancolare nelle tenebre. Papa eretico, Vaticano massonico, crisi demografica, dei fedeli e attacchi alla religione da ogni dove. Non sorprende quindi se tra quest’ultimi v’è chi, appartenente o meno alla Chiesa cattolica, ritiene non soltanto vantaggioso ma doveroso schierarsi contro la Chiesa istituzionale. A tal proposito, lungi dal dilungarsi su tutti gli elementi che hanno compromesso e stanno compromettendo la storia della Chiesa cristiana, è necessario fare un po’ di chiarezza su cosa realmente la chiesa sia, nonché sul significato che essa ha e deve avere soprattutto per coloro i quali si dichiarano cristiani praticanti o simpatizzanti in cerca di riferimenti concreti.

Catechismo di base

Prima ancora che la basilica di San Pietro, la Chiesa è la comunità dei fedeli in Gesù Cristo[1], Figlio di Dio e Dio incarnato, morto in croce e risorto affinché venga ripristinata la possibilità di salvezza dopo la corruzione originaria, compresi i nostri peccati storici e presenti. La comunità dei fedeli, al contrario di quanto oggi creduto in larga parte, non è costituita da casalinghe zitellone e bigotte o da pseudo-intellettuali desiderosi di intraprendere una vaga ricerca di spiritualità. Il cristiano praticante, nel vero senso della categoria, è un rinato: «In verità, in verità ti dico, che se uno non rinascerà di nuovo non può vedere il regno di Dio» [Gv 3,3]. La rinascita, l’iniziazione del cristiano è sublimemente ritualizzata col Battesimo: l’acqua battesimale sancisce il passaggio a nuova vita dello spirito[2]; «Quel che è nato dalla carne è carne e quel che è nato dallo Spirito è Spirito» [Gv 3,6]. Esso è rigenerato ed evoluto rispetto ad uno stato metafisico anteriore o semplicemente rispetto ad una vita precedente, contraddistinta non soltanto dal peccato originale, ma anche, molto spesso, dalla perdizione, dagli errori causati dai nostri peccati e dall’imperfezione umana, nonché dalle illusioni che ci portano in strade sbagliate.

Proprio per questo motivo, Dio ha deciso di farsi conoscere da noi uomini e ci ha rivelato che è possibile rinascere, potersi riscattare, in qualsiasi momento ed in qualsiasi luogo. Tutto ciò che chiede in cambio è di seguirlo, perché egli è la Via, la Verità e la Vita [Gv 14, 6]. È tipico di chi non ha mai sperimentato la “caduta”, la vera crisi interiore, a cui è seguita una nuova nascita di sé stessi, non capire fino in fondo la realtà di questo concetto. La società dei cristiani è, quindi e innanzitutto, il regno dei rinati in spirito, coscienza ed intelletto. Simulacri in questo mondo della rinascita finale nel regno di Dio.

Verrocchio e Leonardo, Battesimo di Cristo, 1475-1478 , Galleria degli Uffizi, Firenze

Dall’accettazione della Via, consegue il dovere della servitù nei confronti del Cristo. Il cristiano è un servo di Dio che vuole e cerca l’obbedienza alla sua Volontà, difende la sua Verità, come uno schiavo fa nei confronti del suo padrone. Anche questo punto può sembrare controverso, soprattutto agli occhi dei moderni. Ma la servitù volontaria a Dio significa esattamente ciò che essa proclama: l’obbedienza esclusiva (e l’attributo “esclusiva” è la chiave dirimente) alla legge di Dio e di nessun altro: «Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il più grande e il primo dei comandamenti» [Mt 22, 37-38; Mc 12, 29-30; Lc 10, 27]. Il vero cristiano non vuole e non può concedere simile obbedienza ad alcun potere terreno, se non nella misura in cui è lecito dare a Cesare quel che è di Cesare. Qualsivoglia Bill Gates, Biden, Draghi, Meloni, i potenti di Pfizer o Google e persino la persona del Papa non sono nulla, se non miserabili vipere da schiacciare, in confronto a Dio. Né l’arricchimento di denaro, né alcuna professione accademica, né alcuna posizione di potere, onore,né alcun successo mondano può elevare davvero il cristiano, ma solo la spada di Cristo. Non è quindi un caso se i cristiani sono stati perseguitati per secoli prima di venire riconosciuti come il sale della terra e la luce del mondo [Mt 5, 13-14].

