Solo recentemente si è iniziato ad apprezzare il talento delle artiste che nelle epoche lontane hanno contribuito alla realizzazione di veri capolavori in vari campi come la letteratura, la pittura, la scultura. Finalmente si è aperto un orizzonte che vedeva le donne solo in secondo piano e dedite al focolare domestico.
Già Plinio il Vecchio (23-79 dc) nel suo Naturalis Historia fa i primi riferimenti a pittrici nella storia dell’arte riportando i nomi di cinque artiste: Iaia di Cizico, Eirene, Timarete, Aristarete e Olimpia. Rappresenta un documento importante che testimonia la presenza femminile nelle botteghe artistiche e artigianali del mondo antico greco e latino.
Nel Medioevo le donne erano maggiormente considerate, come illustratrici di libri, ricamatrici o esponenti di corporazioni miniaturistiche. Nel periodo rinascimentale iniziano a ricevere un giusto riconoscimento. Emergono una serie di grandi nomi che riescono finalmente a farsi largo in un ambiente dominato da uomini. Vedi articolo (1) https://comedonchisciotte.org/vasari-e-le-donne-artiste/
Tra le pittrici del ‘500 e del ‘600 Artemisia Gentileschi (1593-1656) , che riuscì a farsi apprezzare per la sua arte.
La storia di ogni artista è importante per comprendere il messaggio che poi viene trasmesso nell’opera, forse è per questo che la Gentileschi riesce a far vibrare i suoi personaggi con una carica emotiva e nello stesso tempo spirituale. La vita di una donna nel 1600 non era facile, anche per le aristocratiche che erano educate a diventare donne di casa e buone mogli e sapevano leggere e scrivere ed erano istruite nella religione, abituate al culto e alle pratiche di pietà, mentre le donne di ceto basso non era concesso nemmeno saper leggere e scrivere. Il matrimonio era sempre un contratto che le famiglie stipulavano per convenienza se poi non riuscivano a sposarsi altra scelta era il convento. Artemisia era la figlia primogenita del pittore Orazio e fin da bambina frequenta lo studio del padre insieme ai suoi sei fratelli, pittore affermato lavorava anche in Francia e a Londra, dove muore il 7 febbraio 1639. Artemisia giovanissima viene violentata da Agostino Tassi anche lui pittore amico del padre, ricordiamoci che quando una donna non era più vergine veniva emarginata ed esclusa dalla vita sociale, solo il matrimonio riparatore poteva riabilitarla, per questo in seguito al rifiuto del Tassi di sposarla il Gentileschi lo denuncia. Il processo comunque si concluse senza una vera condanna per il Tassi mentre sono i Gentileschi a subire pesanti condanne morali, da questa triste vicenda emerge la forza di carattere di questa giovane donna che durante il processo accetta di testimoniare sotto tortura, per provare la sua verginità precedente allo stupro, e viene sottoposta alla sibilla, supplizio progettato per i pittori, che consiste nel fasciare loro le dita delle mani con delle funi fino a farle sanguinare.
Al padre di Artemisia non restava altro che riuscire a combinare un matrimonio per la figlia con Pierantonio Stiattesi un pittore fiorentino. Artemisia si trasferisce a Firenze, impara a leggere e a scrivere, a suonare il liuto. Riesce ad entrare, contrariamente al marito, presso l’Accademia delle arti del disegno: è la prima donna a ottenere questo prestigioso riconoscimento. La sua fama si espande e inizia ad avere varie commissioni dalle famiglie fiorentine tra cui i Medici. Diventa amica di Galileo Galilei che nutre per lei grande stima, e di Michelangelo Buonarroti il giovane, il quale le commissiona una tela per celebrare il suo illustre antenato e intrattiene con lei una fervida corrispondenza.
Dipinge con una grande forza scenica e spirituale la Conversione della Maddalena e la Giuditta con la sua ancella di Palazzo Pitti ed una seconda versione della Giuditta che decapita Oloferne, conservata agli Uffizi.
Nella conversione della Maddalena Artemisia interpreta l’immagine della Santa come una giovane nobile del suo tempo avvolta da un ampio e prezioso abito in seta gialla che coprono interamente il corpo, nella scena inserisce i simboli del piacere mondano a cui la Maddalena rinuncia, rinuncia che emerge dal piede nudo che esce dall’abito, dalla mano appoggiata al petto come espiazione delle sue colpe, mentre con l’altra allontana lo specchio simbolo di vanità, sulla cornice dell’arredo si legge: “OPTIMAM PARTEM ELEGIT“, una frase dal Vangelo di Luca che si può tradurre in italiano come “ha scelto la parte migliore“. Dove per parte migliore si intende la virtù. La bellezza del dipinto è valorizzata dal raggio di luce che illumina la figura che emerge dallo sfondo in ombra, questo dimostra la profonda conoscenza delle opere di Caravaggio.
La Gentileschi inizia a viaggiare, nel 1621 dopo un breve soggiorno a Genova, tornata a Roma lascia il marito, portando con sé la figlia Palmira. Atteggiamento questo discutibilissimo per questo periodo storico. Soggiorna a Venezia e successivamente si stabilisce a Napoli dove rimane sino alla morte nel 1653.
