La lente biblica e la luce nietzschiana

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Laurent Guyénot – The Unz Review – 26 gennaio 2024

 

Sulla colpa e la responsabilità cristiana

I cristiani adorano due divinità, Cristo e Yahweh, ma affermano che sono una cosa sola. Certamente, il Dio dell’Antico Testamento ha un ruolo secondario nella coscienza cristiana, rimane dietro le quinte, ma tira comunque un certo numero di fili. È stato lui a ispirare i cristiani a promettere la Palestina agli ebrei nel 1917 (con la Dichiarazione Balfour britannica, preceduta cinque mesi prima dalla Dichiarazione Cambon francese) e a consegnarla loro nel 1948.

Esiste una teoria che attribuisce agli inglesi motivazioni geopolitiche: avevano bisogno di Israele come testa di ponte in Medio Oriente, per controllare il Canale di Suez. Questa è la teoria di Chomsky, ed è una palese falsità. Dal 1916, la politica estera britannica in Medio Oriente favorì le buone relazioni con i regimi arabi che avevano instaurato in Arabia, Giordania e Iraq. La creazione di un “focolare ebraico” in Palestina, che avrebbe portato prevedibilmente alla completa acquisizione da parte degli ebrei, era profondamente irritante per gli arabi e in conflitto con la politica araba dell’impero britannico. Per questo motivo, nel maggio 1939, il governo britannico cercò di sottrarsi all’impegno preso con i sionisti con un Libro Bianco che prevedeva la creazione di uno Stato palestinese indipendente entro dieci anni. In esso si affermava che:

Il Governo di Sua Maestà ritiene che gli estensori del Mandato in cui è stata incorporata la Dichiarazione Balfour non potessero avere l’intenzione di trasformare la Palestina in uno Stato ebraico contro la volontà della popolazione araba del Paese. … Il governo di Sua Maestà dichiara quindi ora inequivocabilmente che non fa parte della sua politica che la Palestina diventi uno Stato ebraico. Anzi, riterrebbe contrario agli obblighi assunti nei confronti degli arabi in base al Mandato, nonché alle assicurazioni fornite in passato al popolo arabo, il fatto che la popolazione araba della Palestina sia oggetto di uno Stato ebraico contro la sua volontà [1]”

È un dato di fatto che la Dichiarazione Balfour e la sua inclusione nel Mandato britannico crearono un dilemma inestricabile che alla fine sarebbe stato fatale per le relazioni arabo-britanniche. Gli inglesi non trovarono altra via d’uscita che ritirarsi nel 1948, frustrati e umiliati. Aspettarono un anno prima di riconoscere lo Stato ebraico.

Questa deviazione storica era necessaria per mettere a tacere la teoria secondo cui i britannici avrebbero sostenuto o, secondo alcuni, addirittura creato il sionismo per calcolo geopolitico. No. Il motivo immediato della Dichiarazione Balfour è ben noto: fu concessa ai sionisti in cambio della loro capacità di trascinare gli Stati Uniti in guerra. Chaim Weizmann fu franco al riguardo. Nel 1941, ricordò a Churchill che

sono stati gli ebrei che nell’ultima guerra hanno contribuito a far pendere la bilancia in America a favore della Gran Bretagna. Sono pronti a farlo – e possono farlo – di nuovo“.

In cambio di una seconda guerra mondiale, Weizmann chiese solo una cosa: uno Stato ebraico in Palestina, che Churchill fu più che disposto a concedergli [2].

Esiste una teoria gemella secondo la quale gli inglesi sostenevano il sionismo per motivi religiosi: lo vedevano come un modo per accelerare la venuta di Cristo, che stava aspettando il ritorno degli ebrei in Palestina. Questa teoria, favorita da autori ebrei antisionisti, non è completamente falsa, ma esagera notevolmente il fattore del “Dispensazionalismo” britannico, una tendenza più sintomatica che eziologica. Incolpare il Dispensazionalismo per il sionismo è un modo per evitare la causa principale del sostegno del mondo cristiano al sionismo.

