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La Redazione

 

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La Russia e il Grande Reset

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A cura di CptHook
Il 20 Settembre 2023
25954 Views

 

Lucien Cerise – https://www.egaliteetreconciliation.fr/ – 17 settembre 2023

 

Nel 2017, il politico e intellettuale moldavo Yurie Roșca lanciò l’iniziativa del Forum di Chișinău, soprannominato “forum anti-Davos”, con il contributo di Aleksandr Dugin e del Presidente della Repubblica di Moldova, Igor Dodon. Ebbi l’onore di essere invitato da Yurie Roșca a partecipare in loco all’evento internazionale organizzato a dicembre a Chișinău, nonché al terzo forum che si tenne nella capitale moldava nel settembre 2019. Qualche anno dopo, il 9 settembre 2023, in occasione della quarta edizione del forum, intitolata “L’Agenda 21 dell’ONU e il Grande Reset – La caduta del liberalismo nella tecnocrazia e nel transumanesimo“, Yurie Roșca mi ha gentilmente invitato a parlare di nuovo. Questa volta ho parlato a distanza con un articolo e un video per riassumere il contenuto.

Il Great Reset è un programma di ispirazione cibernetica per informatizzare le società umane fino a “fondere il biologico e il digitale“, secondo le parole di Klaus Schwab, presidente del World Economic Forum (WEF) di Davos. L’informatica deve diventare onnipresente, una parte essenziale di ogni momento, un collo di bottiglia universale, se vogliamo condurre una vita normale. Più in generale, l’obiettivo è superare la condizione umana e andare verso il transumanesimo attraverso il controllo completo della vita quotidiana da parte delle tecnologie NBIC – nanotecnologie, biotecnologie, scienze informatiche e cognitive. Le organizzazioni del capitalismo occidentale (WEF, FMI, GAFAM) sostengono con entusiasmo questo programma. Ma come spiega Peter Töpfer:

“Sembra che il ‘Grande Reset’ dei centri di potere occidentali stia prendendo piede anche in Paesi che pretendono di rappresentare poli geopolitici alternativi. L’applicazione delle misure dettate dall’OMS contro la pseudo-pandemia, la completa digitalizzazione della società, la sostituzione del denaro contante con le CBDC [valute digitali], ecc. fanno parte dell’agenda ufficiale di tutti i Paesi BRICS senza eccezione, nonché dei Paesi musulmani che rivendicano anch’essi la loro autonomia dall’Occidente.”

Da parte sua, Yurie Roșca osservava, relativamente al suo intervento alla Conferenza mondiale sul multipolarismo organizzata il 29 aprile 2023 da Alexandre Dugin:

“Vorrei ringraziare il nostro amico tedesco Peter Töpfer per aver preso nota del mio intervento alla recente conferenza internazionale sul multipolarismo. E se il mio modesto contributo è stato notato, è perché ho cercato di mettere in evidenza che al momento, nonostante i grandi conflitti tra i diversi Paesi, tutti seguono obbedientemente la stessa agenda globalista. Ho ricordato che si tratta del cosiddetto Grande Reset, dell’Agenda 21 o dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, adottate in seno alle Nazioni Unite. E se tutti i Paesi, senza eccezioni, seguono la stessa agenda, il risultato ottenuto sarà comune a tutta l’umanità. (…) I circoli occulti che si nascondono dietro organizzazioni come il WEF (Forum Economico Mondiale), la Commissione Trilaterale, il CFR (Consiglio per le Relazioni Estere), il Gruppo Bilderberg, il Club di Roma, ecc. e che operano attraverso organismi internazionali ufficiali come l’ONU, l’UE, l’OMS, l’OMC, il FMI, la Banca Mondiale, la Banca dei Regolamenti Internazionali, ecc. hanno strumenti di dominio, di fronte ai quali nessuno Stato può resistere.”

