Un genocidio dimenticato: Filippine 1899-1902

3 milioni di filippini massacrati dagli americani all'inizio del XX secolo

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Ho deciso di tradurre e proporre questo vecchio articolo dopo aver preparato “Senza la solidarietà asiatica, l’Asia potrebbe perdere altri 500 anni“, proprio di un’autrice filippina. Ignoravo totalmente questo ennesimo infame episodio, non ne avevo mai sentito parlare e mi sembra giusto presentare la testimonianza di un ennesimo massacro, neppure assimilabile al genocidio degli armeni di pochi anni dopo, che fu a tutti gli effetti una pulizia etnica, un affare interno all’impero ottomano. Nel caso specifico, invece, si è trattato di qualcosa di molto più simile al massacro dei nativi americani, il cui cinismo e brutalità sono stati poi esportati alle Filippine, ancor peggio in quanto perpetrato ai danni di un popolo che, per sua natura, è sempre stato meno violento e brutale di tanti altri seppure, forse, relativamente più ingenuo di altri. Gli autori, ovviamente, sono gli stessi, gli stessi i metodi, la spietatezza, il disprezzo per la vita umana, l’arroganza e la bestialità che hanno caratterizzato la conquista della “terra dei liberi” e che abbiamo rivisto in Iraq e altrove. Giova inoltre ricordare che sono quegli stessi che mezzo secolo dopo vollero i processi di Norimberga.

Devo avvertire che l’articolo propone immagini di una certa crudezza che, normalmente, cerchiamo di non proporre, se non altro per rispetto ai morti. In questo caso però sono testimonianze e per questo motivo ho deciso di inserirle.

 

lagazetteducitoyen.over-blog.com – 20 maggio 2018

 

Il genocidio delle Filippine è la storia di un genocidio dimenticato. I libri di storia americani parlano della guerra filippino-americana del 1899-1902, ma non menzionano il genocidio perpetrato dagli Stati Uniti d’America sul popolo filippino.

Mi sono imbattuto in riferimenti al genocidio delle Filippine nel 2009 e da allora ho trascorso molto tempo a fare ricerche in merito. Ne ho parlato con molte persone e sembra che i filippini stessi non siano informati sul genocidio e che pochissimi ne abbiano sentito parlare.

Il fatto che non venga insegnato e che pochissime persone ne siano a conoscenza mi ha fatto pensare che sia realmente accaduto. Così ho scavato più a fondo e sono giunta alla conclusione che è successo, ma quando i vincitori hanno scritto i libri di storia hanno cercato di nasconderlo perché era orribile.

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Conta dei teschi di filippini massacrati

Quello che mi ha portato a concludere che ciò sia accaduto sono le cifre riportate nei libri di storia, che semplicemente non tornano. I libri di storia, scritti dai vincitori, affermano che durante questo periodo morirono tra le 200.000 e le 300.000 persone, un numero già impressionante se si considera che la popolazione delle Filippine all’epoca era di circa 9 milioni.

La cifra di 200.000-300.000 morti non può essere corretta. 300.000 filippini furono uccisi solo a Batangas e questo fatto dimostra che le cifre sono sbagliate. Il libro di William Pomeroy “American Neocolonialism” (1970) cita la cifra di 600.000 filippini uccisi nella sola Luzon nel 1902. Questo dato è confermato dallo stesso generale Bell, che disse: “Stimiamo di aver ucciso un sesto della popolazione dell’isola principale di Luzon, circa 600.000 persone“.

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Soldati americani posano davanti ai corpi dei prigionieri filippini appena giustiziati

E. Ahmed ha scritto in “The Theory and Fallacies of Contre-Insurgency“, The Nation, 2 agosto 1971:

La più sanguinosa guerra coloniale (in proporzione alla popolazione) condotta da una potenza bianca in Asia è costata la vita a 3 milioni di filippini“.

La storica filippina Luzviminda Francisco ha condotto un’indagine approfondita e documentata sul genocidio filippino, arrivando alla cifra di 1,4 milioni di filippini uccisi (The End of An Illusion, Londra, 1973). Tuttavia, questa cifra riguardava solo il periodo dal 1899 al 1905, ma non menzionava il bilancio delle vittime durante i primi due decenni del dominio coloniale americano, quando il massacro poteva aver rallentato ma continuava per “mantenere l’ordine“, né tiene conto delle migliaia di musulmani filippini (Moros) che furono brutalmente massacrati.

