Kit Klarenberg
new.thecradle.co
Lo scorso 8 ottobre, il noto reporter britannico Robert Peston aveva pubblicato un ragguardevole post sulla piattaforma social X (twitter). Citando informazioni riservate provenienti da “fonti governative e di intelligence”, Peston aveva affermato che l’operazione di resistenza palestinese Al-Aqsa Flood si sarebbe trasformata in una vera e propria guerra regionale, che sarebbe stata “destabilizzante per la sicurezza globale non meno dell’attacco di Putin all’Ucraina”. Il giornalista aveva così messo in guardia:
“Siamo nelle prime fasi di un conflitto che avrà ramificazioni in gran parte del mondo”.
Ciò che rende questa rivelazione ancora più sorprendente è la velocità con la quale l’intelligence britannica aveva acquisito dati certi sugli imminenti sconvolgimenti in Medio Oriente, poco più di 24 ore dopo l’attacco senza precedenti dei combattenti per la libertà palestinesi contro Israele.
L’urgenza di preparare il pubblico occidentale all’imminente crisi lascia sospettare una realtà dei fatti ben più grave: ovvero che Londra potrebbe aver avuto un ruolo attivo nell’innescare il conflitto nella regione, un piano macabro che si è poi dipanato.
Alleanze militari segrete: SAS a Gaza
Va da sè che il coinvolgimento della Gran Bretagna nell’assalto genocida di Israele a Gaza è nascosto dal massimo livello di segretezza. Nel dicembre 2020, Londra e Tel Aviv avevano firmato un accordo di cooperazione militare descritto dai funzionari del Ministero della Difesa come un “importante elemento della diplomazia della difesa” che “rafforza” i legami militari tra i due Paesi, fornendo al contempo “un meccanismo per pianificare la nostra attività congiunta. ”
I contenuti di questo accordo, tuttavia, rimangono nascosti non solo ai comuni cittadini britannici ma anche ai loro rappresentanti in Parlamento.
Si fanno ipotesi sul fatto che l’accordo obbligherebbe la Gran Bretagna a difendere Israele in caso di attacco, il che spiegherebbe l’evidente coinvolgimento del famigerato SAS [Special Air Service] durante l’assalto compiuto dall’esercito di occupazione contro i palestinesi.
I resoconti dei media mainstream di fine ottobre lasciavano intendere che il reparto d’élite era stato “in stato di allerta” presso le basi militari e di intelligence britanniche nella vicina Cipro, pronto a condurre audaci operazioni di salvataggio di ostaggi a Gaza.
Ulteriori articoli sostenevano l’idea che i soldati delle operazioni speciali britanniche si stessero “addestrando in Libano per salvare i britannici” presenti in Medio Oriente, nel caso fossero rimasti coinvolti nella guerra a Gaza, o fossero stati “presi in ostaggio” dalla resistenza libanese, da Hezbollah o dai suoi alleati.
Un alto funzionario dell’esercito britannico aveva espresso soddisfazione per il fatto che queste forze erano riuscite a “costruire un rapporto molto stretto” con le loro controparti a Beirut, cosa che “consente di influenzare i processi decisionali in Libano, e di osservare gli avvenimenti al di qua del confine settentrionale con Israele”.
La segretezza che circonda queste attività aveva spinto il Comitato consultivo dei media per la difesa e la sicurezza (DSMA) della Gran Bretagna a inviare circolari di categoria D ai notiziari britannici, per diffidarli dal divulgare informazioni sensibili sulle operazioni del SAS in Medio Oriente.
Fedeli alla linea, i principali media britannici non avevano pubblicato altri resoconti circa l’attività del SAS a Gaza. Tuttavia, il riferimento del DSMA a “operazioni di sicurezza, intelligence e antiterrorismo” lascia intendere che la sua presenza nella regione abbia uno scopo ben diverso rispetto al semplice salvataggio di ostaggi.
Indagini indipendenti di Declassified UK rafforzano questo sospetto, rivelando la notizia di 33 voli di trasporto militare diretti a Tel Aviv e partiti dalle basi britanniche presenti a Cipro, dove sono di stanza gli agenti del SAS.
Questi voli, compresi quelli giornalieri nelle due settimane successive all’attacco israeliano a Gaza, non sono una semplice coincidenza. Recentemente, il 12 dicembre, i media indipendenti hanno rivelato come la Gran Bretagna abbia segretamente schierato altri 500 soldati nelle sue basi di Cipro in risposta all’operazione Al-Aqsa Flood.
Questa informazione è stata rivelata ad un parlamentare da un ministro del governo britannico. È stato anche rivelato che la Gran Bretagna ha inviato altre truppe nello stato occupante e nei vicini Egitto e Libano, mossa giustificata solo da vaghi riferimenti a “ragioni di sicurezza operativa”.
Accesso indiscriminato al Libano?
Il 21 novembre, The Cradle aveva rivelato un’iniziativa segreta della Gran Bretagna volta a garantire alle sue forze armate l’accesso indiscriminato al territorio libanese.
