Pericolo 5 Stelle: i disattivatori del dissenso ritornano

La guerra in Ucraina per la pacificazione pentastellata italiana: come il carceriere degli italiani Giuseppe Conte e il suo partito cercano di rifarsi il look con l'aiuto di giornalisti e parte del dissenso.

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Massimo A. Cascone per ComeDonChisciotte.org

Premessa

A credere possibile il ritorno in auge del Movimento 5 Stelle e di Giuseppe Conte dopo quanto accaduto prima e durante la pandemia non erano sicuramente in molti, compreso il sottoscritto, eppure da quando la nuova tornata elettorale ha portato al governo Giorgia Meloni e il centrodestra, una nuova strisciante strategia è stata messa in atto dai trasformisti grillini; strategia che adesso sembra stia dando i primi risultati grazie anche all’appoggio, ingenuo o arrivista (poco conta ai fini del ragionamento e delle ipotetiche conseguenze), anche di parte del dissenso.

Scopo di questo scritto è quindi mettere in guardia tutti coloro che per oltre 3 anni hanno subito discriminazioni e persecuzioni a causa della difesa del loro diritto di libertà di scelta, per capirci e semplificare il popolo ‘no green pass’, e che dopo aver gridato slogan come Guerra e Pandemia stessa strategia, rischiano di farsi infinocchiare proprio a partire dalla ‘questione guerra’ dal nuovo corso dei 5 Stelle, depuratisi dell’imbarazzante zavorra di Giggin o’ bibbitar.

luigi di maio

I tasselli di questa strategia sono diversi e non subito facilmente rilevabili, incastrandosi in maniera confusionaria a una prima occhiata; ma allontanando lo sguardo dalla singola sezione del puzzle si può notare come piano piano i contorni prendono forma e la figura diventa vivida.

Andiamo con ordine.

Passato da 10.732.066 di voti ottenuti nel 2018, a 4.264.060 ottenuti nella giornata del 25 settembre 2022, il 5 Stelle sembrava destinato a scomparire pian piano dalla scena politica italiana. Mancanza di idee e valori chiari o almeno apparenti (come sono quelli che caratterizzano destra e sinistra italiana), voltafaccia totale rispetto alle premesse che avevano fatto nascere e crescere il Movimento, alleanze contraddittorie (prima governo giallo-verde, poi governo giallo-rosso, poi sottomissione al governo Draghi), promesse non mantenute e, ciliegina sulla torta, la gestione a dir poco autoritaria del carceriere Conte (di cui abbiamo parlato e riparlato e per questo non c’è bisogno di ripetersi per capire a cosa mi riferisco) della fase pandemica, erano gli ingredienti perfetti per veder sparire all’orizzonte la meteora populista. Eppure così non è stato.

Il Movimento dopo la disfatta elettorale ha fatto quello che sa fare meglio: trasformarsi, cambiare pelle; ed è tornato alle origini, quelle dell’opposizione e delle piazze, anche se con uno stile molto più chic e altolocato com’è quello di Conte. Lo scopo, intercettare il nuovo dissenso, quello che dal green pass – argomento troppo delicato per prendere posizione –  si è spostato ed è montato nei confronti della guerra e della sudditanza totale del governo Meloni alla NATO, nonostante le conseguenze molto negative in termini economici, diplomatici e geopolitici subite dall’Italia e dall’Europa tutta.

Tutto però è partito lentamente e per vie traverse, tra di loro apparentemente scollegate. Mentre infatti nelle aule del Parlamento il governo andava dritto per la sua strada, a colpi di “decreti legge” e “voti di fiducia”, fuori le sedi istituzionali vari personaggi iniziavano a fare le loro mosse.

Marco Travaglio

Paladino dell’antiberlusconismo e attivista di punta di quello che fu il movimento “Il Popolo Viola”, insieme ad altri personaggi come Beppe Grillo e Moni Ovadia (movimento che contribuì sicuramente a indebolire la posizione di Silvio Berlusconi, spodestato poi dal golpe che portò Mario Monti alla guida del Paese), due anni dopo le elezioni che portano in Parlamento i 5 Stelle (febbraio 2013) Travaglio diventa Direttore della versione cartacea de il Fatto Quotidiano (febbraio 2015).

Da tale posizione privilegiata può in questi anni influenzare molto di più di quanto fatto in precedenza l’opinione politica degli italiani, tanto rispetto alla situazione politica italiana quanto, in particolare, rispetto all’operato del Movimento 5 Stelle (mai biasimato oltre il minimo indispensabile).

Appena scoppiata la pandemia, il 27 marzo 2020 difende Conte e le prime misure limitative della libertà. A fine ottobre 2020 invoca lockdown e restrizioni più dure soprattutto per “metropoli fuori controllo come Milano e Napoli“, rispetto a quelle previste nell’ennesimo provvedimento dal Premier. Iniziati i primi attacchi a Roberto Speranza, allora Ministro della Salute, per le misure sanitarie di gestione della pandemia, è tra i firmatari nell’aprile 2021 dell’appello ‘Noi stiamo con Roberto‘ dove si afferma che il Ministro:

Si è battuto per tornare a investire significativamente nella sanità pubblica.

Si è battuto per il principio della massima precauzione e della massima cautela, quando altri ci raccontavano che era soltanto un’influenza e suggerivano di aprire, di correre, di non perdere tempo.

Si è battuto per imporre – con il sostegno prima del presidente Conte e ora del presidente Draghi – una linea rigorosa che ha impedito decine di migliaia di altri contagiati e di altri morti.

Si è battuto e si batte per un piano vaccinale efficace e capillare, che è la condizione indispensabile per preparare e facilitare le aperture, concependo sempre il diritto alla salute come principio cardine della nostra società e della nostra civiltà.

Dopo l’estate, il 10 settembre 2021 (Governo Draghi) dichiara: “Fa bene Speranza a invitare la gente a vaccinarsi. […] Io sono bi-vaccinato e munito di green pass” che “è una bella paraculata per non arrivare all’obbligo vaccinale, […] un modo surrettizio per mettere l’obbligo senza mettere l’obbligo“. Fantasticamente poi aggiunge “Dato che il mondo è pieno purtroppo, e anche gli ospedali e le terapie intensive, di persone vaccinate con doppia dose, contagiate e contagiose, bisogna dire la verità alle persone; e cioè, che rimane ancora fondamentale la doppia precauzione del distanziamento e della mascherina“.

Un mese dopo, il 17 ottobre 2021, dopo aver ribadito “ho fatto entrambe le dosi, faccio tutti gli anni l’antinfluenzale” (che bravo!), sottolinea però che “il green pass è una misura politica e non è una misura sanitaria” e accusa il governo Draghi di aver messo i lavoratori gli uni contro gli altri, unico Paese in Europa in quel momento: “Sua Maestà Maria Antonietta Mario Draghi dovrebbe mettere la faccia e spiegare perché gli italiani sono gli unici a esibire un documento per lavorare e prendere uno stipendio“, definendo la decisone (obbligo di green pass per lavorare) una bomba sociale.

L’8 novembre 2021, chiamato ad esprimersi sul Daspo al portuale Stefano Puzzer (presentatosi a Roma con un banchetto e tre sedie per colloquiare con ‘USA’, ‘Unione Europea’ e ‘Mario Draghi’), definisce il provvedimento come caratteristico dei regimi autoritari e contrario ai diktat costituzionali, “È una cosa inaudita, insensata“.

Il 28 novembre 2021, 20 giorni dopo, sponsorizza la terza dose definendola tardiva rispetto ai dati che provenivano da Israele “ho fatto le due dosi e adesso ho scoperto che stanno scadendo“. Chiude l’anno – 17 dicembre 2021 – con delle forti contestazioni alla comunicazione governativa sul Covid e sui vaccini, senza però metterne in discussione le fondamenta: “Vaccinatevi così vi mettete a riparo dalla forma grave, dall’intubazione e dalla morte. Perchè io non sono novacs, non condivido i novacs e mi vaccino; se mi dicono di fare ottocento dosi, faccio ottocento dosi non solo tre. […] Il vaccino da solo ormai è dimostrato che non basta, bisogna affiancare al vaccino altre misure totalmente trascurate, per esempio impianti di aereazione più decenti nei luoghi chiusi, distanziamento e mascherina”.

Arrivato il 2022, ribadisce l’accanimento del governo nei confronti dei novacssi è occupato solo dei non vaccinati senza accorgersi che oggi il problema è il contagio dei vaccinati che non riescono a farsi la terza dose. […] Sapevamo che c’era necessità [della terza dose] da giugno e siamo partiti a novembre“, poi con lo scoppio della guerra anche lui si sposta sulla nuova emergenza.

Rimasto molto critico nei confronti di Draghi – “È il più sopravvalutato fra i Presidenti del Consiglio della storia” – e mai in linea con la propaganda occidentale sulla questione, dopo i primi mesi del conflitto il Direttore de il Fatto Quotidiano passa dai toni pacati degli interventi del 4 giugno 2022 e del 28 giugno 2022, ai più energici dell’ 8 ottobre 2022 e del 15 ottobre 2022, a elezioni concluse e con il movimentismo cittadino a favore della pace che iniziava a prendere forma. Nel 2023 poi l’accelerata, con in sequenza:

  • Pubblicazione del libro ‘Scemi di guerra. La tragedia dell’Ucraina, la farsa dell’Italia. Un paese pacifista preso in ostaggio dai nopax‘ il 24 febbraio 2023 (anniversario conflitto);
  • Non sapendo di essere ripreso, manifestazione del proprio odio nei confronti dell’America e degli americani il 16 marzo 2023Io penso che siano più gli americani che vogliono colonizzarci. Sono 70 anni che rompono il cazzo gli americani“;
  • Toni perentori a commento della Conferenza di ricostruzione dell’Ucraina il 29 aprile 2023;
  • Partecipazione alla ‘staffetta per la pace‘ di Santoro il 7 maggio 2023 a Roma, definita “un segnale per chi governa e per chi dovrebbe fare opposizione“, criticando la posizione di cobelligeranza italiana di Elly Schlein;
  • intervista su VisioneTV il 27 maggio 2023, dove critica la censura subita dal documentario “Referendum” di Michelangelo Severgnini, con protagonisti i due comitati di ‘Italia per la pace’, rappresentati da Ugo Mattei e Enzo Pennetta, proponenti i quesiti referendari contro l’invio di armi a Kiev.

