La Chiesa d’America: l’invenzione del Movimento Cristiano Evangelico

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Joseph Jordan
littoria.substack.com

Uno degli aspetti sociologicamente più singolari degli Stati Uniti è l’eterno protagonismo dei Born-Again, i Cristiani Evangelici. Questo gruppo è noto per la sua interpretazione letterale della Bibbia, per l’adesione all’individualismo Whig sia in campo spirituale che economico e per il suo rabbioso orientamento sionista in materia di politica estera, spesso razionalizzata attraverso profezie sulla fine del mondo e una devozione in gran parte a favore degli interessi degli Ebrei moderni e dello Stato ebraico.

Il periodo di massimo splendore degli Evangelici sembra essere ormai tramontato, ma rimangono la setta cristiana più numerosa in tutta l’America (24%), [nei sondaggi] superata di poco nel 2022 da coloro che avevano barrato la casella “nessuna religione”. La principale istituzione in cui si può notare la loro influenza è il Partito Repubblicano, dove costituiscono un’importante circoscrizione elettorale e svolgono il ruolo di zelanti attivisti.

Ma la predominanza dei Cristiano-Sionisti e della Destra religiosa contemporanea è un evento relativamente recente. Prima della Seconda Guerra Mondiale, gli Evangelici erano una setta piccola e malvista che operava ai margini del panorama del Protestantesimo americano. Nonostante non avessero una teologia rispettata dagli altri Protestanti dell’epoca e fossero ampiamente percepiti come artisti della truffa e imbonitori, gli Evangelici sono riusciti a trionfare sui loro concorrenti e sui loro critici fino a contendere per il titolo di Chiesa d’America.

La nazione “giudaico-cristiana” di Dwight Eisenhower

Nel 1952, il generale Dwight Eisenhower aveva ottenuto una vittoria schiacciante sul democratico Adlai Stevenson con la promessa di fermare l’espansione dell’Unione Sovietica e la diffusione delle sue idee.

Gli Ebrei erano tradizionalmente molto influenti all’interno del Partito Democratico, ma Ike era diverso. Era riuscito a distinguersi dagli sfidanti repubblicani di vecchio stampo WASP stringendo alleanze politicamente e finanziariamente proficue con figure ebraiche di spicco che, in seguito, avrebbero avuto ruoli importanti nelle sue due amministrazioni, come il mediatore politico Jacob Javits, l’oligarca della Standard Oil Jacob Blaustein (noto Democratico), Maxwell Rabb (il principale consigliere di Eisenhower) e Simon Sobeloff, il Solicitor General [la quarta carica giudiziaria della nazione N.D.T.] che aveva avuto un ruolo centrale nel rovesciare la segregazione scolastica nel caso Brown v. Board, oltre a proteggere gli Ebrei durante la “paura rossa”). Questi contatti, stabiliti grazie alle promesse di promuovere gli interessi dell’Ebraismo americano e di sostenere lo Stato di Israele, appena creato, avevano dato ad Eisenhower un vantaggio formidabile per quanto riguardava copertura mediatica e il sostegno delle grandi imprese, vantaggio che aveva portato alla sua vittoria del ’52 su Stevenson.

Mobilitare il popolo americano a sostegno di nuovi interventi all’estero (come la guerra di Corea) immediatamente dopo una guerra mondiale era una priorità assoluta per l’amministrazione Eisenhower. Il problema per i politici dell’epoca era che l’America non disponeva di un’ideologia di Stato convincente, in grado di sostenere la prevista crociata per la democrazia globale. Il governo Eisenhower era perfettamente consapevole di questa vulnerabilità, dal momento che lo Stato americano, attraverso strutture come il Comitato Dickstein (poi House of Un-American Activities), aveva trascorso gran parte della prima metà del XX secolo cercando disperatamente di contenere quelle che percepiva come minacce interne: comunisti, socialisti, isolazionisti, nativisti e persino un incidente in cui un immigrato tedesco aveva tenuto un raduno di massa in stile Terzo Reich al Madison Square Garden.