Balfour era un cristiano e questo basta. Anche Truman era un cristiano – di tipo battista – e probabilmente più di Balfour. Non si aspettava particolarmente il ritorno di Cristo, ma aveva un debole per il popolo biblico e questo – oltre a due milioni di dollari in una valigia [3] – contò nella sua decisione di riconoscere Israele presa in dieci minuti. Fu molto commosso nel ricevere come segno di gratitudine un rotolo autentico della Torah, presentatogli dal primo presidente di Israele, nientemeno che Chaim Weizmann (che a Versailles nel 1919 aveva dichiarato: “La Bibbia è il nostro mandato“).

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“Grazie, ho sempre voluto uno di questi”, avrebbe detto Truman.

La ragione ultima per cui il mondo cristiano ha dato la Palestina agli ebrei è perché il mondo cristiano ha sempre idealizzato l’Israele biblico. È perché i cristiani venerano l’Israele biblico come il popolo creato e amato da Dio che si sono lasciati sedurre dal progetto sionista di far rivivere Israele. Certo, sono state le élite al potere a creare Israele ma, tuttavia, fino a poco tempo fa non c’era alcun divorzio tra le élite e il popolo su questo tema. Ritenendo una verità indiscutibile, o almeno una nozione accettabile, che Dio avesse creato Israele ai tempi della Bibbia, l’opinione pubblica europea, sia cattolica che protestante, era piuttosto ben disposta verso un progetto che mirava esplicitamente a far rivivere questo stesso Israele.

È fuori discussione, infatti, che l’Israele moderno sia stato concepito come una rinascita – quasi un clone – dell’Israele biblico. Lo dice la sua Dichiarazione di Indipendenza:

Eretz-Israel [(ebraico) – la Terra d’Israele] è stato il luogo di nascita del popolo ebraico. Qui si è formata la loro identità spirituale, religiosa e politica. Qui ha raggiunto per la prima volta la condizione di Stato, ha creato valori culturali di importanza nazionale e universale e ha donato al mondo l’eterno Libro dei Libri. Dopo essere stato esiliato con la forza dalla propria terra, il popolo ha mantenuto la fede in essa durante tutta la Diaspora e non ha mai smesso di pregare e sperare per il suo ritorno e per il ripristino in essa della propria libertà politica. Spinti da questo attaccamento storico e tradizionale, gli ebrei hanno cercato in ogni generazione successiva di ristabilirsi nella loro antica patria.”

Immaginate se, invece di venerare l’Israele biblico, la civiltà occidentale avesse imparato a vedere l’Israele biblico come l’archetipo della nazione sociopatica e l’elettività ebraica come la più diabolica menzogna mai immaginata. Se la civiltà occidentale fosse rinsavita prima del XX secolo, il sionismo non sarebbe andato da nessuna parte. La sola idea avrebbe fatto rabbrividire l’intera popolazione “gentile” d’Europa. Questo, in realtà, è quasi accaduto, come discuterò di seguito.

Il sionismo è biblico dalla testa ai piedi. Se le dichiarazioni degli stessi sionisti non sono sufficienti a convincerci, allora guardiamo alle loro azioni: si sono insediati in terre bibliche, rivendicano la capitale biblica (Tel Aviv non va bene) e danno nomi biblici alle terre che hanno rubato; hanno resuscitato la lingua biblica; applicano la legge biblica dell’endogamia (i matrimoni misti non sono riconosciuti in Israele), così come la legge biblica della circoncisione all’ottavo giorno (praticamente in Israele tutti i bambini maschi ebrei sono circoncisi). Che altro ci serve per ammettere ciò che continuano a dire: tutto ciò che è sionista è biblico? Possiamo persino dire che tutto ciò che è biblico è sionista, poiché le due cose sono così intrecciate.

