Vasari e le donne artiste

Il racconto del Cinquecento prima di Artemisia Gentileschi

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Nella narrazione comune, quando si parla di pittrici italiane di epoca rinascimentale e seicentesca, il primo nome che immediatamente viene alla mente è quello di Artemisia Gentileschi. Nota a livello popolare per la sua vicenda personale, prima ancora che per il suo talento come pittrice (inizia con il notevole padre Orazio Gentileschi, annoverato tra i più rappresentativi caravaggeschi), Artemisia è apparsa alla critica femminista degli anni della contestazione come il prototipo della pittrice donna in mezzo a un mondo di pittori uomini dove era difficile trovare fama e fortuna. La realtà è che il mondo delle pittrici donne già in epoca rinascimentale aveva espresso individualità notevolissime, riportate con dovizia di particolari nelle “Le vite de’ piu eccellenti pittori, scultori, et architettori, scritte et di nuovo Ampliate da M. Giorgio Vasari Pittore et Architetto Aretino, co’ ritratti loro et con le nuove vite dal 1550 insino al 1567” nella versione giuntina del 1568. Riportiamo qui alcuni passaggi significativi del capitolo dedicato a Properzia de’ Rossi, senza dimenticare le altre grandi che verranno dopo il Vasari, quali Lavinia Fontana, Fede Galizia, Barbara Longhi, Plautilla Bricci, Elisabetta Sirani e, appunto, Artemisia Gentileschi.

VITA DI MADONNA PROPERZIA DE’ ROSSI SCULTRICE BOLOGNESE

 

Gran cosa che in tutte quelle virtù et in tutti quelli esercizii ne’ quali, in qualunque tempo, hanno voluto le donne intromettersi con qualche studio, elle siano sempre riuscite eccellentissime e più che famose, come con una infinità di esempli agevolmente potrebbe dimostrarsi.

Ma certo in nessun’altra età s’è ciò meglio potuto conoscere che nella nostra; dove le donne hanno acquistato grandissima fama, non solamente nello studio delle lettere, com’ha fatto la signora Vittoria del Vasto, la signora Veronica Gambara, la signora Caterina Anguisola, la Schioppa, la Nugarola, Madonna Laura Battiferra e cent’altre, sì nella volgare, come nella latina e nella greca lingua, dottissime; ma eziandio in tutte l’altre facultà. Né si son vergognate, quasi per torci il vanto della superiorità, di mettersi con le tenere e bianchissime mani nelle cose mecaniche e fra la ruvidezza de’ marmi e l’asprezza del ferro, per conseguir il desiderio loro e riportarsene fama, come fece ne’ nostri dì Properzia de’ Rossi da Bologna, giovane virtuosa, non solamente nelle cose di casa, come l’altre, ma in infinite scienze che non che le donne, ma tutti gli uomini gl’ebbero invidia. Costei fu del corpo bellissima e sonò e cantò ne’ suoi tempi meglio che femmina della sua città. E perciò ch’era di capriccioso e destrissimo ingegno, si mise ad intagliar noccioli di pesche, i quali sì bene e con tanta pazienza lavorò, che fu cosa singulare e maravigliosa il vederli. Non solamente per la sottilità del lavoro, ma per la sveltezza delle figurine che in quegli faceva e per la delicatissima maniera del compartirle. E certamente era un miracolo veder in su un nocciolo così piccolo tutta la Passione di Cristo, fatta con bellissimo intaglio, con una infinità di persone, oltre i crucifissori e gli Apostoli. Questa cosa le diede animo, dovendosi far l’ornamento delle tre porte della prima facciata di San Petronio, tutta a figure di marmo, che ella per mezzo del marito, chiedesse agli Operai una parte di quel lavoro, i quali di ciò furon contentissimi, ogni volta ch’ella facesse veder loro qualche opera di marmo condotta di sua mano.

