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La Redazione

 

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La verità sulla schiavitù in USA

La schiavitù era un'istituzione sbagliata o ereditata?
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A cura di CptHook
Il 7 Giugno 2021
8330 Views

 

Paul Craig Roberts – TheUnzReview – 3 giugno 2021

 

La schiavitù ha avuto origine nelle colonie inglesi in Nord America nel 17° secolo o le sue origini risalgono a prima della storia registrata?

La schiavitù è razzista o è basata su motivi economici?

Se una persona vuole capire, queste sono domande importanti.

Ma se una persona vuole coinvolgere gli altri nell’emozione allo scopo di ottenerne la preferenza e le relative ricompense, il denaro e il potere, o semplicemente per godere dell’arroganza della denuncia morale dei propri simili, queste domande sono d’intralcio. Il fatto che queste domande non vengano mai poste e non facciano parte dei programmi di studi sui neri, nelle università o del falso progetto di storia del New York Times – il Progetto 1619 -, è la prova definitiva che oggi la schiavitù è una parola emotiva usata per demonizzare i bianchi e per portare preferenze ai neri.

La schiavitù è presentata ai bambini delle scuole americane come qualcosa che i bianchi hanno fatto ai neri. Quindi, i bianchi sono razzisti e devono pagare in qualche modo per la schiavitù dei neri che è finita negli Stati Uniti 156 anni fa.

Ci sono così tante domande non poste. Per esempio, come hanno fatto i neri portati in Nord America a diventare schiavi? Chi li ha fatti schiavi? La risposta, che fa esplodere la narrazione, è che i neri sono stati schiavizzati da altri neri.

La principale fonte di schiavi per la tratta degli schiavi era il regno nero del Dahomey. Il Dahomey si impegnò in guerre di schiavi con altri regni o tribù nere e divenne la potenza dominante.

Come dice l’Enciclopedia Britannica, “il Dahomey era organizzato per la guerra, non solo per espandere i propri confini ma anche per prendere prigionieri come schiavi. Gli schiavi venivano venduti agli europei [o ai musulmani] in cambio di armi o tenuti per lavorare nelle piantagioni reali che fornivano cibo per l’esercito e la corte”.

Il socialista Karl Polanyi ha scritto il classico “Dahomey and the Slave Trade”, pubblicato nel 1966. Il libro non si adatta al nostro tempo “risvegliato” (“woke” nel testo) e all’agenda dei “black studies”, e non è più disponibile in stampa.

Oggi il Dahomey è conosciuto come Benin. Sulla spiaggia di Ouidah c’è un monumento contemporaneo, la Porta del Non Ritorno, che commemora le vite degli africani catturati dal Regno nero del Dahomey e venduti agli arabi e agli europei come schiavi o scambiati con armi da fuoco.

In altre parole, l’origine degli schiavi neri sono stati gli schiavisti neri.

Perché i capitani di mare europei portarono schiavi neri in Nord America? La risposta è che c’era terra fertile in grado di produrre colture redditizie e nessuna forza lavoro. Coloro che possedevano sovvenzioni di terra o carte dal re inglese avevano bisogno di manodopera per rendere la terra utilizzabile. Non c’era altra forza lavoro.

Gli schiavi furono portati negli Stati Uniti non a causa del razzismo ma per motivi economici. Gli africani neri vendevano altri africani neri ai mercanti per le armi da fuoco che stabilivano il dominio del Dahomey. I mercanti vendevano gli schiavi come forza lavoro a coloro che possedevano terre assegnate o concesse dal monarca inglese e non avevano nessuno che le lavorasse. La schiavitù si era affermata come forza lavoro agricola molto prima che esistessero gli Stati Uniti.

Questo ci riporta alla domanda iniziale di questo saggio. La schiavitù era un’istituzione sbagliata o ereditata? Se qualcosa è sbagliato o meno dipende dalla moralità del tempo. All’epoca il Regno Nero del Dahomey e gli altri [regni] neri con cui il Dahomey si impegnava in guerre di schiavi, non consideravano la schiavitù sbagliata. Nemmeno gli arabi, che per secoli avevano razziato le città costiere europee per ottenere schiavi bianchi. Nemmeno gli europei, che portarono gli schiavi acquistati in Nord America. Né lo fecero i coloni che acquistarono una forza lavoro. Nemmeno gli schiavi originali, prigionieri che avevano combattuto loro stessi nelle guerre di schiavi.