Un documento trapelato riguardo a queste manovre non spiegava quali fossero le motivazioni di Londra, né forniva dettagli sulla missione che i soldati dell’esercito britannico avrebbero svolto a Beirut – discostandosi dalla consueta trasparenza di tali protocolli d’intesa.
Se il memorandum venisse approvato, avrebbe garantirebbe a “tutto il personale militare [britannico]” un accesso senza precedenti al territorio terrestre, aereo e marittimo del Libano, aggirando la necessità di “previa autorizzazione diplomatica” per le “missioni di emergenza”.
La natura di tali missioni non è stata specificata. In sostanza, ai soldati britannici verrebbe permesso di muoversi in tutto il Libano in uniforme e armati, godendo di immunità totale per qualsiasi crimine.
Queste audaci disposizioni tracciano inquietanti parallelismi con l’accordo di Rambouillet redatto dalla NATO e presentato alla Jugoslavia nel 1999, dove il rifiuto era diventato il pretesto per un attacco militare guidato dagli Stati Uniti.
All’epoca, un alto funzionario del Dipartimento di Stato aveva ammesso,come se si trattasse di una cosa da niente, di “[aver fissato] deliberatamente l’asticella più in alto” di quanto avrebbe potuto essere accettabile per il governo della Jugoslavia.
Tuttavia, Londra aveva buone ragioni per credere che Beirut questa volta avrebbe capitolato alle sue esorbitanti richieste. Come ampiamente documentato da The Cradle, l’intelligence britannica ha condotto per molti anni diverse operazioni segrete per infiltrare l’esercito libanese, le agenzie di sicurezza e di intelligence ai più alti livelli, inserendo i suoi agenti e i suoi alleati nei principali ministeri.
Ognuna di queste operazioni era stata accompagnata da un memorandum d’intesa, i cui termini precisi non erano mai stati resi pubblici da nessuna delle due parti.
Dopo aver definito Hezbollah, un importante partito politico libanese, come gruppo di natura terroristica, la Gran Bretagna mantiene un occhio vigile sull’ala militare del gruppo di resistenza da una postazione di ascolto sul Monte Olimpo a Cipro. Questa supervisione strategica è giustificata dalla previsione di un potenziale coinvolgimento [di Hezbollah] al fianco dell’Iran, nel caso in cui a Gaza si svolgesse una “guerra di annientamento”.
A est di Suez
Quella “guerra di annientamento” è ormai ben avviata. Il memorandum tra Regno Unito e Libano, se adottato, consentirebbe il posizionamento strategico delle truppe britanniche nello stato levantino, incrementando il rischio di un’escalation verso una guerra totale.
Anche se le ragioni della mancata entrata in vigore del memorandum rimangono poco chiare, un nuovo teatro di conflitto nel Mar Rosso potrebbe fare da diversivo. Gli Stati Uniti, insieme ad alleati tra i quali figura la Gran Bretagna, hanno avviato una “missione di sicurezza marittima” in risposta alle operazioni delle forze armate yemenite allineate ad Ansarallah contro navi commerciali dirette verso Israele, causando una significativa interruzione di rotte marittime di vitale importanza.
La coalizione internazionale, nonostante la sua dimostrazione di forza, sta incontrando difficoltà e Sanaa non da segno di volersi arrendere. I costi operativi dell’intercettazione di droni d’attacco relativamente poco costosi stanno sollevando perplessità tra gli alti funzionari del Pentagono sull’efficacia della missione.
Per la Gran Bretagna, l’iniziativa guidata dagli Stati Uniti è in linea con i suoi obiettivi strategici delineati nella “revisione della difesa integrata” del marzo 2021, un progetto per dominare nuovamente i mari, garantendo “la libertà di navigazione nel Golfo di Aden”.
Questa rinnovata attenzione alle operazioni navali rappresenta una chiara inversione di rotta rispetto al ritiro della Gran Bretagna dalla regione, stabilito nel 1967 e noto come “Est di Suez” – una mossa considerata emblematica del declino dell’Impero Britannico.
Come aveva rivelato The Cradle in aprile, l’intelligence britannica aveva condotto operazioni segrete di guerra psicologica per costringere gli yemeniti ad accettare un iniquo piano di pace delle Nazioni Unite per porre fine alla devastante guerra aerea dell’Arabia Saudita contro Sanaa.
Con la resistenza di Ansarallah contro le pressioni neocoloniali, unita al fallimento di tali tattiche psicologiche, il terreno è pronto per un conflitto con conseguenze potenzialmente di vasta portata – una prospettiva inquietante prefigurata dalle fonti dell’intelligence di Robert Peston l’8 ottobre.
Kit Klarenberg
Fonte: new.thecradle.co
Link: https://aveva/articles/secrecy-shrouds-british-military-actions-in-lebanon
21.12.2023
Tradotto da Samuele per comedonchisciotte.org
Kit Klarenberg è un giornalista investigativo che esplora il ruolo dei servizi di intelligence nel plasmare la politica e l’opinione pubblica.