Durante la Grande Depressione il vuoto creato dalla mancanza di un contrasto ufficiale e ben articolato al comunismo era stato colmato dall’ascesa del populismo anti-ebraico e anti-establishment, che aveva prosperato sia nelle città che nel cuore dell’America grazie a figure come Henry Ford, Gerald LK Smith, il movimento America First, Huey Long, Padre Charles C. Coughlin e persino un movimento esplicitamente fascista guidato da William Dudley Pelley. Molti di questi personaggi guardavano a Mussolini e Hitler, cosa che aveva fatto inorridire l’amministrazione FDR, spingendola ad una frenetica repressione politica. Alcuni di questi ferventi dissidenti anticomunisti e populisti avevano persino messo da parte le loro differenze religiose per promuovere il movimento Share Our Wealth (Condividi la nostra ricchezza), di stampo laico, socialista e nazionalista (guidato da Long, Smith e Coughlin), che aveva poi dato vita ad una campagna contro il piano di FDR per l’ingresso nella Seconda Guerra Mondiale. Questi potenti oratori ed abili organizzatori avevano trovato molti sostenitori grazie ad argomentazioni facilmente comprensibili ed intuitive, che sottolineavano la mancanza di un interesse americano in un nuovo conflitto europeo, sostenendo al contempo che gli aiuti del governo statunitense all’Unione Sovietica, schierata contro la Germania e l’Italia, era la prova che Washington era compromessa da simpatizzanti e spie giudeo-comuniste. L’anticomunismo americano d’anteguerra era ricco di idee autoritarie, collettiviste, anti-interventiste, anti-ebraiche e, a volte, razziste, che figure come Eisenhower e Javits consideravano minacce alla sicurezza nazionale.

Per Eisenhower i valori e i discorsi di Long, Coughlin, Smith erano inaccettabili e antiamericani, per non dire spaventosi per i suoi sostenitori ebrei. Eisenhower, con un forte contributo da parte dei rappresentanti dell’Ebraismo organizzato, aveva quindi messo a punto una nuova risposta alla promessa dell’Unione Sovietica di un paradiso in terra, sostenendo una visione degli Stati Uniti come una nazione razzialmente egualitaria, individualista, militarmente aggressiva e, soprattutto, favorevole agli Ebrei ma, allo stesso tempo, fortemente cristiana.

Franklin Delano Roosevelt era stato il primo presidente a riferirsi all’America come ad una nazione “giudeo-cristiana”, a volte in tono difensivo quando rispondeva alle critiche di antisemitismo, ma questo strano e antistorico connubio era diventato di uso comune solo durante gli anni di Eisenhower.

Un mese prima del suo insediamento, nel dicembre 1952, Eisenhower aveva delineato la visione del mondo che l’America avrebbe adottato nella Guerra Fredda:

“E questo è il modo in cui loro [i Padri Fondatori] lo avevano spiegato: ‘Noi riteniamo che tutti gli uomini siano  stati dotati di alcuni diritti inalienabili dal loro Creatore…’ non per il caso della loro nascita, non per il colore della loro pelle o per qualsiasi altra cosa, ma che ‘tutti gli uomini sono dotati di alcuni diritti inalienabili dal loro Creatore’. In altre parole, la nostra forma di governo non ha senso se non è fondata su una fede religiosa profondamente sentita, e non mi interessa quale sia. Certo, è il concetto giudaico-cristiano, ma deve essere una religione in cui tutti gli uomini sono creati uguali”.

Il principale ostacolo all’attuazione di questa dottrina era costituito dal fatto che gli americani non erano particolarmente religiosi. Nel 1945, solo il 65% circa degli americani si auto-identificava con una denominazione ecclesiastica, una percentuale inferiore a quelle della religiosità odierna.

Con il progredire degli anni Cinquanta, il governo degli Stati Uniti e i suoi alleati del settore privato avevano iniziato a propagare la nuova dottrina giudeo-cristiana, saturando le onde radio con programmi ideologici, inserendo il termine “Under God” nel giuramento di fedeltà, istituendo la National Prayer Breakfast [Colazione di Preghiera Nazionale] e creando organizzazioni destinate a riorientare la vita civile americana verso la Chiesa. Individui come l’uomo d’affari conservatore e risorsa dell’FBI J. Howard Pew finanziavano influenti pubblicazioni evangeliche giudeo-cristiane, come Christianity Today, dove venivano dati in pasto alla tabula rasa americana gli editoriali di J. Edgar Hoover.

Quello che si era conservato dall’America prebellica era la logica psicologica del marketing come base del concetto di celebrità. L’élite aveva bisogno di una superstar giudeo-cristiana.