Il 29 maggio partecipa, insieme a Lucio Caracciolo, all’intervista al Ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba ospite della trasmissione Otto e mezzo condotta da Lilli Gruber. Nonostante ricordi al Ministro la persecuzione del suo governo nei confronti dei popoli del Donbass, soccombe alla retorica del diplomatico e politico ucraino, unendosi al generale spirito di riverenza dello studio di La7.

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Michele Santoro

Figura storica del giornalismo italiano, prima Rai, poi Mediaset, poi di nuovo Rai, poi La7 e infine nuovamente Rai (ultima conduzione nel 2017): Michele Santoro trascorre parte della sua carriera di fianco a Marco Travaglio, uniti dall’antiberlusconismo. Dalla trasmissione Annozero a Il Fatto Quotidiano, tra i due c’è stata a lungo una profonda intesa e collaborazione, che gli ha permesso di muoversi spesso l’uno a sostegno dell’altro e delle comuni idee.

A fine maggio 2021, ospite a di Martedì, esprime la propria contrarietà alla narrazione unica mainstream italiana sul Covid, senza però scendere nel dettaglio delle violazioni della Costituzione compiute dai governi italiani (Conte 2 e Draghi). Difende la figura di Luc Montagnier, critica la nomina di Figliuolo a Commissario straordinario per l’emergenza, e rimprovera i giornalisti di aver eliminato il dibattito democratico. Accusato da Marcello Sorgi durante la trasmissione di essere novacs si difende dichiarandosi favorevole ai vaccini, ma non per questo arretra dalla tutela della libertà di espressione totalmente cancellata dichiarando: “La democrazia è stata ridotta, commissariata. […] Non ci siamo potuti muovere, non ci siamo potuti riunire, non ci siamo potuti parlare, non abbiamo potuto valutare politicamente dal basso quali sono le scelte da fare nel Paese, e questo per voi è un momento democratico ideale?” e “Il virus non comporta (da interpretare: non dovrebbe comportare) la fine delle attività sociali di un Paese.

Sicuramente una voce fuori dal coro rispetto a quelle in genere ascoltate in TV, al punto da costringere il conduttore ad ammettere la selezione a monte ‘degli esperti’ fatti sentire nei telegiornali, ma pur sempre arrivata molto in ritardo e scalfente solo il primo strato delle bugie e malefatte del potere in quegli anni.

Con l’invasione dell’Ucraina e lo spostamento dell’interesse generale verso la nuova ‘emergenza’, nelle sue prime apparizioni televisive sul tema biasima la nuova litania occidentale sulla guerra da poco scoppiata, affermando il 3 aprile 2022: “Siamo schiacciati da una narrazione unica” e “La Russia fa parte dell’Europa quanto l’Ucraina, è interesse dell’Italia alzare un muro? Vogliamo abbattere Putin?“, venendo definito da Formigli ‘orsiniano’ (in riferimento al prof. Alessandro Orsini, uno degli opinionisti putiniani secondo il Copasir).

Il 14 ottobre 2022, successivamente le elezioni politiche (e in corrispondenza con le date di Travaglio su citate), commenta le dichiarazioni dei membri del G7 sul sostegno all’Ucraina: “Cosa dicono i grandi della terra? Armi, armi, armi! Questa è l’unica indicazione” e “Siamo in guerra anche noi, è in guerra anche l’Europa. E pagheremo i costi di questa entrata in guerra; e questa entrata in guerra non l’abbiamo mai decisa, non c’è stato un dibattito parlamentare, non c’è stata una consultazione del popolo“, senza però negare l'”aggressione brutale, di tragica importanza sul piano storico” di Putin.

Con l’anno nuovo e l’intensificarsi degli sforzi bellici della NATO, il 24 febbraio 2023, sempre a di Martedì dichiara: “[Putin] è vero che io lo considero il principale responsabile di quello che sta accadendo [ma]…questa è una guerra della NATO contro la Russia. […] Noi crediamo che le ragioni di questa guerra siano tutte morali?“, scoperchiando anche leggermente il Vaso di Pandora sul Gasdotto Nord Stream sabotato e sulle importanti relazioni economiche tra la Russia e i Paesi dell’Europa Occidentale.

Il 18 aprile 2023 decide di scendere in campo in prima persona e pubblica sul suo sito l’Appello ai cittadini, alla società civile e ai leader politicilanciando “una staffetta dell’umanità da Aosta a Lampedusa per camminare insieme, unire l’Italia contro la guerra, per riaccendere la speranza”. L’appello è firmato in partenza da oltre 70 personaggi, più o meno famosi, tra cui è importante rilevare ai fini di questo articolo Ugo Mattei (e il suo fidato scudiero Giuseppe Mastruzzo) e Moni Ovadia.

Durante la conferenza stampa di presentazione dell’Appello e della staffetta (il 20 aprile 2023), Santoro oltre a spiegare le evidenti motivazioni dell’iniziativa “far valere l’opinione pubblica contraria a qualunque forma di partecipazione belligerante dell’Italia alla guerra“, esprime la sua speranza affinchè Conte diventi la guida politica dei pacifisti italiani. Due giorni dopo, ospite a Otto e mezzo, ribadisce che con questa guerra l’Europa ha dimostrato di avere con gli USA un rapporto di vassallaggio e che le vere motivazioni del conflitto sono di natura geopolitica.

In occasione della ‘staffetta dell’umanità’, anche chiamata ‘staffetta per la pace’, partita il 7 maggio e che attraversa l’Italia, vengono ospitati i banchetti dei comitati di ‘Italia per la pace’ (Mattei e Pennetta) per la raccolta firme necessaria alla presentazione dei quesiti referendari (500.000 obiettivo da raggiungere).

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Moni Ovadia

Attore, cantante e scrittore italiano di origine bulgara, negli anni ha sviluppato un ottimo rapporto di amicizia con i personaggi sopra citati ma anche con Beppe Grillo, come conferma la sua battuta sul palco della manifestazione del Movimento 5 Stelle del 17 giugno a Roma – “l’ho conosciuto che aveva i pantaloni corti” – seguita da un abbraccio.

Durante la prima fase della pandemia (prima dei vaccini) non prende posizione contro le disposizioni anticostituzionali del carceriere Conte, esprimendosi anzi contro le diseguaglianze dei primi DPCM che costringevano alcune categorie (gli operai) a lavorare.. della serie è meglio se veniamo chiusi tutti in casa, il virus è troppo pericoloso:

In quest’occasione così drammatica, da cittadino, ho voluto dare piena fiducia al governo Conte confidando nell’equità dei suoi provvedimenti. Poi vengo a scoprire che nel decreto ministeriale a proposito delle attività produttive, al punto 6, comma d) è scritto: assumano protocolli di sicurezza anti-contagio e, laddove non fosse possibile rispettare la distanza interpersonale di un metro come principale misura di contenimento, con adozione di strumenti di protezione individuali.

Quali? Le mascherine che non ci sono? O che vengono vendute a prezzi da borsa nera da mascalzoni che speculano sul panico? […] Perchè solo gli operai possono essere non protetti o meno protetti? Perché il pensiero al diritto ad essere protetti dal contagio non viene automaticamente esteso agli operai?

Che sia un sostenitore della gestione sanitaria della pandemia, lo conferma il fatto che anche lui è firmatario – come Travaglio – dell’appello ‘Noi stiamo con Roberto‘, datato aprile 2021.

Successivamente, il 5 novembre 2021, ospite della trasmissione Tagadà insieme a Ugo Mattei, premette fieramente prima del suo intervento “io ho la doppia vaccinazione e il green pass“, buttandola poi in caciara sul disagio di vivere in case piccole durante il lockdown, sulla mancanza di un’informazione chiara sui vaccini e sul generale mega profitto delle case farmaceutiche, tenendoci poi a sottolineare nuovamente “mi sono vaccinato, io non sono un novacs“.

In seguito aderisce alla campagna ‘Luci per la Vita‘, nata per lanciare un appello a favore della sospensione dei brevetti vaccinali, confermando di essere rimasto ai vecchi tarati schemi comunisti di un tempo.

Con l’inizio del conflitto si butta sul tema a lui sicuramente più consono, partecipando il 24 maggio 2022 all’incontro della Commissione DuPre (Dubbio e Precauzione) con Giorgio Agamben, Massimo Cacciari, Ugo Mattei e tanti altri,  dichiarando (2 giugno 2022): “Io non sono antiamericano […] ma non si possono far passare gli Stati Uniti come l’impero del bene“. Il 10 giugno difende a spada tratta Ugo Mattei – nuovamente con lui in trasmissione, dagli attacchi di David Parenzo durante un dibattito sull’art. 11 della Costituzione – e Giuliano Amato: “Siccome lo conosco bene, non può essere trattato come un cazzone“.

Rivolge ulteriori attacchi contro la propaganda occidentale a L’Aria che tira sia l’8 maggio 2022 – “la guerra di Putin è una guerra criminale come tutte le guerre. [Ma] fare passare le svastiche per simboli runici è una porcheria criminale. […] Io nella Russia di Putin starei in galera però se parliamo delle grandi potenze che giocano sulla pelle degli ucraini, il più pulito ha la rogna. Che mi si faccia passare gli americani che fanno le cose perché difendono la democrazia è più facile che io creda a Babbo Natale” – che, con toni molto più duri, il 10 e il 13 giugno 2022.