È vero che nessuno Stato può resistere al globalismo e che tutti i Paesi ne seguono l’agenda? Questa è anche l’opinione di altri commentatori della situazione, come Pierre Hillard, Nicolas Bonnal ed Edward Slavsquat (Riley Waggaman), che dedicano molto tempo a spiegarci che anche la Russia fa parte del Grande Reset e del Nuovo Ordine Mondiale. In realtà, siamo tutti nello stesso mondo, costretti a combattere sullo stesso campo di battaglia e con le stesse armi del nemico, compresi gli autori di cui sopra, che fanno anche largo uso di computer e hanno già messo il dito nella spirale che porta al Grande Reset e al Nuovo Ordine Mondiale. Siamo tutti dei Charlie Chaplin intrappolati nelle macchine, come in “Tempi moderni”. C’è un campo di studio che viene raramente esplorato: le regole universali delle relazioni di potere, modellate dalla teoria dei giochi, di cui la corsa agli armamenti è un esempio ben noto. Due nemici mortali possono condividere lo stesso campo di battaglia e le stesse armi, quindi sembrare quasi identici, ma essere comunque nemici mortali. La guerra oggi è in gran parte basata sui computer, quindi non deve sorprendere che anche la Russia e gli altri Paesi BRICS stiano investendo in questo settore, conditio sine qua non se vogliono mantenere l’equilibrio di potere con l’Occidente in questo campo. Non si può combattere la NATO con archi e frecce. E perché no? Perché la NATO non attacca con archi e frecce. Questa alleanza militare e il suo complesso militare-industriale impongono la scelta delle armi per la loro guerra ibrida su scala globale, tanto più facilmente perché è la tecnologia che sta scrivendo la storia del mondo e tutti sono obbligati ad adattarsi al suo ritmo, al ritmo delle scoperte scientifiche, se non altro per rimanere competitivi e sostenere l’equilibrio di potere su un piano di parità sulla scena internazionale, e se non altro per sfidare l’agenda della NATO.

Un approccio epistemologico, in termini di filosofia della scienza, rivela che il transumanesimo e il Grande Reset sono spin-off civili della ricerca condotta dai vari complessi militar-industriali nazionali di tutto il mondo, impegnati in un’emulazione competitiva senza limiti. Nella scienza, tutto ciò che può essere fatto sarà fatto. La condizione umana è guidata da un eccesso scientifico prometeico che potenzialmente porterà alla sua rovina, ma a cui nessun attore può rinunciare, a meno che non rinunci ai mezzi per difendersi, e quindi alla propria sovranità. Qualsiasi attore geopolitico che voglia difendere la propria sovranità, la propria identità e la propria umanità è costretto a partecipare alla corsa agli armamenti e quindi a correre il rischio di essere disumanizzato dalla tecnoscienza. Un dilemma corneliano. Anche gli attori nazionali che sono riluttanti ad abbracciare il transumanesimo saranno costretti a posizionarsi rispetto a questo dibattito – a favore o contro l’alterazione della natura umana da parte della tecnoscienza – nella misura in cui questo dibattito è universale e ineludibile, guidato dalla forza motrice della storia umana, ossia l’incessante ottimizzazione tecnologica dei sistemi d’arma e delle sue ricadute e applicazioni civili. Il “soldato aumentato” (programma il cui sviluppo è stato autorizzato in francia già da fine 2020, N.d.T.) porta inevitabilmente all’uomo aumentato. Più in generale, indossare abiti o occhiali, viaggiare in auto o in aereo, sono già ampliamenti culturali e tecnologici delle capacità del corpo umano attraverso strumenti, protesi, artefatti e artifici. La nostra genetica neotenica è incompleta alla nascita e deve essere aumentata dall’epigenetica culturale per essere vitale e funzionale. È facile dimenticarlo quando la tecnologia è applicata da tempo, perché la cultura diventa una seconda natura, ma l’essere umano è aumentato dalla natura e questo processo è a priori infinito e illimitato, come quello della scoperta scientifica. Questo fatto antropologico porta ad alcuni paradossi. Ad esempio, molti individui criticano e denunciano il transumanesimo, l’identità digitale, il 5G e le Smart City, ma lo fanno su Internet o su sistemi di messaggistica per smartphone come Telegram, diventando così soggetti connessi e aumentati, e quindi attori del transumanesimo, dell’identità digitale, del 5G e delle Smart City. (evidenziato dal Traduttore). La dissonanza cognitiva che deriva da questa situazione viene rapidamente “razionalizzata”, a costo di contorsioni retoriche poco razionali o di vere e proprie negazioni; ma attenzione al ritorno del represso. Infatti, nessuno può sfuggire alle sirene della tecnoscienza, che ci permettono di amplificare il nostro campo d’azione e il nostro impatto sugli altri, perché nessuno vuole rinunciare al diritto di essere ascoltato. È così che il multipolarismo, il rispetto della diversità, porta a una sorta di unipolarismo tecnocratico, e viceversa, perché tutti convergono sui mezzi tecno-scientifici per garantire la divergenza. Sul rapporto della Russia con il Grande Reset, alcuni commentatori non riescono a distinguere tra quella che sarebbe una semplice obbedienza all’agenda occidentale e, invece, una posizione di “rivalità mimetica”, un’applicazione della teoria dei giochi, che induce due movimenti contraddittori in tutti gli attori di un conflitto: movimenti rivalitari e divergenti, ma anche mimetici e convergenti, come due sinusoidi intrecciate. Due nemici mortali sono costretti a incrociarsi e a mantenere punti di contatto per combattere, il che servirà da pretesto ad alcuni commentatori per dire che in definitiva appartengono allo stesso sistema. Il che non è falso, ma di fatto vale per tutti. La dialettica hegeliana è universale e nessuno può sfuggire ad essa, perché nessuno può sfuggire alle contraddizioni, siano esse esterne o interne. Per essere efficaci sul campo di battaglia, bisogna condividere lo stesso campo di battaglia con il proprio nemico, e persino condividere le stesse armi, in modo da poter combattere almeno alla pari. Paradossalmente, sono proprio queste convergenze obbligate sul campo di battaglia, il metodo e i mezzi, che permettono di sostenere l’equilibrio di potere per divergere sull’agenda e sull’obiettivo.