Billy Graham, il padre del Cristianesimo Evangelico

Quando milioni di americani avevano iniziato a guardare la televisione, la possibilità di influenzare l’opinione pubblica aveva avuto un’impennata. Improvvisamente, i proprietari ebrei delle tre principali società di radiodiffusione – ABC (Leonard Goldenson), CBS (William Samuel Palley) e NBC (David Sarnoff) – si erano ritrovati con la possibilità di monopolizzare la mente del popolo americano.

Questi uomini avrebbero poi creato il papa del Giudeo-Cristianesimo: Billy Graham. Alla fine della sua carriera storica, Graham era davvero secondo solo al Papa in termini di influenza sulla Cristianità mondiale del XX secolo.

Prima di essere scoperto da William Randolph Hearst, Billy Graham era un oscuro predicatore che operava negli Stati della Carolina. Nel 1949, a Los Angeles, durante un revival in un tendone da circo, Hearst, un cattolico non praticante, aveva visto Graham parlare ad una folla enorme. Questo giovane uomo del Sud con l’aspetto da idolo del cinema si lanciava in sermoni infuocati che condannavano i comunisti all’inferno, evitando accuratamente allusioni razziali o antiebraiche.

Comprendendo l’importanza del suo contributo alla missione del presidente Eisenhower – amico personale di Hearst – il magnate dei media aveva iniziato a fornire a Graham una copertura favorevole, invitando i suoi redattori a “pubblicizzare Graham!“. Graham, che aveva sempre affermato di non aver mai incontrato Hearst, si era subito reso conto dell’attenzione dell’editore nei suoi confronti e aveva iniziato a calibrare politicamente il contenuto dei suoi sermoni per massimizzare la risposta positiva della stampa.

Un anno dopo, lo studio cinematografico Paramount, controllato dagli Ebrei (Adolph Zukor e Barney Balaban), aveva offerto a Graham un ruolo nel remake giudeocentrico e sionista del film muto cristiano del 1923, I dieci comandamenti. Graham aveva rifiutato il ruolo nel film, ma era stato poi convinto da Leonard Goldenson, responsabile ebreo della ABC, a perseguire un altro tipo di celebrità.

Così, partorito dalla mente dell’Ebreo ateo Goldenson, era nato il primo programma “televangelico” della storia: The Hour Of Decision (L’ora della decisione), con protagonista il dinamico attore-predicatore della Carolina. Nel 1951, il programma aveva debuttato sulla ABC e i discorsi di Graham, che combinavano la teologia revivalista giudeo-cristiana e la propaganda pro-Eisenhower all’interno della struttura di uno spettacolo di varietà, avevano iniziato ad entrare nelle case di milioni di americani.

Nel libro del 1991 Beating the Odds: The Untold Story Behind the Rise of ABC, una raccolta di aneddoti dedicata a Goldenson, Graham aveva così descritto la genesi di The Hour of Decision:

“Poco tempo dopo aver acquistato la ABC, Leonard mi aveva chiesto di andare in televisione ogni domenica sera alle 20. Lo avevo fatto per due anni, con una scenetta religiosa o intervistando leader importanti, come senatori e membri del Congresso. Credo sia stato il primo programma religioso della televisione nazionale”.

Nel 1954, la ABC era stata costretta a cancellare The Hour of Decision a causa dei pessimi indici di ascolto, ma né Graham né i suoi sponsor ebrei avevano rinunciato a diffondere il Cristianesimo Evangelico. La nuova strategia di Graham per catturare gli ascoltatori di The Hour of Decision consisteva nel trasformare le sue “crociate” televisive in raduni ricreativi, da tenersi nelle principali arene americane con ospiti famosi, tra cui l’allora vicepresidente Richard Nixon e, in seguito, il cantante pop britannico Cliff Richard. Lo staff di Graham riusciva a riempire gli stadi fino all’orlo, collaborando con le chiese locali delle piccole località e organizzando pullman di parrocchiani (molti dei quali non evangelici o non interessati a convertirsi) unicamente interessati a visitare gratuitamente luoghi famosi, come l’Hollywood Bowl, lo Yankee Stadium o il Madison Square Garden.

