Elon Musk va a Canossa

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Ron Unz – The Unz Review – 12 febbraio 2024

 

Anche se sconosciuto a quasi tutti gli americani di oggi, l’Imperatore Enrico IV fu uno dei più potenti monarchi europei del suo tempo. Sotto il suo regno ventennale il Sacro Romano Impero dell’Alto Medioevo governava la Germania, i Paesi Bassi, gran parte dell’Italia e altre terre importanti, e molti lo consideravano l’erede del leggendario Carlo Magno.

Con l’arroganza che gli derivava dal detenere un così enorme potere temporale e dal comandare grandi eserciti, sfidò l’autorità di Papa Gregorio VII, ma il Pontefice lo fece rapidamente cadere, scomunicandolo dalla Chiesa cattolica e dichiarando che i potenti feudatari vassalli di Enrico non gli dovevano più alcuna fedeltà. Di fronte alla prospettiva molto concreta di perdere il trono, l’Imperatore si recò a Canossa nella speranza di incontrare il Santo Padre e ottenere il suo perdono. Nonostante il freddo pungente attese tre lunghi giorni fuori dalle mura del castello, vestito di tela di sacco e, secondo alcune testimonianze, senza scarpe nella neve ghiacciata. Alla fine il Papa gli permise di entrare e gli concesse un’udienza, accettò la sua capitolazione e revocò la pena religiosa che gli era stata imposta. Nei secoli successivi a quel famoso episodio, l’espressione “andare a Canossa” ha significato la resa di una figura orgogliosa e potente che fa penitenza e chiede perdono, sottomettendosi alle forze che lo avevano umiliato.

Alla luce di questa storia, non sorprende che la frase sia stata ampiamente ripetuta un paio di settimane fa, quando Elon Musk si è recato ad Auschwitz per offrire la sua abietta sottomissione al potere ebraico, indossando uno zucchetto, promettendo di estirpare “l’antisemitismo” sulla piattaforma da lui controllata e dichiarando persino di considerarsi “aspirante ebreo”.

Le due figure più potenti e influenti del mondo di oggi sono sicuramente il presidente cinese Xi Jinping e il presidente russo Vladimir Putin. Ma credo che si possa ragionevolmente affermare che Elon Musk dovrebbe essere collocato al terzo posto di questa lista globale.

La nostra attuale era occidentale è dominata dalla ricchezza oligarchica e Musk è stato l’uomo più ricco del mondo per gran parte degli ultimi anni. L’industria tecnologica ha un enorme prestigio e influenza e Musk è il proprietario di Tesla, l’azienda pionieristica di veicoli elettrici, il cui valore di mercato è superiore a quello delle altre cinque aziende automobilistiche del mondo messe insieme. La sua azienda missilistica SpaceX, molto innovativa, è diventata il pilastro centrale dell’intero programma spaziale dell’Occidente, cruciale per la sicurezza nazionale americana, mentre la sua azienda di satelliti Starlink, altrettanto innovativa, si è dimostrata assolutamente vitale per l’Ucraina nella guerra con la Russia sostenuta dalla NATO, ispirando imitatori in Cina e in altri Paesi. Più di un anno fa, Musk ha acquistato Twitter per 44 miliardi di dollari e ha reso privata la società, dotandosi di un impero mediatico di gran lunga superiore a quello di qualsiasi rete televisiva americana e forse più potente della maggior parte di esse messe insieme. Nel frattempo, i suoi 170 milioni di follower su Twitter gli forniscono un megafono personale che sarebbe invidiato da qualsiasi presidente americano o celebrità di Hollywood.

Quale altra figura mondiale potrebbe eguagliare Musk in termini di potere e influenza globale? Il Presidente Joseph Biden è anziano e senile e ampiamente disprezzato, molto simile a una figura brezneviana degli ultimi giorni della decadente URSS e, ovviamente, totalmente controllato dai suoi nervosi aiutanti. Sebbene l’ex presidente Donald Trump sia il candidato repubblicano quasi certo per le presidenziali del 2024 e abbia più di una possibilità di riconquistare la Casa Bianca, sta affrontando 91 accuse di reato in tribunale ed è detestato da quasi metà della popolazione americana, compresa la stragrande maggioranza delle nostre élite. La sua probabile vittoria a novembre sarebbe quasi interamente dovuta all’impopolarità di Biden. In effetti, data questa evidente debolezza ai vertici della gerarchia politica americana, alcuni osservatori accorti hanno sostenuto che il Presidente israeliano Benjamin Netanyahu ha probabilmente un’influenza maggiore sul nostro Congresso rispetto a Biden o a Trump; ma nel suo Paese il sostegno a Netanyahu è al 15% e deve affrontare un mare di accuse di corruzione, per cui potrebbe facilmente finire i suoi giorni in una cella di prigione.