Con l’avvicinarsi delle elezioni, mentre strizza un occhio al mondo ‘anti-sistema’ che non crede nella politica (come i bei 5 Stelle di una volta) afferma che “la Meloni è pienamente titolata a governare” e che “il PD non è più un partito di sinistra. È un partito di centrodestra che finge di essere ancora un partito di sinistra“. Chissà allora quale opposizione resterà, forse proprio…

Con la salita del nuovo esecutivo, dopo le elezioni di settembre 2022, Moni non ci mette molto a iniziare a sponsorizzare Giuseppi, affermando il 4 dicembre 2022: “Credo che Conte dia voce a un pezzo di Paese“, in riferimento alla manifestazione nazionale ‘Europe for Peace del 5 novembre 2022 a Roma durante la quale il leader del M5S aveva dichiarato: “L’invio di armi a Kiev? Il ministro Crosetto ha preannunciato che sta preparando il sesto invio. Bene, noi gli diciamo che visto che è stata votata una risoluzione che impone al governo di avere un confronto in Parlamento, non si azzardi questo governo a fare un ulteriore invio di armi senza venire a confrontarsi in Parlamento“.

Arrivato il 2023 anche lui rincalza l’attivismo:

  • il 24 febbraio 2023 alla domanda di Myrta Merlino “l’atteggiamento di Zelensky per noi è diventato un problema?risponde senza indugi “Si, un grande problema, sottolineando come oramai il conflitto vedesse contrapposte non più Russia e Ucraina, ma Russia e NATO a causa dei perenni aiuti militari. Continuando, elogia le famose uscite di Berlusconi su Zelensky – “Per la prima volta non mi sono sentito di contestare, come ho sempre fatto, il Presidente Berlusconi –, si dice contrario all’invio di armi all’Ucraina e definisce “bugiardi matricolati” i Presidenti americani che hanno disatteso le promesse di non allargamento della NATO;
  • Il 7 maggio 2023 ripete nuovamente che quella che si sta combattendo non è una guerra per la democrazia, poichè “della democrazia non gliene frega niente a nessuno, qui ci sono schieramenti di interesse. […] Certo Putin è un dittatore, ma questo non vuol dire che sia pazzo furioso“;
  • Il 10 maggio a Roma partecipa alla ‘staffetta per la pace’ di Santoro, commentando il tutto il giorno dopo su La7;
  • Il 4 giugno 2023 attacca la retorica “grottesca” occidentale sulla pace: “Non è vero che tutti siamo per la pace. […] Se noi continuiamo a incastrarci che Putin è il cattivo, questa guerra subirà una escalation continua“.

Infine, con un incastro perfetto, il 17 giugno 2023 partecipa alla manifestazione #BastaVitePrecarie organizzata dal Movimento 5 Stelle a Roma. Dal palco di Largo Corrado Ricci, negli oltre 7 minuti di monologo, ripete gli attacchi dei mesi precedenti alla propaganda occidentale e all’espansione della NATO definita una “catastrofe epocale che sta distruggendo l’Europa, che non è alleata degli Stati Uniti…è serva“, raccogliendo applausi dal pubblico sotto lo sguardo vigile di Conte. Verso la fine accosta il tema della pace e delle trattative a quelli proposti durante la manifestazione: “Non ci sarà mai pace senza uguaglianza, senza dignità; dignità sociale, sul lavoro. Questo dobbiamo chiedere. […] Basta con questi pagliacci!“.

Due giorni dopo, il 19 giugno 2023, sul canale YouTube di Resistenza Radicale viene pubblicato un suo video, in cui chiede a tutti di firmare il referendum per la pace di Ugo Mattei (Generazioni Future), ricordando lo sciopero della fame (l’ennesimo…) intrapreso a tal proposito dal prof. Davide Tutino (altro oramai fidato scudiero del giurista di Torino). Esattamente un mese dopo, il 19 luglio 2023, non ha paura di schierarsi contro Biden e la NATO: “Zelensky è un loro uomo. Secondo me i fili li muove Biden e li muove Stoltenberg, che poi sono la stessa cosa“.

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Di Battista

Figliol prodigo, non ancora ritornato alla casa del padre, Alessandro Di Battista a differenza dell’ex compare Luigi Di Maio è sceso dal treno prima che deragliasse. Che sia stata una scelta personale o magari consigliata,  in attesa di un momento più propizio, non lo possiamo sapere. Certo è che anche lui è un pezzo fondamentale di questa pacificazione pentastellata italiana.

Membro in Parlamento del partito fino alle elezioni politiche del 2018, alle quali non si ricandida, rimane un pubblico sostenitore e una delle figure principali dei pentastellati finchè nel febbraio 2021 il Movimento non entra a far parte del governo Draghi; scelta che critica fortemente al punto da abbandonare quello stesso mese il 5 Stelle e la piattaforma Rousseau – annuncio che avviene l’11 febbraio 2021 attraverso una diretta Facebook

Riavvolgiamo però il nastro e ripercorriamo alcune tappe.

È il 25 gennaio 2018 quando Alessandro Di Battista inizia a porsi in atteggiamento critico nei confronti dell’obbligatorietà vaccinale. All’epoca ovviamente non si parlava di vaccini Covid, quanto piuttosto della Legge Lorenzin (la 3/2018). Dibba, ospite di Myrta Merlino, dichiara di aver vaccinato suo figlio, rimanendo nel vortice della narrazione dominante e quindi non discutendo minimamente della pericolosità delle numerose vaccinazioni infantili: “non abbiamo messo in dubbio [noi M5S] l’utilità dei vaccini“. Ma mette in dubbio la coercitività del provvedimento Lorenzin: “Per raggiungere la massima copertura vaccinale – questo deve essere l’obiettivo – si possono intraprendere strade diverse. C’è chi ritiene che con l’obbligatorietà, con la coercizione, si possa raggiungere questo obiettivo, e chi ritiene che con una politica di accompagnamento e di informazione e rassicurazione nei confronti dei genitori, questo obiettivo si possa raggiungere […] Abbiamo sempre detto questo“. Myrta Merlino però durante la trasmissione insiste e tira in ballo gli spettacoli di Grillo del 1998, dove il comico parlava di metalli pesanti nei vaccini. Dibba se ne esce elegantemente con: “Io voglio essere giudicato per la mia attività parlamentare, non per una battuta che ha fatto Grillo nel 1998“. Una battuta…

Facciamo un salto avanti e arriviamo agli anni pandemici.

Una prima uscita risale al 2 ottobre 2020, durante un’intervista al programma Accordi&Disaccordi incentrata sulla crisi del M5S. Nei primi minuti di dibattito (minuto 1:40), prima di scendere nel dettaglio del tema, Dibba velocemente afferma: “C‘è stato il Covid, questo governo [Conte II] e il partito secondo me si è comportato in maniera più che dignitosa, anzi ottima, per quanto riguarda l’emergenza sanitaria“. Sul finire dell’intervista (minuto 27:51), ritorna sul Covid e afferma: “La vera minaccia che ha come patria l’Italia, che sono le minacce ambientali. Ormai è anche stato studiato, diciamo è ormai deciso, che c’è una correlazione in atto tra l’aumento del Covid, o diffusione del Covid, legato all’inquinamento ambientale. È quello il percorso nostro [del M5S], su questo mi trovo in totale accordo con Beppe Grillo“.

Un’opinione sicuramente chiara rispetto all’operato del carceriere Conte, sul quale non vengono espresse critiche ma lodi. Poi il silenzio stampa pandemico.

Di Battista lo ripeschiamo infatti una volta che il Movimento 5 Stelle entra nel maxi-raggruppamento di governo a sostegno del nuovo Premier Draghi; una scelta che Dibba, come detto precedentemente, non appoggia ma anzi critica in una serie di uscite pubbliche, tra cui una il 31 maggio 2021 (dopo l’uscita dal Movimento datata 11 febbraio 2021) dove si dice anche scontento della poca efficacia e efficienza del Ministero della Transizione Ecologica.

Passa l’estate e lo ritroviamo alla trasmissione Piazza Pulita il 19 settembre 2021 a parlare del super green pass. “Per me è una misura estremamente ipocrita perchè di fatto è un obbligo vaccinale mascherato” attacca l’ex parlamentare, “L’alternativa qual è?” controbatte il presentatore Formigli, “L’alternativa è l’obbligo vaccinale, se avessero le palle di imporlo” risponde perentoriamente. Poi, dopo una critica al super green pass che toglie il lavoro, “un diritto costituzionalmente garantito” a cittadini che non violavano alcuna legge, rincara la dose: “Io non è che invito i cittadini a vaccinarsi, di più! E dico anche che il fenomeno novacs è un fenomeno essenzialmente occidentale, e anche da Paese ricco […] Io ho sempre sostenuto i vaccini […] e invito anche i cittadini a vaccinarsi, perchè leggo anche che gli effetti collaterali sono decisamente irrisori“.

Passano pochi giorni e il 25 settembre 2021 cerca di ricordare ai suoi follower di Facebook che non bisogna più essere “distratti quotidianamente da questa visone manichea che il sistema mediatico fa tra buoni e cattivi, ovvero tra coloro favorevoli al green pass e coloro che sono contrari“, perchè così si perde di vista “l’essenziale” e cioè la necessità di una legge sul conflitto di interessi.. per carità magari anche legittimo ma.. .

Dopo un attacco fontale al governo Draghi, il 29 settembre 2021: “Questo per me non è un Paese democratico“, il 2 novembre lancia un progetto politico extraparlamentare – ‘Su la testa! – di opposizione a Draghi e cerca di tendere la mano alla resistenza ‘no green pass’ prendendola per le tasche: “La maggior parte della popolazione si è impoverita durante la pandemia, per cui molte manifestazioni che ci sono oggi, che hanno come detonatore il tema del green pass sono legittime manifestazioni […] di cittadini che non riescono a pagare le bollette“.