Secondo l’autobiografia di Graham, Just As I Am, l’insuccesso televisivo del 1954 era stato compensato dalla diffusione delle sue crociate e da una versione meno glamour del suo spettacolo, trasmessa in tutto il Paese attraverso le onde della radio. The Hour of Decision aveva continuato ad essere trasmessa a livello nazionale grazie alla sua associazione con l’uomo d’affari ebreo Jack Lewis, che, nel 1953, lo aveva presentato a David Sarnoff della NBC,

“La NBC non era favorevole a vendere spazio alle trasmissioni religiose, ma la rete aveva fatto un’eccezione grazie all’interesse personale del fondatore e presidente della NBC, il Generale David Sarnoff.

Quando eravamo sulla nave che ci riportava [in patria] dal Giappone e dalla Corea, all’inizio del 1953, avevamo incontrato un uomo d’affari ebreo di nome Jack Lewis. [Successivamente] ci aveva invitato ad una festa, durante la quale una donna si era esibita in una danza hula…. C’erano anche il generale Sarnoff e sua moglie, che si erano offerti di riaccompagnarmi in albergo. Durante il tragitto, il generale mi aveva chiesto: “C’è qualcosa che posso fare per lei?”

“Sì, signore”. Si vedeva che era rimasto sorpreso dalla mia rapida risposta. “Vorrei andare alla NBC con il mio programma radiofonico”.

“Vedrò cosa posso fare”, aveva detto.

Apparentemente fedele alla sua parola, dopo poco tempo eravamo alla NBC ,ogni domenica sera.

Spesso trasmettevamo in diretta da vari luoghi dove si tenevano le crociate, dal fronte, durante la guerra di Corea, all’Hollywood Bowl”.

Nel 1957, Graham era finalmente riuscito a sfondare al Madison Square Garden, un evento che il suo vecchio capo alla ABC, Goldenson, gli aveva commissionato per essere trasmesso in diretta televisiva. C’era una condizione: gli Ebrei che avevano offerto a Graham questa enorme piattaforma volevano che Martin Luther King aprisse l’evento con una preghiera.

Graham aveva già iniziato ad attirare le ire dei Battisti del Sud e dei suoi fan, in gran parte bianchi, ma qui aveva raggiunto un nuovo record. Quando Graham lo aveva presentato all’evento di New York come autorità morale dell’America, King stava organizzando il Montgomery Bus Boycott che stava provocando il caos razziale in Alabama. Lo scopo di questo spettacolo non era quello di conquistare i neri, cosa che Graham non sarebbe mai riuscito a fare, nonostante le sue affermazioni. Il vero motivo, almeno dal punto di vista degli sponsor di Graham della ABC, sembra essere stata la volontà di utilizzare un predicatore apparentemente conservatore e dargli la possibilità (attraverso la presenza in TV) di minare moralmente i bianchi del Sud che resistevano al progetto di integrazione forzata.

Nell’America degli anni Cinquanta, i genitori bianchi temevano che mandare i loro figli a scuola con i neri li avrebbe esposti a rischio di violenza interrazziale e avrebbe abbassato gli standard accademici generali. In seguito alla storica decisione del 1954, Brown v. Board, che aveva messo fuori legge le scuole segregazioniste sulla base di una dubbia scienza sociale finanziata dall’American Jewish Committee, il governo Eisenhower aveva deciso che le scuole del Sud non si stavano integrando abbastanza velocemente.

Tre mesi dopo la crociata televisiva di Graham, Eisenhower aveva dispiegato la 101esima aviotrasportata a Little Rock, in Arkansas e le immagini scioccanti di soldati statunitensi che facevano marciare gli adolescenti bianchi verso le scuole dei neri spingendoli con la baionetta inastata, avevano suscitato rabbia e risentimento antigovernativo in tutto il Sud.

