Simplicius76 – 9 aprile 2024
La crescente urgenza degli Stati Uniti di “contenere” lo sviluppo della Cina è stata messa in forte risalto questa settimana, quando Janet Yellen è arrivata a Pechino per quello che si è rivelato un esecrabile tour da mendicante. Pochi giorni prima del suo arrivo, la Yellen aveva fatto scalpore con la sua memorabile esclamazione secondo cui la Cina stava operando in “sovraccapacità” (!!).
Che cos’è la sovraccapacità, vi chiederete? È una parola nuova anche per me, quindi consultiamo insieme il dizionario:
sovraccapacità
sostantivo
sovra-capacità
1: Quando l’attività economica in crescita di un’insolente nazione emergente umilia totalmente l’economia vacillante dell’egemone regnante, causando il tintinnio delle costose protesi dentarie e delle faccette di porcellana della gerontocrazia della classe dominante, che si sentono inondate di sdegno morale e di gelosia.
1b: Una situazione indesiderata che fa sì che il portafoglio azionario di Janet Yellen e Nancy Pelosi si afflosci come un paio di guance trattate con il botox.
Certo… il mio dizionario potrebbe essere leggermente diverso dal vostro, ho un’edizione rara. Detto questo, siamo sulla stessa lunghezza d’onda? Bene.
La definizione di cui sopra potrebbe mancare nel nuovo pamphlet ufficiale dell’argot di regime, ma è sicuro che gli inetti leader degli Stati Uniti sono pronti a inventare nuovi eufemismi creativi per descrivere la totale spogliazione e il rovesciamento dell’ordine economico da parte della Cina.
Ma se eravate scettici sul significato del risibile solecismo “sovracapacità” della Yellen, il suo discorso dall’interno della Cina conferma esattamente ciò che il regime ha in mente:
“La Cina è ora semplicemente troppo grande perché il resto del mondo possa assorbire questa enorme capacità. Le azioni intraprese oggi dalla RPC possono spostare i prezzi mondiali….”.
E la notizia bomba:
“Quando il mercato globale viene inondato da merci cinesi a basso costo, la redditività delle aziende americane viene messa in discussione”.
Beh, non c’è che dire.
La distinzione importante da notare nella dichiarazione di cui sopra è che per molto tempo l’appellativo “a buon mercato” usato per descrivere i prodotti cinesi spesso si riferiva subdolamente alla loro qualità, nel senso secondario del termine. In questo caso, la Yellen si riferisce all’economicità come prezzo: la distinzione è significativa perché si riferisce al fatto che i processi produttivi cinesi hanno semplicemente superato di gran lunga l’efficienza dell’Occidente, come recentemente evidenziato dai video della fabbrica di e-car Xiaomi con la sua Giga Press autoctona che si dice sia in grado di produrre un’auto ogni 17 secondi.
Il fatto è che la Cina sta semplicemente facendo un balzo in avanti rispetto agli Stati Uniti, decrepiti e in via di deterioramento, sotto ogni punto di vista, e le élite, in preda al panico, hanno mandato la Yellen a implorare la Cina di “rallentare” e di non metterli in imbarazzo sulla scena mondiale.
Come sta facendo la Cina? Vediamo alcuni dei modi più significativi:
[1]
In primo luogo, è diventato quasi una banalità superata osservare che: “Gli Stati Uniti finanziano le guerre, mentre la Cina finanzia lo sviluppo“. Ma è proprio così. Pensateci un attimo:
Quanto sopra è un dato di fatto: Esquire ha riportato un’indagine della Brown University che ha rilevato come gli Stati Uniti abbiano speso l’ineffabile cifra di 14.000 miliardi di dollari per le guerre dall’11 settembre:
https://www.esquire.com/news-politics/a37575881/14-trillion-defense-spending-costs-of-war-project/
E sì, l’attuale debito degli Stati Uniti è di ben 34 miliardi di dollari. Ciò significa che quasi la metà dell’intero debito degli Stati Uniti è stata sprecata in guerre infinite, insensate e genocide in Medio Oriente.
Gli Stati Uniti hanno sprecato tutto il loro sangue e il loro tesoro in guerre. Immaginate cosa avrebbero potuto costruire gli Stati Uniti con 14.000 miliardi di dollari? Dove sarebbero potuti arrivare gli Stati Uniti rispetto alla Cina con quella cifra? Come ha osservato qualcun altro, con quei soldi gli Stati Uniti avrebbero potuto costruire il loro progetto “One belt and one road” riferimento alla Via della Seta, N.d.T.), collegando il mondo e raccogliendo benefici incalcolabili.