Papa Francesco una volta ha detto che “dentro ogni cristiano c’è un ebreo” (parli per sé, N.d.T.). Possiamo anche dire che dentro ogni cristiano c’è un sionista. Questo vale non solo per i “sionisti cristiani”, che sono consapevolmente sionisti, ma per i cristiani in generale, che sono sionisti nella misura in cui sono biblici. I cristiani hanno trovato legittima la rinascita di Israele come nazione in Palestina e hanno disapprovato fortemente gli arabi che l’hanno osteggiata. Il mondo cristiano è complice della creazione di Israele (evidenziato dal traduttore). Il mondo cristiano è anche complice dei crimini di Israele. Considerate questi due punti:

  1. I cristiani credono che l’antico Israele avesse il diritto divino – anzi, il dovere divino – di rubare la terra ai cananei e di massacrare intere città.
  2. I cristiani hanno aiutato gli ebrei a ricreare Israele, partendo dal presupposto che fossero i legittimi eredi dell’antico Israele.

Se ora si uniscono questi due punti, appare una semplice verità: i cristiani hanno concesso a Israele il diritto divino di massacrare intere popolazioni (evidenziato dal traduttore). Se l’antico Israele aveva il diritto divino al genocidio e se l’Israele moderno è la resurrezione dell’antico Israele, allora l’Israele moderno ha il diritto divino al genocidio. Possiamo protestare, ma questa è la logica irresistibile della storia che è stata messa in moto dal cristianesimo. Dal momento in cui ha santificato la Tanakh ebraica, il cristianesimo ha lavorato, consapevolmente o meno, per la ricreazione di Israele, questo cancro del mondo.

Oggi i cristiani tendono a dimenticare la loro responsabilità collettiva nella follia genocida di Israele. Come lo fanno? Cercando di convincersi che “no, non c’è nulla di biblico”. In un recente video, il colonnello Douglas McGregor ha detto, a premessa della sua analisi altrimenti magistrale:

Beh, molte cose che sembrano avere un carattere religioso spesso non sono puramente religiose, ma culturali, razziali e coinvolgono anche interessi politici. Quindi non sono sicuro di vedere tutto attraverso la lente biblica. Non credo che sia necessariamente una buona risposta [4].”

Il sillogismo di fondo è: “Non è religioso, la Bibbia è un libro religioso, quindi non è biblico“. In realtà, come ho spesso sottolineato, il nostro concetto standard di “religioso” non è adatto a comprendere la visione ebraica della Bibbia. Quando diciamo “religione”, intendiamo “religione della salvezza” e con “salvezza” intendiamo “salvezza individuale”. Ma la salvezza individuale non è un problema nella Torah. L’unica cosa che conta è la salvezza di Israele come popolo. Solo il popolo ha un’anima, un destino e l’immortalità. Gli ebrei giurano di essere una religione quando serve (come fece il Gran Sinedrio convocato da Napoleone), ma i sionisti se ne disinteressano comunque, insistendo sul fatto che sono una nazione e dimostrando la loro proprietà della Palestina con la Bibbia.

La Bibbia non è quindi per gli ebrei un libro “religioso” nel senso cristiano del termine. È stata la “patria portatile” degli israeliti prima del sionismo (secondo le parole di Heinrich Heine), e serve oggi come mito nazionale per gli israeliani, religiosi o meno. Ben-Gurion, ateo dichiarato e mangiatore di pancetta, ma profeta biblico secondo il suo biografo [5], scrisse in un telegramma alle forze israeliane che conquistarono Sharm el-Sheikh nel 1956: “Possiamo ancora una volta cantare la canzone di Mosè e dei figli dell’antico Israele… con il potente impulso di tutte le divisioni dell’IDF avete teso una mano al re Salomone, che sviluppò Eilat come primo porto israelita tremila anni fa…”[6]. Moshe Dayan, l’eroe della Guerra dei Sei Giorni, anch’egli autoproclamatosi ateo, ha intitolato il suo libro di memorie Living with the Bible.

I fondatori di Israele e gli israeliani di oggi vedono Israele attraverso una “lente biblica”, come anche i cristiani. Hanno creato Israele attraverso quella lente biblica. Nel 1960 hanno amato il film Exodus. Solo nel 1967 hanno cominciato a diffidare della lente biblica. Un po’ imbarazzati, ora i cristiani preferiscono dimenticare che hanno dato la Palestina agli ebrei grazie alla Bibbia e non vogliono più guardare Israele attraverso la lente biblica. Di conseguenza, vedono solo la superficie di Israele. Non riescono a comprendere né a prevedere ciò che Israele sta facendo.