Ancora, Dio è Via, Verità e Vita. È Via da seguire perché non si stia nella morte della sterile quiete mentre tutto adempie al suo scopo. È la Via retta in quanto lastricata dalla luce del Verbo in Principio, in quanto è difesa per i deboli, giustizia per le vittime, carità per i poveri, pietà per i pentiti, sollievo per i sofferenti; è fede nella Provvidenza in ogni sventura.

Dio è Verità, perché nulla è stato fatto se non per mezzo di lui [Gv 1, 3]; non può sussistere la fede senza l’intelletto capace di com-prendere il creato, discernere tra bene e male, tra vero e falso, indipendentemente da sé stessi, dal proprio interesse e al di fuori di ogni utilità.

Infine, la Vita è in Dio e perciò Dio è nella famiglia, nell’amore; in quello dello sposo verso la sposa, così come in quello di entrambi per i figli: «La famiglia è lo specchio in cui Dio si guarda e vede i due miracoli più belli che ha fatto: donare la vita e donare l’amore» (Giovanni Paolo II). La vita è il primo dei doni che otteniamo, gratuitamente, così come senza alcun prezzo riceviamo l’amore della madre. E sempre nella famiglia si manifesta la volontà di Dio, per la quale non è bene che l’uomo sia solo [Gn 2, 18]. L’essere umano non è uomo sociale per mere ragioni biologiche: sin dal concepimento, l’uomo è già di per sé in società col padre e la madre e la società naturale si riconferma ininterrottamente, dalla nascita fino alla cura del fanciullo.

Pertanto, tutto ciò che rema contro tali princìpi è anticristico nel senso più logico e immediato del termine. Per questo il cristiano propriamente detto è un guerriero, un servo e soldato di Dio, perché chi vuol essere partecipe del suo Regno si assume il dovere di difenderne i suoi sacri valori contro i nemici della sua Opera. Ce lo ricordano i sacramenti della Comunione o Cresima[3], l’iniziazione alla vita da “guerriero della fede”, nella quale v’è la figura del Padrino che rappresenta la guida, il maestro che inizia il confermato alla lotta della vita, soprattutto quella, va precisato, contro il peccato interiore prima ancora che contro i nemici esterni. Vita est militia super terram è un principio etico fondamentale di un vero cristiano, sebbene troppo spesso dimenticato.

Statua di S.Paolo, Basilica di San Paolo fuori le Mura, Roma

Kēphâs, non praevalebunt, katéchon

Ora, al netto di quanto detto finora, sorge spontaneo il dubbio che di fatto serpeggia in chiunque non sia dissociato dalla realtà: se appunto anche la Chiesa stessa non si stia dimostrando manchevole rispetto alla sua natura ed il suo scopo. Siccome la risposta è, purtroppo, affermativa non è un caso che si stia diffondendo, sia tra religiosi che tra laici, l’idea che la Chiesa, ed in particolare quella cattolica capeggiata da personaggi come Bergoglio, non abbia poi molta ragione di esistere. Secondo molti cristiani, anche sedicenti cattolici, se ne potrebbe fare a meno senza alcun rimorso. Spesso tale opinione è accompagnata da idee confuse che sfociano in dichiarazioni di intenti scismatici: secondo alcuni basta la sola fede personale (sola fide, ossia il protestantesimo), altri propongono la creazione di nuove sette, altri ancora si rifugiano in rinnovati donatismi, catarismi, gnosticismi ecc. Pertanto, è necessario, prima ancora che intervenire sulla vexata quaestio del papa legittimo, fare chiarezza per chi, giustamente schifato dai rappresentanti della Chiesa ufficiale, va in cerca di fantocci di santità autoprodotti, dando vita a mostruosi centauri, per dirla con Hobbes, che nulla di benefico possono fare se non aprire le strade al male.