Il 17 novembre 2021 alla trasmissione di Rai3 Carta Bianca, commenta un indecoroso servizio su ‘Trieste Città Novacs‘ dicendo (da minuto 28:59): “Che i vaccini funzionino è incredibilmente provato. Io consiglio a tutti di vaccinarsi. Quando mi sarà data la possibilità di farmi la terza dose, me la farò“. Poi afferma: “Io mi sono vaccinato con Johnson & Johnson convintissimo […] dopo due settimane è stata proibita la somministrazione con quel vaccino alle persone sotto i 60 anni, e ne ho 43“, e si fa scivolare addosso i dubbi su che cosa si sia iniettato in corpo.

Con l’anno nuovo e lo scoppio della guerra, Di Battista compie gli ulteriori passi di avvicinamento al ‘mondo del dissenso’; e lo fa prima di tutto assumendo posizioni contrarie alla narrazione sulla guerra, e assimilabili in gran parte a quelle dei personaggi prima menzionati.

Senza quindi scendere nel dettaglio delle singole dichiarazioni, vi sottopongo questo video del 4 maggio 2022 dove spara a zero su Biden, NATO e invio di armi: “Il nostro continente, al di là della guerra in Ucraina, non sarà mai libero se continuerà ad appaltare la sicurezza alla NATO […] fondamentalmente guidata e comandata dagli Americani. […] L’Unione Europea mai come oggi è succube degli Stati Uniti d’America“.

Il 16 ottobre 2022, dopo le elezioni, intervista il prof. Alessandro Orsini (un altro personaggio che avrebbe sicuramente potuto trovare spazio in questo articolo, ahimè molto lungo) tramite il suo canale YouTube che definisce “una piccola grande comunità che riesce a fare controinformazione“. Il 5 novembre 2022 partecipa a Roma alla manifestazione nazionale ‘Europe for Peace sponsorizzata da una caterva di realtà, sigle e associazioni varie.

Poi con lo stesso ospite (prof. Orsini) Dibba dialoga anche il 26 gennaio 2023, aprendo la diretta con appelli alla pace, chiesta a gran voce anche dal montante dissenso cittadino; necessità di una pace che sottolinea anche il giorno precedente in un breve video a commento di alcune dichiarazioni di Tajani.

Il 16 marzo 2023 si congiunge poi in video intervista con Marco Travaglio – per commentare il libro ‘Scemi di guerra‘ pubblicato dal Direttore de il Fatto Quotidiano – garantendo così un attacco combinato alla “narrazione bellicista che abbiamo dovuto subire per quasi 13 mesi“. I due amici non ci vanno leggeri nei confronti del mainstream italiano, criticandolo per le numerose bugie raccontate nei mesi precedenti e ribadendo le colpe dell’Occidente. Dibba sottolinea inoltre quanto riscontrato nel suo viaggio in Russia, con qualsiasi giovane avesse parlato, nessuno era favorevole all’espansione della NATO o smentiva l’esistenza di truppe naziste in Ucraina, anche se profondamente anti-putiniano; Travaglio non risparmia critiche alla Meloni, appiattita alle logiche atlantiste, e lancia lo scoop del governo Conte II “spazzato via da poteri forti nazionali e internazionali” perchè troppo poco servile nei confronti dei presidente americani, Trump prima, Biden dopo: “Conte stava nella NATO in posizione eretta anzichè a novanta gradi“.

Il 1 aprile 2023, presenta sempre sul suo canale YouTube l’associazione ‘Schierarsi di cui risulta essere socio promotore e vicepresidente.

Schierarsi è un’associazione culturale. Nasce con l’obiettivo di coinvolgere gruppi di cittadini nella costruzione di proposte e progetti per la collettività. Il nome dell’associazione non è stato scelto a caso: viviamo in un periodo storico di grande conformismo ed è giunto il momento di assumere posizioni chiare su temi nazionali e globali. Parole come sostenibilità, pace, autodeterminazione dei popoli e lotta alla criminalità organizzata rappresentano il cuore delle azioni in cui è impegnata l’Associazione Schierarsi.

Il 25 aprile 2023, dopo Orsini e Travaglio, ecco l’incastro con un terzo personaggio chiave di questo scritto, già appositamente accennato qua e là in precedenza: Ugo Mattei (al quale è dedicato uno dei paragrafi successivi), intervistato sui referendum promossi dai due comitati di ‘Italia per la pace’, uno dei quali è Generazioni Future di cui il giurista è presidente. Delle uscite di Mattei ci occuperemo nel paragrafo a lui dedicato, ora mi limito a riportare qualche affermazione dell’ex deputato 5 Stelle, che con questa intervista compie il passo definitivo per mimetizzarsi tra coloro ‘che dissentono’ (tanto delle sue dichiarazioni durante la pandemia chi si ricordava più oramai!). Dibba deve fare il possibile per dimostrarsi uno che sta dalla parte giusta e quindi apre l’intervista con l’apologia del referendum, “che è l’unico strumento che oggi abbiamo per consentire di far sentire la nostra voce su determinate tematiche che riguardano i potenti di turno. Esistono i poteri forti inevitabilmente, cioè coloro che di fatto dettano legge, e negli ultimi mesi hanno trasformato l’Europa in protettorato nordamericano. […] Dato che non vogliamo essere un protettorato di nessuno, che crediamo nella Costituzione, nella sovranità popolare, nella pace, nella sanità pubblica, nei diritti che non devono essere trasformati in merce, combattiamo per i quesiti referendari“. Successivamente, così come all’epoca dichiarava “quando mi sarà data la possibilità di farmi la terza dose, me la farò“, afferma “io sottoscrivo e firmerò presto tutti e tre i quesiti“, andando poi a spostare il discorso sulla corsa agli armamenti e sulle conseguenze economiche e politiche delle scelte europee…tante belle parole, necessarie appunto alla mimetizzazione. Conclude con l’appello “firmiamo immediatamente al termine di questa diretta” e con una dichiarazione di disponibilità a “supportare la campagna referendaria in qualsiasi modo“.

Con l’associazione ‘Schierarsi‘ sopracitata, il 24 giugno 2023 a Pescara organizza uno stand informativo dove per qualche ora raccoglie le firme necessarie per i quesiti referendari; inoltre vari attivisti mi hanno confermato di aver ricevuto sostegno nelle ultime settimane di raccolta firme (per i quesiti di Generazioni Future) “dagli uomini di Di Battista“. Ad oggi infatti l’associazione vanta una presenza su tutto il territorio nazionale…evviva!

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Ugo Mattei

Tra tutti i personaggi su cui ho scritto in questo articolo, Ugo Mattei è sicuramente il più difficile da raccontare. Chi mi conosce sa che per alcuni mesi, dal 23 aprile 2022 al 16 gennaio 2023, ho ricoperto la carica di Coordinatore Regionale Campania del Comitato di Liberazione Nazionale – CLN, progetto partorito dal giurista torinese e di cui è stato presidente fino all’11 febbraio 2023 – giorno del ‘Festival del disarmo‘. Quel giorno infatti Mattei annuncia la campagna referendaria contro la guerra e conseguenzialmente, per “potersi dedicare interamente alla campagna” rassegna – inaspettatamente – le dimissioni dalla carica presidenziale.

Anche qui occorre un passo indietro, necessario per analizzare le dichiarazioni di Mattei durante la pandemia. Tra i protagonisti di questo articolo, lui è l’unico che si oppone fermamente alla gestione autoritaria iniziata con i DPCM di Conte e proseguita poi con Draghi. Di questo sicuramente gli va dato merito, ed è necessario anche per inquadrarlo come membro del dissenso.. motivo per cui in questo puzzle che prende forma dispiace ci sia anche il prof. torinese e come ci sia arrivato.

Fin da subito il giurista si esprime in modo molto critico sull’operato del Presidente del Consiglio, mette in guardia il 13 aprile 2020 sulla distopia tecnologica che con la pandemia prendeva forma – “e questo è quello che io mi aspetto succederà nei prossimi decreti, io penso che verrà vietato l’uso del contante, perchè il contante naturalmente è infetto, quindi verrà demonizzato. […] Verrà probabilmente resa obbligatoria in qualche modo la geolocalizzazione di tutti quanti quelli che viaggiano, così come oggi non ci scandalizziamo di poter essere fermati da un militare che ci chiede dove stiamo andando, quando siamo in giro per la città. Tutto questo è molto preoccupante per una ragione molto semplice: sono decisioni che non tornano indietro – e sentenzia: Di fronte allo Stato di Eccezione, come quello che è stato proclamato oggi, non c’è diritto costituzionale che tenga. […] Chi dorme in democrazia si sveglia in dittatura“. Durante la ‘Fase 2’ a fine aprile 2020 inoltre Mattei mette insieme 30 giuristi torinesi per inviare una lettera al Premier Conte, chiedendo di “ripristinare le guarentigie costituzionali dopo settimane di “restrizioni delle libertà fondamentali“.

Inascoltato dal collega Giuseppi, Mattei lo troviamo il 12 maggio 2021 a commentare l’imminente arrivo del green pass (introdotto in Italia il 16 maggio 2021). Intervistato da Rinascimento Italia, prima prende posizione sui vaccini “siamo in mezzo a un periodo di sperimentazione vaccinale” e sulle case farmaceutiche “la storia di Big Pharma è una storia di abusi, è una storia molto tetra, e quindi ci fidiamo di soggetti che sono sostanzialmente patologici nella loro ossessiva ricerca di profitti a qualsiasi costo“; poi, interrogato sul certificato verde dichiara: “È il modo attraverso il quale si cerca di rendere il vaccino obbligatorio surrettiziamente [creando] una situazione di fatto molto simile a un obbligo giuridico ma [che] non è un obbligo giuridico, quindi in quanto tale potrebbe probabilmente sopravvivere più agevolmente al controllo di costituzionalità“.