Nella nostra società profondamente polarizzata, quasi tutti gli altri politici sono ammirati da piccoli seguaci devoti ma, di solito, disprezzati da molti, molti di più, e non riesco a pensare a nessun privato cittadino che possa lontanamente eguagliare la ricchezza, il prestigio tecnologico e la portata mediatica di Musk.

Nel frattempo, le autorità spirituali tradizionali sono state ridotte a mere ombre dei loro predecessori. Circa novecento anni fa, Papa Gregorio VII umiliò un imperatore tedesco e una generazione o due fa, anche Papa Giovanni Paolo II esercitava una grande autorità internazionale, ma al giorno d’oggi il nostro attuale Papa Francesco comanda solo una piccola parte di tale influenza e non mi viene in mente nessun altro leader religioso di maggior peso. Quindi, forse per esclusione, penso che Musk sia la figura più potente del mondo occidentale, e la sua disponibilità a umiliarsi davanti agli ebrei pro-Israele ad Auschwitz, nel mezzo del massacro in corso a Gaza, fornisce un’indicazione sorprendente del vero equilibrio tra potere temporale e spirituale nel mondo occidentale di oggi, dimostrando anche quale gruppo comanda il secondo.

Solo pochi mesi prima, Musk aveva fatto il pieno di successi, avendo smantellato con successo il grande dipartimento di censura di Twitter, mentre concedeva un’amnistia alla maggior parte delle voci bandite negli anni precedenti, in particolare all’ex presidente Donald Trump. Sotto la sua direzione, sono stati forniti a Matt Taibbi e ad altri giornalisti investigativi documenti segreti che hanno prodotto rivelazioni bomba sul ruolo nefasto del governo nell’orchestrare la censura di Twitter. Il nuovo programma di interviste di Tucker Carlson, basato su Twitter, aveva fatto registrare ascolti enormi, con l’intervista a Trump in agosto che aveva superato l’audience dei dibattiti presidenziali repubblicani ufficiali [per le presidenziali] del 2024 trasmessi dalla televisione. Musk sembrava essere riuscito a resuscitare il vecchio motto di Twitter, secondo cui rappresentava “l’ala libera del partito della libertà di parola“.

Soprattutto, sembrava che avesse sconfitto la sfida della formidabile ADL, che per decenni ha terrorizzato molti potenti. Quando questa temutissima organizzazione di censura lo ha accusato di permettere “all’antisemitismo” e al “razzismo” di prosperare sulla sua piattaforma e ha cercato di intimidire i suoi inserzionisti, Musk ha minacciato di citarli in giudizio per interferenza commerciale, rivolgendo quest’arma di “querra legale” contro uno dei più frequenti utilizzatori [di tale arma], anche quando l’hashtag #BanTheADL è diventato virale su Twitter. L’ADL disponeva di un patrimonio finanziario di 500 milioni di dollari e di un’enorme influenza mediatica, ma per la prima volta i suoi leader si resero conto di avere di fronte un avversario che li superava di gran lunga in termini di risorse e, temendo il rischio di una sentenza legale multimiliardaria, si calmarono rapidamente, abbandonando gli attacchi contro Musk e Twitter.

Tuttavia, gli improvvisi e inaspettati attacchi di Hamas del 7 ottobre hanno cambiato tutto. Più di mille israeliani sono morti e la rabbia e l’agitazione degli attivisti ebrei in America ha raggiunto un livello febbrile senza precedenti. Israele ha subito iniziato a bombardare senza pietà Gaza per rappresaglia, uccidendo decine di migliaia di civili indifesi e quelle orribili scene di morte e devastazione hanno raggiunto il mondo intero sui social media, scavalcando i tradizionali guardiani pro-Israele che controllavano le televisioni e i giornali occidentali. Di conseguenza, i sondaggi hanno rivelato in modo scioccante che gli americani più giovani – le cui informazioni sugli eventi mondiali provenivano da Internet – erano equamente divisi tra Israele e Hamas o addirittura più favorevoli a quest’ultimo. Le organizzazioni ebraiche e pro-Israele hanno quindi iniziato una mobilitazione a tutto campo per sopprimere questo materiale “antisemita”.

Nelle città e nei campus universitari di tutto il mondo occidentale si sono svolte grandi manifestazioni contro il massacro televisivo di donne e bambini da parte di Israele, di cui gli immigrati musulmani sono diventati naturalmente un elemento importante, provocando da parte degli attivisti ebrei la feroce denuncia di questi gruppi come “antisemiti”. Per generazioni, gli ebrei hanno sostenuto in modo preponderante gli immigrati non europei, mentre lodavano e promuovevano ampiamente tutti gli attacchi dei non bianchi contro la società bianca “gentile”. Più di recente sono stati i principali finanziatori delle massicce proteste del 2020 di Black Lives Matter, scatenate dalla morte di un criminale nero di carriera per overdose mentre era sotto la custodia della polizia. Ma con il “privilegio ebraico” e il “privilegio israeliano” improvvisamente oggetto di critiche così ostili, i gruppi ebraici si sono rivoltati su due piedi e hanno chiesto la censura e la soppressione totale. Gli esponenti della destra anti-immigrati hanno notato questa ipocrisia nei loro post sui social media e, a metà novembre, uno di questi tweet ha attirato l’attenzione di Musk, spingendolo ad approvarlo: ha scritto: “Hai detto la vera verità“.twitter_page