Lo scopo di questo articolo è quello di analizzare questa illusione ottica intellettuale, che mette sullo stesso piano l’ideatore dell’agenda e coloro che sono obbligati a seguirla a livello tecnico, e che quindi sono obbligati anche ad applicarla, almeno in parte, per poterla sfidare, con il rischio permanente di essere alla fine esclusi e poi dominati dall’avversario – quello che i militari chiamano “divario di capacità”, per descrivere il momento in cui si viene superati dalla tecnologia del nemico. Questo meccanismo è alla base della corsa agli armamenti, che è una corsa all’innovazione tecnologica e all’aumento delle capacità del corpo umano per sostenere meglio l’equilibrio fisico del potere, che presuppone la condivisione della stessa agenda di “ricerca e sviluppo” dell’avversario, ma per superarlo – cosa che la Russia è riuscita a fare nel campo delle armi ipersoniche. La storia del mondo avanza in modo decentrato attraverso interazioni che sono competitive e conflittuali, ma anche cooperative e convergenti, anche tra nemici. In breve: bisogna rimanere in contatto con il proprio nemico se si spera di batterlo. Ritenere che sia possibile vincere un conflitto senza mai passare sullo stesso terreno del nemico sembra essere una visione mentale puramente teorica, il cui effetto principale è quello di disertare teoricamente, e poi fisicamente, il campo di battaglia e consegnare la vittoria al nemico. Nel suo conflitto con l’Occidente, la Russia ha capito chiaramente che non deve commettere l’errore di escludersi dal campo di battaglia tecnologico ed economico. Ecco perché i globalisti stanno cercando di espellere la Russia dalla globalizzazione contro la sua volontà. Già il 27 febbraio 2022, appena tre giorni dopo l’inizio dell’operazione militare russa in Ucraina, la finanza occidentale ha usato la bomba atomica in campo economico e ha iniziato a disconnettere la Russia dal sistema SWIFT (Society for Worldwide Interbank Financial Telecommunication), il sistema universale per le transazioni informatiche tra le banche di tutto il mondo:

“I Paesi occidentali hanno adottato una nuova raffica di sanzioni finanziarie contro Mosca dopo l’invasione dell’Ucraina, prevedendo sabato di escludere molte banche russe dalla piattaforma interbancaria Swift, un ingranaggio chiave della finanza globale. In una dichiarazione congiunta, la Casa Bianca ha affermato che i leader di Commissione europea, Francia, Germania, Italia, Regno Unito, Canada e Stati Uniti sono determinati “a continuare a imporre alla Russia costi che la isoleranno ulteriormente dal sistema finanziario internazionale e dalle nostre economie”. “Siamo impegnati a escludere alcune banche russe dal sistema di messaggistica Swift”, misure che saranno prese “nei prossimi giorni”, ha aggiunto la Casa Bianca.”

Nel 2023, l’esclusione della Russia dal sistema SWIFT sarà completa: gli occidentali che vorranno recarsi in Russia dovranno andarci con i contanti in tasca per cambiare il denaro sul posto, perché nessuna carta bancaria occidentale, sia per il prelievo di contanti che per il credito, funzionerà in Russia. Nel suo bollettino Stratpol n. 144, Xavier Moreau ha salutato il lancio da parte del Cremlino del rublo digitale, la CBDC (Central Bank Digital Currency) russa, ricevendo una raffica di commenti negativi da parte di persone legittimamente preoccupate per la partecipazione della Russia alla scomparsa del contante. Forse Xavier Moreau aveva commesso un errore: suggerire che la Russia potesse scegliere se passare o meno al rublo digitale. In realtà, non c’è possibilità di scelta, è come la corsa agli armamenti: se non lo fai, gli altri lo faranno comunque, e tu ti troverai disarmato. Un Paese che non sviluppa una propria valuta digitale sarà soggetto alle valute digitali degli altri Paesi, punto e basta. E questo può avere conseguenze catastrofiche. L’Occidente sta conducendo una guerra di sterminio contro i russi, basata sul principio hitleriano della “guerra totale”, e i russi lo capiscono bene. La creazione di un sistema di transazioni finanziarie digitali alternativo allo SWIFT e la creazione di un’appropriata moneta digitale nazionale è quindi una questione di sopravvivenza economica, e quindi di sopravvivenza, per la Russia. Il lancio del rublo digitale nell’agosto del 2023, prima del dollaro digitale, ha lo scopo di occupare la posizione di moneta digitale di riferimento prima della concorrenza – nel tentativo di occupare il centro della scacchiera – e avrà l’effetto collaterale, nel medio termine, di de-dollarizzare parzialmente il mondo nel campo delle transazioni digitali. È una corsa agli armamenti anche nella guerra economica, e se non si gioca la partita come imposto dalle nuove tecnologie, si lascia che il nemico vinca. Il sito web Coin Academy, specializzato in valute digitali, nel gennaio di quest’anno riferiva:

“La Banca centrale russa vuole rendere il suo CBDC, il rublo digitale, un mezzo di pagamento tra Paesi per aggirare le sanzioni. A tal fine, la Banca Centrale della Federazione Russa ha presentato due modelli per il regolamento transfrontaliero sotto forma di CBDC. La Federazione inizierà a sviluppare il modello di regolamento transfrontaliero a partire dal primo trimestre del 2023.”

Un’altra conseguenza dell’operazione militare russa in Ucraina è stata che il Forum Economico Mondiale (WEF) si è logicamente schierato con l’Ucraina e ha escluso la Russia dal Forum di Davos del 2022, nell’ambito di una serie di sanzioni volte a isolare la Russia sulla scena internazionale. All’inizio di maggio 2022, la stampa svizzera riportava:

“Il portavoce del WEF Samuel Werthmüller ci assicura che il denaro russo non arriva più al Forum. VTB, Gazprom e Sberbank sono scomparse dall’elenco dei partner strategici e il direttore di Sberbank non è più menzionato come membro del Consiglio di amministrazione. Il WEF si è spinto ancora più in là, eliminando ogni traccia di precedenti collaborazioni: il Centro per la sicurezza informatica, creato nel 2018 come iniziativa congiunta per la sicurezza informatica dal WEF e da Sberbank, non cita più la banca come partner fondatore. Si tratta di un tentativo di nascondere queste collaborazioni, ormai divenute imbarazzanti? Samuel Werthmüller smentisce: “Rispettiamo semplicemente le sanzioni”.