Mettiamola così: gli ebrei hanno scritto un libro che dice che Dio ha dato la Palestina agli ebrei, e i cristiani hanno preso sul serio quel libro per duemila anni. Scegliendo il cristianesimo, la civiltà occidentale ha accettato tutto ciò che è scritto in questo libro scritto dagli ebrei: Dio geloso, popolo eletto, terra promessa, diritto divino al genocidio e così via. Così facendo, la cristianità ha concesso agli ebrei un potere incommensurabile. Certo, non ha dato agli ebrei la licenza illimitata di rubare e uccidere: secondo la dottrina cristiana, Dio era deluso dagli ebrei e decise di ritirarsi unilateralmente dall’alleanza, per costituire invece la Chiesa – la comunità di persone che, per scelta o per obbligo, credono che il messia ebreo Gesù li salverà.

Il libro che fa impazzire Israele

Netanyahu è pazzo, ma di una follia di tipo biblico, come molti altri membri del suo governo. Itamar Ben-Gvir, il suo ministro della Sicurezza nazionale, ha appeso alla parete la foto di Baruch Goldstein, autore nel 1994 del massacro di 29 palestinesi in una moschea di Hebron. La sua tomba, sulla quale è scritto “Ha dato la vita per il popolo di Israele, la sua Torah e la sua terra“, è un luogo di pellegrinaggio. Yigal Amir ha dichiarato di aver preso la decisione di assassinare Yitzhak Rabin durante il funerale di Goldstein [7].

Alcuni diranno che Goldstein, Amir e Ben-Gvir sono sionisti talmudisti e quindi eretici, poiché il Talmud è decisamente antisionista. Ma che importa? Il fatto è che oggi, in Israele e fuori Israele, la maggioranza degli ebrei religiosi, istruiti o meno nel Talmud, difende Eretz Yisrael, indipendentemente dal fatto che si aspetti un messia, due messia (figlio di Giuseppe e figlio di Davide) o zero messia (ebraismo riformato). Gli Haredim, ebrei talmudici ortodossi che vivono in Israele, sono oggi ultra-sionisti che non pronunciano il loro nome. Non c’è popolo più determinato di loro a difendere le proprie colonie (costituite col furto della terra ai legittimi proprietari, N.d.T.) con armi automatiche [8].

Il sionismo è un’idea (personalmente avrei detto un’ideologia, N.d.T.), come tutti i nazionalismi [9], ma è un’idea biblica. Israele si considera l’Israele biblico redivivo e si è spacciato come tale al mondo cristiano. Il mondo cristiano è complice dei crimini di Israele per il semplice fatto di approvare – persino santificare – i crimini dell’Israele biblico. Israele si guarda nella Bibbia come in uno specchio e si trova divinamente bello, anche perché il mondo cristiano gli dice che l’Israele biblico è divinamente bello.

I sionisti sono fanatici della Bibbia. Ad essere sinceri, è la Bibbia che li fa impazzire. Come può la Bibbia far impazzire gli ebrei, mentre non fa impazzire i cristiani? È semplice: la Bibbia dice che Dio ha scelto gli ebrei; questa idea non può che far impazzire gli ebrei. Un popolo convinto che Dio lo abbia scelto per dominare il mondo, che Dio gli abbia dato la terra di un altro popolo, e che Dio gli conceda il diritto – anzi, il dovere – di massacrare come “animali umani” i popoli a cui hanno rubato la terra, un tale popolo è pazzo, e da internamento psichiatrico. Se Dio stesso fosse responsabile di convincere gli ebrei di averli scelti, allora Dio sarebbe colpevole di aver fatto impazzire gli ebrei.

Pertanto, la principale responsabilità del mondo cristiano oggi è smettere di assecondare la follia sionista e dire agli ebrei: no, voi non siete il popolo eletto (evidenziato dal traduttore). Non siete mai stati il popolo eletto. Non siete un popolo superiore. Siete semplicemente un popolo che si crede eletto e superiore, e questa è una pericolosa follia. Sì, è vero, per duemila anni abbiamo creduto che Dio vi avesse scelto. Siete riusciti a farci credere a questa idea folle. E poiché ci abbiamo creduto, vi abbiamo inconsapevolmente incoraggiato nella vostra follia. Ma è finita. Siamo rinsaviti e vi aiuteremo, con ogni mezzo, a rinsavire.