Innanzitutto, bisogna saper distinguere il Vaticano, cioè lo stato giuridico conosciuto anche come Santa Sede, dalla Chiesa, ossia l’istituzione che porta ad unità il complesso storico, dottrinale, teologico, filosofico, sociale, scientifico e culturale dei cristiani eredi della tradizione apostolica originaria. La Chiesa è stata voluta e fondata direttamente da Gesù Cristo. Dio pre-scelse l’apostolo Simone, conferendogli il nome di Pietro (Cefa, Kēphâs), ossia la pietra sul quale «edificherò la mia chiesa» [Mt 16,18]. È questa la verità sull’origine della Chiesa in quanto istituzione reale, duratura, non levigabile a piacimento, né ad opera del tempo. Fu con la pietra che Mosè fissò per sempre le leggi di Dio, che Gesù non rinnega, ma conferma. Non si tratta di vaghe voci tramandate dagli uomini a seconda dei tempi, tutt’altro: sono scolpite su pietra e sempre Gesù ci ha rassicurato che non soltanto la sua Chiesa deve essere solida come pietra, ma nientedimeno che «le porte dell’inferno mai prevarranno contro di lei» [Mt 16, 18]. Il non praevalebunt indica già di per sé due fatti: per prima cosa, Gesù afferma che il male non vincerà mai. Ma su che cosa? Esattamente sulla Chiesa, «su di lei (adversum eam)».

Perugino, Consegna delle chiavi, 1481-82, Cappella Sistina, Vaticano

Non si sta parlando, quindi, di un mero principio di inferiorità del male nel mondo. La vittoria del Bene è in funzione delle vicende che riguardano la Chiesa di Pietro. Non è infatti un caso che i servi del demonio stiano cercando di sottomettere – e sottomessa lo è già in larga parte – proprio la Curia romana. Cosa che– e qui confesso il mio biasimo – nemmeno tanti dei c.d. “risvegliati” ha ancora capito. C’è davvero chi, ancora accecato da anni di indottrinamento da tutti i megafoni, non si rende conto che le prime vittime del potere massonico globalista sono proprio i cristiani (insieme ad altri fedeli in Dio ed in Gesù giudice universale) nelle loro vite e nella loro “casa”. L’attuale guerra contro la Terza Roma Russia o il genocidio di fedeli di Cristo, sia cristiani che musulmani, in Terrasanta da parte degli “eletti” dovrebbe attivare qualche antenna funzionante a fasi alternate.

Ciò detto, in secondo luogo dal non praevalebunt scaturisce la necessità di un katéchon (κατέχον): “ciò o colui che trattiene” il male. Del katéchon ne parla S. Paolo, il quale lo inserisce nel momento della grande apostasia, la quale a sua volta prepara la venuta dell’anticristo:

«Nessuno vi inganni in alcun modo; poiché quel giorno non verrà se prima non sia venuta l’apostasia e non sia stato manifestato l’uomo del peccato, il figlio della perdizione, l’avversario, colui che s’innalza sopra tutto ciò che è chiamato Dio od oggetto di culto; fino al punto da porsi a sedere nel tempio di Dio, mostrando sé stesso e proclamandosi Dio. Non vi ricordate che quando ero ancora con voi vi dicevo queste cose? Ora voi sapete ciò che lo trattiene affinché sia manifestato a suo tempo. Infatti, il mistero dell’empietà è già in atto, soltanto c’è chi ora lo trattiene, finché sia tolto di mezzo» [2 Ts 2, 3-7]

Vale a dire che il katéchon, affinché sia tolto di mezzo il male, lo deve conservare in parte nel presente. “Trattenere” infatti non è eliminare subito e definitivamente, bensì come qualsiasi guarigione da una malattia, accompagnata dall’effettivo superamento di essa, risulta necessaria l’accettazione di una parte dell’agente patogeno affinché il corpo nel suo complesso (corpus christi) possa diventare immune. Ma non avverrà per l’appunto se non dopo aver sofferto, conditio sine qua non dell’immunità maggiore. Probabilmente è per questo che Dio permette il male, non tanto nel mondo in generale, quanto all’interno della sua stessa istituzione. Perché, per chi ancora non l’avesse capito, la Via di Dio è sofferenza e penitenza, in vista di un bene superiore. La fede è un fardello a cui si lega tutta la propria vita, non il passatempo per “spirituali” annoiati.