[…]

Il massacro

In un articolo pubblicato da “The Philadelphia Ledger” nel novembre 1901, il corrispondente da Manila scriveva:

L’attuale guerra non è un atto di scarso spargimento di sangue o una battaglia da operetta. I nostri uomini sono stati implacabili, uccidendo per sterminare uomini, donne, bambini, prigionieri e prigioniere, insorti attivi e sospetti a volte anche di dieci anni, con l’idea che il filippino in quanto tale fosse poco meglio di un cane…“.

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Bambini filippini uccisi dai soldati americani

I nostri soldati facevano bere acqua salata agli uomini per farli parlare. Hanno preso prigionieri che hanno alzato le mani e si sono arresi pacificamente e un’ora dopo, senza un atomo di prova che dimostrasse che erano insorti, li hanno fucilati uno per uno, li hanno gettati in acqua e li hanno lasciati galleggiare perché servissero da esempio a chi avrebbe trovato i loro cadaveri carichi di proiettili“.

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Cadaveri di filippini giustiziati

Il Maggiore disse che il Generale Smith gli aveva ordinato di uccidere e bruciare, e disse che più uccideva e bruciava più sarebbe stato felice, che non era il momento di fare prigionieri e che doveva rendere Samar un deserto. Il maggiore Waller chiese al generale Smith di definire il limite di età per uccidere, e il generale Smith rispose: “Tutti quelli che hanno più di dieci anni“.

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20 filippini uccisi

I filippini non avevano alcuna possibilità contro la superiore e schiacciante potenza di fuoco delle truppe americane. Durante la prima battaglia, l’ammiraglio Dewey sparò granate da 500 libbre mentre risaliva il fiume Pasig. I corpi dei filippini morti erano così numerosi che le truppe americane li usarono come baluardo difensivo.

Lo scrittore e giornalista Mark Twain, noto soprattutto per il suo romanzo “Le avventure di Tom Sawyer“, scrisse:

Ho visto che non intendiamo liberare, ma bensì schiacciare il popolo delle Filippine. Siamo andati a conquistare, non a liberare… e quindi sono anti-imperialista. Sono contrario a che l’aquila [americana] ponga i suoi artigli su qualsiasi altra terra“.

Il 15 ottobre 1900, Twain scrisse sul “New York Times“:

Abbiamo “pacificato” migliaia di isolani e li abbiamo seppelliti, abbiamo distrutto i loro campi, bruciato i loro villaggi e spinto le loro vedove e i loro orfani lontano, nel dolore dell’esilio, a causa di poche decine di sgradevoli patrioti. Abbiamo sottomesso i restanti dieci milioni di persone con l’Assimilazione Benevola, che è il nuovo nome pietoso della fucileria. Abbiamo acquisito proprietà, tra cui le trecento concubine e altri schiavi del nostro partner commerciale, il Sultano di Sulu, e abbiamo issato la nostra bandiera protettiva su questo bottino. E così, grazie a queste provvidenze di Dio – e la frase è del governo, non mia – siamo diventati una potenza mondiale“. – Mark Twain

Mark Twain parlò anche del razzismo quasi sistematico delle truppe e dei politici bianchi americani, che descrisse come spudorato. Era profondamente turbato dai sadici crimini di guerra commessi dalle truppe americane. Suggerì di sostituire le stelle e le strisce della bandiera americana con un teschio e una croce.

La politica degli Stati Uniti era quella di uccidere il maggior numero possibile di filippini? Il generale di brigata J. Franklin Bell scrisse: “Con poche eccezioni, praticamente l’intera popolazione ci era ostile con tutto il cuore“. Quindi non c’è dubbio che gli americani considerassero ogni filippino un nemico.

Gli Stati Uniti condussero una campagna di terra bruciata, incendiando e distruggendo villaggi, reinsediando gli abitanti in campi di concentramento nei luoghi in cui avevano precedentemente bruciato la terra e costruendo torri di guardia che dominavano le zone di tiro libero. Chiamarono questi campi di concentramento “reconcentrados”.

