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Prove tecniche di creazione del razzismo in Occidente

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A cura di Rosanna
Il 21 Giugno 2018
629 Views

DI MASSIMO BORDIN

micidial.it

Si è svolto ieri il rito della prima prova dell’esame di Stato, alias, il compito di italiano. Tra i temi proposti dal Ministero dell’Istruzione, molto gettonato è stato quello sulla propaganda nei regimi totalitari. Nella traccia si sottolineava come la propaganda di regime si affermasse – tra le altre cose – anche grazie alla creazione di un nemico, contro il quale riversare odio e frustrazioni, ma anche per conseguire una maggior unione e solidarietà tra haters. L’estensore del tema, ovviamente, pensava agli ebrei, intesi come capro espiatorio in Germania, oppure ai comunisti, ecc,  ma io sono convinto che anche l’ideologia liberale abbia utilizzato e ancora utilizzi identici strumenti di canalizzazione del consenso.

Mezzo mondo, ad esempio, lotta ora contro un razzismo che non c’è, mentre l’altra metà si concentra sul problema etnico come se fosse quello più grave da risolvere! Il motivo è molto semplice: occorre sempre creare un nemico per continuare ad esercitare potere, per dividere et imperare meglio, come già suggerivano gli antichi romani.

Il nuovo nemico del politically correct e del mainstream sarà il razzista, una figura di fatto inesistente in occidente, ma che sarà d’ora in poi identificata con qualsiasi occidentale proponga o rivendichi dei diritti economici. A chi chiederà tutela del patrimonio nazionale, alti stipendi, servizi pubblici efficenti, diffusi e veloci sarà detto: “guarda gli extracomunitari come sono messi male, egoista di merda che non sei altro”

In Occidente vivono, studiano, lavorano e (anche) si divertono persone che provengono da tutto il mondo. Fuori dall’Occidente no. Nel resto del mondo, gli “occidentali” sono pochissimi (tranne i manager delle aziende, ovvio). In Cina ci sono quasi un miliardo e mezzo di individui. Nella sua quotidianità, un cinese non conosce italiani o olandesi, non ne ha mai nemmeno visto uno (in media). E sempre mediamente, gli europei hanno invece molto a che fare con i cinesi. Io stesso ho insegnato per diversi anni a cinque studenti di origine cinese, ai quali va la mia stima e affettuoso ricordo.

In Cina vivono circa 7mila italiani e la Terra di Mezzo è grande trenta volte l’Italia. Nella minuscola Italia, invece, vivono più di 332mila cinesi.

In Congo, Nigeria, Senegal, mediamente, gli abitanti non hanno mai a che fare con spagnoli o tedeschi, ma in Spagna ed in Germania spagnoli e tedeschi hanno a che fare continuamente con congolesi, nigeriani e senegalesi. In autobus, a scuola, sulla metro, in ufficio e al supermercato.

Solo in Pakistan vivono circa 300 milioni di persone, ad esempio, che è lo stesso numero degli abitanti di tutti gli Stati Uniti d’America. Quanti americani vivono in Pakistan? Quanti pakistani risiedono, invece, negli Stati Uniti d’America?

Sul nostro territorio nazionale escono quotidianamente bandi di concorso rivolti a soggetti che vogliono, a titolo semigratuito, insegnare la lingua italiana agli africani. Quanti corsi semigratuiti stanno facendo in Senegal o in Zambia per insegnare lo wolof o lo zambesi agli italiani? Per non parlare di associazioni, cooperative, sindacati che offrono servizi mirati di inclusione agli extracomunitari. Se questo è razzismo voglio esserne vittima anch’io, qualora dovessi andarmene all’estero.

Se trascuriamo l’isolato campagnolo che non legge nulla di nulla, qualche invasato underground e qualcuno che ha colto il momento propagandistico e cerca ora consenso politico, seguendo la legge dei grandi numeri scopriamo che gli occidentali non sono per nulla razzisti.

Lo sono stati, questo è fuor di dubbio, e basti pensare alla schiavitù in America o alle leggi razziali in Europa, ma oggi i protagonisti di quelle stagioni otto-novecentesche sono tutti morti, e da un bel pezzo. Chi di noi non ha figli che a scuola frequentano bambini o ragazzi provenienti da altre parti del mondo? E non ditemi che non vi vengono per casa! Io ne ho portati persino in vacanza al mare, come poteva accadere alla vecchia generazione con i figli del vicino. Dove lo vedete il razzismo? Nel fatto che alcuni si rifiutano di dare l’euro del carrello al ragazzo di colore al centro commerciale? Sul fatto che alcuni votano Lega perché non sopportano gli zingari in Stazione? Suvvia! Il razzismo – quello vero – era scomparso da decenni, ma lo stanno facendo tornare ad arte.

Per rafforzare meglio questa mia convinzione, vi propongo un esempio.

Qualcuno se li ricorda i Jefferson negli anni Ottanta? Gli episodi parlavano di una famiglia afroamericana proprietaria di una catena di lavanderie a New York City. Un telefilm che Retequattro ha trasmesso per un milione di anni, ma che era il politicamente scorretto allo stato puro. Il protagonista era George, un nero arricchito razzista verso i bianchi. Niente melassa buonista, niente retorica. Solo stereotipi su cui fare quache battuta o doppio senso da caserma. Erano leggeri, e come tali adorabili.

Un serial del genere, pur comico, oggi è impensabile. Si rideva del confronto neri/bianchi per quello che è, alla fin fine. Allusioni sessuali, un inglorioso passato da sfottere e qualche luogo comune da perculare su basket e ballo dance. Si rideva di gusto, ricordiamocelo, e si prendevano in giro anche Malcom X e le pantere nere, segno che quella stagione aveva ormai fatto il suo tempo. A quel clima degli anni ’80 e ’90 abbiamo fatto subentrare l’ipocrisia di oggi, rendendo le differenze  – che ben ci sono ma che sarebbero di per sè innocue – come qualcosa di davvero pericoloso.

Il risultato di questa politicizzata retorica moralista e piena di finti buoni sentimenti sta portando davvero al razzismo perchè tratta come inferiori e ignoranti quelli che producono e che più sognano il futuro, e cioè il ceto medio. Ed il risultato non sarà affatto di indebolire l’Occidente, ma di incattivirlo (e sta già succedendo).

In bocca al lupo a tutti i miei amici stranieri: rischiate di vivere qui un clima pesante perché vi raccontano alla mattina alla sera che siamo tutti razzisti. Reagite senza appellarvi ad un astratto antifascismo. Evitate di reclamare la bufala dei diritti civili, ma pretendete regole, diritti economici, legalità, istruzione e welfare state. Chiedete alle istituzioni e alla politica di studiare la filosofia greca e la lingua latina e allora si che vedrete come glielo ficchiamo in quel posto amici. E con la sabbia. Garantito!

Massimo Bordin

Fonte: www.micidial.it

Link: http://micidial.it/2018/06/prove-tecniche-di-creazione-del-razzismo-in-occidente/

21.06.2018

 

 

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