Bauer, Marx e l’illuminismo nietzschiano

Come possiamo farlo? Dobbiamo decostruire questa idea folle che sta facendo impazzire Israele. Dobbiamo decostruire la narrazione biblica. Lo strumento per farlo è la critica storica (un tempo chiamata “critica superiore”).

Senza entrare nei dettagli, la critica storica ha dimostrato che, negli strati redazionali più antichi della Bibbia, Yahweh è concepito come un dio nazionale, che in fasi successive (sotto Giosia, poi Esdra, poi gli Asmonei) è stato assimilato al Dio creatore dell’universo, pur mantenendo la sua gelosia etnocentrica. Riassumo questo processo in questo modo: Yahweh è un dio nazionale che è così geloso degli altri dei che finisce per negare la loro esistenza e si considera l’unico vero dio, quindi Dio.

La critica storica è nata in Germania nel XIX secolo. Il filologo Julius Wellhausen è considerato il padre “dell’ipotesi documentaria” che formulò negli anni ’70 e ’80 del XIX secolo e che, dopo alcune revisioni, è ancora autorevole. La storia della conquista di Canaan cominciò a essere messa in discussione negli anni ’20 e ’30 del ‘900 da storici tedeschi come Albrecht Alt. Dopo le promettenti aspettative del suo fondatore britannico William Albright, l’archeologia biblica si ritrovò a mani vuote e si unì al discredito dei racconti biblici, concludendo ad esempio che il Regno di Salomone non è mai esistito (negare l’esistenza del Regno di Salomone non è ancora vietato dalla legge).

Bruno Bauer era uno studioso tedesco coinvolto in questo revisionismo biblico. Era anche una figura di spicco dei Giovani hegeliani, che non si sottraevano alla questione ebraica. Nel 1842, all’età di 33 anni, pubblicò un libro intitolato La questione ebraica (1842) [10], e un articolo successivo su “La capacità degli ebrei e dei cristiani attuali di diventare liberi“.

Bauer fece notare che anche i pensatori laici che si iscrivono alla nuova scienza della “critica superiore” e criticano il cristianesimo e la religione, evitano di criticare l’ebraismo, come se tutte le questioni sociali richiedessero una critica radicale della religione, tranne la questione ebraica.

Si grida come se fosse un tradimento contro l’umanità se un critico inizia a indagare sul carattere particolare dell’ebreo“.

Bruno Bauer scopre l’essenza dell’ebraismo nella Torah, che, a suo dire, ne fa un popolo fossile: “La Legge li ha recintati dalle influenze della storia, tanto più che la loro Legge comandava fin dall’inizio l’isolamento dalle altre nazioni“.

Gli ebrei, in quanto tali, non possono amalgamarsi con le nazioni e fare la stessa fine. In quanto ebrei devono aspettarsi un futuro speciale, che sarà solo loro in quanto nazione ebraica: il dominio del mondo. Come ebrei credono solo nella propria nazione; questa è l’unica fede di cui sono capaci e che è il loro dovere.”

Pertanto, non ci può essere alcuna emancipazione degli ebrei. Un ebreo può emanciparsi solo cessando di essere ebreo. “Emancipazione ebraica” è un ossimoro, perché la sua stessa ebraicità è l’alienazione dell’ebreo.

È così che Bauer ha risolto la questione ebraica, che oggi è diventata la “questione di Israele”. È in virtù della Bibbia ebraica che Israele ritiene che massacrare i suoi nemici sia un diritto divino, persino un dovere divino. Questo diritto divino è giustificato con la (se-dicente, N.d.T.) superiorità ontologica degli ebrei, che costituiscono una super-umanità, rispetto alla quale i non ebrei sono una infra-umanità. Per Israele, questo diritto divino prevale sul diritto internazionale. E questo diritto divino si applica solo a Israele. Israele è, per definizione, al di sopra della legge, lo è sempre stato e sempre lo sarà.