Per digitare quelle semplici sei parole probabilmente Musk ha impiegato solo pochi secondi, ma potrebbero aver cambiato la traiettoria della storia americana. Quasi immediatamente, ondate di attivisti ebrei e pro-Israele si sono scagliate su di lui per denunciarlo e molte importanti aziende hanno ritirato la loro pubblicità da Twitter, mettendone a repentaglio la sostenibilità finanziaria. Di fronte a questo enorme contraccolpo, Musk si è recato all’estero per incontrare il presidente di Israele, impegnandosi a combattere “l’antisemitismo”. In quella stessa visita, ha anche posato per una foto con il Primo Ministro Benjamin Netanyahu, guardando solennemente una culla vuota, che presumibilmente simboleggiava i quaranta bambini israeliani che si vuole siano stati decapitati da Hamas, una delle moltissime oltraggiose bufale su atrocità promosse da Israele e dai suoi disonesti propagandisti.

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Negli anni successivi alla sconvolgente vittoria di Donald Trump nel 2016, le persone di destra erano state pesantemente censurate su molte piattaforme di social media, mentre i progressisti erano liberi di scatenarsi; ora però questi ultimi hanno iniziato a subire la stessa sorte per aver criticato i massacri di Israele. Fin dai primi anni del XX secolo il partito Likud al governo in Israele e il suo predecessore Irgun avevano sempre usato lo slogan “Dal fiume al mare“, promettendo una Grande Israele sotto il totale controllo e dominio ebraico. Ma negli ultimi due decenni, i progressisti antisionisti hanno abbracciato quelle stesse parole, sostenendo uno Stato democratico laico unificato con pari diritti per ebrei e palestinesi. Musk ha ora dichiarato quest’ultima frase “genocida” e ha avvertito che avrebbe fatto scattare il ban immediato da Twitter, nonostante Netanyahu abbia continuato a usarla pubblicamente nel suo significato originale ebraico-suprematista.

Poche settimane dopo Musk si è recato ad Auschwitz, accompagnato dal suo compagno e guida, un giovane opinionista pro-Israele di nome Ben Shapiro, il cui impero mediatico di destra era stato lautamente finanziato da donatori sionisti. Questo pellegrinaggio quasi religioso, ampiamente pubblicizzato, sembra aver segnato la completa capitolazione di Musk di fronte all’impressionante potere dell’ebraismo organizzato.

Musk non è stato l’unica figura di spicco a inchinarsi (forse “appecoronarsi” sarebbe stato un traducente migliore, N.d.T.) alle forze ebraiche del sionismo, ora pienamente mobilitate dall’attacco di Hamas e dal conseguente conflitto tra Israele e Gaza. Quando Musk acquistò Twitter alla fine del 2022 e iniziò ad attirare il fuoco dell’ADL, anche un’altra figura pubblica di spicco stava affrontando l’ira di questa organizzazione. Come scrissi all’epoca:

“Forse per coincidenza, una controversia in qualche modo simile si era recentemente verificata nel caso di un altro personaggio di alto profilo, il rapper e stilista miliardario di colore Kanye West. Anche se in precedenza avevo avuto solo una vaga impressione di lui, a quanto pare era un’imponente celebrità internazionale, oltre a essere tra i neri americani più ricchi mai esistiti, e ad avere decine di milioni di follower su Twitter e altri network.

A quanto pare, per un motivo o per l’altro, si è arrabbiato e agitato per quella che considerava la schiacciante influenza ebraica nel mondo degli affari e dei media, e ha iniziato a dirlo a gran voce in varie sedi e sui suoi social network. Come prevedibile, la reazione dei media è stata rapida e devastante, dipingendolo come un lebbroso morale e costringendo così la maggior parte dei suoi partner commerciali a tagliare i ponti, spesso con enormi costi finanziari. Pare che dalla linea di scarpe da ginnastica di West derivasse il 25% dei profitti del gigante delle calzature Adidas, che però ha abbandonato l’accordo di lunga data per un costo totale di quasi 650 milioni di dollari quando i suoi padroni mediatici hanno proclamato che si trattava di una questione fondamentale di moralità. All’altro estremo dello spettro, la Goodwill Industries ha annunciato che non avrebbe più donato alla propria clientela indigente i fine-serie che risultavano associati a un così vile antisemita. La banca di lunga data del rapper ha persino chiuso i suoi conti e non ha più fornito un rifugio per il suo denaro.