La potenza dell’arte di Artemisia è proprio sul genere dei soggetti che raffigura, lontanissimi dalla peinture de femme delle altre donne pittrici che invece si limitavano a nature morte, paesaggi, ritratti pur di grande pregio come quelli di Sofonisba Anguissola. Artemisia affronta la pittura invece di soggetti sacri e storici, impianti monumentali dove emerge la sua abilità non solo nella stesura del colore ma soprattutto nell’uso della luce di lezione caravaggesca, che coinvolge direttamente lo spettatore. Artemisia Gentileschi è tra le artiste che più rappresentano il barocco, la sua grande sensibilità e forza viene trasmessa nelle sue figure femminile che diventano le eroine del suo tempo e del nostro. Certo come donna non ha ricevuto un numero di commissioni quante quelle dei suoi colleghi uomini, ma questo non l’ha mai scoraggiata e con grande volontà e determinazione è riuscita nel suo intento: dedicare la sua via all’arte.
Qui di seguito un elenco delle opere:
Susanna e i vecchioni, Collezione Graf von Schönborn, Pommersfelden, 1610
Madonna col Bambino, Galleria Spada, Roma, 1610-11
Giuditta che decapita Oloferne, Museo e Gallerie Nazionali di Capodimonte, Napoli, 1612-13
Danae, The Saint Louis Art Museum, Saint Louis, (Missouri), ca 1612
Minerva, Sopraintendenza alle Gallerie, Firenze, ca 1615
Autoritratto come martire, Collezione privata, ca. 1615
Allegoria dell’Inclinazione, Casa Buonarroti, Firenze, 1615-16
Maddalena penitente, Collezione privata (già Marc A. Seidner Collection, Los Angeles), ca. 1615-16
Conversione della Maddalena, Galleria Palatina, Palazzo Pitti, Firenze, 1615-16
Autoritratto come suonatrice di liuto, Curtis Galleries, Minneapolis, ca 1615-17
Giuditta con la sua ancella, Galleria Palatina, Palazzo Pitti, Firenze, 1618-19
Santa Caterina di Alessandria, Galleria degli Uffizi, Firenze, ca.1618-19
Giaele e Sisara, Szépművészeti Múzeum, Budapest, 1620
Cleopatra, Collezione della Fondazione Cavallini-Sgarbi, Ferrara, ca. 1620
Allegoria della Pittura, Musée de Tessé, Le Mans, 1620-30
Giuditta che decapita Oloferne, Galleria degli Uffizi, Firenze, ca. 1620
Santa Cecilia, Galleria Spada, Roma, ca. 1620
Cleopatra, Collezione Amedeo Morandorri, Milano, 1621-22 (ritenuto da alcuni studiosi opera del padre)
Ritratto di gonfaloniere, Collezioni Comunali d’Arte, Palazzo d’Accursio, Bologna, 1622
Susanna e i vecchioni, The Burghley House Collection, Stamford, Lincolnshire, 1622
Lucrezia, Gerolamo Etro, Milano, ca. 1623-25
Maria Maddalena come Melanconia, Cathedral, Sala del Tesoro, Siviglia, ca 1625
Giuditta con la sua ancella, The Detroit Institute of Arts, ca. 1625-27
Venere dormiente, The Barbara Piasecka Johnson Foundation, Princeton, New Jersey, 1625-30
Ester e Assuero, Metropolitan Museum of Art, New York, ca. 1628-35
Annunciazione, Museo e Gallerie Nazionali di Capodimonte, Napoli, 1630
Corisca e il satiro, Collezione privata, 1630-35
Clio, la Musa della Storia, Palazzo Giuli, Pisa, 1632
Aurora, Collezione privata, Roma
Nascita di San Giovanni Battista, Museo del Prado, Madrid, ca. 1633-35
Cleopatra, Collezione Privata, Roma, ca.1633-35
Lot e le sue figlie, The Toledo Museum of Art, Toledo, Ohio, ca. 1635-38
Davide e Betsabea, Neues Palais, Potsdam, ca 1635
Ratto di Lucrezia, Neues Palais, Potsdam
Davide e Betsabea, Palazzo Pitti, Depositi, Firenze, ca 1635
San Gennaro nell’anfiteatro di Pozzuoli, Museo e Gallerie Nazionali di Capodimonte, Napoli, 1636-37
Santi Procolo e Nicea, Museo e Gallerie Nazionali di Capodimonte, Napoli, 1636-37
Adorazione dei Magi, Museo di San Martino, Napoli, 1636-37
Davide e Betsabea, The Columbus, Museum of Art, Columbus, Ohio, ca. 1636-38
Autoritratto in veste di Pittura, Kensington Palace, Londra, 1638-39
Venere che abbraccia Cupido, Collezione privata, 1640-50
Un’allegoria della Pace e delle Arti sotto la Corona inglese, Malborough House, Londra, 1638-39 (in collaborazione con Orazio Gentileschi)
Susanna e i vecchioni, Moravska Galerie, Brno, 1649
Madonna e Bambino con rosario, Palazzo El Escorial, Casita del Principe, 1651.
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