Duccio di Buoninsegna, Vocazione di San Pietro, 1308-1311 circa, National Gallery of Art, Washington

Analogamente è una vergogna il sedicente “cristiano” medio di oggi, il quale confonde la fede per un pensiero debole asservito al nichilismo post-moderno per cui “alla fin fine va bene tutto” e “l’inferno non esiste”, correlati teologici dei vari “vaccinarsi è un atto d’amore”, Pachamama in S. Pietro e (purtroppo) tante altre porcherie. Non si possono contare i battesimi che dovrebbero rifarsi questi seguaci di Bergoglio; essi vivono ancora ipnotizzati dalle ombre della caverna che il sistema mette loro davanti agli occhi. Ma anche qui, il vero cristiano non si dispera, anzi ha bene in mente che il Cristo stesso, nonostante avesse previsto tutto, volle che a Lui fossero raccolti tutti i pesci, perché ci avrebbe pensato Lui stesso a separare quelli validi dagli altri (Mt 13, 47).

Il pericolo degli scismatici

Ma, come già anticipato sopra, dalla testa di Medusa sgorgano innumerevoli serpenti. Tra di essi, vi sono infiltrati, sovversivi o credenti dell’ultima ora, pronti a frammentare e destrutturare la Chiesa di Pietro dando vita a movimenti esclusivi, ossia non cristiani, e sette carbonare le quali, da una parte, misconoscono (giustamente) tutto ciò che riguarda la corruzione della Curia, dall’altra tuttavia, sentendosi  superiori, i nuovi eletti tacciano di ignoranza ontologica chiunque non è come loro. Questi ritengono di doversi fare “una Chiesa tutta per sé”. Oggi come ieri, gli eretici antipapisti sostengono la causa del purismo, del donatismo; sono i nuovi farisei che predicano l’infallibilità di sé stessi, che guardano boriosamente agli errori della Chiesa sanguinante e nuovamente messa in croce senza andare al nocciolo del problema, bensì evitandolo egoisticamente.

Essi si ritengono più puri degli altri (leggasi: “più uguali degli altri”) e così tanto gnosticamente “spirituali” da voler provocare lo scisma. Quest’ultimo è il nome dato alla presunzione di potersi fare vicari di Cristo da soli, il principio del fiat voluntas mea nascosto sotto un velo di catarismo socialmente micidiale. Perché è dal volersi fare vera religio da soli che scaturiscono tutti i relativismi dottrinali, gli stravolgimenti dei sacramenti per cui si giunge alla situazione nel quale qualsiasi fornicatore o qualsivoglia ignavo può dirsi santo o al credente egoista che non sa cosa sia il secondo nuovo comandamento del Cristo. E allora tutto va bene, perché «l’inferno non esiste»[4] e perché ostinarsi ancor a seguire il Vangelo se «non è un distillato di verità»[5]? Anzi, perché non cambiare la più sacra e importante di tutte le preghiere, il Padre Nostro? Va benissimo aprire a chiunque rinneghi i comandamenti, fare gli inclusivi con chiunque infanga e rinnega Cristo, ma allo stesso tempo si escludono gli unici che seguono la Via come essa è di fatto, tacciando questi di conservatorismo, tradizionalismo parimenti alle modalità del politicamente corretto nelle cose mondane, perché di fatto è ciò che avviene a frequenze più sottili. Come in cielo così in terra.

Duccio di Buoninsegna, Madonna col bambino in Trono, 1285 circa, Galleria degli Uffizi, Firenze. Detta anche Madonna Rucellai si tratta di un capolavoro che rappresenta il trono della Madonna come una cattedrale, la Chiesa stessa.

Gli aspiranti settarismi che fremono per darsi al carnevale in una notte di Valpurga sono indubitabilmente incompatibili con la Chiesa, non soltanto rispetto ai fini teologici e valoriali, quanto anche per essenza strutturale: la setta è esclusiva e garantisce l’accesso solo ai propri farisei, mentre la Chiesa è madre di tutti: anche un miscredente, ateo o satanista può entrare in una chiesa. I sacramenti, che piaccia o no, rimangono validi indipendentemente dall’etica della persona addetta che li esegue (v. nota 2). A nessuno è negato l’accesso. Sta poi a ciascuno volerne seguire la Via, non il contrario. In altre parole, il problema non consiste nel dare o no l’eucarestia a dei peccatori, ma nel benedire volontariamente ciò che non può essere sacro perché per necessità è contrario al sacro (es: Fiducia Supplicans). Per questo, oltre alle sette vi sono gli illusi e i destabilizzatori che fanno proclami ingannevoli all'”apertura” letteralmente nei confronti di tutti i nemici della Chiesa (massoni, lgbt, religioni pagane, ideologie politiche anticlericali, filosofie transumane, e culti tribali anticristici), mentre vogliono fare piazza pulita esattamente dei veri cristiani, queli che molto semplicemente, ne seguono la Via così come è scritta nel Vangelo, è stata per 2000 anni e deve essere fino a nuova venuta.