Il risultato immediato di tutti questi colpi coordinati è stato che la maggior parte della grande fortuna di West è improvvisamente evaporata, mentre il suo personal trainer (ebreo) ha dichiarato pubblicamente che se avesse continuato in questo atteggiamento, l’ex miliardario avrebbe potuto passare il resto della sua vita pesantemente sedato e rinchiuso in un istituto per malattie mentali. Quasi nessuna delle celebrità di colore si è schierata dalla sua parte, o se lo hanno fatto, io nlon ne ho sentito parlare. La storia è presto sparita dai media, forse trascinando con sé in modo definitivo questa un tempo iconica celebrità globale nera.”

Mentre Musk aveva battuto i suoi sfidanti dell’ADL, West ha rapidamente abbandonato la lotta ed è scomparso dall’attenzione pubblica. Ma il rapper nero aveva ormai un nuovo album pronto per il lancio e così lui e i suoi consiglieri hanno apparentemente deciso che solo il più abietto tipo di pubblica resa al potere ebraico avrebbe potuto salvaguardare le vendite della sua musica. Anche se Israele stava chiaramente commettendo il più grande massacro televisivo di donne e bambini indifesi nella storia del mondo, indignando gran parte del suo giovane pubblico rap, West ha dichiarato il suo amore e la sua ammirazione sconfinati per gli ebrei e lo Stato ebraico, registrando un video di 40 minuti in cui si scusava per le sue passate dichiarazioni antisemite e twittando un messaggio simile, più breve, scritto in ebraico.

hebrew_tweet

Alla fine del 2022 avevo espresso un notevole scetticismo sul fatto che Musk o West avrebbero avuto successo nelle loro sfide separate al potere ebraico, e i lettori possono giudicare da soli fino a che punto le mie previsioni si siano rivelate corrette.

American Pravda: Elon Musk, Kanye West and much riskier targets

Ron Unz – The Unz Review – 21 novembre 2022

Anche se ora Musk si è prostrato alla più ampia coalizione sionista, devo ammettere che in realtà si è comportato sorprendentemente bene contro i suoi tormentatori iniziali dell’ADL, anche senza utilizzare la storia segreta di quella nefasta organizzazione che gli avevo offerto durante la sua battaglia.

Elon Musk and the true history of the ADLL

Ron Unz – The Unz Review – 13 settembre 2023

Le capitolazioni di Musk e West non mi hanno sorpreso. Ma molto più degno di nota è stato il caso del candidato indipendente alla presidenza Robert F. Kennedy, Jr. la cui resa totale al sionismo negli ultimi mesi ha profondamente deluso molti dei suoi ex ammiratori, me compreso.

Sebbene fino al 2021 conoscessi solo vagamente Kennedy e rimanessi profondamente scettico su gran parte delle sue famose posizioni anti-vaccini, avevo ammirato molto le sue posizioni su molte altre questioni importanti, in particolare sulla nostra disastrosa guerra per procura in Ucraina contro la Russia, e prevedevo quindi di dargli il mio voto a novembre.

Sono rimasto particolarmente colpito dal suo notevole coraggio su alcune questioni storiche di natura personale. Diversi anni fa, aveva dichiarato pubblicamente che Sirhan Sirhan, il presunto assassino di suo padre, era innocente e avrebbe dovuto essere rilasciato dopo più di mezzo secolo di prigione, e aveva inoltre affermato che anche suo zio, il presidente John F. Kennedy, era morto per mano di un complotto. Ho notato che, sebbene i media tradizionali lo diffamassero ferocemente per numerosi altri motivi, tendevano a evitare accuratamente questo tipo di “grandi innominabili” perché i fatti erano così fortemente dalla parte di Kennedy.

American Pravda: why the media fears RFK Jr.

Ron Unz – The Unz Review – 14 agosto 2023

E una volta riconosciuto che Sirhan non aveva sparato il colpo fatale, ho sostenuto che importanti elementi della cospirazione avrebbero immediatamente suggerito i veri colpevoli del crimine:

“L’autorevole libro di David Talbot “Brothers”, uscito nel 2007, rivelava che Robert F. Kennedy era stato convinto quasi fin dall’inizio che suo fratello fosse stato vittima di una cospirazione, ma aveva tenuto la bocca chiusa, dicendo alla sua cerchia di amici che aveva poche possibilità di rintracciare e punire i colpevoli finché non avesse raggiunto lui stesso la Casa Bianca. Nel giugno del 1968, quando sembrava sul punto di raggiungere questo obiettivo, fu ucciso da un proiettile di un assassino pochi istanti dopo aver vinto le cruciali primarie presidenziali in California. L’ipotesi logica è che la sua morte sia stata architettata dagli stessi artefici di quella del fratello maggiore, che ora agivano per proteggersi dalle conseguenze del loro precedente crimine.