L’edizione 2023 del Forum di Davos non ha reintegrato la Russia, la cui espulsione sembra essere definitiva. In seguito all’espulsione dalle cosiddette organizzazioni internazionali, la Russia intende prendere l’iniziativa e ricreare un proprio spazio di indipendenza e relazioni internazionali alternative, staccandosi completamente dal sistema controllato dall’Occidente. Il 18 maggio 2022, Piotr Tolstoj, vicepresidente del parlamento russo, la Duma di Stato, aveva rilasciato una dichiarazione esplosiva che ci consente di dare uno sguardo dietro le quinte dello Stato profondo russo e dei suoi piani di sovranità a lungo termine:

“I comitati, le commissioni, i deputati e i senatori avranno molto lavoro da fare nel prossimo futuro, che credo possa durare più di un mese”. La lista che la Duma di Stato ha ricevuto dal Ministero degli Affari Esteri contiene 1.342 voci: si tratta di trattati e accordi internazionali che sono stati firmati e ratificati dalla Russia negli ultimi decenni. Dovremo analizzarli tutti per determinarne la rilevanza e, per così dire, l’utilità per il Paese. Molti di essi sono entrati a far parte della nostra legislazione nazionale e, di conseguenza, le commissioni competenti dovranno valutare anche le nostre leggi russe e decidere quali norme introdotte in esse possiamo e dobbiamo abbandonare. Inoltre, abbiamo il compito di valutare l’adeguatezza della presenza della Russia negli organismi sovranazionali e nelle organizzazioni internazionali. Ci siamo già ritirati dal Consiglio d’Europa e, ad aprile, il presidente della Duma di Stato, Vyacheslav Volodin, ha incaricato le commissioni competenti, in collaborazione con gli esperti, di studiare l’opportunità della presenza della Russia all’interno dell’OMC, dell’OMS e del FMI, dato che queste organizzazioni hanno già violato tutte le loro regole nei confronti del nostro Paese. Certo, questi due compiti non sono facili, c’è molto lavoro da fare e dobbiamo soppesare i pro e i contro. Ma è la strada per la piena sovranità russa, che dovrebbe essere guidata solo dai propri interessi e da quelli dei suoi cittadini.”

Lo Stato profondo russo sta lentamente, troppo lentamente – il tempo amministrativo e l’inerzia istituzionale lo obbligano – iniziando a ribellarsi a tutte le minacce alla sua sovranità. Le minacce militari tradizionali, come quella incarnata dalla NATO, sono state identificate dal cervello umano per secoli. Le nuove minacce, rappresentate in particolare dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), sono più difficili da percepire e combattere. L’essere umano medio stenta a credere che la medicina possa essere usata contro le persone su una tale scala e non si è ancora abituato a questo nuovo campo di battaglia tecnocratico e burocratico che si è sviluppato solo a partire dall’espansione del settore terziario nel XX secolo, ma che ora ha invaso tutto. Le Nazioni Unite (ONU) rappresentano un caso da manuale e un vero e proprio dilemma per Russia e Cina: come possono questi due Paesi reagire alla minaccia alla loro sovranità rappresentata dall’Agenda 2030 dell’ONU, ovvero come possono uscire dall’ONU quando la loro posizione dominante nell’ONU rafforza la loro sovranità? La lentezza della reazione critica delle autorità russe è dovuta anche alla loro divisione, perché, come ovunque, una parte di esse è sinceramente sedotta dal globalismo transumanista – quella che alcuni chiamano la “quinta colonna”. Ma occorre distinguere questa fazione da un’altra apparentemente indistinta, quella degli individui che hanno capito che la sovranità nazionale è inscindibile dalla sovranità tecnologica, perché è la sovranità tecnologica che permette la sovranità nazionale, e non altro, cioè la capacità di assicurare con la forza il rispetto dell’integrità del proprio territorio nazionale.