La schiavitù era un fatto della vita da millenni. Molto prima che i popoli bianchi avessero schiavi neri, avevano schiavi bianchi, che erano essi stessi schiavi di proprietà degli arabi. Alla fine del XVIII e all’inizio del XIX secolo cittadini nordamericani furono ridotti in schiavitù quando alcune navi mercantili statunitensi furono catturate dalle province nordafricane dell’Impero Ottomano. Per alcuni anni il Congresso degli Stati Uniti pagò grandi somme per riscattare gli schiavi americani ad Algeri, Tunisi e Tripoli. Il presidente Thomas Jefferson si stancò di questo e inviò le forze navali statunitensi che conquistarono Tripoli e interruppero la pratica di ridurre in schiavitù gli equipaggi delle navi mercantili americane catturate – da cui derivò nell’inno dei Marines degli Stati Uniti – “Alle spiagge di Tripoli”.

La schiavitù era ovunque. Era un’istituzione ereditata. Nelle guerre di schiavi africane, un uomo poteva iniziare la battaglia da libero e, se sconfitto, ritrovarsi schiavo. Una persona nata da genitori schiavi non conosceva altra vita. Nell’America del Nord, dove gli schiavi costituivano la forza lavoro agricola, ognuno nasceva in una società in cui la schiavitù era un’istituzione consolidata. Era il risultato di una scelta fatta in un tempo lontano quando non c’era una forza lavoro alternativa.

Le rivoluzioni americana e francese, come vengono chiamate, hanno portato ad un idealismo della persona libera e autonoma, e coloro che sono stati colpiti da questo ideale hanno considerato la schiavitù come sbagliata, come sembra essere sotto questo ideale della civiltà occidentale. Tuttavia, non era sbagliato nel Dahomey nero.

Come ci si libera di un’intera istituzione lavorativa e la si sostituisce, non è mai stato descritto da coloro che volevano la fine della schiavitù nel XIX secolo. I proprietari terrieri possedevano la terra e il lavoro. Imporre loro di liberare i loro schiavi avrebbe significato privarli di una gran parte del loro capitale. Se avessero liberato la loro forza lavoro, avrebbero dovuto riassumerli con dei salari, ma dopo una tale perdita di capitale da dove sarebbero venuti i salari? I contribuenti avrebbero finanziato un programma governativo per compensare i proprietari per aver liberato i propri schiavi? Queste sono domande importanti in un periodo in cui molte altre domande importanti avevano la precedenza. Riconfigurare le istituzioni stabilite di un paese è un’impresa straordinaria. I comunisti ci hanno provato nel 20° secolo e non hanno avuto successo.

La meccanizzazione ha sostituito la maggior parte della forza lavoro agricola, ma non era un’alternativa disponibile all’epoca. Se ci fosse stata, cosa avrebbe fornito il sostentamento agli schiavi liberati? Alla fine fu la mezzadria, che mantenne gli ex-schiavi legati alla terra come lo erano stati da schiavi e come lo erano stati i servi della gleba medievali. Invece dei salari, i mezzadri condividevano la proprietà del raccolto e i proventi della vendita.

Negli Stati Uniti la forte immigrazione avrebbe alla fine prodotto una forza lavoro libera, se non fosse stato per il fatto che, fino alla chiusura della frontiera alla fine del XIX secolo, gli immigrati potevano muoversi verso ovest e rivendicare la terra che occupavano. La maggior parte preferiva lavorare al proprio posto piuttosto che lavorare come mano d’opera per un’altra persona.

La delocalizzazione del lavoro ha eliminato la maggior parte della forza lavoro manifatturiera americana, e coloro che avevano un lavoro manifatturiero si ritrovano oggi con standard di vita ridotti. L’intelligenza artificiale (AI) e i robot stanno eliminando gran parte del resto dell’occupazione umana. La questione dell’occupazione umana in un mondo di automazione e AI rimane una questione elusa, proprio come gli abolizionisti hanno eluso la questione del destino degli schiavi liberati. Il presidente Lincoln voleva rimandarli in Africa o in qualche parte dell’America centrale o meridionale.