Un giovane palestinese di nome Sirhan Sirhan aveva sparato con una pistola sulla scena del crimine ed era stato rapidamente arrestato e condannato per l’omicidio. Ma Talbot sottolinea che il rapporto del medico legale ha rivelato che il proiettile fatale proveniva da una direzione completamente diversa, mentre la documentazione acustica dimostra che furono sparati molti più colpi rispetto alla capacità della pistola del presunto assassino. Queste prove concrete dimostrano l’esistenza di una cospirazione.

Lo stesso Sirhan sembrò stordito e confuso, affermando in seguito di non ricordare nulla degli eventi, e Talbot menziona che vari ricercatori sull’assassinio hanno a lungo sostenuto che egli fosse solo un comodo capro espiatorio nel complotto, forse agendo sotto qualche forma di ipnosi o di condizionamento. Quasi tutti questi autori sono di solito riluttanti a notare che la scelta di un palestinese come capro espiatorio nell’omicidio punta in una certa direzione ovvia, ma il recente libro di Bergman include anche una nuova importante rivelazione. Esattamente nello stesso momento in cui Sirhan veniva buttato a terra nella sala da ballo dell’Ambassador Hotel di Los Angeles, un altro giovane palestinese veniva sottoposto a intensivi cicli di condizionamento ipnotico per mano del Mossad in Israele, programmato per assassinare il leader dell’OLP Yasir Arafat. Anche se alla fine il tentativo fallì, una tale coincidenza sembra superare i limiti della plausibilità.”

Kennedy sembrava un individuo intelligente e riflessivo, e se anni fa avesse concluso che Sirhan era innocente, pensavo che il resto di questa catena di ragionamenti sarebbe andato al suo posto, producendo un candidato presidenziale di alto profilo disposto a difendere gli interessi americani contro quelli di Israele. Invece Kennedy si è recentemente mosso esattamente nella direzione opposta, diventando il candidato più marcatamente filo-sionista della corsa e affidandosi pesantemente ai suoi consiglieri ultra-sionisti Morton Klein e Rabbi Shmuley Boteach. In una recente intervista pubblica, ha dichiarato in modo scioccante che i palestinesi sono “il popolo più coccolato del mondo“, anche se centinaia di migliaia di loro rischiano di morire di fame per mano di Israele.

L’apparente volontà di Kennedy di tradire i suoi principi – e i ricordi del padre e dello zio assassinati – mi ha creato enorme sconforto. Inoltre, dato che sia Biden che Trump sono noti come ferventi sostenitori di Israele, una posizione contraria che enfatizzasse il cessate il fuoco e la simpatia verso i palestinesi sofferenti avrebbe potuto fornire una casa politica per la sostanziale minoranza di elettori e attivisti che assumono questa posizione, attirando certamente un grande sostegno tra gli studenti universitari e altri giovani americani. Ma non è stato così. Immaginate se il senatore Robert F. Kennedy si fosse candidato nel 1968 come il più feroce falco della guerra del Vietnam.

Purtroppo, la totale sottomissione politica di Musk, West e Kennedy al potere di massa degli ebrei e del sionismo non è certo una novità. In effetti, essi costituiscono solo gli ultimi esempi di una lunga serie di sconfitte e arrese gentili, come avevo notato all’inizio del mio articolo originale del 2018 sull’ADL:

“Mel Gibson è stato a lungo una delle star più popolari di Hollywood e il suo film del 2004, “La passione di Cristo” è diventato uno dei più redditizi della storia del mondo, ma l’ADL e i suoi alleati hanno distrutto la sua carriera e lui ha finito per donare milioni di dollari a gruppi ebraici nella disperata speranza di riguadagnare un po’ della sua reputazione pubblica. Quando l’ADL ha criticato una vignetta apparsa su uno dei suoi giornali, il magnate dei media Rupert Murdoch si è scusato personalmente con l’organizzazione, e i redattori dell’Economist hanno prontamente ritirato un’altra vignetta una volta finita sotto il fuoco dell’ADL. Il miliardario Tom Perkins, famoso venture capitalist della Silicon Valley, è stato costretto a presentare profonde scuse dopo essere stato criticato dall’ADL per la scelta delle parole in un articolo del Wall Street Journal. Si tratta di persone orgogliose e potenti, che devono essersi profondamente risentite per essere state costrette a chiedere pubblicamente un perdono così abietto, ma che comunque lo hanno fatto. L’elenco complessivo dei supplicanti dell’ADL nel corso degli anni è molto lungo.”

Musk è certamente il più grande di questi sfortunati esempi recenti, ma quasi esattamente cento anni prima della sua sottomissione si verificò un caso storico piuttosto simile, che coinvolse un altro magnate industriale di fama mondiale che cercò anch’egli di sfidare il potere ebraico, ma alla fine si scusò e abbandonò la lotta.