La Cina non ha speso un centesimo per le guerre e ha investito tutto nello sviluppo economico e nel benessere del proprio popolo.
La Cina fa la parte del leone nei progetti di costruzione in Africa
Secondo un nuovo studio, le aziende cinesi si sono aggiudicate il 31% dei contratti infrastrutturali africani del valore di 50 milioni di dollari o più nel 2022, rispetto al 12% delle aziende occidentali.
Va notato che negli anni ’90, circa otto contratti su 10 per la costruzione di infrastrutture in Africa sono stati vinti da aziende occidentali.
Le statistiche illustrative sono infinite:
Ciò che rende più tragica questa storica appropriazione indebita di fondi americani è che nulla di tutto ciò è andato a beneficio del popolo americano. L’intera operazione è stata condotta da una cabala etnica all’interno del governo statunitense, fedele solo a Israele e a nessun altro. Sto parlando, ovviamente, del clan PNAC, che ha ideato l’intera portata delle guerre del XXI secolo che hanno sprofondato l’America in una miseria e in una vergogna, sventrando irreversibilmente il Paese e dilapidando la sua posizione globale. Queste guerre non avevano nulla a che fare con gli interessi o la sicurezza nazionale dell’America e non hanno fatto altro che rendere gli americani meno sicuri e il mondo intero più pericoloso e instabile.
La Cina non ha questo problema: non c’è un gruppo “esterno” ostile che parassita la leadership del Paese, letteralmente assassinando (JFK) e ricattando i presidenti (Clinton). La Cina è quindi in grado di concentrarsi sugli interessi del proprio popolo.
E sì, per chi se lo stesse chiedendo, è ormai abbastanza provato che la Lewinsky era una trappola del Mossad usata per ricattare Clinton affinché acconsentisse a varie richieste israeliane riguardo agli accordi di Oslo, al memorandum di Wye River, ecc.
Il fatto è che Israele è un parassita distruttivo che succhia la linfa vitale dell’America, inducendo l’ospite a intraprendere per suo conto guerre inutili che hanno eliminato completamente ogni vantaggio e competitività che il Paese avrebbe potuto avere rispetto al “rivale” cinese.
[2]
Come corollario a quanto sopra, al di là della semplice natura cinetica delle guerre dispendiose, l’America spreca una quantità esorbitante di denaro solo per il mantenimento e la manutenzione della sua egemonia globale. Il motivo è che costa molto denaro “farsi rispettare” dai vassalli che ti odiano.
La Cina non forma vassalli, ma partner. Ciò significa che spende relativamente molto meno per diffondere la propria influenza, perché quest’ultima ha una capacità di espansione grazie alla natura equamente bilaterale degli accordi cinesi. Gli Stati Uniti devono spendere quantità comparativamente spropositate di sangue e denaro per mantenere lo stesso livello di “influenza”, perché questa “influenza” è totalmente artificiale, creata da una miscela velenosa di paura, tattiche di forza, terrorismo economico che porta a ritorni di fiamma che danneggiano l’economia statunitense, ecc. In breve, si tratta di tattiche mafiose contro vere e proprie partnership commerciali.
Una grande differenza tra Cina e Stati Uniti è che la Cina è aperta a condividere la terra, disposta a co-prosperare con gli Stati Uniti, mentre gli Stati Uniti non sono disposti ad abdicare al loro dominio globale:
Quanto sopra è stato evidenziato da Graham Allison, che ha coniato l’espressione “Trappola di Tucidide” in relazione a Stati Uniti e Cina. La Trappola di Tucidide, come alcuni sapranno, descrive una situazione in cui una potenza emergente inizia a spiazzare la potenza globale in carica, e come storicamente questo porti quasi sempre a una grande guerra. Per divulgare questa teoria, adatta agli Stati Uniti e alla Cina, Graham Allison ha utilizzato l’esempio storico della guerra del Peloponneso, in cui una astuta Sparta fu costretta ad affrontare la potenza emergente di Atene.
Allison è stato recentemente invitato dal Presidente Xi a un forum per i leader d’impresa statunitensi, dove Xi gli ha detto direttamente:
Le dichiarazioni magnanime del Presidente Xi sono in contrasto con quelle dei subdoli e maniaci “dirigenti” occidentali, assetati di sangue. In realtà, Xi ha chiesto maggiori scambi tra Cina e Stati Uniti per intrecciare i due Paesi nella comprensione reciproca, per evitare la trappola di Tucidide:
Questa è l’immagine duratura di ciò che è veramente la leadership globale e dei principi che essa incarna.
