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La Redazione

 

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Quello che mangi non è un salmone (quello che stai facendo estinguere, sì)

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A cura di Davide
Il 20 Aprile 2019
352 Views

DI FRANCESCO CANCELLATO

linkiesta.it

Viaggio nel cuore degli allevamenti di salmone del nord Europa, dove la carne viene colorata, il maltrattamento animale è regola e gli ecosistemi a rischio. Primo fra tutti, quello del salmone selvaggio, sempre più a rischio estinzione

Vestfirðir, Islanda. «Il salmone che mangi, in realtà, non è arancione». Sorride sotto la barba, Mikael Frödin, mentre lo guardi con la faccia di chi ha appena scoperto che Babbo Natale non esiste. Condividiamo il sedile posteriore di un minivan che sobbalza lungo una strada di asfalto nero tra la neve e il mare. Siamo nella regione del Vestfirðir islandese, all’estremità nord occidentale dell’Islanda, tra l’indice e il medio della mano di terra che sembra allungarsi verso la Groenlandia, quasi a volerla toccare. «Qui a volte arrivano gli orsi polari a nuoto – aveva raccontato poco prima Fridleifur Gudmundsson detto Frid, professione avvocato e attivista, che è seduto sul sedile anteriore -. Ce li ritroviamo esausti e traumatizzati sulla riva e li riportiamo indietro».

Ci troviamo in Islanda, nel Vestfirðir, sul minivan, perché Patagonia, azienda americana produttrice di abbigliamento tecnico, l’archetipo delle benefit corporation, imprese che mettono il loro impatto sociale e ambientale accanto ai profitti , ha prodotto un documentario chiamato Artifishal, sull’allevamento intensivo dei salmoni e sulla scomparsa del pesce selvaggio dalle acque del pianeta. Contestualmente, è stata lanciata anche una petizione che chiede ai governi e ai membri del parlamento di Islanda, Scozia, Irlanda e Norvegia di fermare la devastazione della fauna ittica selvaggia e degli ecosistemi in cui vive causata dagli allevamenti in mare aperto dei salmoni e di impedire la concessione di ogni nuova licenza d’allevamento. Primo firmatario di questa petizione è il North Atlantic Salmon Fund Iceland di cui Frid è portavoce perché proprio l’Islanda, in queste settimane, sta votando per liberalizzare le licenze all’allevamento intensivo di salmoni in mare aperto. E non è un caso che la première assoluta del film abbia luogo proprio in Islanda.

 

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