Prima dell’estate lancia la sua candidatura a Sindaco di Torino (elezioni amministrative del 3 e 4 ottobre 2021), e per questo viene invitato a spiegare il suo programma politico su Visione TV il 2 giugno 2021. Nell’occasione viene chiamato a esprimersi anche sul Covid “c‘è una sorta di vera e propria religione legata a questa vicenda del virus [creata per] spaventare e terrorizzare il popolo per mantenere invariati i processi di estrazione del capitale e i processi di trasformazione del bio capitalismo” e sul green pass “io credo che questa cosa sia francamente e gravemente incostituzionale […] tu [legislatore? governo?] puoi imporre doveri di solidarietà soltanto di fronte a ragionevoli certezze che questi doveri che vengono imposti abbiano una pubblica utilità. Quando invece, come in questa vicenda del green pass, non c’è alcuna certezza, […] cioè in un grado di confusione scientifica molto alto, introdurre delle violazioni così gravi dei diritti di libertà fondamentali […] ritengo sia una cosa contro la quale il sistema costituzionale italiano dovrebbe ribellarsi“. Nei quasi 40 minuti di intervista gli scappa una frase che per il contesto di questo articolo è davvero ironica: “Ne abbiamo abbastanza delle finte rivoluzioni tipo Movimento 5 Stelle“.

A inizio settembre 2021 sostiene il comitato promotore del referendum abrogativo delle disposizioni sul green pass. L’iniziativa, lanciata improvvisamente e senza previa consultazione dei vari movimenti del dissenso, naufraga clamorosamente anche a causa dei soli 40 giorni utili per raccogliere 500.000 firme.

Il 26 settembre 2021 su La7 afferma pubblicamente di non essere vaccinato, un’affermazione che ribadisce durante la stessa trasmissione televisiva – L’aria che tira – anche l’11 novembre 2021, una volta fallita la corsa a Primo cittadino di Torino. Durante il dibattito con Myrta Merlino e gli altri ospiti, difende le manifestazioni e le piazze ‘no green pass’ dagli attacchi sferrati da Bassetti: “Vietare le manifestazioni è inaccettabile dal punto di vista costituzionale, non è una possibilità aperta al legislatore, perchè la libertà di manifestazione nel nostro Paese è consustanziale alla stessa idea della nostra forma costituzionale“.

Lo scontro con il medico di Genova si ripresenta a distanza di 4 giorni, durante il programma Piazza Pulita. Alla domanda di Formigli sul suo essere un novacs risponde così: “Io mi considero no SS, no Siero Sperimentale. Incominciamo a parlare delle cose con il loro nome” poi – supportato da Alberto Contri – attacca Bassetti costringendolo ad abbandonare in diretta il collegamento.

Passano 5 giorni e il 20 novembre 2021 lo troviamo sempre su La7 a commentare la questione delle terapie intensive piene di vaccinati insieme al dott. Crisanti. Riporto anche questa occasione di uscita pubblica, oltre che per mostrare la costante presenza di Mattei in TV, per sottolineare la seguente affermazione:

“La popolazione non vaccinata non è responsabile del fatto che le terapie intensive siano piene. In realtà i dati reali sulle terapie intensive sono che oltre il 70% sono occupate da vaccinati con doppia dose, quindi è vero che il vaccino serve per ridurre le proprie possibilità di stare male […] ma il grosso della terapia intensiva è occupata comunque da vaccinati”.

Con l’entrata in vigore del super green pass il 6 dicembre 2021, il 10 dicembre 2021 dichiara: “Già non mi piaceva il green passo ordinario e questo è un passo ulteriore, funziona in una logica estorsiva. Funziona perchè lo Stato sostanzialmente si pone in una posizione di storcere il braccio delle persone, utilizzando oltretutto il diritto del lavoro che invece è il principio fondante della nostra carta costituzionale“.

Il 17 dicembre 2021 conferma di non essersi vaccinato contro il Covid e poi, il 19 dicembre 2021, si scaglia contro la proroga voluta da Draghi – “la persona meno democratica che abbiamo avuto al governo negli ultimi anni” – dello Stato di Emergenza “perfino oltre quel limite dei due anni [consentito dalla] legge sulla Protezione Civile“.

L’8 gennaio 2022 lancia ufficialmente in diretta il Comitato di Liberazione Nazionale, proclamandone la rinascita durante una manifestazione torinese ‘no green pass’ (minuto 29:40):

In risposta alle politiche neoliberiste, che dopo aver smantellato lo Stato sociale, l’impianto costituzionale, e l’assetto economico del Paese, si sono incarnate nella loro peggior versione a partire dal 2020 e, in particolare, nel governo attualmente guidato da Mario Draghi, aggredendo i diritti fondamentali ed inviolabili della nostra Carta Costituzionale, nata dalla Resistenza, e in spregio ai principi di libertà, di autodeterminazione personale, di eguaglianza (Art.3) ed al principio lavoristico (Art. 4).

Statuto: https://clnoggi.it/doc/CLN_Statuto.pdf

Da Atto costitutivo viene fondato il 26 febbraio 2022, ma la vita ‘territoriale’ effettiva del CLN è da ricondurre ai primi Caucus – assemblee di piazza per nominare i Coordinatori regionali, figure di raccordo tra i movimenti cittadini e il Direttivo centrale (alias Consiglio dei Coordinatori) – svoltisi a partire dal 23 aprile 2022 (si, sono stato il primo). Nel giro di qualche mese il CLN si diffonde in molte regioni, vengono nominati oltre la metà dei Coord. regionali e vari Coord. provinciali, e iniziano le prime azioni effettive sui territori, (‘sui’ e non ‘dei’ in quanto erano decise dal Direttivo centrale e poi fatte applicare, e questa è la pura verità!).

Ad un mese dalle elezioni politiche, precisamente il 22 agosto 2022 viene annunciata la prima grande azione nazionale del CLN: il Resistendum Popolare Autogestito indetto proprio per il giorno delle elezioni, il 25 settembre 2022. Vissuto da molti attivisti come un palese boicottaggio del voto a causa delle modalità di svolgimento dell’azione stessa, la Campania è l’unica che si sottrae alla decisione – che nel frattempo stava creando una lotta intestina e fratricida tra gli attivisti CLN e gli attivisti dei partiti del dissenso candidati alle elezioni – respingendo la scelta di svolgerla il giorno delle elezioni e rimandando il Resistendum alla settimana successiva. I dati su quante siano state le schede Resistendum raccolte raccontano di 16.543 persone raggiunte, a fronte di migliaia e migliaia di euro di sanzioni subite dagli attivisti durante l’azione.

6 novembre 2022. Viene lanciato dal gatto e la volpe Mattei – Tutino (anche lui personaggio di spicco del CLN) il Duran Adam per sensibilizzare l’opinione pubblica sul sostegno militare italiano all’Ucraina. Organizzato con tecniche di allarmismo sociale – indossare un cartello con immagini di danni derivanti da una guerra atomica – non trova una risposta felice negli attivisti ma, nonostante ciò, viene promosso per alcune settimane a modus operandi dei (pochi) convinti dell’utilità dell’azione e allargato ad altri temi, come la lotta al green pass nelle RSA o i danni da vaccino.

Nonostante Mattei presenzi spesso in TV, scagliandosi contro il sostegno all’Ucraina e avvertendo del pericolo di una Terza Guerra Mondiale, il CLN non prende quota anzi perde pezzi. Di tutta risposta, invece di avviare un leale confronto all’interno del Direttivo centrale per comprenderne i problemi, il 4 gennaio 2023 viene ufficializzata la “nuova azione resistente nella forma dell’Assemblea Pubblica per Ri-Mediare, Ri-Generare, Ri-Cercare, Ri-Formare, Ri-Nascere e Ri-Appropriarci della vita politica, della società e dei beni comuni“, nella vana speranza di trovare seguito tra le macerie delle oramai spente piazze ‘no green pass’. Meno di due settimane dopo, il 16 gennaio 2023, dopo mesi di violazioni dello Statuto o interpretazioni faziose e forzate dello stesso, 4 Coord. regionali (tra cui me) e 4 Coord. provinciali presentano un documento congiunto di dimissioni dal ruolo, sottoscritto nella sostanza dei contenuti anche da 4 ex Coord. regionali precedentemente dimessisi. Con Davide Tutino in sciopero della fame (un altro?!) per la situazione di Alfredo Cospito, il Comitato di Liberazione Nazionale si aggrappa a quelle poche regioni rimaste attive (tra cui principalmente Piemonte, Toscana, Lazio, Puglia) e al carisma del suo presidente che, oltre al mainstream, trova sempre maggior spazio anche su ByoBlu, spesso e volentieri ospite de L’Ora della verità.

È proprio dalla TV dei Cittadini che Mattei proclama a fine gennaio 2023 una manifestazione, ‘il Controfestival’ (poi noto come ‘Festival del disarmo‘), da tenersi l’11 febbraio successivo a Sanremo come forma di protesta contro la partecipazione di Zelensky sul palco dell’Ariston. Il lancio della manifestazione è accompagnato da una petizione – ‘LA PETIZIONE CONTRO LA SPETTACOLARIZZAZIONE DELLA GUERRA‘ – firmata anche da Alessandro Di Battista e Moni Ovadia. Contemporaneamente sulla partecipazione del leader ucraino al Festival della canzone italiana anche Beppe Grillo e Giuseppe Conte esprimevano la stessa contrarietà.

Sorvolando sulle problematicità organizzative della grande mobilitazione sanremese, l’11 febbraio 2023 durante il ‘Festival del disarmo‘ Mattei annuncia i quesiti referendari da lui elaborati e la conseguenziale imminente campagna referendaria: “Dobbiamo raccogliere 500.000 firme“. Come detto all’inizio, 3 giorni dopo arriva il comunicato ufficiale del CLN riguardante le dimissioni da presidente del giurista, con la specifica che il Comitato “metterà a disposizione la propria struttura e le proprie competenze per raccogliere le firme e dare il via alla campagna“. Sostituta ad interim di Mattei alla presidenza del CLN la dottoressa Ermina Ferrari, già vicepresidente.