La Chiesa invece è Notre Dame che offre la rinascita e la vera vita a chiunque l’accetta per quello che suo Figlio ha promesso. Non deve accontentare l’Uomo, ma Dio ed egli è Padre di tutti. Non è un’azienda che deve offrire prodotti competitivi sul mercato. Se uno vuole seguire Cristo, ecco il suo Vangelo e la sua dottrina, nonché i suoi Sacramenti. Chi non vuole farne parte, è liberissimo e la Chiesa aiuterà comunque tutti, anche i suoi nemici, per la loro salvezza. S. Agostino disse che il sangue di Cristo fu il prezzo per l’universo, non per una minoranza, nonché: «La verità è che quelle singole chiese non si trovano nelle numerose nazioni dove c’è questa Chiesa; mentre questa, che è dappertutto, si trova anche dove sono quelle»[6].

Le chiavi di Pietro

Gesù incarnato ha pre-scelto Simone, gli ha conferito il nome di Pietro ed a lui, solamente a lui, ha consegnato le chiavi del regno dei cieli. Infine, gli ha rivelato che «qualunque cosa avrai legata sulla terra, sarà legata anche nei cieli; e qualunque cosa avrai sciolta sulla terra, sarà sciolta anche nei cieli» [Mt 16,19]. Le chiavi sono di S. Pietro e, per quanto se ne possa fare cattivo uso, nessuno se ne può appropriare liberamente. Sotto la veste bianca può anche starci l’anticristo, ma rimane una soltanto, la quale, essendo originata da Dio, non può essere in alcun modo copiata o ricucita da uomini. Perché dall’uomo non può scaturire nulla che trascenda il tempo a lui concesso, mentre «il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole sono eterne» [Mt 24,35].

L’immagine delle chiavi, simbolo apparentemente esoterico, è in realtà l’immagine più azzeccata di come dev’essere la Chiesa. La chiave è innanzitutto un oggetto con una determinata forma, una conformazione complessa ma precisa. Essa è un oggetto con una forma chiara che si distingue non soltanto da altri oggetti ma dalle altre chiavi stesse. Tradotto, la Chiesa ha una forma determinata, visibile e non malleabile a piacimento; è il regno della forma e in questo si presenta come l’esatto contrario del fluido, informe e indefinito. A differenza di certi buddismi, spiritualismi new age, manicheismi [7], a certi pensieri deboli e post-umani, la chiave di Pietro è depositaria della conservazione della forma, dell’essere in quanto è ciò che è per creazione divina; delle cose che sono come devono essere per amore degli esseri come pensati da Dio; è il Bene aristotelico che consiste nell’essere di ogni cosa in quanto con-forme alla sua natura ed al suo scopo; è il Bene agostiniano che consiste nella vicinanza più forte all’Essere in quanto l’essere creato è immagine di Dio; ma soprattutto è la forma di una Via che porta verso una precisa destinazione, un obiettivo finale eterno. Essa si oppone al regno del caos indefinito e del tutto fluido, del divenire incessante e incerto; il mondo del tutto e contrario di tutto, ossia il regno del ribaltamento della natura, dell’androgino, del baphometto. Il male è ciò che vuol portare le cose al non-essere, ribaltato spesso nell’essere tutto e quindi nulla; è la confusione tra bene e male, è la corruzione del primo e il ribaltamento della dominanza del male sul bene. Sant’Agostino era solito posare una mela sulla cattedra prima di iniziare ogni lezione: «Se qualcuno vuol provare a farmi credere che questa non è una mela, se ne vada». Senza la Forma, il Logos, che dà Vita e Anima all’Essere, vige il tutto e nulla infernale.

