Energia per la vita?

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DI BRUNO SEBASTIANI

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L’Expo Milano 2015 aveva come tema “Nutrire il pianeta, energia per la vita”. I due argomenti sono i più importanti in assoluto per la nostra sopravvivenza sulla Terra e sul secondo in particolare mi soffermerò in questo articolo.

Prima di farlo vorrei però tentare di definire in modo più appropriato i due argomenti.

Non era infatti il pianeta il soggetto da nutrire, bensì i suoi abitanti, intesi come esseri umani. Sicuramente era questa l’interpretazione autentica degli organizzatori dell’Expo: l’antropocentrismo è ormai talmente diffuso da potersi ritenere sottinteso in tutte le manifestazioni di ogni livello. L’alimentazione di bovini, suini e altre famiglie animali costituisce preoccupazione solo in vista della trasformazione di costoro in cibo per gli umani, mentre degli animali selvaggi non è neppure il caso di parlare (non è la natura che provvede direttamente a loro?)

Per quanto riguarda l’energia, il suo scopo è di far funzionare tutti i dispositivi e i marchingegni realizzati dall’uomo per rendere meno faticoso il proprio cammino sulla Terra. È quindi importante per la vita solo in via indiretta (e comunque sempre e solo per quella del genere umano!).

Un titolo più appropriato dell’Expo sarebbe perciò stato “Nutrire gli uomini, alimentare le macchine”.

Ciò puntualizzato, vediamo come è la situazione mondiale del cibo di queste macchine (i congegni figli della rivoluzione industriale) ovvero di quella energia per ricavare la quale continuiamo ad arrecare tanti sfregi alla biosfera.

Esiste una Agenzia Internazionale per l’Energia (IEA, International Energy Agency con sede a Parigi e di cui fanno parte i 38 stati più potenti al mondo) che pubblica ogni anno un rapporto sullo stato dell’energia a livello planetario (il “World Energy Outlook”).

Si tratta di studi corposi (diverse centinaia di pagine), ricchi di dati e considerazioni molto interessanti per chi abbia a cuore la sopravvivenza della vita sul pianeta.

Accanto all’edizione completa del WEO, che è in inglese e costa 150 euro (120 il file pdf), vi è una sintesi che riassume i trend e le considerazioni ritenuti più rilevanti. Tale sintesi è gratuita ed è tradotta in dodici lingue, tra cui l’italiano.

Ho esaminato gli ultimi quattro rapporti (2016, 2017, 2018 e 2019) per cercare di capire in che direzione ci sta conducendo il tanto decantato progresso e debbo dire che leggendoli si ha la conferma che non siamo messi per niente bene. La gravità della situazione è nota ed è descritta con dati e considerazioni oggettive e condivisibili.

Il punto di partenza è l’Accordo di Parigi del 12 dicembre 2015. Il leitmotiv di tutti i rapporti è quel traguardo fissato dall’Articolo 2: “[…] mantenere l’aumento della temperatura media globale ben al di sotto di 2°C rispetto ai livelli pre-industriali, e proseguire l’azione volta a limitare l’aumento di temperatura a 1,5° C rispetto ai livelli pre-industriali, riconoscendo che ciò potrebbe [da notare l’uso del condizionale] ridurre in modo significativo i rischi e gli effetti dei cambiamenti climatici.”

Da sottolineare l’uso in senso elogiativo dell’aggettivo “pre-industriale”: se si riconosce che le temperature di prima della rivoluzione industriale non costituivano un pericolo per la salute della biosfera ciò significa che tale rivoluzione è la vera colpevole del surriscaldamento che oggi tanto ci angoscia. E non è riconoscimento da poco, soprattutto se si tiene conto che proviene da consessi tanto qualificati, rappresentanti dei “poteri forti” del pianeta.

Se non ché l’Articolo 4 dell’Accordo invita le Parti a raggiungere gli obiettivi indicati nell’Articolo 2 “su una base di equità e nel contesto dello sviluppo sostenibile e degli sforzi tesi a sradicare la povertà”.

Ora si sa che i ricchi sono gli esseri più consumisti (se lo possono permettere) e quindi più “energivori”. Sradicare la povertà significa quindi aumentare i consumi e con essi l’uso di energia.

È comprensibile che un accordo internazionale non possa invitare i Paesi firmatari a mantenere i propri abitanti in una condizione di indigenza (non sarebbe “politicamente corretto”), ma dobbiamo renderci conto che la “torta” ha una determinata dimensione e, più sono i commensali, prima finisce.

Di questo letale contrasto si trova traccia anche nei singoli rapporti, che ora andiamo ad esaminare.

Il WEO 2016 è il primo dell’era “Accordo di Parigi” e per tale motivo è particolarmente importante. Fissa le basi, il punto di partenza da cui dovrebbero prendere le mosse tutti gli interventi finalizzati al conseguimento di quegli ambiziosi obiettivi.

Informa che il settore energetico è “responsabile di almeno i due terzi delle emissioni di gas a effetto serra”, per cui la sua trasformazione “è indispensabile per raggiungere gli obiettivi previsti dall’accordo”.

Ma, subito dopo, apre un paragrafo dal titolo: “Il fabbisogno energetico mondiale continua a crescere, ma milioni di persone non hanno ancora accesso all’energia”. In tale paragrafo si precisa che nel 2016 a 1,2 miliardi di persone non arrivava l’elettricità e che tale numero calerà a 500 milioni nel 2040.

Quindi i potenti del mondo non intendono solo trasformare il settore energetico, ma anche implementarlo. Strano modo di tenere a bada il mostro responsabile di almeno i due terzi delle emissioni di gas a effetto serra!