Graham e King erano strani alleati in un’alleanza di convenienza. Graham aveva sostenuto la politica razziale di King per tutta la sua carriera di attivista ed entrambi erano ferocemente pro-Israele, ma, a parte queste somiglianze superficiali, i due uomini avevano programmi politici e religiosi diametralmente opposti. Nella teologia di King, il Social Gospel, la realizzazione cristiana doveva essere ottenuta attraverso l’attivismo socio-politico, mentre Graham promuoveva per i bianchi il primato della salvezza individuale. Graham era un fanatico sostenitore della guerra in Vietnam e un alleato delle grandi imprese, mentre King si opponeva alla guerra e promuoveva politiche economiche di sinistra. Entrambi avevano incontrato una forte opposizione tra i rispettivi pubblici per la loro collaborazione, specialmente Graham, i cui sermoni anti-bianchi, sempre più infiammati, avevano indotto alcuni governatori del Sud, come George Bell Timmerman, a vietare le sue crociate attraverso l’uso strategico di leggi che separavano la Chiesa dallo Stato. L’unico tessuto connettivo che univa King e Graham, quello che avrebbe consentito ad entrambi di portare avanti il movimento per i diritti civili per tutta la sua durata, era costituito dai media e dal denaro degli Ebrei di New York.

Nel 1965, Graham aveva intensificato la sua campagna a sostegno del progetto di King, annullando persino una tournée in Europa per puntare sull’Alabama, dove aveva implorato i suoi seguaci bianchi di abbracciare la legge sui diritti civili e di integrarsi razzialmente, senza far storie. Questo raramente aveva indotto i fan di Graham a sostenere il movimento per i diritti civili, ma aveva fortemente indebolito la loro volontà di opporsi.

Il cane da guardia di Israele

Verso la metà e la fine degli anni Sessanta, Billy Graham era ormai un nome familiare, aveva usato la sua fama e i suoi agganci con l’élite per prendere il controllo della Southern Baptist Convention e veniva spesso ospitato in programmi televisivi anche di altro genere, come il Woody Allen Show. Con le sue crociate diffondeva in tutto il mondo il dogma giudeo-cristiano, di solito con un ampio sostegno finanziario e mediatico da parte della CIA, dello Stato israeliano e della comunità ebraica americana. In ogni continente c’erano missionari evangelici che, non solo cercavano di convertire i nativi, ma collaboravano anche con i servizi segreti americani e israeliani come spie e sovversivi, soprattutto in America Latina e in Medio Oriente.

Sul fronte interno, il reclutamento per questa nuova chiesa orientata al marketing era in piena espansione. Dal 1965 al 1975, gli Evangelici erano sempre disponibili in televisione e alla radio, cosa che aveva permesso al movimento di guadagnare moltissimi seguaci e di diventare la più grande forza protestante del Paese.

Con lo scoppio delle guerre arabo-israeliane negli anni ’60 e ’70, sia il governo israeliano che gli Ebrei americani avevano iniziato a fare sempre più affidamento su Graham per promuovere la causa sionista presso i Cristiani d’America. All’epoca di questi conflitti, i Protestanti americani erano fortemente polarizzati sulla questione, con un numero significativo di membri del clero che esprimevano solidarietà nei confronti degli Arabi – che tra loro contavano anche molti Cristiani – rispetto agli Ebrei atei, visti come oppressori.

Importanti organismi cristiani che in precedenza avevano collaborato con gli Ebrei in altri progetti politici, come il Consiglio Nazionale delle Chiese, si erano categoricamente rifiutati di prendere posizione sulla guerra del ’67. Un importante coordinatore “interreligioso” dell’epoca, il rabbino Balfour Brickner, aveva addirittura osservato “lo spettacolo della quasi totale assenza di sostegno visibile allo Stato di Israele nel momento del bisogno“.

Era stato allora che Billy Graham aveva dato ai Cristiani il colpo definitivo. La risposta di Graham ai problemi etici che molti Cristiani avevano nel sostenere le violente espulsioni degli Arabi e l’espansionismo di Israele era stata quella di avvertire i suoi seguaci che la Bibbia proclamava gli Ebrei popolo eletto da Dio e che chi criticava il progetto sionista era condannato ad arrostire all’inferno.

Il film di Graham del 1970, “His Land“, un musical di propaganda sionista riguardante l’odissea religiosa in Israele di Cliff Richards, un cantante pop britannico non più sulla cresta dell’onda (la cui etichetta discografica era di proprietà di Leonard Goldenson), era stato un evento fondamentale per combattere la riluttanza dei Cristiani. Sia Graham che l’American Jewish Committee avevano sponsorizzato proiezioni del film in tutti i luoghi di culto dei 50 Stati, come parte di una più ampia spinta multimediale che includeva il bestseller del Sionista Dispensionalista Hal Lindsey, The Late Great Planet Earth, un libro apocalittico pro-Israele (collegato al fatto che la società di consulenza di Lindsey era composta da ufficiali dell’esercito israeliano), per far cambiare idea al popolo americano su come il loro Paese avrebbe dovuto approcciare il Medio Oriente.