G. De Fabris, Statua di S. Pietro, 1820 circa, Piazza S. Pietro, Vaticano

Inoltre, la chiave apre una porta, ha una sua serratura precisa, un cancello che solo essa può aprire. Non si entra nel regno dei cieli senza passare dalla porta stretta e solo quella chiave può aprirla. «Nessuno arriva al Padre se non per mezzo di me» [Gv 14,6], cioè, non vi sono altre vie che quella del Cristo, sempre per lo stesso motivo: «Io sono la Via, la Verità, la Vita», perciò «chi non è con me è contro di me, e chi non raccoglie con me, disperde» [Mt 12,30]. Questo è un valore assoluto e non negoziabile del Cristianesimo e su cui si fonda la sua Chiesa. In ciò non v’è nulla di così esoterico, né si tratta di speculazioni lasciate alla fantasia del singolo.

Il rinnegamento di Pietro

Le chiavi sono chiavi con la loro forma e la loro funzione. Chi non le vuole o preferisce attraversare altri cancelli è libero di farlo, ma non si può asserire che esse non siano tali. Non si possono prendere le chiavi di Cristo e volerle modificare, perché il cancello del Cielo rimane quello che è. Né ha senso voler aprire altre porte, per ovvie ragioni. Il possessore delle chiavi ne sta facendo cattivo uso? Verissimo, ma tali rimangono e, nonostante tutto, sebbene possa risultare strano o inaccettabile a molti, va in parte anche bene, perché come sempre è Gesù a dircelo: «In verità ti dico: questa notte stessa, prima che il gallo canti, mi rinnegherai tre volte» [Mt 26, 34]. A chi lo dice? Esattamente a Pietro. Gesù stesso profetizza che sarà la sua stessa Chiesa a rinnegarlo. Non una, non due ma ben tre volte! Nel linguaggio della Bibbia, molti numeri ripetuti, o quelli che indicano maggior quantità rispetto ad una quantità naturale, equivalgono a “molte volte, innumerevoli, ripetutamente”. Già prima che la notte sia passata Pietro viene meno al suo apostolato, a ciò che il Cristo stesso gli ha pronunciato nelle orecchie.

Caravaggio, Il rinnegamento di S. Pietro, 1609-1610, Metropolitan Museum of Art, New York.

Non vi dovrebbe essere sgomento se gran parte della Chiesa, Vaticano in primis, sta facendo più danni che altro. Dio conosce troppo bene l’uomo, per non aspettarsi il tradimento di Giuda accompagnato da un bacio. Non si lascia persuadere da Pietro che, la sera stessa in cui lo rinnega, gli dice di amarlo fino alla morte, che avrebbe dato la sua stessa vita per Cristo. Ecce homo e tutto il suo peccato. Ma appunto, per quale altro motivo il Cristo avrebbe accettato di morire in croce da uomo, se non per la nostra immeritata salvezza?

La complessa trama delle opposizioni

La Chiesa è la grande prostituta, fa dire Dostoevskij al grande inquisitore, ma egli non vide che essa è la Madonna piangente che soffre perché il mondo non vuole più suo figlio. Ecce Mater Dei, la cattedrale di Dio, straziata in questa valle di lacrime nella quale il suo Prescelto è ricercato con affanno, ma senza che sia scovata alcuna traccia dalla lanterna di sua madre. Eppure, nonostante tutto, la Chiesa, Una, Santa, Cattolica, Apostolica, rimane per sempre la sposa regale di Cristo, la depositaria delle sue chiavi e la sua rete di uomini.

Politicamente, la Chiesa è sempre andata avanti e continuerà a farlo nella misura in cui essa incarna quella che Carl Schmitt definiva la rappresentazione della Complexio Oppositorum:

«La politica cattolica [è] opportunismo senza limiti. La sua elasticità è in effetti sorprendente. È infatti capace di unirsi a correnti e a gruppi contrapposti. Migliaia di volte si è potuto rinfacciarle ed enumerarle, con quali diversi regimi e partiti, in paesi diversi, sia entrata in coalizione; come secondo la congiuntura politica, si sia alleata con gli assolutisti e con i monarcomachi; come […] sia stata scudo della reazione e nemica di tutte le libertà liberali, mentre, in altri paesi, esercitando una dura opposizione, rivendicava per sé quelle stesse libertà, e particolarmente la libertà di stampa e di insegnamento; come infine predichi, nelle monarchie europee, il legame di trono e altare mentre, nelle democrazie contadine dei cantoni svizzeri o nel Nord America, sa schierarsi a favore di una convinta democrazia»[8].

