DI GIUSEPPE PIETROBELLI
ilfattoquotidiano.it
Latifondisti – Il prof. della Fondazione che si è dimesso: “La famiglia rinunci alle terre degli indios”
“Non mi illudevo di convincere Luciano Benetton a rinunciare al milione di ettari che la famiglia possiede in Patagonia. Ma almeno aprire una trattativa con il popolo dei Mapuche che rivendica le terre ancestrali, grazie alla mediazione dell’Università
“Da noi Benetton incarna la figura di un imprenditore progressista, antirazzista. In Sudamerica ha un volto completamente diverso. Il sospetto mi è venuto quando qualche collega argentino ha cominciato a chiedermi: ‘Non sai cosa fa qui da noi?’ Allora ho voluto approfondire, studiare, informarmi”. Pochi sanno che Venturi Ferriolo, nell’agosto 2018 si dimise dal comitato scientifico della Fondazione Benetton a Treviso, che si occupa di promozione culturale e ambientale. Da pochi giorni era crollato il ponte Morandi a Genova, Autostrade era già nel mirino, la famiglia era travagliata dai problemi. A luglio era mancato il fratello più giovane, Carlo, che si è sempre occupato delle proprietà in Patagonia. Gilberto, la mente finanziaria, malato, si sarebbe spento in ottobre. Venturi Ferriolo si dimise a causa del conflitto permanente dei Benetton, moderni latifondisti, con i Mapuche, che vivono in Argentina e Cile. Un popolo oppresso, depredato, accusato di azioni violente e, perfino, di terrorismo dalle autorità. Ma a marzo un giudice li ha assolti dall’accusa di occupazione abusiva e furto di bestiame, invocando una soluzione politica, non giudiziaria.
Il professore scrisse all’imprenditor
Venturi Ferriolo ha così deciso di uscire allo scoperto, pochi giorni dopo la notte di Natale, in cui un gruppo di mapuche ha occupato la fattoria El Maitén (120 mila ettari) “per la necessità primaria di continuare a esistere nel nostro territorio”. “Solo il Fatto Quotidiano ne ha scritto. Tutti gli altri giornali zitti. I Benetton sono intoccabili”, conclude il professore-filo
L’attivista Santiago Maldonado, 28 anni, scomparve nel 2017 dopo una manifestazione dispersa dalla polizia e il suo corpo fu trovato otto mesi dopo in un fiume. Rafael Nahuel, 22 anni, fu ucciso mentre le truppe speciali sgomberavano i Mapuche a Bariloche. In Cile, un anno fa, Camilo Catrillanca, 24 anni, venne ammazzato mentre guidava un trattore, forse dai carabineros. I Benetton non c’entrano con quelle morti, che però dimostrano il clima repressivo che circonda i Mapuche, accusati dalle autorità (senza prove) di rapporti con le Farc colombiane, i movimenti curdi e l’Eta.
La sostanza è fatta di potere e ricchezza. I 920 mila ettari dei Benetton sono vasti come le Marche. Nel 1896 il presidente argentino Uriburu (violando la legge) li donò a dieci cittadini inglesi, i quali (violando la legge) li rivendettero a una compagnia privata. Le azioni passarono di mano, la società divenne nel 1982 la Compañia de Tierras Sud Argentino, il cui controllo fu acquistato dai Benetton nel 1991 per 50 milioni di dollari, attraverso Holding Edizione Real Estate. Oggi è la più grande proprietà terriera argentina, con 260 mila ovini e 16 mila bovini. Luciano Benetton sostiene che l’acquisto fu legale e i Mapuche non furono cacciati. Questi ultimi dicono che nessuno li può privare del diritto alle terre ancestrali, sancito dalla Costituzione argentina. Non a caso il nome significa “uomini della terra”. Ma laggiù, nel sottosuolo, si cercano anche petrolio e ricchezze minerarie. Una tentazione ghiotta e irrinunciabile per gli United colors of dollar.
Giuseppe Pietrobelli
Fonte: www.ilfattoquotidiano.it
5.01.2019
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