Nel frattempo, quando si pensa al progressivo declino dell’America, l’unica immagine che viene in mente è quella di un roditore fortemente spaventato ma pericoloso, con gli occhi di fuori, che cospira su come infliggere danni e sofferenze al mondo per mascherare la propria caduta.
[3]
Il governo degli Stati Uniti rende un grave disservizio al proprio sviluppo falsificando tutti i propri conti economici. Tutti i Paesi lo fanno a volte in qualche misura – e a giudicare dalle accuse notoriamente frequenti degli Stati Uniti alla Cina a questo proposito, si potrebbe pensare che la Cina sia il trasgressore più flagrante – ma in realtà nessuno lo fa più dell’attuale regime statunitense.
Il recente rapporto sui posti di lavoro, presentato come una grande vittoria dall’amministrazione Biden, è stato una vergognosa farsa. L’amministrazione ha pubblicizzato importanti dati sull’occupazione:
Ma si è scoperto che ogni lavoro era part-time, un lavoro federale, o andava ai clandestini:
In realtà, l’economia statunitense è in condizioni atroci, con un’inflazione alle stelle.
Ecco Jesse Watters che lo rivela:
“Il presidente della Fed ha appena confessato che la #Bidenomics è solo una fiera del lavoro per migranti. In realtà ci sono un milione di cittadini americani in meno che lavorano oggi rispetto al 2020”.
Biden ha creato 5 milioni di posti di lavoro per migranti! Quindi non fatevi ingannare dalla sua propaganda che viene vomitata dalla macchina liberale. VOI NON CONTATE NULLA!
I dati sono ancora più falsati se confrontati con la situazione economica della Cina. Come spiega il seguente Tweeter:
Mentre il REDDITO cinese è inferiore a quello americano, i cinesi hanno un PATRIMONIO NETTO molto più alto degli americani. Come? Possiedono appartamenti in numero molto maggiore e con un patrimonio netto molto più elevato rispetto agli americani. L’analisi della MEDIA e della MEDIANA è ancora più bella. Questo grafico è praticamente l’unica cosa che dovete capire della differenza tra le economie di Cina e Stati Uniti. Ma è necessario capirlo e comprenderne a fondo il significato.
Il tasso di proprietà delle case negli Stati Uniti sta scendendo precipitosamente verso il 60 per cento, mentre in Cina il tasso di proprietà delle case supera il 90 per cento:
[4.]
Da quanto detto sopra nasce naturalmente la domanda su come la Cina sia in grado di fare queste cose mentre gli Stati Uniti non possono. Una delle risposte viene fornita da questa affascinante spiegazione che mostra come, contrariamente alla rappresentazione che l’Occidente fa della Cina come una sorta di sistema rigidamente autoritario, il lungimirante Presidente Xi stia in realtà utilizzando modelli di sperimentazione economica all’avanguardia per mantenere l’economia cinese il più possibile innovativa, flessibile ed elastica.
In breve, uno studio approfondito di migliaia di documenti ufficiali mostra un’enorme crescita del linguaggio che promuove la sperimentazione economica nelle direttive emanate sotto il governo di Xi.
A ciò si aggiunge il punto più importante di tutti: sotto il presidente Xi, la Cina ha intrapreso un piano meticoloso per frenare la finanziarizzazione e la speculazione nella sua economia sul “modello occidentale”. A questo punto la questione si fa importante, quindi allacciate le cinture.
Una buona analisi di questo aspetto è fornita qui dall’accademico cinese Thomas Hon Wing Polin, che si rifà a questo recente articolo:
https://www.rt.com/business/594432-financialization-death-empires/
L’articolo fornisce una breve storia della finanziarizzazione, dai banchieri genovesi ai tempi moderni, osservando i cicli storici che hanno precipitato l’attuale deterioramento dell’America:
Gli osservatori dell’attuale egemonia americana riconosceranno la trasformazione del sistema globale in funzione degli interessi americani. Il mantenimento di un ordine ideologico “basato su regole” – apparentemente per il bene di tutti – rientra perfettamente nella categoria della fusione di interessi nazionali e internazionali. Nel frattempo, il precedente egemone, gli inglesi, avevano una propria versione che incorporava sia politiche di libero scambio sia un’ideologia corrispondente che enfatizzava la ricchezza delle nazioni rispetto alla sovranità nazionale.
