DI LUCA MERCALLI
ilfattoquotidano.it
È uscito per Einaudi il nuovo libro di Luca Mercalli “Non c’è più tempo”, un viaggio per comprendere che quella climatica e ambientale è un’emergenza di cui dobbiamo preoccuparci. Tanto piú in un’epoca di riscaldamento globale che, tra alluvioni, siccità e aumento dei livelli marini, minaccia il benessere dei nostri figli e nipoti. Ne proponiamo un estratto.
Molti uomini (e poche donne) nel lungo corso della storia hanno dimostrato di essersi fumati il cervello. Alcuni di loro non hanno fatto male a nessuno, la maggior parte ha ucciso e violentato i suoi simili, incendiato città e nazioni, ma non hanno fatto danni ambientali irreversibili: chi rimaneva si leccava le ferite e la vita riprendeva. Agli antichi Egizi maniaci di sepolcri piramidali non possiamo addebitare alcuna nostra sciagura, e le guerre dei Romani se ne stanno innocue sui libri di storia.
La popolazione aumenterà da uno a 7,5 miliardi di individui, gli ordigni bellici e le centrali elettriche nucleari spargeranno radioattività “artificiale” su tutto il pianeta, la concentrazione di anidride carbonica nell’atmosfera passerà da 300 a 400 parti per milione, un primato assoluto e inedito su almeno 800mila anni, la perdita di biodiversità segnerà l’inizio della Sesta Estinzione, una pletora di inquinanti subdoli e persistenti impesterà l’aria, l’acqua e i cibi, minacciando la nostra salute su tempi di secoli, enormi banchi di microplastiche si diffonderanno negli oceani, la cementificazione e la deforestazione cambieranno per sempre la geografia globale. È l’Antropocene, bellezza!
L’epoca geologica recentissima che segna la Terra con pustole, cicatrici e infiammazioni derivanti dall’attività forsennata di una sola specie, Homo sapiens! Ed è soprattutto il Novecento, una manciata di anni dopo la Seconda guerra mondiale, a segnare l’irreversibilità dell’erosione delle risorse terrestri, la modifica a lungo termine dei suoi cicli biogeochimici, ovvero la “grande accelerazione” verso il superamento dei “limiti planetari”. Temi fondamentali per la nostra sopravvivenza, intravisti nel 1972 da Aurelio Peccei e dai ricercatori del Mit, che pubblicarono il primo rapporto sui limiti della crescita (Limits to growth), e ripresi oggi da Johan Rockström dello Stockholm Resilience Centre. La scienza del clima e dell’ambiente non ha più dubbi: ci stiamo fumando la Terra! Se non applicheremo il fragile accordo sul clima di Parigi del 2015, la temperatura planetaria rischia di aumentare di circa 5° C entro la fine del secolo, rendendo i nostri continenti molto meno ospitali, punteggiando la nostra vita di eventi estremi sempre più frequenti e distruttivi, compromettendo la produzione alimentare e facendo salire i livelli dei mari per via della fusione dei ghiacci polari, con sommersione di molte zone costiere e conseguenti migrazioni di profughi climatici. Non dite che è catastrofismo. È peggio. È un tipo di mondo che la nostra specie non ha mai sperimentato nella sua evoluzione, e sarebbe meglio evitare. E invece chi ti arriva? Un presidente americano che nel 2017 dice che son tutte balle, e che bisogna continuare a far fumare carbone e petrolio, come prima, più di prima! Posti di lavoro, dollari, sviluppo, crescita! Se uno decide di fumarsi il cervello, libero di farlo, perché ce ne sono molti sani che possono sostituirlo. Ma se i comportamenti di cervelli in fiamme portano a fumarsi il pianeta, l’unico che abbiamo, compromettendolo per millenni e ipotecando il benessere di figli, nipoti e pronipoti, allora tocca gettare acqua sul fuoco. Sempre che non sia già evaporata…
Luca Mercalli
Fonte: www.ilfattoquotidiano.it
2.10.2018
Visto su http://www.liberacittadinanza.it/sedi/roma/articoli/dissesto-ambientale-non-dite-che-e-catastrofismo.
Questa è una delle due parrocchie. L’altra dice che “dal 1997 non sono stati registrati significativi cambiamenti di temperatura” e si rammenta che tra il 950 ed il 1250 (quindi ben prima della rivoluzione industriale responsabile secondo Parrochia1 del riscaldamento globale) “parti del mondo furono calde per decenni esattamente come lo sono adesso”.