Quando pubblicò questi testi, Bauer era già un famoso e influente teorico socialista. Aveva un giovane collaboratore alla Rheinische Zeitung, di nome Karl Marx. Marx non gli perdonava la sua lucidità sugli ebrei. Gli rispose nel 1843 e nel 1844 in due brevi saggi pubblicati nei Deutsch-Französische Jahrbücher, in cui criticava Bauer per aver considerato “l’essenza ideale e astratta dell’ebreo, la sua religione, come la sua essenza totale“, mentre l’ebreo reale è in realtà solo il borghese.

Un’organizzazione della società che abolisse le condizioni preliminari per il mercanteggiare, e quindi la possibilità di mercanteggiare, renderebbe l’ebreo impossibile. La sua coscienza religiosa si disperderebbe come una sottile nebbia nell’aria reale e vitale della società.”

Marx voleva far scomparire la questione ebraica nella questione economica. Il suo attacco a Bauer precede di quattro anni il Manifesto comunista e di oltre vent’anni Das Kapital. Sono i suoi primi due articoli importanti. Marx aveva allora solo 24 anni (Bauer ne aveva dieci di più). Marx attaccherà nuovamente Bauer l’anno successivo ne La Sacra Famiglia, o Critica della critica: Contro Bruno Bauer e compagnia, scritto insieme a Engels. Possiamo quindi ritenere che la negazione della questione ebraica sia stata lo stimolo principale di tutta l’opera di Marx, che non scriverà mai più sulla questione ebraica. Come ha sottolineato Nesta Webster nel suo libro World Revolution: The Plot Against Civilization (1921), Marx non prenderà mai di mira nemmeno i finanzieri ebrei: “non indica mai una volta gli ebrei come i principali finanzieri, o i Rothschild come i supercapitalisti del mondo” [11]. Il marxismo fu, tra l’altro, il tentativo degli ebrei di mettere a tacere il Bauerismo. Non ci riuscì del tutto.

Bauer era un amico di Friedrich Nietzsche (1844-1900). Fece parte di quello che definirei il “risveglio nietzschiano”. Merita questo nome perché fu il martello filosofico di Nietzsche a dare l’espressione più clamorosa della rivolta tedesca contro la menzogna biblica. Nietzsche era, in questo senso, il figlio di una tradizione filosofica tedesca che risale a Kant e culmina con Hegel. Si sentiva particolarmente in debito con Schopenhauer. Nel 1798 Kant definì gli ebrei “una nazione di ingannatori” e Schopenhauer li definì in seguito “grandi maestri della menzogna“. Nietzsche scrisse ne L’Anticristo (1888):

Nel cristianesimo tutto il giudaismo, un addestramento preparatorio ebraico di diversi secoli e una tecnica del tipo più serio, raggiunge la sua maestria finale come arte di mentire in modo sacro. Il cristiano, quest’ultima ratio della menzogna, è di nuovo ebreo – anche tre volte ebreo [12].

(Altre belle citazioni di Nietzsche si trovano nel libro di David Skribna The Jesus Hoax).

La Germania era la nazione eroica pronta a guidare l’Europa verso l’emancipazione dall’inganno biblico. Era stata la prima nazione europea a liberarsi dall’oppressione papale. L’ultimo libro scritto dal loro eroe nazionale Martin Lutero portava il titolo Sugli ebrei e le loro menzogne, e avvertiva i tedeschi che “il sole non ha mai brillato su un popolo più sanguinario e vendicativo di quello che si immagina di essere il popolo di Dio e che ha ricevuto l’incarico e il comando di assassinare e uccidere i gentili” (per saperne di più, qui).

Si noti anche che, a differenza della Francia e dell’Inghilterra, che sono state parzialmente contaminate dal virus biblico dell’elettività (la Francia con la “religione di Reims” ispirata alla regalità davidica, e l’Inghilterra più tardi, con il puritanesimo culminato nel delirio dell’israelismo britannico), i tedeschi non si sono mai identificati come un popolo eletto alla maniera biblica. Avevano la loro storia gloriosa e il loro paradigma era quello dell’Impero Romano.