La tensione tra i gestori ebrei di Graham e la teologia da lui stesso predicata erano entrate in collisione durante la campagna Key 73. I sostenitori di Graham erano fortemente motivati dalla prospettiva di salvare i non Cristiani con la parola di Gesù Cristo, soprattutto gli Ebrei che ritenevano di dover convertire per accelerare il ritorno di Cristo. Questo aveva preoccupato i soci ebrei di Graham, che lo avevano costretto, in piena violazione dei suoi stessi insegnamenti, ad emanare ad un pubblico esasperato e costernato un decreto in cui si diceva che ora era severamente proibito cercare di evangelizzare gli Ebrei. Chiaramente, la salvezza delle singole anime non era l’unica preoccupazione di Graham.

Graham aveva continuato a svolgere il ruolo di pastore dei Cristiani della comunità ebraica fino alla sua morte, avvenuta nel 2018. Nel corso della sua vita, è stato ripagato con denaro, premi, protezione dalla cattiva stampa, accesso a presidenti sia democratici che repubblicani e persino con una pacchiana stella sull’Hollywood Walk of Fame. Graham ha dato vita ad innumerevoli imitatori in cerca di fama e oro, come Jerry Falwell, Pat Robertson e il pastore John Hagee.

Cos’è che aveva motivato una delle figure cristiane più filo-ebraiche e filo-sioniste mai esistite?

Abbiamo prove che mettono in dubbio la sincerità del suo personaggio pubblico, grazie alle registrazioni dei suoi colloqui con Nixon, nel 1972

Registrate all’apice dell’attivismo pro-ebraico e pro-Israele di Billy Graham, le conversazioni private nello Studio Ovale tra il più potente leader cristiano americano e il presidente degli Stati Uniti rivelano due uomini apparentemente impotenti, amareggiati e con il volto di Giano.

Nella conversazione, registrata segretamente, Nixon e Graham identificano entrambi la comunità ebraica americana come una forza corrosiva e pericolosa: “Questa morsa deve essere spezzata o il Paese andrà a rotoli“. Graham conferma la sua dichiarazione riferendosi agli Ebrei come alla “Sinagoga di Satana“.

In un segmento notevole, Graham dice addirittura a Nixon che vorrebbe poter combattere gli Ebrei,

”Vado e mantengo amicizie con il signor Rosenthal (A.M. Rosenthal) del New York Times e con persone di questo tipo, sapete. E tutti… voglio dire, non tutti gli Ebrei, ma molti Ebrei sono miei grandi amici, si stringono intorno a me e sono amichevoli con me perché sanno che sono amichevole con Israele. Ma non sanno come la penso davvero su ciò che stanno facendo a questo Paese. E io non ho potere, non ho modo di gestirli, ma mi batterei se ci fossero le circostanze giuste”.

Sentendo queste parole, un Nixon in preda al panico risponde: “Non deve farglielo sapere!“.

L’aspetto più sconcertante dei nastri Nixon-Graham è che, appena un anno dopo, durante la guerra dello Yom Kippur, Nixon aveva dato un colpo mortale all’economia americana e fatto crollare il suo sostegno pubblico dopo aver deciso unilateralmente di organizzare il più grande ponte aereo della storia degli Stati Uniti solo per salvare l’esercito israeliano dalla sconfitta. Billy Graham? Per tutto il conflitto aveva agito su ordine di Tel Aviv per calmare i Cristiani bianchi, infuriati dal fatto che il sostegno del loro governo a Israele faceva mancare la benzina alle stazioni di servizio.

Possiamo solo ipotizzare se Graham [durante i colloqui registrati] stesse raccogliendo informazioni sul suo vecchio amico Dick per conto dell’Ebraismo organizzato, o se stesse confidando le sue sincere convinzioni.

In ogni caso, si può concludere che il padre fondatore del Cristianesimo evangelico era un sociopatico cinico e iperattivo, proprio come i leader sionisti cristiani che hanno seguito le sue orme.

Joseph Jordan

Fonte: littoria.substack.com
Link: https://littoria.substack.com/p/americas-church-the-invention-of
25.01.2024
Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org

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