Questo dicono alcuni “top scientists” mettendo in luce come le previsioni catastrofiste dell ‘IPCC siano sbagliate.
https://www.telegraph.co.uk/news/earth/environment/climatechange/10310712/Top-climate-scientists-admit-global-warming-forecasts-were-wrong.html
Articolo breve ma ben bilanciato, che però subirà la stessa sorte di tanti altri articoli sparsi in giro solo per confondere e far dubitare di tutto e tutti.
La scienza si basa sulla riproducibilià degli esperimenti laddove le teorie sono già state confermate.
La pratica mi suggerisce, senza scomodare nessuna paper review, che c’è una soglia per tutto, oltre la quale i sistemi tornano in euilibrio prima o poi. E noi, come homo egosapiens, dove crediamo di essere? Sul prima o sul poi?
Tutto qua, dubitare che sto pianeta si sia ammalato non è proprio ammissibile nel 2018. Togli l’homo dall’equazione e Gaia tornerebbe in forma entro qualche secolo. Lascia l’homo proliferare ed ecco un Marte.2 in formazione.
Ma poi alla fine chi se ne frega, penseranno alcuni, la vita media è sugli 80 anni, e mica ci si può accollare il futuro di tutte le generazioni a venire, e magari sono solo allarmismi diffusi da complottari al soldo di qualche multinazionale…
peccato eravamo una specie con del potenziale.
“La “grande accelerazione” verso il superamento dei “limiti planetari”.
Temi fondamentali per la nostra sopravvivenza, intravisti nel 1972 da
Aurelio Peccei ”
Era anche allora un tentativo di manipolare il pensiero umano, simile a quello odierno del riscaldamento globale per colpa delle attività umane. Aurelio Peccei, faceva parte allora di quel gruppo elitario al servizio dei Rockefeller che manovrava per centralizzare in mano di pochi la direzione del mondo. Lo stesso gruppo elitario, anche se con altre persone , ci tenta ancora e finanzia e foraggia in vari modi molti istituti scientifici e università affinché avvalorino questa tesi.
Tutti dicono che il fatto che gli italiani non fanno figli è un problema magari le civiltà avanzate hanno capito che siamo in troppi e non necessitano di aumentare sempre certo che se poi facciamo venire immigrati a sostituirci ma mai qualcuno che abbia il coraggio di dirlo
Credo che il punto saliente sia nella frase “non è catastrofismo”. Infatti le persone pensano agli scenari post atomici dei film hollywoodiani e giustamente stentano a crederci. Ma la scienza non parla di questo. Non parla di estinzione o roba simile. Parla di condizioni che peggioreranno, di un mondo più inospitale. Questo sarà in primo luogo a discapito dei più poveri. Questo potrà essere fonte di conflitti. Questo ci porterà a perdere molta della bellezza e la varietà presente in questo mondo. Se vi va bene così….
Per problemi personali non ho potuto leggere i commenti e quindi se qualcuno ha già segnalato questo video chiedo scusa
https://www.youtube.com/watch?v=r695pX-DIpY
contiene una frase sfuggita all’intervistato e che sembra aprire una breccia nel muro di omertà che avvolge le attività di geoingegneria; l’intervistato fa in un secondo tempo marcia indietro rispetto a quanto affermato con tanta sicurezza e chiede che gli siano portate prove concrete; niente di più semplice: si possono analizzare le scie chimiche mediante un LIDAR (la descrizione la potete trovare senza problemi su Wikipedia); l’aspetto interessante è che l’Università di Napoli Federico II è un leader mondiale sulla progettazione e utilizzo di questo strumento (anche questo lo potete verificare senza problemi sul sito istituzionale dell’Università: cercate Federico II LIDAR e c’è l’imbarazzo della scelta): effettua studi e progettazione, indice convegni internazionali, assegna tesi di laurea e di dottorato di ricerca ….
dieci/quindici anni fa una società privata di Firenze, che affitta per scopi industriali i LIDAR, lo aveva utilizzato per analizzare un scia chimica a scopo dimostrativo e aveva pubblicato i risultati; ovviamente non sono rimasti in rete per molto tempo.
Non è quel che si dice, ma quello che accade, i fatti sono reali ed inconfutabili, quindi se ciò che accade realmente è questo da diversi anni ed è sempre più frequente da diversi anni, prima di estinguerci aspettando i miglioramenti, cosa sarebbe meglio fare?
Domanda troppo intelligente vero?
Cosa suggerisce il buon senso, siamo troppo avanti ancora?
Spero tanto che qualcuno si illumini, ed invece di fare chiacchere da bar dello sport, o da facchini portuali durante la pausa Pipì davanti al cesso, dica qualcosa di serio.