Nel descrivere il ciclo della finanziarizzazione e il suo legame con la morte degli imperi, l’articolo fa riferimento alla Gran Bretagna:
Per esempio, l’egemone in carica all’epoca, la Gran Bretagna, fu il Paese più colpito dalla cosiddetta Lunga Depressione del 1873-1896, un periodo prolungato di malessere che vide la crescita industriale britannica decelerare e la sua posizione economica diminuire. Arrighi identifica questa fase come la “crisi del segnale”: il punto del ciclo in cui si perde il vigore produttivo e si instaura la finanziarizzazione.
Eppure, come dice Arrighi citando il libro di David Landes del 1969 “The Unbound Prometheus”, “come per magia, la ruota girò”. Negli ultimi anni del secolo, gli affari migliorarono improvvisamente e i profitti aumentarono. “La fiducia tornò – non la fiducia a macchia d’olio, evanescente, dei brevi boom che avevano punteggiato la cupezza dei decenni precedenti, ma un’euforia generale che non prevaleva dai… primi anni Settanta dell’Ottocento….In tutta l’Europa occidentale, questi anni vivono nella memoria come i bei tempi andati – l’era edoardiana, la belle époque”. Tutto sembrava di nuovo a posto.
Tuttavia, non c’è nulla di magico nell’improvviso ripristino dei profitti, spiega Arrighi. È successo che “mentre la sua supremazia industriale tramontava, la sua finanza trionfava e i suoi servizi di spedizioniere, commerciante, broker assicurativo e intermediario nel sistema mondiale dei pagamenti diventavano più indispensabili che mai”.
In breve: quando un impero muore, perde la sua capacità industriale e manifatturiera, la finanza prende il sopravvento, pompando enormi bolle di denaro speculativo fasullo che danno una breve apparenza di prosperità economica, per un certo periodo. Questo è ciò che sta accadendo attualmente negli Stati Uniti, che annegano nella loro agonia auto-creata di debito, miseria, corruzione e destabilizzazione globale.
Una cosa da notare – se mi permettete questo non breve inciso – è che l’intero sistema occidentale si basa su un vero e proprio sabotaggio economico istituzionalizzato e su un’economia di mercato. Libri come il seguente ne approfondiscono alcuni:
L’ascesa dell’economia sommersa: il libro rivela come l’economia sommersa degli Stati Uniti si sia evoluta parallelamente all’economia legale, sfruttando le scappatoie e le giurisdizioni segrete per facilitare attività illegali come il traffico di droga, il contrabbando di armi e il riciclaggio di denaro.
Il lato “oscuro” della globalizzazione: Mills mette in discussione la narrazione prevalente della globalizzazione come forza di progresso, evidenziando come essa abbia facilitato l’espansione delle reti illecite attraverso i confini e permesso alle imprese criminali di prosperare.
La complicità delle istituzioni finanziarie: l’autore esamina il ruolo svolto dalle principali istituzioni finanziarie nel consentire il riciclaggio di denaro e le transazioni illecite. Sottolinea la necessità di norme più severe e di una maggiore responsabilità per evitare che le banche diventino dei facilitatori di attività clandestine.
Vi sfido a leggere le note sul National Memorandum 200, se non ne avete mai sentito parlare prima:
https://en.wikipedia.org/wiki/National_Security_Study_Memorandum_200
Per inciso, John Michael Greer ha appena scritto una nuova rubrica (grazie a chi ha segnalato questo blog nei commenti!) sul neologismo da lui coniato: Lenocrazia, che deriva dal latino “leno” per pappone; cioè un governo gestito da papponi, o pappocrazia.
La sua definizione di papponi in questo caso è quella di intermediari che sono i classici sfruttatori di rendite – o classe rentier – che estraggono rendite economiche senza aggiungere alcun valore all’economia – tutto territorio di Michael Hudson, per chi è esperto.
Abbiate pazienza, vi prometto che tutto questo si ricollegherà a un quadro generale della Cina.
JMG descrive i “protettori” come tutti avvoltoi monetari non eletti, burocratici e succhiasangue che uccidono la crescita e i mezzi di sostentamento, ognuno dei quali si appropria a turno della carcassa della classe lavoratrice, esigendo una piccola tassa transazionale a ogni passo dell’attività ordinaria nelle nazioni occidentali, in particolare negli Stati Uniti. Senza contare i grandi investitori di capitale di rischio che sono per lo più filiali di società finanziarie e di investimento globali, questo è servito a soffocare la piccola impresa media o l’imprenditoria in generale. Tutto ciò è parte integrante della letale “finanziarizzazione” del Paese, che ha segnato la rovina del suo futuro.