Sebbene il nome di Henry Ford sia noto alla maggior parte degli americani, dubito che più di una piccola parte sia pienamente consapevole dell’immensa statura globale di cui ha goduto nei primi decenni del XX secolo. Le tecniche di produzione di massa in catena di montaggio, di cui fu pioniere presso la sua Ford Motor Company, furono responsabili della trasformazione dell’automobile da mero giocattolo per ricchi a prodotto a prezzo ragionevole di proprietà della maggior parte degli americani, per cui i suoi successi rimodellarono completamente la nostra società e il resto del mondo. Il suo successo commerciale lo consacrò come uno degli uomini più ricchi del mondo – una delle sue biografie successive si intitolava “L’ultimo miliardario” – ma, raddoppiando i salari di base dei suoi lavoratori comuni, creò anche la classe media americana e divenne una leggenda mondiale.

Secondo alcuni resoconti, il presidente Woodrow Wilson, ormai malato, cercò di arruolare l’apolitico Ford come suo successore democratico alla Casa Bianca. All’inizio degli anni Venti Adolf Hitler considerava Ford uno dei suoi più grandi eroi personali, ma anche Vladimir Lenin la pensava allo stesso modo e i bolscevichi chiamarono la loro politica industriale sovietica “Fordizm”. Nel famoso romanzo di Aldous Huxley del 1931, “Mondo Nuovo”, il “fordismo” era diventato la religione laica del mondo, con la popolazione che celebrava il “Ford Day”, giurando “Per Ford!” ed esponendo croci cristiane troncate in un simbolo che rappresentava la T del modello T della Ford.

All’indomani della Prima Guerra Mondiale, però, Ford iniziò a preoccuparsi molto della crescita senza precedenti del potere ebraico in America e di come i media tradizionali fossero sempre più intimiditi nel denunciare i crimini e gli abusi associati. Nel 1918 acquistò il giornale locale The Dearborn Independent e nel giro di un paio d’anni lo trasformò in una pubblicazione nazionale con un’enorme diffusione, cercando di correggere questa situazione, come ho avuto modo di discutere in un articolo del 2018:

“Per quanto riguarda il Dearborn Independent, Ford aveva apparentemente lanciato il suo giornale su base nazionale non molto tempo dopo la fine della guerra, con l’intenzione di concentrarsi su argomenti controversi, in particolare quelli relativi al comportamento scorretto degli ebrei, la cui discussione, a suo avviso, veniva ignorata o soppressa da quasi tutti i media tradizionali. Sapevo che era stato per lungo tempo una delle persone più ricche e stimate d’America, ma rimasi comunque stupito nello scoprire che il suo settimanale, prima a me quasi sconosciuto, nel 1925 aveva raggiunto una tiratura totale di 900.000 copie, classificandosi come il secondo più grande del Paese e di gran lunga il più grande con distribuzione nazionale. Non ho trovato un modo semplice per esaminare il contenuto di un numero tipico, ma a quanto pare gli articoli antiebraici dei primi due anni erano stati raccolti e pubblicati come libri brevi, che insieme costituivano i quattro volumi di The International Jew: The World’s Foremost Problem, (sorpresa!? se lo cliccate oggi trovate un bel Page not found di Amazon, N.d.T.), un’opera notoriamente antisemita, occasionalmente citata nei miei libri di storia. Alla fine la mia curiosità ha preso il sopravvento, così ho cliccato su Amazon.com, ho comprato il set e mi sono chiesto cosa avrei scoperto.

Basandomi su tutte le mie premesse, mi aspettavo di leggere una qualche stroncatura da far schiumare la bocca e dubitavo che sarei riuscito a superare la prima dozzina di pagine prima di perdere interesse e riporre i volumi a prendere polvere sui miei scaffali. Ma quello che ho trovato è stato qualcosa di completamente diverso.

Negli ultimi due decenni, l’enorme crescita del potere dei gruppi ebraici e pro-Israele in America ha occasionalmente portato gli scrittori a sollevare con cautela alcuni fatti riguardanti l’influenza negativa di queste organizzazioni e attivisti, sottolineando sempre con attenzione che la stragrande maggioranza degli ebrei comuni non beneficia di queste politiche e anzi potrebbe esserne danneggiata, anche a prescindere dal possibile rischio di provocare una reazione antiebraica. Con mia grande sorpresa, ho scoperto che il materiale della serie di 300.000 parole di Ford sembrava seguire esattamente lo stesso schema e lo stesso tono.”

“Anche se in qualche modo sono riuscito a sfogliare tutti e quattro i volumi di The International Jew, dopo un po’ il ritmo incessante degli intrighi e dei comportamenti scorretti degli ebrei è diventato un po’ soporifero, soprattutto perché molti degli esempi forniti potevano avere una certa importanza nel 1920 o nel 1921, ma oggi sono quasi del tutto dimenticati. La maggior parte del contenuto era una raccolta di denunce piuttosto monotone riguardanti il malaffare, gli scandali o la clandestinità degli ebrei, il tipo di questioni banali che sarebbero potute apparire normalmente sulle pagine di un normale giornale o rivista, per non parlare di uno di tipo “giornalismo investigativo”.