Lo Zeitgeist nietzschiano raggiunse il culmine nel 1933. Per questo motivo, in quello stesso anno, fu stampata una dichiarazione di guerra sulla prima pagina del Daily Express britannico, con il titolo “La Giudea dichiara guerra alla Germania. Gli ebrei di tutto il mondo si uniscono nell’azione“. In essa si annunciava che: “Quattordici milioni di ebrei sparsi in tutto il mondo si sono uniti come un solo uomo per dichiarare guerra ai tedeschi persecutori dei loro correligionari“.

E vinsero.

Nel suo diario del 18 agosto 1945 il generale Patton si rammaricava amaramente: “Gli inglesi e gli americani hanno distrutto in Europa l’unico Paese sano” (non sorprendentemente, direi, e stanno completando l’opera ai giorni nostri, N.d.T.).

Forse è giunto il momento di porre nuovamente la questione ebraica. Mettiamola così: gli ebrei hanno scritto un libro che dice che Dio ha scelto gli ebrei. Dobbiamo fidarci della loro parola? Dobbiamo prendere questo libro come parola di Dio o come parola degli ebrei? Questo libro scritto dagli ebrei afferma che Dio ha dato loro una terra fertile abitata da un altro popolo. Dobbiamo crederci? Questo libro scritto dagli ebrei sostiene che gli ebrei avevano il diritto divino di massacrare Amalek. Dovremmo crederci? Se ci crediamo, o se professiamo di crederci, o se non lo denunciamo come una menzogna, allora cosa possiamo obiettare a Netanyahu quando massacra i gazani dicendo agli israeliani: “Dovete ricordare ciò che Amalek vi ha fatto, dice la nostra Sacra Bibbia”?

 

laurent_guyenotLaurent Guyenot è un ingegnere (Ecole Nationale Supérieure de Techniques Avancées, 1982) e Dottore in Studi Medievali (Paris IV-Sorbonne, 2009). Ha pubblicato La mort féerique: Anthropologie médiévale du merveilleux (XIIe-XVe siècle) (Gallimard) e La Lance qui saigne – Métatextes et hypertextes du “Conte du Graal” de Chrétien de Troyes (Champion). Negli ultimi tre anni si è dedicato all’approfondimento della storia degli Stati Uniti, dove ha vissuto per cinque anni.

Link: https://www.unz.com/article/the-biblical-lens-and-the-nietzschean-light/

Scelto da Markus. Traduzione (IMC) di CptHook per ComeDonChisciotte

Note

[1] Ian Black, Enemies and Neighbours: Arabs and Jews in Palestine and Israel, 1917-2017, Penguin, 2018, pp. 89-90.

[2] Martin Gilbert, Churchill e gli ebrei: A Lifelong Friendship, Henry Holt & Company, 2007.

[3] Secondo John Kennedy, come citato da Gore Vidal nella sua prefazione a Israel Shahak, Jewish History, Jewish Religion: The Weight of Two Thousand Years, Central Connecticut State University, 1994.

[4] Gennaio 2024, su www.youtube.com/watch?v=AibFLD_N8Q4.

[5] Dan Kurzman, Ben-Gurion, Prophet of Fire, Touchstone, 1983.

[6] Shlomo Sand, L’invenzione del popolo ebraico, Verso, 2009, p. 108.

[7] Israel Shahak, Jewish Fundamentalism in Israel, nuova edizione, Pluto Press, 2004.

[8] Ibidem.

[9] Hans Kohn, The Idea of Nationalism: A Study in Its Origins and Background, Macmillan, 1946, pp. 18-19.

[10] Translation on archive.org/details/bruno-bauer-the-jewish-problem-1843/Bruno%20Bauer%2C%20The%20Jewish%20Problem%20%281843%29/

[11] Nesta Webster, Rivoluzione mondiale: The Plot Against Civilization, 1921 (archive.org), pp. 95-96.

[12] Anticristo, sec. 44, citato in David Skrbina, The Jesus Hoax: How saint Paul’s Cabal Fooled the World for Two Thousand Years, nuova edizione 2023, pp. 109-110.

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