Quanto appena citato può rientrare perfettamente nel novero dei misteri della fede. Profeta è colui il quale può cogliere appieno questa metafisica potenza del cattolicesimo, per cui è in grado di accogliere tutte le forme e le possibilità politiche, nonché di estendere la sua luce negli interstizi delle vicende storiche. Un tempo forse alcuni l’avrebbero chiamata Provvidenza, altri Teodicea. Oggi assume la veste della giustizia di Dio che si giustappone alla veste di un ethos della gloria, dello splendore e dell’onore[9] in quanto rappresentante del più sacro degli Uomini. Nel suo ruolo di rappresentante del Cristo che si è incarnato, che è stato rinnegato, crocifisso ed è risorto, la Chiesa stessa è l’incarnazione dell’umanesimo più universale. Così tanto umanistica che, proprio per questo motivo, sarebbe la cosa più disumana se essa si elevasse, non tanto al di sopra, bensì al di fuori delle vicende umane, comprese le più ripugnanti. Lo stesso ufficio del Papa consiste nell’umanità di un rappresentante che è allo stesso tempo personalissimo nel suo ministerio e nella sua voce, ma la cui rappresentazione astrae sempre dalla sua persona rimanendo indipendente dal carisma[10].

Metapolitica della Chiesa

Come già ripetuto, la Chiesa non è il circolo mistico o esoterico per pseudo-intellettuali. Essa è istituzione concreta e vivente, nel senso più dostoevskijano del termine e rappresentante, nel senso della complexio oppositorum, dell’unità dei cristiani, del Corpus Christi. Nella Chiesa vi sono sia il Padre che la Madre: principio il primo incarnato dal Vicario; il secondo nella Chiesa quale Madre e protettrice degli uomini. La Chiesa vive in sé tutte le forme di stato e di governo:

«[La Chiesa è] una monarchia autocratica, il cui capo è eletto dall’aristocrazia dei cardinali e in cui c’è tuttavia tanta democrazia che – senza alcun riguardo per il ceto o l’origine – anche l’ultimo pastore d’Abruzzo […] può diventare quel sovrano autocratico»[11].

Incoronazione di Carlo Magno, XIV circa, illustrazione tratta dalle “Chroniques de France ou de Saint Deni”

Ciò che oggi è nascosto in bella vista è esattamente la complessa e allo stesso tempo sfacciata metafisica politica della Chiesa che persiste al di sopra dei suoi stessi membri fisici, mentre rappresenta dall’alto e allo stesso tempo in ogni interstizio delle vicende umane la spinta inerziale nel tempo di ciascun singolo fedele in un eterno “non prevarranno” del male. Molti elementi, come per esempio la mancanza di un esercito moderno e, paradossalmente, la totale (nonché voluta) ignoranza in fatto di ragion di Stato, favoriscono sicuramente la longevità di una pecora tra lupi [Mt 10, 16], di un umile pesce del Tiberiade fra Leviatani e Behemoth.

Il grande inganno

In conclusione, prima di sparare a zero su Chiesa e cristiani, soprattutto alla luce del presente, bisognerebbe prima sapere di cosa si sta parlando, perché si corre un duplice e pericoloso rischio: da una parte si rischia di fare esattamente il gioco del nemico, il quale sta letteralmente facendo di tutto per disgregare l’unità dei fedeli in Cristo quali baluardi oppositori del nuovo mondo che vogliono imporre. Dall’altra, si rischia di infangare, con grave ignoranza o malafede, l’elefante nella stanza: per ogni sedicente cristiano ebete e inconsapevole ce ne sono migliaia che, nascosti agli occhi dei più, studiano, si informano, usano la luce dell’intelletto per scindere il bene dal male e difendere la Verità Rivelata dal Cristo mostrando che essa è totalmente sovrapposta alla verità nelle vicende umane. Credenti che aiutano ogni giorno chi è in difficoltà, i deboli, ciascuno a suo modo, sacrificando sé stessi, in nome di una fede per la speranza in Dio ed in nome dell’amore per le sue anime. Per ogni prete che non dà l’esempio c’è un esercito sterminato di validi sacerdoti che, non solo combattono l’avanzata della distopia massonica ovunque ve ne sia, ma fanno quotidianamente opere di bene a chiunque glie ne chieda, senza volere nulla in cambio. Per non parlare di tutti coloro che nella preghiera trovano il conforto più potente e semplice ai propri mali.