Tuttavia, non posso biasimare la pubblicazione per aver avuto un focus così ristretto. Un tema costante era che, a causa della paura intimidatoria degli attivisti e dell’influenza ebraica, praticamente tutti i media americani regolari evitavano di parlare di queste importanti questioni e, poiché questa nuova pubblicazione era destinata a colmare questo vuoto, forniva necessariamente una copertura eccessivamente orientata verso questo particolare argomento. Gli articoli avevano anche lo scopo di ampliare gradualmente la finestra del dibattito pubblico e, alla fine, di far vergognare gli altri periodici che non parlavano del comportamento scorretto degli ebrei. Quando riviste importanti come The Atlantic Monthly e Century Magazine iniziarono a pubblicare tali articoli, il risultato fu salutato come un grande successo.

Un altro obiettivo importante era quello di rendere gli ebrei comuni più consapevoli del comportamento altamente problematico di molti leader della loro comunità. Di tanto in tanto, la pubblicazione riceveva una lettera di elogio da parte di un auto-proclamato “orgoglioso ebreo americano” che elogiava la serie e talvolta includeva un assegno per l’acquisto di abbonamenti per altri membri della sua comunità, e questo risultato poteva diventare oggetto di una lunga discussione.

E sebbene i dettagli di queste storie individuali differissero notevolmente da quelli di oggi, il modello di comportamento criticato sembrava notevolmente simile. Cambiando alcuni fatti, adattando la società a un secolo di progresso, molte delle storie potrebbero essere esattamente le stesse di cui discutono oggi persone benintenzionate e preoccupate per il futuro del nostro Paese. La cosa più sorprendente è che c’erano anche un paio di rubriche sul rapporto travagliato tra i primi coloni sionisti in Palestina e i palestinesi autoctoni circostanti, e profonde lamentele sul fatto che, sotto la pressione degli ebrei, i media spesso riportassero in modo totalmente errato o nascondessero alcuni degli oltraggi subiti da quest’ultimo gruppo.”

Come era prevedibile, le organizzazioni ebraiche erano ferocemente ostili al progetto mediatico di Ford e lanciarono una feroce campagna di lobbying per costringerlo a cessare la sua copertura critica, ricorrendo a boicottaggi dei consumatori, diffamazioni diffuse e azioni legali dannose. Nel frattempo, pochi americani di spicco si unirono pubblicamente agli sforzi di Ford, per cui diversi anni di attacchi ebraici così incessanti si rivelarono alla fine un successo. Nel 1924, Ford terminò la sua serie di articoli sulle attività ebraiche e nel 1927 l’industriale miliardario chiuse definitivamente il suo giornale, inviando anche una lettera pubblica di scuse al presidente dell’ADL in cui ritrattava le sue opinioni “antisemite”. Proprio come l’odierno Elon Musk, il più grande industriale americano dei primi del Novecento fece il suo doloroso viaggio a Canossa. Sebbene pesantemente schierati contro Ford, i fatti fondamentali di questa storia e la capitolazione di Ford sono riportati in una lunga sezione della sua pagina su Wikipedia.

All’inizio degli anni Trenta, il cristianesimo era la religione dominante dell’Occidente da quasi duemila anni e sembrava così fortemente radicato nella società americana da essere inattaccabile. Pertanto, il romanzo futuristico di Huxley che suggerisce che sarebbe stata sostituita dalla religione secolare del fordismo deve sicuramente essere sembrato una possibilità assurda all’epoca, forse addirittura una satira deliberata.

Sotto l’inesorabile pressione ideologica di Hollywood, fortemente ebraica, e dei nostri organi di informazione mainstream, il cristianesimo tradizionale dell’Occidente è stato costantemente decostruito e messo da parte, spesso sostituito dalla quasi-religione dell’Olocaustianesimo, che presenta una serie completamente diversa di martiri, testi sacri e luoghi sacri. Il santuario centrale dell’olocaustianesimo è Auschwitz, un ex campo di concentramento nazista. Musk ha quindi dimostrato la sua completa sottomissione a questa dottrina spirituale dominante e ai suoi principi intraprendendo un pellegrinaggio in quel “luogo sacro”.

Nel 2018, ho discusso di questo notevole cambiamento nelle credenze del mondo occidentale, notando che anche i principali leader spirituali di altre religioni globali hanno apparentemente riconosciuto l’Olocaustianesimo come la propria super-fede, molto più importante nei suoi elementi centrali rispetto alla propria.

“Secondo [Norman] Finkelstein, Hollywood ha prodotto circa 180 film sull’Olocausto solo negli anni 1989-2004. Anche il sottoinsieme molto parziale dei film sull’Olocausto elencati su Wikipedia è diventato enormemente lungo, ma fortunatamente il Movie Database ha ridotto il catalogo fornendo una lista dei 50 film più commoventi sull’Olocausto.”