Ora, torniamo alla precisazione di Thomas Hon Wing Polin (e a come si collega a questo) che osserva:
È degno di nota il fatto che la leadership del PCC abbia recentemente lanciato un’importante iniziativa per trasformare la Cina in una “grande potenza finanziaria”, con un sistema finanziario “basato sull’economia reale”. Questo sarebbe l’antitesi della finanziarizzazione economica di stampo anglo-americano.
L’autore ha preso spunto dal seguente articolo:
Leggete l’ultima parte: “…mettere da parte il puro profitto”.
Prestate attenzione a questa grande frase:
Pechino sta portando avanti l’epico progetto.
“L’industria finanziaria cinese da 461 trilioni di yuan (63,7 trilioni di dollari) e il suo regime normativo saranno fortemente prioritari nell’ambito di un ampio rimpasto economico voluto dai vertici del Paese, con il settore rimodellato per servire obiettivi nazionali come la crescita sostenibile e l’avanzamento nella corsa tecnologica globale“.
State già iniziando a capire? Se no, ecco il coronamento:
In particolare, ha promesso di porre un freno alle pratiche di Wall Street, considerate insostenibili e a rischio di crisi, e di puntare sulla funzionalità come valore prioritario del sistema finanziario piuttosto che sulla redditività.
Ha inoltre imposto che le istituzioni finanziarie cinesi abbiano una “maggiore efficienza” rispetto ai loro omologhi del mondo capitalistico e che forniscano servizi inclusivi e accessibili nel perseguimento della prosperità comune.
“Che ci piaccia o no, le banche e le altre istituzioni sul lato dell’offerta devono aspettarsi direttive e revisioni dall’alto verso il basso, indotte dalla CFC”, ha dichiarato Zhu Tian, professore della China Europe International Business School (CEIBS).
Ed eccolo qui. In sostanza: la Cina sta creando una rivoluzione, tracciando un nuovo percorso della finanza che si allontana dagli eccessi sfrenati dell’Occidente verso una nuova e coraggiosa direzione. Una finanza a vantaggio dell’economia reale, dell’uomo comune, del popolo. Questo è ciò che la foglia di fico del “capitalismo degli azionisti” spinto dai Rothschild vuole essere, o meglio: pretende di essere.
È difficile non fare una riflessione poetica su questi sviluppi, perché sono davvero rivoluzionari. La Cina sta aprendo una nuova strada per il mondo intero. L’industria bancaria cinese è ora di gran lunga la più grande del pianeta e il presidente Xi ha saggiamente messo il piede avanti con un editto coraggioso: non seguiremo il percorso di distruzione scelto dall’Occidente, ma piuttosto tracceremo la nostra nuova strada.
Si tratta di una rivoluzione iconoclasta, che rompe un paradigma e che pone fine a sei secoli di dominio della finanza mondiale della Vecchia Nobiltà, a partire dai banchieri genovesi alleati della Corona spagnola, fino al sistema bancario olandese e poi inglese, che oggi continua a schiavizzare il mondo e che viene chiamato con una varietà di nomi nella sfera dei dissidenti: dall’Idra, al Leviatano, a Cthulu, o semplicemente: la Cabala.
Tutti questi 600 anni stanno andando in fumo con il ripudio da parte della Cina dei “vecchi standard”, che privilegiano termini e pratiche predatorie, ingannevoli ed estrattive destinate a beneficiare solo la classe elitaria della Vecchia Nobiltà. Inizia così:
“… porre fine all’era dell’avidità”.
Il più grande:
“Il governo ha chiesto alle banche di abbandonare un’etica di tipo occidentale e di adottare una prospettiva in linea con le priorità economiche più ampie”.
È una rivoluzione in atto.
Ma se state pensando che i miei voli pindarici qui sopra sfiorano l’iperbole o l’idealismo, potreste avere ragione. Io, naturalmente, continuo a procedere con cautela; non possiamo essere sicuri che la Cina riuscirà a demolire il vecchio paradigma. Ma tutti i segnali indicano un primo successo e, cosa ancora più importante, è chiaro che la Cina ha un leader che comprende fondamentalmente queste cose al livello più profondo. I leader occidentali non solo sono incapaci di comprendere le complessità legate al controllo del capitale, ma non sono in grado di farlo per il semplice fatto che sono totalmente comprati e pagati dai rappresentanti di quella stessa classe di capitalisti. La cabala del capitale è così profondamente e istituzionalmente radicata nei sistemi governativi occidentali che è semplicemente impossibile immaginare che possano immaginare “la foresta dagli alberi” dall’interno della foresta stessa.
