Da Chavez 3.5 milioni Maduri, Maduri ?!

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DI ALESSANDRO GUARDAMAGNA

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Il M5S ha davvero ricevuto 3.5 milioni di euro dal governo venezuelano di Hugo Chavez per tramite dell’ex ministro degli esteri ed attuale presidente del paese sudamericano Nicolás Maduro, o si tratta di una fake news?

La questione, nata 4 giorni fa quando il giornalista Marcos García Rey ha pubblicato sul giornale Spagnolo ABC la notizia supportata da un documento che proverebbe il passaggio di denaro tramite un canale diplomatico nel 2010, ha colpito il M5S e creato una serie di reazioni nel panorama politico italiano, fra cui l’ultima di Re-enzi che chiede che sui presunti finanziamenti al M5S indaghi la magistratura come è avvenuto per la Lega.

Vero? Non vero?

Le uniche cose certe al momento sono la notizia data da ABC, le smentite per ovvi motivi di Casaleggio e dell’ambasciatore Venezuelano in Italia, e la riconferma del giornalista che ribadisce l’autenticità della notizia sulla quale non fa trapelare se possiede anche ulteriori riscontri. 

Vi è un punto da sottolineare. Anche se Chavez avesse dato soldi alla Casaleggio Associati nella persona del suo fondatore, il defunto Gianroberto Casaleggio, da utilizzare per le attività politiche del MoV, e quest’ultimo li avesse accettati non è stato commesso alcun reato.

Alcuni sostengono che se un governo decidesse di finanziare un partito estero servendosi dei servizi segreti, nessuno sarebbe così fesso da scriverlo in un documento ufficiale, e questo proverebbe che la prova su cui si basa la notizia è un falso. Questa osservazione, di per se logica, potrebbe ben valere per operazioni sporche, se ad esempio fosse commissionato ad un governo o partito di un paese straniero l’ingerenza in questioni internazionali, o l’omicidio di un oppositore scomodo. In casi simili è davvero molto improbabile che sarebbe stato lascito un documento che provasse il piano nero su bianco.

Ma qui il caso appare totalmente diverso. Infatti vi è il governo del Venezuela, che ha in simpatia un partito, il M5S, che si proclama nei primi anni come “un movimento rivoluzionario e anticapitalista” e quindi affine alla linea ideologica chavista, e poiché si augura che vada al potere – e che se ciò accade possa stringervi legami più solidi per il futuro – decide di aiutarlo. Nel farlo non viene commesso nessun illecito, né da parte del governo del Venezuela a dare i soldi e che preferisce comunque non divulgare la cosa, né da parte di Casaleggio ad accettarli, se ciò è avvenuto. Il governo straniero farebbe meglio a non lasciare prova scritta? Non è dato saperlo, visto che non si tratta di un illecito potrebbe anche darsi che un documento interno sia stato stilato just for the records per tenere traccia di quanti fondi siano stati allocati ai partiti e governi allineati col chavismo nei vari stati del mondo.

Posto che alle attuali condizioni nessun illecito sembra essere stato commesso, rimane solo un problema di altra natura, sostanzialmente di credibilità politica. Infatti, nel caso i soldi fossero stati effettivamente dati verrebbe definitivamente meno l’immagine del MoV propugnata da Beppe Grillo come nato dal basso e finanziatosi negli anni sempre in modo trasparente senza aver mai fatto ricorso a nessun aiuto pubblico o privato occulto. I soldi sarebbero arrivati grazie alle donazioni dei militanti, prima che il MoV diventasse soggetto politico di primo piano nel 2013 quando entrò in parlamento come forza di opposizione, e poi ancora di più quando con le politiche del 2018 arrivò al governo, di cui tuttora fa parte, seppur sia cambiata clamorosamente la sua linea politica, che lo portò a vincere le elezioni. Infatti il MoV da sovranista è diventato un partito europeista spinto a partire dal 17 Aprile 2019.

E’ tutto lì, salvo che non vi siano passaggi sconosciuti nella vicenda.

In questo quadro l’unica cosa che si può osservare, e si tratta solo di elementi di contorno che servono a completarlo, è che il MoV ha sempre dimostrato una forte simpatia per Chavez prima e dopo al sua scomparsa nel 2013 e poi per Maduro. Prova di ciò sono i numerosi interventi e manifestazioni di endorsement a sostegno del governo venezuelano fatti sia in Italia che all’estero.

Ad esempio il 13 Marzo 2015 alla Camera dei deputati il MoV organizzò un convegno intitolato “Alba di una nuova Europa”. Quando nel dibattito intervenne Luciano Vasapollo, docente alla Sapienza che invitò a fare “un grande applauso al governo Maduro, al popolo bolivariano, ai compagni venezuelani che stanno subendo un attacco senza precedenti”, l’applauso arrivò davvero e in prima fila a sostenerlo vi erano i grillini Alessandro Di Battista e Manlio Di Stefano.