La questione della sovranità in generale è quindi legata alla questione del potere e dell’irresistibile corsa a perdifiato che esso genera. Per non essere superato dalla volontà di potenza altrui, per non essere ridotto all’impotenza, io stesso devo coltivare la mia volontà di potenza. Prima di poter superare il mio concorrente, devo prima mettermi al suo livello e stare al suo fianco. Non esiste un centro di potere universale, ma esistono leggi universali che regolano l’esercizio del potere. Ci sono vincoli universali che sono gli stessi per tutti i soggetti che vogliono esercitare il potere, su se stessi o sugli altri. Ogni soggetto sovrano deve attenersi a queste regole, il che implica una somiglianza nel comportamento di tutti i soggetti sovrani, compresi i nemici, che può essere interpretata dall’esterno come un accordo, una connivenza o addirittura una cospirazione – in breve, un piano intenzionale. Ma non c’è un piano intenzionale per cadere se si salta dalla finestra. I nemici mortali cadono allo stesso modo se saltano dalla finestra. Questo non significa che non si oppongano realmente, ma solo che le leggi della fisica sono universali e si applicano a tutti allo stesso modo. Ma ci sono anche leggi universali della fisica sociale che impongono ai nemici di comportarsi più o meno allo stesso modo, o quasi, quando sono alla ricerca di potere e sovranità. La fisica sociale è strutturata da rapporti di forza potenzialmente dannosi per tutti gli attori della situazione. Dal punto di vista della competizione tecno-scientifica, siamo tutti sulla stessa barca, che può finire come il Titanic, il che non significa che siamo tutti d’accordo e unificati da un programma comune. Alcuni attori politici, più saggi di altri, stanno anticipando la possibile catastrofe e stanno cercando di inquadrare la tecnoscienza in modo che rimanga al servizio degli interessi umani e nazionali. In un aggiornamento della “Dottrina della sicurezza informatica della Federazione Russa” del 6 dicembre 2016 il governo russo affermava:

“8. Gli interessi nazionali nel campo dell’informazione sono i seguenti: a) garantire e proteggere i diritti e le libertà costituzionali dell’uomo e del cittadino per quanto riguarda la ricezione e l’uso delle informazioni, l’inviolabilità della privacy nell’uso delle tecnologie dell’informazione, fornire un supporto informativo alle istituzioni democratiche, ai meccanismi di interazione tra lo Stato e la società civile, nonché all’uso delle tecnologie dell’informazione nell’interesse della conservazione dei valori culturali, storici, spirituali e morali del popolo multinazionale della Federazione Russa; b) garantire il funzionamento sostenibile e ininterrotto dell’infrastruttura informativa, in primo luogo dell’infrastruttura informativa critica della Federazione Russa (di seguito denominata “infrastruttura informativa critica”) e della rete di telecomunicazioni unificata della Federazione Russa, in tempo di pace, in caso di minaccia imminente di aggressione e in tempo di guerra; (…)”. ) “

Come si suol dire, tutti sarebbero perdenti in un’escalation verso un conflitto nucleare globale. In una prospettiva pacifista e win-win, al fine di controllare, mitigare, contenere e ridurre il più possibile i danni collaterali universali della corsa agli armamenti informatici, nel settembre 2017 Vladimir Putin pronunciò un clamoroso discorso sulla strategia digitale russa:

“L’intelligenza artificiale rappresenta il futuro non solo della Russia, ma dell’intera umanità. Oggi porta con sé opportunità colossali e minacce imprevedibili”, sosteneva il leader, proseguendo: “Chiunque diventi leader in questo campo sarà il padrone del mondo. Ed è altamente indesiderabile che qualcuno ottenga il monopolio in questo campo. Quindi, se saremo leader in questo campo, condivideremo queste tecnologie con tutto il mondo”, afferma Vladimir Putin.”