A proposito, alla luce di quanto detto sopra, ecco il tentativo veramente disperato, pateticamente invidioso e salva-faccia dell’Occidente di offuscare e mal caratterizzare la nuova direzione della Cina:
Così come:
https://www.rt.com/business/595434-us-eu-china-economies/
Quanto sopra è particolarmente stupefacente nelle sue ammissioni. Leggete attentamente:
Secondo quanto riportato da Euractiv, le economie statunitensi ed europee basate sul mercato stanno lottando per sopravvivere contro il modello economico alternativo “molto efficace” della Cina.
Katherine Tai ha dichiarato giovedì a un briefing a Bruxelles che le politiche “non di mercato” di Pechino causeranno gravi danni economici e politici, a meno che non vengano affrontate con adeguate “contromisure”. Le osservazioni di Tai sono giunte in concomitanza con l’avvio del Consiglio per il commercio e la tecnologia (TTC) UE-USA a Lovanio, in Belgio.
“Credo che la sfida che ci viene lanciata dalla Cina riguardi la capacità delle nostre imprese di sopravvivere nella competizione con un sistema economico molto efficace“, ha affermato Tai rispondendo a una domanda di Euractiv.
In breve: la Cina non sta giocando in modo equo: sta privilegiando il suo popolo e la sua economia rispetto alla speculazione finanziaria, e questo sta portando le sue aziende a competere con le nostre!
Ma ciò di cui sta parlando è l’essenza della differenza tra i due sistemi:
Il funzionario commerciale ha descritto la Cina come un sistema “che abbiamo definito non basato sul mercato, ma fondamentalmente alimentato in modo diverso, contro il quale un sistema basato sul mercato come il nostro avrà difficoltà a competere e a sopravvivere“.
Si tratta di parole in codice: ciò che intende per “basato sul mercato” è il capitalismo del libero mercato, mentre la Cina utilizza più che altro un sistema di direttive pianificate a livello centrale, come sottolineato in precedenza. Ricordate che proprio di recente ho pubblicato le lamentele di funzionari occidentali che sostengono che le loro aziende non sono in grado di competere con i produttori di difesa russi a causa del loro stile di “pianificazione centrale” “ingiustamente” efficiente.
Anche in questo caso, si intende che il governo cinese crea direttive che non rispettano le “logiche di mercato” e che mirano a migliorare direttamente la vita dei cittadini comuni. In Occidente non esiste nulla del genere: tutte le decisioni di mercato si basano solo sulle speculazioni delle società finanziarie, totalmente distaccate, e sono esclusivamente per volere di una minuscola elite finanziaria e bancaria al vertice della piramide.
Vedete, gli Stati Uniti sono minacciati perché sanno che non potranno mai competere con la Cina in modo equo, soffocando o contenendo la propria avida élite finanziaria, per cui rimane solo una strada per tenere il passo: il sabotaggio e la guerra.
Questo è il vero motivo per cui gli Stati Uniti cercano disperatamente di fomentare un’invasione cinese di Taiwan con varie provocazioni, tra cui l’invio di armi. Proprio come gli Stati Uniti hanno usato l’Ucraina come ariete per dissanguare e indebolire economicamente la Russia, staccandola dall’Europa, gli Stati Uniti sperano di usare Taiwan come l’Ucraina contro la Cina. Vorrebbero fomentare una guerra sanguinosa che lascerebbe la Cina malconcia ed economicamente arretrata per dare un po’ di respiro alla fallimentare e avida economia statunitense.
Ma è improbabile che funzioni: la Cina è troppo sagace per abboccare e cadere nella trappola. Aspetterà pazientemente che le cose vadano avanti, permettendo agli Stati Uniti di annegare nel loro veleno e tradimento senza fine.
No, non ci sarà nessuna trappola di Tucidide: è già troppo tardi. La trappola funzionò per Sparta perché era ancora al suo apice e in grado di contrastare Atene. Gli Stati Uniti sono in declino terminale e perderebbero una guerra contro la Cina, motivo per cui sperano di organizzare una guerra per procura, usando vigliaccamente Taiwan come ariete. Ma la Cina sa leggere queste motivazioni disperate con la chiarezza di una porcellana finemente smaltata.
Simplicius76, approfondite analisi di geopolitica e dei conflitti, con un pizzico di ironia.
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