Se la schiavitù era un tale male, perché il Congresso ha resuscitato la schiavitù con il 16° emendamento nel 1909 e gli stati lo hanno ratificato nel 1913? Per capire cosa intendo, chiedetevi qual è la definizione di schiavo? Uno schiavo è una persona che non possiede il proprio lavoro o i prodotti del suo lavoro. Se siete soggetti a un’imposta sul reddito, non possedete il vostro lavoro.

Una parte del lavoro di uno schiavo va al suo mantenimento. Altrimenti, se non viene nutrito, vestito, alloggiato e non viene curata la sua salute, il suo proprietario perde il suo lavoro. Il resto del suo lavoro potrebbe essere sequestrato dal suo proprietario per coprire il costo dell’acquisto dello schiavo e per ottenere un profitto. Per uno schiavo negli Stati Uniti del 19° secolo l’aliquota fiscale era di circa il 50%. Per un servo medievale, l’aliquota fiscale era più bassa perché aveva meno tecnologia e quindi era meno produttivo. Un servo della gleba medievale non poteva riprodursi se il suo tasso d’imposta superava il 30%, o tale era l’opinione anni fa quando ho studiato l’economia medievale. A differenza di uno schiavo, un servo della gleba non veniva comprato e venduto. Era legato alla terra. Come uno schiavo, era tassato in termini di lavoro. Il signore del feudo aveva diritti d’uso sul lavoro dei servi e i servi avevano diritti d’uso sulla terra.

Un tempo i servi della gleba erano contadini liberi. Dopo il crollo della potenza romana, non avevano protezione contro i predoni vichinghi, saraceni e magiari. Per sopravvivere fornivano manodopera a un capo tribù che costruiva una torre fortificata e manteneva uomini da destinare al combattimento. In caso di incursioni, i servi avevano un rifugio fortificato in cui fuggire per proteggersi. In effetti, i servi pagavano una tassa di difesa. Scambiavano una percentuale del loro lavoro per la protezione. La servitù della gleba divenne un’istituzione consolidata e continuò per molto tempo dopo che le incursioni erano cessate. In Inghilterra la servitù della gleba ebbe fine con gli “Enclosure acts“, che spogliarono i servi dei loro diritti d’uso della terra e crearono un libero mercato del lavoro.

Considerate l’imposta sul reddito negli Stati Uniti. Quando il presidente Reagan fu eletto, l’aliquota fiscale sul reddito da investimento era del 70%. L’aliquota fiscale massima su salari e stipendi era del 50%. In altre parole, i ricchi privilegiati (principalmente bianchi) erano tassati allo stesso tasso degli schiavi neri del 19° secolo.

Come può essere un uomo libero un americano sul cui lavoro il governo ha una pretesa? Chiaramente, non è un uomo libero. Possiamo dire che c’è una differenza tra un americano attuale e uno schiavo, perché il governo possiede solo una percentuale del suo lavoro e non la persona stessa – a meno che la persona non paghi le tasse, nel qual caso può essere imprigionata e il suo lavoro affittato a compagnie private che pagano alla prigione l’uso del lavoro del prigioniero.

La straordinaria incapacità di porre le domande pertinenti discusse in questo saggio ha causato una divisione razziale negli Stati Uniti infusa di odio. Questo odio è coltivato ogni giorno da media irresponsabili, dal Partito Democratico, dalle università, dal “Progetto 1619” del NY Times e dalla teoria critica della razza insegnata nelle scuole pubbliche. Ora che tutto questo odio è stato creato, come ce ne liberiamo? Con la disinformazione che passa come fatto accademico, come possiamo recuperare la verità e sfuggire alle bugie che ci stanno distruggendo?

 

Link: https://www.unz.com/proberts/the-truth-about-slavery/

 

Traduzione di Arrigo de Angeli per ComeDonChisciotte

 

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