Due anni dopo questo discorso, il governo russo pubblicava la sua strategia ufficiale per l’intelligenza artificiale:

“Decreto del Presidente della Federazione Russa del 10 ottobre 2019 n. 490 – sullo sviluppo dell’intelligenza artificiale nella Federazione Russa”. [Thierry Berthier e Yannick Harrel, specialisti francesi di cybersecurity e cyberstrategy, hanno fornito un commento approfondito pochi giorni dopo sul sito web The Conversation. [Quest’ultimo, esperto in materia, aveva già pubblicato nel 2013 un libro intitolato “La cyberstratégie russe” (La strategia cibernetica russa), la cui quarta di copertina ne riassume il contenuto: “La strategia delle potenze nell’era digitale non è un insieme monolitico, e caratteristiche nazionali specifiche stanno emergendo negli Stati Uniti, in Russia, in Francia e altrove. Finora la cyber-strategia russa non ha mai beneficiato di uno studio serio; è stata ridotta ad approssimazioni o percepita attraverso il prisma di studi molto frammentari. Senza trascurare in alcun modo l’influenza dei servizi segreti o il crescente interesse dei militari per questo nuovo spazio, l’autore di questo libro analizza le potenziali capacità e alleanze della Russia nel cyberspazio, valutando al contempo l’emergere di un'”arte della guerra digitale” specificamente russa.”

Nel 2021, l’Istituto francese di relazioni internazionali ha pubblicato un rapporto sul suo sito web:

“Firmata dal Presidente russo nell’ottobre 2019, la strategia nazionale per lo sviluppo dell’intelligenza artificiale intende inserire la Russia nella mappa dei Paesi che contano, avviando uno sforzo per recuperare il ritardo tecnologico e finanziario nell’intelligenza artificiale (IA) e nella robotica avanzata. L’IA fondamentale (ricerca) e l’IA applicata (destinata all’uso commerciale) sono ancora monopolizzate dal settore della difesa, che le utilizza come strumento per modernizzare le proprie attrezzature e le capacità operative delle forze armate”. Sempre nel 2021, in occasione dell’incontro annuale del forum di discussione Valdai, Vladimir Putin ha delineato la strategia nazionale russa per le nuove tecnologie: “La rivoluzione tecnologica e le impressionanti conquiste nei campi dell’intelligenza artificiale, dell’elettronica, delle comunicazioni, della genetica, della bioingegneria e della medicina aprono prospettive colossali, ma sollevano anche questioni filosofiche, morali e spirituali che, fino a poco tempo fa, erano poste solo dagli scrittori di fantascienza. Cosa succederà quando la tecnologia supererà la capacità di pensare dell’uomo? Qual è il limite di interferenza nell’organismo umano, oltre il quale l’uomo cessa di essere se stesso e si trasforma in un’altra entità? Quali sono i limiti etici in un mondo in cui le possibilità della scienza e della tecnologia stanno diventando quasi illimitate, e che cosa significherà per ciascuno di noi, per i nostri discendenti e per i nostri figli e nipoti?”.