Il 22 aprile 2023 parte in tutta Italia la raccolta firme, con centinaia di attivisti del CLN/Generazioni Future che si adoperano per l’organizzazione dei banchetti. La mobilitazione è ampia e vede impegnata in prima linea la stessa ByoBlu che inaugura una nuova rubrica – ‘#QUIREFERENDUM‘ – e, oltre a Mattei, inizia a ospitare con sempre maggior frequenza a L’Ora della verità anche alcuni dei suoi (in quel momento) fedelissimi come Valentino Soramaè e Fabrizia Vaccarella, oltre al presidente dell’altro comitato referendario Enzo Pennetta.

Nei successivi due mesi vediamo quindi prender forma quell’incastro di tasselli di cui ho parlato all’inizio dell’articolo; la raccolta firme viene infatti appoggiata, anche se con modalità differenti a seconda dei casi, dai personaggi su citati e Mattei inizia a tessere legami sempre più stretti con alcuni di loro alla ricerca di un aiuto istituzionale, anche in risposta al silenzio mainstream sulla campagna referendaria (contro il quale Davide Tutino indice – come detto prima nel capitolo riguardante Moni Ovadia – l’ennesimo inconcludente sciopero della fame).

Portato a casa il sodalizio con Di Battista di cui ho scritto sopra, dopo la doppietta di fine maggio 2023 – diffida alla Rai il 24 maggio e articolo sulla versione cartacea de il Fatto Quotidiano il 28 maggio – Mattei lo ritroviamo il 24 giugno 2023 a Roma alla manifestazione indetta dalla CGIL, in compagnia di Virginia Raggi, anche lei convinta sostenitrice della campagna referendaria. Nell’occasione il giurista dichiara: “Per noi ha fatto una grande differenza che Virginia si sia spesa, naturalmente avremmo sperato tanto che lo facesse ufficialmente anche Giuseppe Conte“.

Virginia Raggi, non a caso, rientra anche lei tra i pezzi del puzzle necessari per rifare il look al partito, e l’importanza in questa situazione della sua storica e forte amicizia con Di Battista lo conferma.

Addirittura c’è chi ipotizza che la coppia possa essere il nuovo volto del Movimento 5 Stelle nel prossimo futuro.

4 giorni dopo, il 28 giugno 2023, arrivano le dichiarazioni shock di Mattei sul CLN. Intervistato da Casa del Sole TV afferma (minuto 15:00): “Per quanto mi riguarda sono uscito dal CLN e non ho intenzione di rientrarvi perché non credo che quell’esperienza lì sia riuscita nel suo scopo di unificare il cosiddetto ‘Fronte del dissenso’. Anzi, mi sembra si siano raggiunti forse dei risultati tristemente opposti con delle forti componenti identitarie, quindi io credo che dovremmo escogitare semplicemente qualcosa di nuovo […] Io mi sono riconcentrato molto su Generazioni Future. Generazioni Future ha fatto e sta facendo un lavoro generosissimo per questa campagna referendaria, anche un po’ dissanguandosi diciamo, ma speriamo anche che questo abbia dato una visibilità nazionale a un soggetto politico che è l’unico soggetto politico non di partito vero che abbiamo in Italia”.

A tale uscita il CLN replica con un comunicato ufficiale datato 1 luglio 2023, dove si sottolinea che:

L’idea che Generazioni Future si intesti il lavoro degli attivisti del CLN è qualcosa che amareggia, considerando il ‘dissanguamento’ per due mesi consecutivi del solo CLN. Il CLN non è un’esperienza finita, visto che senza il CLN non ci sarebbe stata nessuna raccolta firme per i referendum, e Mattei non ha ovviamente diritto di stabilire la vita o la morte di questa esperienza, che va avanti da febbraio per conto proprio […] Il ‘dissanguamento’, tra l’altro, è stato anche di natura economica e non ha visto fin qui alcun ristoro. Anzi, circa 10mila euro di donazioni al CLN si trovano attualmente nelle casse di Generazioni Future. […] Ci teniamo, in questo senso, a chiarire un ultimo punto: le donazioni, le firme e i nominativi raccolti dagli attivisti del CLN e della rete dei gruppi che si sono associati al CLN per i referendum non possono essere utilizzati per alcun altro scopo; soprattutto non possono essere utilizzati per gli eventuali progetti politici, alternativi al CLN, a cui Mattei fa riferimento nell’intervista.

È lo scoppio della guerra civile all’interno del Comitato di Liberazione Nazionale. Da un lato l’entourage Mattei composto da Erminia Ferrari (presidente ad interim fino a qualche giorno fa), Davide Tutino, Giulia Tommasi e gli uscenti Coord. regionali di Lazio e Piemonte. Dall’altro i traditi dal leader, una volta suoi fedelissimi e adesso pronti a sbaragliare le carte, tra cui principalmente Fabrizia Vaccarella, Valentino Soramaè, Maurizio Cosenza e Giulio Milani (‘aggressore di Conte‘).

Questi i punti salienti dello scontro:

  • In questo video intitolato “La crisi del CLN e il baratto tra Mattei e i 5 stelle di Conte” pubblicato sul canale YouTube dello stesso Comitato il 10 luglio 2023, Giulio Milani (uno di quelli che si è reso conto troppo tardi di quanto fosse sudicio il tavolo sul quale stava mangiando da mesi, non avendo alzato un dito quando alla fine del 2022 il CLN perdeva pezzi proprio a causa dell’atteggiamento dispotico di Mattei e i suoi fidati e c’era il fuggi fuggi dei Coord. regionali, da Milani considerati d’intralcio e ‘nemici del progetto’) accusa pubblicamente Ugo Mattei di voler barattare per “propri fini l’oblio degli anni di pandemia, seppellendo sotto il tappeto i 155.000 morti che ancora chiedono un’operazione di verità” avendo individuato in Conte “l’interlocutore privilegiato per una scalata politica“. Consiglio la visione del video, in quanto propedeutico a questo stesso articolo.
  • Non senza problemi, il 18 luglio 2023 viene eletto dai “10 Consiglieri legittimati e aventi diritto al voto” un nuovo presidente. Tra i due candidati, Davide Tutino e Simona Cucchiella, è la seconda a spuntarla con 7 voti. La cordata Mattei esce perdente dalla contesa e ripiega su posizioni passivo aggressive, lanciando accuse di golpe nel CLN. Viene quindi creato dagli sconfitti un ulteriore canale Telegram –  RESISTENZA CLN – e nuovi gruppi regionali (doppioni degli esistenti) nella speranza di trascinare dentro parte degli attivisti. Erminia Ferrari sul nuovo canale scrive: “Questa mattina un gruppetto interno al Comitato di Liberazione Nazionale fondato dal professor Mattei ha scelto di offendere una data particolarmente simbolica per tutti i movimenti di resistenza in questo paese, ovvero la consegna delle firme in Cassazione per i referendum sulla pace e sulla salute. Questo piccolo gruppo di vigliacchi, ha diffuso un documento non firmato con cui proclama una nuova presidente, laddove il Consiglio aveva previsto regolari elezioni presidenziali per lunedì prossimo, 24 Luglio. Questi traditori della Verità e del Diritto si sono intestati molti dei mezzi di comunicazione del CLN, per cui invitiamo tutto il popolo della resistenza a riunirsi nella nuova pagina e chat Telegram Resistenza CLN“. Lo stesso testo viene ripubblicato anche sul canale Telegram DAVIDE TUTINO – Resistenza Radicale.
  • Il 19 luglio 2023 sempre sul canale Telegram DAVIDE TUTINO – Resistenza Radicale viene pubblicato un ulteriore comunicato di Erminia Ferrari: “Buongiorno a voi tutti. Mi chiamo Erminia Maria Ferrari e sono l’attuale presidente legittimo del cln in un breve minuto, devo dare una comunicazione estremamente importante per una situazione comunque abbastanza grave che si è verificata all’interno del nostro comitato ieri 18, appunto luglio data importante di deposito del firme che abbiamo raccolto, grazie alla passione di tutti gli attivisti sul territorio del motivo, per cui in questo momento faccio questo video, un piccolo gruppo di consiglieri ha preso possesso di tutti i canali di comunicazione del CLN e qualche chat regionale di gestione, appunto territoriale e hanno eletto un presidente in modo assolutamente irregolare e illegittimo e adesso stanno facendo una operazione, ovviamente di grande disinformazione sul territorio nazionale. Voglio informare tutti diffondete questo video, noi ci siamo ancora!“.
  • Il 20 luglio 2023 viene pubblicato sul canale Telegram ufficiale del CLN – CLN Oggi Comitato Liberazione Nazionale – il primo messaggio ufficiale del nuovo presidente Simona Cucchiella in cui si sottolinea: “Il Festival del disarmo di Sanremo, pensato per essere un momento culturale e di significativo attivismo, ha invece lasciato tutti con l’amaro in bocca. Si è percepita umanamente e fattivamente una sorta di regia esterna, e forse anche interna, di gruppi politici che tutto avevano di mira tranne un evento di unità culturale e di rivendicazione della sovranità e dell’unità nazionale, quale avrebbe voluto essere una manifestazione a favore del disarmo. I mesi successivi, nonostante l’impegno assunto dal CLN di condivisione della campagna referendaria, pur nella consapevolezza dei tempi ristretti e nonostante le perplessità organizzative, hanno visto alimentarsi all’interno del consiglio del CLN atteggiamenti ostruzionistici, volutamente polemici e talvolta quasi persecutori nei confronti di alcuni. Spesso ho assistito ad un accanimento nei confronti di chi abbia voluto denunciare i pericoli incombenti sul CLN rappresentati dal travisamento dei principi statutari a favore di insidiose alleanze politiche, e dell’avvicinamento a posizioni che non gli sono proprie. Forze interne ed esterne si sono impegnate nel tentativo di svilire la funzione propria del CLN rispetto al suo tessuto sociale e territoriale. La recente assemblea del 17 luglio indicata per la presentazione dei candidati alla presidenza, che avrebbe potuto essere un’occasione di ampia coralità, anche di voci differenti in un’ottica futura, si è caratterizzata invece in tutt’altro modo: uno scenario di aggressioni, di comportamenti poco trasparenti, dove si è resa palpabile una sorta di eterodirezione da parte di alcuni, e dove è apparso chiaro un contrasto di interessi rispetto agli scopi del CLN“.
  • Il 22 luglio 2023 sul canale Telegram ufficiale del CLN Valentino Soramaè inoltra un messaggio affermando: “La decisione di anticipare la votazione e di aprirla a consiglieri e candidati eletti e in carica, come ben conosciuta dal consiglio stesso, è stata presa per permettere la sopravvivenza del CLN stesso. Si stava preparando tra le varie cose, un processo sommario, ovvero l’espulsione di un componente del consiglio regolarmente eletto, pur scaduto, senza passaggio istruttorio. Cosa contraria sia allo statuto e al suo regolamento disciplinare. Un metodo da purga staliniana. Inoltre […] si preparava l’azzeramento dei dipartimenti, e la nomina di un “presidente” di transizione che avrebbe traghettato il CLN dentro a GF e invitato gli aderenti a questo passaggio. Il tutto ordinato da Ugo Mattei, come si evince chiaramente dalla sua intervista a Byoblu del 20 giugno. Il tutto entro fine mese“.
  • Lo stesso giorno Davide Tutino si reca a Massa, in Toscana, per “parlare del tentativo di golpe nel Comitato di Liberazione Nazionale, di come il Comitato di Liberazione Nazionale sia stato oggetto da parte di alcuni infiltrati, ladri e golpisti di un attacco nel momento della consegna delle firme sul Referendum“. Massa è la città dove Giulio Milani abita (ma non è presente quel giorno in quanto in vacanza). In contemporanea sul canale Telegram RESISTENZA CLN – quello degli sconfitti per capirci – viene inoltrato un messaggio che preannuncia un’analisi di quanto accaduto nel Comitato all’interno della prossima assemblea (guarda caso) di Generazioni Future.
  • Il 26 luglio 2023 viene pubblicata la prima videointervista della neo presidente del Comitato di Liberazione Nazionale Simona Cucchiella sul canale Telegram ufficiale del CLN, dove lei esprime il suo punto di vista su quanto accaduto il giorno della sua elezione, rassicurando sulla “assoluta legittimità” di quanto avvenuto.