Il grande inganno di oggi è quella che non ci mostra quanto quotidianamente, un mondo di preti, suore e volontari, umili e ligi all’opera senza cercar fama, salvano bisognosi dalle sventure e persone in difficoltà, indipendentemente dal loro credo. Orfani, malati, spese alle famiglie, conforto psicologico, ripetizioni, assistenza scolastica a bambini e ragazzi, lavori e favori di vario genere o anche solo la disponibilità ad ascoltare e a fare il possibile per il prossimo, il tutto per solo amore di Dio, del creato o alla peggio per volontà di Grazia, ma soprattutto per accettazione della Via. Tutto ciò non rientra nel PIL, né è oggetto di attenzione da parte dell’informazione – e oso dire nemmeno in quella alternativa – per cui ai più sembra che la Chiesa sia soltanto Bergoglio e qualche prete pedofilo messo in evidenza dai media per fare di tutta l’erba un fascio, o quella di tante tragedie storiche inventate dall’insegnamento scolastico massonico. Mentre, tra l’altro, i sacerdoti modernisti e spinti dal sistema che benedicono ciò che letteralmente si oppone al sacro, che non fanno altro che “chiedere scusa” a chiunque come se Cristo fosse la causa di tutti i mali del mondo, chissà come mai, quelli sono osannati e messi in rilievo. Attenzione quindi a voler trovare un rimedio nel superamento del primato di Pietro: nel bene e nel male, equivale a togliere la pietra d’angolo a tutti i rinati nello spirito. Perché, come disse un certo sacerdote sulla chiesa modernista: «Volete cambiare la Chiesa per ricevere più fedeli. Ma così facendo, né rimarranno quelli attuali, né verranno nuovi fedeli».
Benissimo quindi criticare il male che imperversa anche nella Chiesa, ma attenzione a non fare confusione su chi è il vero nemico.

«Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me» [Gv, 15, 18].


Di Matteo Parigi per ComeDonChisciotte.org


NOTE

[1] Dal Catechismo della Dottrina Cristiana di S. Pio X, art. 105: «La Chiesa è a società dei veri cristiani. Cioè dei battezzati che professano la fede e dottrina di Gesù Cristo, partecipano ai suoi sacramenti e ubbidiscono ai Pastori stabiliti da lui».

[2] S. Pio X, art. 290: «Il battesimo è il sacramento che ci fa cristiani, cioè seguaci di Gesù Cristo, figlio di Dio e membri della Chiesa»; art.291: «Materia del battesimo è l’acqua naturale»; 293: «Materia del battesimo è d’ordinario il sacerdote, ma in caso di necessità può essere chiunque, anche un eretico o infedele, purché abbia l’intenzione di fare ciò che fa la Chiesa»; art. 296: «Il battesimo trasforma l’uomo nello spirito e lo fa come rinascere rendendolo un uomo nuovo; perciò allora gli si dà un nome conveniente, quello di un santo che gli sia di esempio e protettore nella vita di un cristiano».

[3] S. Pio X, art. 304: «La Cresima o Confermazione è il sacramento che ci fa perfetti cristiani e soldati di Gesù Cristo, e ce ne imprime il carattere»; art. 309: «La Cresima ci fa perfetti cristiani e soldati di Gesù Cristo, dandoci l’abbondanza dello Spirito Santo, cioè della sua grazia e dei suoi doni, i quali ci confermano o rafforzano nella fede e nelle altre virtù contro i nemici spirituali».

[4] https://www.quotidiano.net/cronaca/inferno-padre-maggi-b25cf981

[5] https://www.quotidianoweb.it/attualita/in-risposta-al-cardinale-matteo-zuppi/

[6] S. Agostino, Lettera ai cattolici sulla setta dei donatisti, cap.3.6.

[7] G. K. Chesterton, The Everlasting Man, 1925, Ignatus Press, San Francisco 2008, p. 215.

[8] C. Schmitt, Cattolicesimo romano e forma politica, trad. it. C. Galli, Il Mulino, Bologna 2010, p. 9.

[9] Ivi p. 63.

[10] Ivi pp. 29-30.

[11] Ivi p. 15.

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