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Esecuzione con garrota di un detenuto filippino in un campo di concentramento

I reconcentrados (campi di concentramento) erano pieni di malattie e avevano un tasso di mortalità molto alto, fino al 20% in alcuni campi. Un campo era lungo 2 miglia e largo 1 miglio (3 chilometri per 1,5 chilometri) e imprigionava oltre 8.000 filippini. Gli uomini venivano spesso radunati per essere interrogati sotto tortura. Non importava se fornivano o meno agli americani le informazioni che volevano, perché poi venivano tutti fucilati.

Un soldato di New York scrisse

La città di Titatia si è arresa a noi qualche giorno fa e due compagnie l’hanno occupata. Ieri sera uno dei nostri ragazzi è stato colpito e sventrato. Immediatamente il generale Wheaton ha dato l’ordine di bruciare la città e di uccidere ogni nativo in vista, cosa che alla fine è stata fatta. Circa 1.000 uomini, donne e bambini sono stati uccisi. Probabilmente sto diventando sempre più duro, perché mi sento glorioso quando posso puntare la mia pistola contro una pelle scura e premere il grilletto“.

Il caporale Sam Gillis scrisse:

Facciamo andare tutti a casa alle sette del pomeriggio, e lo diciamo solo una volta. Se qualcuno si rifiuta, gli spariamo. La prima notte abbiamo ucciso più di 300 nativi. Avevano cercato di dare fuoco alla città. Se sparano un colpo da una casa, bruciamo la casa e tutte le case vicine, e spariamo ai nativi, così ora, in città, sono tranquilli.

Un testimone oculare britannico nelle Filippine scrisse:

Questa non è una guerra; è semplicemente un massacro, una macelleria gestita da assassini“.

Perché è avvenuto il genocidio nelle Filippine?

Tutto accadde a causa di una preghiera a Dio.

Il presidente McKinley disse che non voleva le Filippine. Ma una notte alla Casa Bianca, mentre era in ginocchio a pregare Dio, gli giunsero delle risposte:

Non poteva restituirle alla Spagna, sarebbe stato da codardi.

Non poteva lasciare le Filippine alla Francia o alla Germania, perché sarebbe stato negativo per gli affari.

Non poteva lasciare che i filippini si governassero da soli, perché li considerava incapaci.

Decise quindi che l’America avrebbe dovuto conquistare tutte le Filippine e non solo Manila, che era tutto ciò che gli americani avevano all’epoca, educare il popolo e cristianizzarlo, cosa che gli spagnoli avevano già fatto con molte persone.

Così, nel 1899, gli Stati Uniti dichiararono guerra alle Filippine con il pretesto di educare, cristianizzare e civilizzare il popolo e così iniziò il genocidio delle Filippine.

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Il Boston Sunday Globe del 5 marzo 1899 affermava che i filippini erano dei selvaggi che avevano bisogno di essere civilizzati

Conclusione

Non possiamo essere sicuri della cifra di 3 milioni che alcuni storici danno, ma possiamo essere certi, a seguito di ricerche, che almeno 1,4 milioni di persone siano state massacrate durante il genocidio nelle Filippine tra il 1899 e il 1905. Tuttavia, è improbabile che le uccisioni si siano improvvisamente fermate. I resoconti dell’epoca mostrano quanto le truppe americane fossero diventate razziste nei confronti dei filippini. Mostrano anche che molti soldati erano venuti per approfittare del massacro. È possibile che uomini che erano diventati brutali assassini si siano improvvisamente fermati? È altamente improbabile. Basta guardare alle guerre di oggi, che non sono neanche lontanamente così brutali, e in un’epoca in cui le persone sono più istruite, per capire come la guerra influenzi alcune persone. Sappiamo anche che i combattimenti con i Moros sono continuati.

I numeri hanno raggiunto i 3 milioni? Non lo sapremo mai con certezza, ma probabilmente è successo tra il 1899 e il 1942, quando è iniziata l’occupazione giapponese. Di seguito un video sul genocidio.

https://youtu.be/dLWFF9ycmQs

Link: http://lagazetteducitoyen.over-blog.com/2018/05/un-genocide-oublie-3-millions-de-philippins-massacres-par-les-americains-au-debut-du-xxeme-siecle.html

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