Il 3 Agosto 2017 Manlio Di Stefano e la senatrice del MoV Ornella Bertotta tornano da Caracas dopo aver assistito alle commemorazioni per la morte di Hugo Chavez.

Nel Gennaio del 2018 è sempre Di Stefano a proporsi come firmatario di una mozione del M5S sul Venezuela in cui si sottolinea che con Chavez “la fame è stata ridotta del 21%” e sono stati costruiti 13.000 centri medici, e che “l’Unesco ha dichiarato il Venezuela paese libero dall’analfabetismo nel 2005”.

Il 26 Gennaio 2019, quando la crisi venezuelana da Caracas è rimbalzata nel resto del mondo, Juan Guaidò si è ormai proposto come antagonista di Maduro e i governi occidentali si stanno schierando dalla sua parte. Tuttavia i rappresentanti del MoV esitano e Di Battista su Facebook rincara la dose affermando che “Firmare l’ultimatum della UE al Venezuela è una stronzata megagalattica” e definisce Guaidò “un tizio che si sveglia la mattina e dice di essere il nuovo presidente” e che l’UE vorrebbe legittimare. E’ passato solo un anno e mezzo da quel giorno e quelle di Di Battista suonano come parole di un’altra epoca di cui nessuno sembra conservare più memoria.

Il 30 Aprile 2019 una nota del MoV sulla crisi in Venezuela esprime “profonda preoccupazione per il tentativo di colpo di stato in corso e per il rischio di una deriva violenta”. Mentre Germania, Francia, Spagna e Regno Unito si sono già schierate a supporto di Guaidò, in Italia il governo è diviso sulla questione. Infatti la Lega è a favore di Guaidò e il M5S no.

Poi il 18 Luglio dello scorso anno si vota a Bruxelles una risoluzione di sostegno a Juan Guaidò e per chiedere sanzioni economiche nei confronti del regime di Maduro. La risoluzione passa a larghissima maggioranza, con tutti i partiti italiani che votano a favore tranne i rappresentanti del M5S che si astengono.

Infine, a chiudere con un salto a ritroso di 10 anni il quadro di uscite a favore del Venezuela e presunti legami tra Chavez e Casaleggio, vi è Giovanni Favia, uno dei primi consiglieri regionali del M5S eletto in ER nel 2010 e poi espulso da Grillo nel Settembre 2012 per le sue opinioni critiche espresse in un fuori onda nel Settembre di quell’anno

Favia ricorda che di aver ricevuto un email dal governo venezuelano poco tempo dopo la sue elezione, che risale al Marzo 2010. Era stato invitato nell’ambasciata venezuelana, e lui si limitò a informare della cosa Casaleggio e poi non seppe altro.

Il documento redatto dai servizi segreti venezuelani in cui si parla dei soldi è datato Luglio 2010 e si riferisce ad un operazione avvenuta prima di quella data, ma non indicata.

Sarebbe interessante vedere se il MoV, che nel sostenere Chavez e il populismo venezuelano anche dopo il suo passaggio all’europeismo nel 2019 dimostra l’ennesima mancanza di coerenza o di chiarezza in un campo, abbia mantenuto simili prese di posizioni anche per altri governi populisti, oppure se il suo sostegno per il Venezuela sia un’eccezione.

Stando al bilancio 2010 la Casaleggio Associati è una piccola azienda con 8 dipendenti e un giro d’affari di un milione e 670 mila euro. Il bilancio quell’anno si chiude con un utile di 87mila euro, in calo rispetto ai due anni precedenti. Dopo che il MoV arriva al governo, nel 2018 la Casaleggio ha ancora una struttura minimalista con 13 dipendenti, ma il fatturato passa a 2 milioni di Euro. Non si sa se i 300 euro che l’azienda riceve mensilmente da ogni singolo parlamentare del M5S eletto (art. 6, p. 3, punto R del Regolamento per le selezioni dei candidati nel 2018) per la gestione della piattaforma Rousseau rientrino nel bilancio d’esercizio oppure no. In questi bilanci non sarebbero mai rientrati i soldi che Davide Casaleggio nega suo padre abbia ricevuto da Chazev.

Osservando questa vicenda nel quadro più ampio della crisi della credibilità dell’UE e di quella economica causata dal lockdown delle attività produttive dovuto al Coronavirus, non si può fare a meno di osservare che il colpo al M5S è arrivato proprio alla vigilia dell’arrivo dei finanziamenti Europei che si preannunciano ingenti a sostegno del tessuto socio-economico dell’Italia. E se la notizia, vera o falsa, fosse stata data per far capire al M5S qualcosa?

 

Alessandro Guardamagna

20.06.2020

 

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