È chiaro che Vladimir Putin non vuole sacrificare la questione dell’identità sull’altare della competizione tecno-scientifica. La bioetica, la trasmissione del sapere alle generazioni future e la tutela dei bambini sono già state tradotte giuridicamente in Russia con il divieto di propaganda LGBT e di “matrimonio omosessuale”, che pone limiti al transumanesimo e ristabilisce una frattura fondamentale con l’Occidente e i suoi sviluppi istituzionali pedofili (cfr. le norme dell’OMS per l’educazione sessuale dei bambini fin dalla nascita). Quando Putin riprende il concetto di “Nuovo Ordine Mondiale”, è per sovvertire il significato attribuitogli dal presidente George H. Bush al momento del crollo dell’URSS e dell’avvento di un mondo unipolare dominato dagli USA, quello che Francis Fukuyama ha definito la “fine della Storia”. Putin riprende lo stesso significante ma con un significato diverso. Qual è questo nuovo significante? La dottrina del governo russo è un materialismo conservatore, una politica degli antagonismi concreti, alla luce di quanto selezionato dall’esperienza, realizzando una sorta di sintesi tra l’empirismo organizzatore di Charles Maurras e il materialismo dialettico di Karl Marx. Questa visione politica e geopolitica propone un trattamento realistico e pragmatico delle interazioni e interdipendenze competitive e conflittuali che scrivono la storia universale e che sono riassunte nell’aforisma di Eraclito: “La lotta è la madre di tutte le cose“. Qualche secolo dopo, Nietzsche ci dirà che sono la violenza e i mezzi per aumentarla o impedirla a scrivere la Storia, come eterno ritorno del Bene, ma anche del Male. Il materialismo conservatore è un archeoprogressismo, né tecnofobico né tecnofilo, o entrambi allo stesso tempo, che assume i rapporti delle forze materiali e fisiche nei loro stessi termini, quelli dell’innovazione tecnologica e della corsa agli armamenti, evitando il prisma distorsivo della metafisica e dell’essenzialismo, rimanendo capace di allearsi con i conservatori della metafisica, sulla base di un progetto comune di sovranità tecnologica ponderata, consapevole dei rischi e mantenendo un controllo critico della scienza per limitarne l’impatto negativo sulla natura umana. Due curve si intersecheranno: quella della crescente informatizzazione delle nostre vite e quella del declino del quoziente di intelligenza dei programmatori informatici che la crescente informatizzazione delle nostre vite sta causando, il che porterà a un aumento degli errori umani nella programmazione, e quindi a un aumento dei bug e dei guasti, e a un malfunzionamento generale di questa tecnologia informatica che è diventata onnipresente nelle nostre vite. Ancora una o due generazioni e gli esseri umani non saranno più intellettualmente in grado di gestire i sistemi informatici in cui si sono rinchiusi. Con l’aumento dell’intelligenza artificiale, l’intelligenza reale diminuisce, da cui il fenomeno disgenico delle generazioni X, Y o Z che sta portando l’Occidente al collasso completo. Per dirla con Bernard Stiegler, la tecnoscienza è un pharmakon, contemporaneamente rimedio e veleno, che consente il meglio e il peggio, capace, a seconda del dosaggio, di migliorare la condizione umana ma anche di ridurla a nulla.

L’autore di queste righe spera di aver chiarito il rapporto della Russia con il Grande Reset e il “Nuovo Ordine Mondiale” e, più in generale, il rapporto di tutti gli esseri viventi con la tecnoscienza. Si tratta di un rapporto intrinsecamente problematico. Non è né bianco né nero, dipende dal contesto. L’errore dell’essenzialismo è quello di farci pensare in termini di sostanze pure e valori assoluti ideali, mentre la realtà può essere analizzata in termini di sfumature e percentuali. Quindi la domanda non è “La Russia è globalista o no?“, ma “Quale percentuale della Russia è globalista e quale percentuale è antiglobalista?“. Poi basta fare un confronto con l’Occidente per vedere le differenze. Lo stesso metodo delle percentuali dovrebbe essere applicato a tutte le entità, gli individui, le comunità e le organizzazioni. I commentatori che ignorano questo aspetto troveranno i loro commenti immediatamente obsoleti. Cerchiamo ora di voltare pagina rispetto a una serie di giudizi affrettati ed emotivi, per fissare i termini del dibattito nella prossima fase, nel campo archeofuturistico della piattaforma intellettuale e di advocacy comune da creare tra bio-conservatori di ogni provenienza nell’era di internet e dei soggetti connessi.

 

lucien_ceriseLucien Cerise, scrittore francese classe 1972, è autore di numerose opere tra cui “Governare con il caos: Ingegneria sociale e globalizzazione”, “La guerra ibrida tra Ucraina e NATO”, “Oliganarchia”, “Il suprematismo bianco”.

Link: https://www.egaliteetreconciliation.fr/Lucien-Cerise-La-Russie-et-le-Great-Reset-73585.html

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