Ritorna qui in mente la frase pronunciata da Alan Gregg al convegno su “I problemi della popolazione” tenutosi a Berkeley, in California, il 28 dicembre 1954: “Le crescite cancerose richiedono nutrimento; ma, per quanto ne so, non sono mai state curate dandoglielo.”

Il WEO 2017 ci informa che le tecnologie energetiche pulite si diffondono rapidamente a costi decrescenti e che il futuro è nell’elettrificazione. Il tutto in un quadro di continuo incessante “sviluppo”!

Il crescente accesso all’elettricità fa sì che ogni anno si aggiungano in media 45 milioni di nuovi consumatori

Al 2040 la domanda di elettricità per l’utilizzo di condizionatori in Cina supera l’attuale consumo elettrico del Giappone

Questi sono due esempi tra i tanti che testimoniano che per i “signori dell’energia” non è affatto tempo di fermarsi a riflettere, ma che si prevede di andare avanti, sempre più avanti.

E, relativamente ai combustibili fossili: “Con gli Stati Uniti che rappresentano l’80% dell’aumento della produzione petrolifera mondiale da qui al 2025 e che mantengono una pressione al ribasso sui prezzi nel breve termine, il mondo non è ancora pronto per dire addio all’era del petrolio.”

Già, perché gli USA con l’invenzione del fracking hanno trovato il modo di succhiare al pianeta anche le più recondite riserve di petrolio e di gas, in modo da protrarre il più a lungo possibile l’agonia della biosfera.

Ciliegina sulla torta, l’Outlook del 2017 ci informa che “il parco automobili mondiale raddoppia da qui al 2040, raggiungendo i 2 miliardi di veicoli”.

Il WEO 2018 fa registrare le prime sconfitte sul fronte del contrasto al global warming: “dopo tre anni senza variazioni, nel 2017 le emissioni mondiali di anidride carbonica (CO2) dovute al comparto energetico sono aumentate dell’1,6% e le stime preliminari sembrano confermare un trend di crescita anche per il 2018, deviando quindi consistentemente dalla traiettoria coerente con il conseguimento degli obiettivi sul clima”.

Non si vede come avrebbe potuto essere diversamente, tenuto conto che “i redditi crescenti e l’incremento della popolazione mondiale di 1,7 miliardi di persone, le quali si insedieranno principalmente nelle aree urbane delle economie in via di sviluppo, determinano un aumento della domanda energetica mondiale di oltre un quarto da qui al 2040.”

Da notare che questo aumento tiene già conto dei “continui miglioramenti nei livelli di efficienza energetica”, in assenza dei quali la richiesta di energia sarebbe doppia!

Per quanto riguarda l’impiego dei combustibili fossili il rapporto del 2018 ci informa che “nel settore auto la domanda di petrolio raggiunge il picco a metà del decennio 2020, ma, dall’altro lato, la petrolchimica e il trasporto pesante, aereo e navale mantengono i consumi petroliferi mondiali lungo una traiettoria di crescita”.

E veniamo all’ultimo dei rapporti dell’IEA disponibili, il WEO 2019. Essendo il più recente è per noi quello di maggior interesse. Purtroppo non è dispensatore di buone notizie.

“[…] lo slancio verso la diffusione di tecnologie pulite non è sufficiente a compensare gli effetti della crescita economica e demografica prevista su scala mondiale. L’aumento delle emissioni rallenta, ma in mancanza di un loro picco entro il 2040, il mondo si pone ben lontano dal raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità condivisi a livello internazionale.”

Non avrebbe potuto essere diversamente in mancanza di una forte, decisiva spinta culturale volta al cambiamento.

Peggio. Il cambiamento dei tenori di vita nessuno lo vuole. Peggio ancora. Chi non ne ha ancora raggiunti di soddisfacenti, li vuole raggiungere, ad ogni costo.

Il rapporto 2019 ce ne fornisce due esempi illuminanti.

1 – “La crescita attesa della popolazione nelle regioni più calde dell’Africa implica anche che, entro il 2040, quasi mezzo miliardo di persone in più potrebbe aver bisogno di sistemi di condizionamento dell’aria o di altri servizi per il raffreddamento degli ambienti.”

2 – “Il crescente interesse dei consumatori verso veicoli più grandi e più pesanti (i cosiddetti SUV) sta già contribuendo ad aumentare il consumo petrolifero mondiale. L’elettrificazione completa dei SUV è complessa e quelli convenzionali hanno un consumo di carburante per chilometro superiore del 25% rispetto agli autoveicoli di medie dimensioni. Se il livello di gradimento dei SUV continuerà a crescere in linea con i trend recenti, la domanda petrolifera al 2040 potrebbe superare di 2 milioni di barili al giorno quella prevista nello Scenario Politiche Annunciate.”

Dunque desiderio di aria condizionata e di automobili di grossa cilindrata rischiano di vanificare le buone intenzioni contenute nell’Accordo di Parigi!

Ovviamente la situazione è molto più complessa di quanto sia possibile riassumere in un breve articolo.

Se a qualcuno è venuta la curiosità di approfondire la questione consiglio di scaricare i World Energy Outlook disponibili in rete. Ma invito anche a tener conto delle tante considerazioni “eretiche” che non possono trovare ospitalità nei documenti ufficiali della International Energy Agency. Una tra le tante è apparsa su Come Don Chisciotte il 24 novembre 2019 con il titolo: “L’eolico e il solare tedesco costano il triplo del nucleare francese e dureranno la metà del tempo”.

 

Bruno Sebastiani

Fonte: www.comedonchisciote.org

28.11.2019

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