 

 

Andò la fama di così nobile et elevato ingegno per tutt’Italia, et all’ultimo pervenne agli orecchi di papa Clemente VII, il quale, subito che coronato ebbe l’imperatore in Bologna, domandato di lei, trovò la misera donna esser morta quella medesima settimana et esser stata sepolta nello spedale della Morte, che così avea lasciato nel suo ultimo testamento. Onde al Papa, ch’era volenteroso di vederla, spiacque grandissimamente la morte di quella, ma molto più a’ suoi cittadini, li quali mentre ella visse, la tennero per un grandissimo miracolo della natura ne’ nostri tempi. Sono nel nostro libro alcuni disegni di mano di costei fatti di penna e ritratti dalle cose di Raffaello da Urbino, molto buoni, et il suo ritratto si è avuto da alcuni pittori che furono suoi amicissimi.

Ma non è mancato, ancor che ella disegnasse molto bene, chi abbia paragonato Properzia non solamente nel disegno, ma fatto così bene in pittura, com’ella di scultura. Di queste la prima è suor Plautilla (Nelli, n.d.r.), monaca et oggi priora nel monasterio di S. Caterina da Siena in Fiorenza in sulla piazza di San Marco. La quale cominciando a poco a poco a disegnare et ad imitar coi colori quadri e pitture di maestri eccellenti ha con tanta diligenza condotte alcune cose, che ha fatto maravigliare gl’artefici.

 

Similmente ha con molta sua lode atteso al disegno et alla pittura et attende ancora, avendo imparato da Alessandro Allori allievo del Bronzino, Madonna Lucrezia figliuola di Messer Alfonso Quistelli dalla Mirandola e donna oggi del conte Clemente Pietra; come si può vedere in molti quadri e ritratti che ha lavorati di sua mano, degni d’esser lodati da ognuno.

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Ma Soffonisba Cremonese figliuola di Messer Amilcaro Angusciuola, ha con più studio e con miglior grazia che altra donna de’ tempi nostri faticato dietro alle cose del disegno, perciò che ha saputo non pure disegnare, colorire e ritrarre di naturale e copiare eccellentemente cose d’altri, ma da sé sola ha fatto cose rarissime e bellissime di pittura. Onde ha meritato che Filippo re di Spagna, avendo inteso dal signor Duca d’Alba le virtù e meriti suoi, abbia mandato per lei e fattala condurre onoratissimamente in Ispagna, dove la tiene appresso la reina con grossa provisione e con stupor di tutta quella corte che ammira, come cosa maravigliosa, l’eccellenza di Soffonisba. E non è molto, che Messer Tommaso Cavalieri, gentiluomo romano, mandò al signor duca Cosimo (oltre una carta di mano del divino Michelagnolo dove è una Cleopatra) un’altra carta di mano di Sofonisba, nella quale è una fanciullina che si ride di un putto che piagne, perché avendogli ella messo inanzi un canestrino pieno di gambari, uno d’essi gli morde un dito. Del quale disegno non si può veder cosa più graziosa, né più simile al vero. Onde io in memoria della virtù di Sofonisba, poiché vivendo ella in Ispagna non ha l’Italia copia delle sue opere, l’ho messo nel nostro libro de’ disegni.

 

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Possiamo dunque dire col divino Ariosto e con verità che:

Le donne son venute in eccellenza di ciascun’arte ov’hanno posto cura.

E questo sia il fine della vita di Properzia, scultrice bolognese.

 

 

 

Nelle immagini: Properzia de’ Rossi, Giuseppe e la moglie di Putifarre, Bologna, Basilica di San Petronio, Porta principale; Plautilla Nelli, Santa Caterina da Siena / de’ Ricci, Siena, Convento di San Domenico; Lucrezia Quistelli, Matrimonio mistico di Santa Caterina, Silvano Pietra, Chiesa di Santa Maria e San Pietro ; Sofonisba Anguissola, Autoritratto al cavalletto, Museum Castle in Łańcut; immagine di copertina, Bernardino Campi ritrae Sofonisba Anguissola, Pinacoteca Nazionale di Siena.

 

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