Tornando a Ugo Mattei (dopo questa parentesi necessaria per comprendere cosa è accaduto nelle ultime settimane nel progetto messo in piedi, poi abbandonato, poi sfruttato e poi rinnegato dal giurista), mentre i suoi fidati battagliavano nel CLN per cercare di mantenerlo nella sua area di influenza, lui concentrava i suoi sforzi sugli ultimi giorni della raccolta firme.

Il 10 luglio 2023 su ByoBlu dichiara che le firme ‘cartacee’ raccolte sono oltre 300.000 mentre quelle online hanno deluso molto le aspettative: “Online le cose sono andate non male, malissimo […] Siamo poco oltre le 20.000 firme raggiunte online“. Interpellato poi sugli aiuti che i due comitati di ‘Italia per la pace’ hanno ricevuto aggiunge: “Il Movimento 5 Stelle non ha fatto praticamente nulla; ha lavorato molto Virginia Raggi a Roma, hanno lavorato in qualche Comune, ma la verità vera è che Conte non ha le truppe. Il Movimento 5 Stelle i militanti non li ha più, i militanti sono andati da altre parti. Ci ha dato una mano importante Di Battista con il suo movimento ‘Schierarsi’…ha dato una mano sul fronte dell’estrema destra Alemanno […] ma non c’è una base politica di militanza nel Paese. La verità vera è che oggi i militanti non li ha nessuno“. Sempre su Conte poi aggiunge: “Ha mentito dicendo che avrebbe firmato e poi non ha firmato, io sono rimasto abbastanza sbalordito di questo atteggiamento perchè è un atteggiamento come al solito un po’ furbesco” (come se ci si potesse aspettare limpidezza dal carceriere degli italiani).

Il 17 luglio 2023 viene pubblicato sul sito di Generazioni Future un comunicato stampa che annuncia la consegna (il giorno dopo) alla Corte di Cassazione “delle firme raccolte per i quesiti referendari contro l’invio di armi in Ucraina e contro la privatizzazione della sanità“. A farlo sono ovviamente i promotori “accompagnati da diverse personalità del mondo politico artistico e culturale“, tra cui “Vita, Resistenza Radicale, Alemanno, Alternativa, Rifondazione Comunista, Virginia Raggi, Moni Ovadia, Vauro, Marco Guzzi, Potere al Popolo ci fa sapere Davide Tutino dal suo canale Telegram. Non si sa come quindi ma nel giro di 7 giorni, dal 10 luglio 2023 al 17 luglio 2023, le 320.000 firme siano diventate 500.000, come conferma anche Ugo Mattei in questa veloce intervista a Border Nights, di ritorno da Roma. Qui inoltre il comunicato del giurista dopo la consegna pubblicato su Facebook. Nessuna parola invece su quanto accaduto contemporaneamente all’interno del CLN.

Dubbi sulla veridicità della raccolta di 500.000 firme da parte del comitato facente capo a Generazioni Future vengono sollevati anche dal comitato Ripudia la Guerra di Enzo Pennetta. A tal riguardo il 17 luglio 2023, mentre Generazioni Future annunciava l’imminente consegna, il comitato Ripudia la Guerra pubblica su Facebook il seguente comunicato: “Il Comitato Referendario Ripudia la Guerra è composto da persone serie. Il grande lavoro fatto da splendidi militanti, in meno di 90 giorni e nonostante la totale censura, ha prodotto 370 mila firme. Non è stato raggiunto il limite delle 500mila sottoscrizioni e quindi non ci recheremo in Corte di Cassazione. Continueremo chiaramente la lotta contro la guerra“. Il 18 luglio 2023 lo stesso Pennetta definisce inutile la consegna delle firme presso la Cassazione fatta da Generazioni Future.

Firme o non firme, Mattei ha ottenuto ciò che voleva: stringere legami istituzionali e far disperdere tantissime energie.

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Giuseppe Conte (unica figura istituzionale)

Presentatosi alle folle come “l’avvocato difensore del popolo italiano”, Giuseppi non ci ha messo molto a dimenticare i principi presenti all’interno della Carta costituzionale e su cui si fonda il patto sociale, travalicando totalmente le competenze e i poteri attribuiti al Presidente del Consiglio – roba che si studia al primo anno di giurisprudenza – e chiudendoci tutti in casa per proteggerci dal Sars-CoV-2. Non essendo questa la sede utile a ripercorrere quel periodo e le mirabolanti statuizioni introdotte a colpi di DPCM, parto direttamente da come si è rapportato alla questione ucraina, scoppiata quando oramai non ricopriva più il ruolo di capo dell’esecutivo. Rispetto al suo operato precedente, basta il soprannome ‘carceriere degli italiani’.

Il 14 marzo 2022, dopo pochi giorni dallo scoppio della guerra, ospite a di Martedì definisce l’invasione russa “esecrabile, assolutamente ingiustificabile, che contrasta qualsiasi principio di diritto internazionale” e Putin una persona “ovviamente impregnata di un forte sistema ideologico“. Interrogato sull’invio di armi all’Ucraina risponde:

Sono assolutamente convinto, lo siamo stati con l’intero Movimento 5 Stalle, che ci fossero tutte le ragioni per offrire sostegno economico, finanziario, umanitario e aggiungo anche militare“. Sulla NATO invece si dice convinto che non abbia mai sfidato la Russia: “La NATO ha una postura ed è nata come alleanza difensiva e rimane un’alleanza difensiva. Quindi non ci sono state provocazioni oggettivamente“. Infine parlando delle elezioni politiche in avvicinamento (settembre 2022) aggiunge: “Noi vogliamo realizzare non dopodomani ma domani mattina la transizione energetica“.

Dopo essersi discostato, così come Di Battista, dalle parole di Di Maio che aveva definito Putin più atroce di un animale, il 4 aprile 2022 rilasciando un’intervista a la Repubblica inizia a raddrizzare la posizione bellicista verso una necessaria risoluzione politica del conflitto:

Con la guerra non si gioca e l’Europa deve avere una posizione chiara. Una cosa è offrire il necessario sostegno all’Ucraina, altra cosa è pensare di procrastinare il conflitto nella speranza di piegare la Russia. L’Europa deve promuovere una soluzione politica, che muova dal riconoscimento del principio di autodeterminazione dell’Ucraina. Va inoltre evitato che la corsa al riarmo possa assorbire le risorse che invece dobbiamo destinare al rafforzamento dei nostri sistemi di sicurezza sociale e della transizione energetica“.

Il 20 aprile 2022 punzecchiato da Lilli Gruber e Lucio Caracciolo ribadisce la “ferma condanna dell’aggressione militare” e il “sostegno pieno all’Ucraina finanziario, economico e umanitario” ma non può esimersi dal sottolineare come l’invio di armi rappresenti per il Movimento “un passaggio più sofferto […] perchè nella nostra carta dei principi e dei valori c’è la pace come stella polare“. Si dice inoltre favorevole a un embargo totale da imporre alla Russia, da stabilire di comune accordo con tutti i leader europei per convergere verso una soluzione politica del conflitto: “Bisogna coinvolgere tutti gli attori per questa soluzione. Non possiamo abbandonare la speranza di un negoziato”. Concetti che ribadisce anche il 4 maggio 2022 durante una conferenza stampa: “Noi non vediamo alcuna possibilità che l’obiettivo possa essere sconfiggere la Russia, chi sta abbracciando questo obiettivo, secondo me, sta commettendo un grande errore“.

A giugno 2022 si consuma lo scontro interno al Movimento 5 Stelle tra il super atlantista Di Maio – Ministro degli Esteri del governo Draghi – e il leader del partito Giuseppe Conte, a causa del totale disaccordo rispetto alla gestione italiana del conflitto. A fare da scintilla, l’opposizione all’invio di nuove armi fatta della parte del Movimento fedele a Conte.