“Circa il 2% degli americani ha un background ebraico, mentre forse il 95% ha radici cristiane, ma l’elenco di Wikipedia dei film cristiani sembra piuttosto scarno e rudimentale al confronto. Pochissimi di questi film sono stati distribuiti su larga scala, e la selezione si allunga fino a includere “Le cronache di Narnia”, che non contiene alcun accenno al cristianesimo. Una delle pochissime eccezioni di rilievo dell’elenco è “La passione di Cristo” (2004) di Mel Gibson, che è stato costretto ad autofinanziarsi personalmente. Nonostante l’enorme successo finanziario di quel film, una delle uscite nazionali più redditizie di tutti i tempi, il progetto ha reso Gibson un paria enormemente vilipeso nell’industria su cui un tempo regnava come la sua più grande star, soprattutto dopo che si è saputo che anche suo padre era un “negazionista dell’Olocausto”.

Per molti aspetti, Hollywood e i più ampi mezzi di intrattenimento forniscono oggi la base spirituale unificante della nostra società profondamente secolare, e la schiacciante predominanza di film a tema “olocaustiano” rispetto a quelli cristiani ha ovvie implicazioni. Nel frattempo, nel nostro mondo globalizzato, il complesso mediatico-intrattenitivo americano domina totalmente l’Europa e il resto dell’Occidente, cosicché le idee generate qui plasmano efficacemente le menti di molte centinaia di milioni di persone che vivono altrove, che lo riconoscano o meno.

Nel 2009, Papa Benedetto XVI ha cercato di sanare l’annosa frattura del [Concilio] Vaticano II all’interno della Chiesa cattolica e di riconciliarsi con la fazione separatista della Società di San Pio X. Questa però è diventato una grande controversia mediatica quando si è scoperto che il vescovo Richard Williamson, uno dei membri principali di quest’ultima organizzazione, era da tempo un negazionista dell’Olocausto e credeva anche che gli ebrei dovessero convertirsi al cristianesimo. Sebbene le molte altre differenze nella fede dottrinale cattolica fossero pienamente negoziabili, il rifiuto di accettare la realtà dell’Olocausto apparentemente non lo era, e Williamson rimase estraneo alla Chiesa cattolica. Poco dopo fu persino perseguito per eresia dal governo tedesco.”

Così come i Papi del Medioevo utilizzavano il sacro potere di Cristo e del Cristianesimo per umiliare anche i più potenti monarchi terreni e costringerli a sottomettersi, oggi gli ebrei e i sionisti utilizzano il potere dell’Olocausto e dell’olocaustianesimo in modo analogo, rendendo impotenti di fronte ad esso anche le più potenti figure occidentali, come Elon Musk.

Per generazioni, Hollywood e i media hanno costantemente rosicchiato la legittimità del cristianesimo tradizionale, mentre gli studiosi accademici mettevano coraggiosamente in dubbio la sua verità e sottolineavano i dubbi storici. Di conseguenza, né Musk né nessun altro occidentale di spicco oggi trema davanti ai simboli cristiani o si inchina ai rappresentanti unti di quella fede. È invece l’Olocausto a essere diventato inviolabile, con le più dure sanzioni sociali ed economiche a carico di chi ne mette in dubbio gli elementi o ne contesta le affermazioni. In gran parte dell’Occidente, qualsiasi contestazione di questo tipo è soggetta a severe sanzioni legali, comprese lunghe pene detentive, l’equivalente odierno delle leggi sulla blasfemia, un tempo molto diffuse. Questa dottrina ampia e trascendente è quindi diventata abbastanza potente da mettere in soggezione Elon Musk o qualsiasi altra figura pubblica. Questa situazione ha importanti conseguenze nel mondo reale.

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I critici degli eventi che si stanno svolgendo in Medio Oriente devono riconoscere che l’Olocausto ebraico della Seconda Guerra Mondiale rappresenta la giustificazione centrale dell’esistenza dello Stato ebraico e anche la scusa universale per tutti i suoi crimini internazionali, compresi quelli attualmente commessi. Gaza e l’Olocausto sono così strettamente connessi da costituire due facce della stessa medaglia.

 

Letture correlate:

 

ron_unzRon Unz, di famiglia ebraica di origine ucraina, è un imprenditore tecnologico americano, attivista politico, scrittore, editore. Ex uomo d’affari, e multimilionario nella Silicon ha sponsorizzato diverse proposte elettorali che promuovono l’istruzione strutturata in lingua inglese, nonché la riforma del finanziamento delle campagne elettorali e l’aumento del salario minimo. È stato editore di The American Conservative e dal 2013 è editore e direttore di The Unz Review, un sito web che si descrive come un sito che presenta “prospettive controverse in gran parte escluse dal mainstream mediatico americano”.

Link: https://www.unz.com/runz/elon-musk-goes-to-canossa/

Scelto e tradotto (IMC) da CptHook per ComeDonChisciotte

 

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