Caduto il governo Draghi nel luglio 2022, Conte si concentra sulla campagna elettorale (da segnalare nel programma elettorale la forte attenzione alla questione ambientale e alla trasformazione digitale) ma il 25 settembre le cose non vanno per il meglio: il Movimento 5 Stelle perde circa 6 milioni di voti. Diventa quindi necessaria per il partito una svolta, poichè la scelta di governare con il PD e poi di sostenere il governo Draghi non ha pagato.

Il 5 Stelle deve tornare a fare quello che sa fare meglio: intercettare il disagio cittadino, per poi al momento giusto disinnescarlo.

Una mossa riuscita 10 anni fa e che adesso sembra si stia ripetendo grazie a questa manovra a tenaglia condotta dalle figure analizzate in questo articolo, tutte complici nel buttare sotto al tappeto le scelte incostituzionali e discriminatorie prese da Conte durante la pandemia. Nulla di meglio che la guerra in Ucraina perciò per applicare questa strategia, poichè l’emergenza è cambiata e gli italiani hanno dimostrato di avere la memoria corta in più di un’occasione.

Arriviamo così al 5 novembre 2022, quando a Roma Giuseppe Conte partecipa proprio come Di Battista alla manifestazione nazionale ‘Europe for Peace‘ e – come detto prima nel capitolo riguardante Moni Ovadia – intima al governo di non inviare nuove armi “senza venire a confrontarsi in Parlamento“. Nove giorni dopo, il 14 novembre 2022, grazie alla fermezza delle sue affermazioni durante la manifestazione romana, lo ritroviamo ospite con Marco Travaglio dell’associazione ‘Themis & Metis‘ per un’intervista dal titolo “Chi cerca la pace?.

Nonostante il montante malcontento cittadino, la guerra continua e così l’invio di armi. Il 23 gennaio 2023 Conte si ritrova quindi a ribadire la contrarietà del Movimento all’invio di un nuovo pacchetto di armi, il sesto: “Da tempo sosteniamo l’Ucraina però è chiaro che dopo gli invii l’Italia adesso, come da sua tradizione, deve essere in prima fila per dare un contributo per la via diplomatica; quindi non siamo favorevoli a un ulteriore invio“. Posizione che ribadisce il 30 gennaio 2023 “stiamo abbracciando un’escalation militare […] per noi bisognerebbe percorrere la strada del negoziato“, dichiarandosi poi contrario alla partecipazione di Zelensky al Festival di Sanremo: “Io non credo francamente sia così necessario avere il Presedente Zelensky in un contesto così leggero come quello di Sanremo“.

L’escalation verso una Terza Guerra Mondiale la sottolinea anche il 21 febbraio 2023, in occasione del viaggio di Giorgia Meloni a Kiev: “Ferma condanna a questa aggressione, massima solidarietà per la popolazione ucraina [ma] l’escalation militare non ci porta da nessuna parte. Adesso si parla di aerei, fra un po’ si parlerà di jet supersonici, e poi via via si parlerà di missili a media gittata, a lunga gittata, lunghissima gittata, Guerra Mondiale. […] Vi rendete conto che pace e negoziato di pace è sparito da tutte le sedi e da tutti i summit?“.

Il 27 febbraio, dopo un anno di guerra, lo troviamo in compagnia nuovamente di Marco Travaglio durante il programma Accordi&Disaccordi; mentre il 4 maggio – alla vigilia della ‘staffetta per la pace‘ – viene ospitato da Santoro nel programma Parole Proibite. In entrambe le occasioni, ricorda che il Movimento 5 Stelle è stato d’accordo solo all’inizio sull’invio di armi all’Ucraina, a causa della necessità emergenziale di far fronte alla sproporzione militare tra le potenze in campo. D’altronde, abituato com’è a violare i principi costituzionali in nome di una emergenza, non ci poteva aspettare diversamente: l’importante è poi trovare le giuste giustificazioni, no?

Ospite di Bruno Vespa al Forum in Masseria l’11 giugno 2023, alza fortemente i toni contro Zelensky e la folle idea di far terminare la guerra solo una volta che Putin verrà sconfitto, strizzando un occhio agli italiani in difficoltà (da minuto 19:50):

Qui c’è una sofferenza economica e sociale grandissima, un’incertezza per il futuro; è quello che vogliamo perchè non vogliamo sederci a un tavolo negoziale? […] Zelensky è lì e si sta difendendo…grazie alle nostre forniture, quindi non può essere lui che decide in esclusiva. […] Sembra che orami noi dobbiamo rinunciare al Welfare per sostenere le forniture militari, allora io lo dico chiaro, l’ho già detto, Zelensky non può decidere lui come e quando sedersi al tavolo, quali condizioni o meno…siccome in guerra oramai indirettamente, ma temo direttamente tra un po’, ci siamo anche noi abbiamo titolo anche noi per sederci a un tavolo, e non possiamo offrire a Zelensky una cambiale in bianco, che ci dica lui come e quando vuole fare pace, se la vuole fare e a quali condizioni“.

Conclude poi confermando l’ottima collaborazione con Grillo e annunciando il ritorno dell’attivismo territoriale dal basso:

Nella fase iniziale c’erano i MeetUp [che] si sono persi, si sono spenti nel corso degli anni. […] Adesso noi siamo partiti con i primi 84 gruppi territoriali, che abbiamo formato…quindi ci sarà questa possibilità di lavorare anche dal basso“.

Il 23 giungo 2023, dopo la manifestazione romana del 17 giugno #BastaVitePrecarie che aveva visto la partecipazione di Moni Ovadia e Beppe Grillo, conferma la sua posizione e quella del M5S sulla guerra in Ucraina.

Una settimana dopo partecipa poi al Convegno ‘Guerra o pace? Quali scelte politiche per riportare la pace in Europa’ scagliandosi contro il “pensiero unico dominante che da subito, come sempre accade nelle vicende così delicate, cerca di monopolizzare il dibattito politico e orientarlo“. Tipo come durante la pandemia? Davvero non si accorge delle similitudini?

Il 12 luglio commenta il vertice NATO di Vilnius dicendosi attualmente contrario all’ingresso dell’Ucraina nell’Alleanza e all’aumento delle spese militari (senza mettere in dubbio in alcun modo l’appartenenza italiana alla NATO):

Chiaramente predisporre un percorso agevolato in questo momento all’Ucraina per l’ingresso nella NATO significa allontanare ancor di più la possibilità di una risoluzione negoziale del conflitto. […] Nella prospettiva negoziale bisogna avere degli interessi in gioco e poter manovrare un certo potere negoziale…se tu oggi fai entrare l’Ucraina nella NATO hai chiuso la partita, non dai prospettiva. Noi ovviamente lavoriamo per preservale l’integrità territoriale, diciamo alla Russia che assolutamente deve ritirarsi, deve essere sconfitta militarmente, in più facciamo entrare l’Ucraina nella NATO, a quel punto lì ditemi su che cosa andiamo a negoziare“.

conte

Conclusione

Stanno usando la guerra in Ucraina per la pacificazione pentastellata italiana.

Che sia Conte o qualcun altro a guidarlo in futuro (La ‘quasi novacs’ Virginia Raggi molto cauta in questi anni a esprimersi sul tema Covid per rimanere immacolata? Il pluri-vaccinato ed energico Di Battista che ‘non ha paura di schierarsi’?), è chiaro che al Movimento 5 Stelle è stato dato il compito di riaffermare le sue radici storiche di paniere del malcontento e dell’attivismo cittadino, allo scopo di evitare il formarsi di un vero movimento civico contrario alla guerra e alle disastrose ricadute economiche che sta avendo.

Come col Covid, stanno usando il conflitto per modificare le nostre abitudini, per impoverirci, per cedere ulteriori pezzi della nostra sovranità a organismi sovranazionali e velocizzare la transizione ad altre forme di energia (la transizione green che piace tanto ai 5 Stelle) ed è per questo che non si possono permettere che, così come accaduto due anni fa, il dissenso esploda incontrollato nelle piazze e diventi di difficile gestione.

Per evitarlo sembra abbiano deciso di agire su più fronti, canalizzando il malcontento verso percorsi ben recintati e privi di veri sbocchi utili ed efficaci: la ‘staffetta per la pace‘, l’associazione ‘Schierarsi‘, i nuovi gruppi territoriali del M5S, gli sfoghi intellettuali di Travaglio. Ma serviva qualcosa in più per assicurarsi che parte del vecchio dissenso ‘no green pass’ ci cascasse veramente, ed ecco allora apparire evidente la centralità della figura di Mattei e del suo entourage in questo puzzle: ben 3 mesi di perdite di tempo e di depauperamento di energie e risorse a favore della raccolta firme per il referendum, sommati ai già dannosi mesi sprecati da tanti attivisti nella costruzione del CLN a partire da aprile 2022; per finire, il ponte con i 5 Stelle.

Con la discesa in campo di Mattei e del referendum, già tentata ai tempi del green pass, il potere da un lato ha impegnato le energie di tanti bravi e speranzosi cittadini e, dall’altro, ha portato gli stessi ad appiattirsi, consciamente o inconsciamente, sulle posizioni di personaggi come Di Battista, Travaglio e perfino Conte, diventato l’unica figura di riferimento istituzionale che si oppone all’invio di armi, e per questo rivalutato nonostante le malefatte pandemiche.

Il Cavallo di Troia pentastellato ha colpito nuovamente.

Ho reputato quindi necessario ricapitolare in ordine cronologico le dichiarazioni dei protagonisti di questo articolo, intrecciandole e mostrando le connessioni esistenti. Solo in questo modo nessuno potrà dimenticarsi che razza di soggetti sono quelli che oggi rappresentano il punto di riferimento dell’attivismo pacifista, e perchè bisognerebbe stare alla larga da loro.

Se mi freghi una volta è colpa tua. Se mi freghi due volte è colpa mia.

 

Massimo A. Cascone per ComeDonChisciotte.org

28.07.2023

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