La Guerra di Tutti che Nessuno Vuole

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DI ALESSANDRO GUARDAMAGNA

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Ora che i mille soldati USA si stanno ritirando dal nord della Siria dove avevano svolto funzioni di supporto alle unità curde dell’YPG (Yekîneyên Parastina Gel), che dal 2014 combattono con successo le forze dell’ISIS nella regione, i Curdi si sono ritrovati subito sotto attacco da parte delle forze Turche di Erdogan, che stanno attualmente bombardando città e villaggi nella regione.

I Curdi in un certo senso se l’aspettavano. Sapevano che il momento sarebbe arrivato ben prima della decisione di Trump di far ritirare le ultime truppe rimaste, contrariamente agli ammonimenti dei consiglieri militari e dei vertici del Pentagono, gli stessi che, con un escamotage, erano riusciti a prolungarne la permanenza di 10 mesi.

Non si può quindi parlare di tradimento perché i Curdi, da sempre avvezzi a combattere da soli contro tutti, avevano previsto quanto sta accadendo in queste ore. Si sarebbe trattato di un caso fortunato se fossero riusciti ad ottenere un accordo vantaggioso, riconosciuto da nemici e alleati, prima che Trump decidesse per il ritiro, perché l’America in realtà ha cercato di ritirarsi da un po’ di tempo, visto che originariamente il piano USA prevedeva il rientro delle truppe dislocate in Siria per il Dicembre 2018. I Curdi erano quindi ben consapevoli che non potevano dipendere completamente dagli USA fino a quando non si fosse raggiunto un accordo internazionale che li includesse, e al momento quell’accordo ancora non esiste. Loro, che da sempre hanno aspirato ad una nazione indipendente, si sarebbero accontentati di avere una propria autonomia nei vari stati in cui è diviso il Kurdistan, fra Turchia, Siria ed Iraq.

Ora sono stati abbandonati a combattere la guerra che nessuno vuole e che tutti temono, mentre Russia e USA stanno entrambi provando a calmare Erdogan per evitare che si lasci prendere la mano e che la sua offensiva diventi un’escalation fuori controllo. L’attuale invasione delle zone occupate dai Curdi si riduce a quanta libertà di azione Usa e Russia sono disposti a concedere alla Turchia, che sa bene che, usciti i soldati americani dalla scena, solo due forze potrebbero intervenire direttamente per fermare qualsiasi offensiva e i bombardamenti aerei di Ankara: l’aeronautica russa o quella iraniana. Gli Stati Uniti naturalmente sono sempre presenti sullo sfondo con le armi delle sanzioni economiche. Bashar al- Assad può tenere discorsi da duro, ma il suo regime è solo lo scheletro di quello che era un tempo. Quindi la Turchia ora ha gioco facile fin tanto che viene lasciata fare dagli altri tre.

Quello che realisticamente vuole Erdogan è sloggiare i Curdi per ridisegnare l’area Nord-orientale della Siria, trapiantandovi tre milioni di rifugiati siriani – quegli stessi che ha minacciato di lasciar entrare in Europa in un colpo solo se l’UE si permette di contrastarlo. La cosa avrebbe naturalmente un grande impatto in una regione che è assai varia e che comprende, oltre a curdi, armeni, arabi e cristiani. E tutto questo per creare un nuovo fronte contro il regime di Damasco.

A meno che qualcun altro non voglia aiutare l’YPG (Unità di Protezione Popolare), tutte queste forze, Russia ed Iran in primis, che dal 2011 hanno appoggiato il regime di Assad, dovranno affrontare un nuovo nemico nel nord del paese se il piano di Erdogan avesse successo, cosa che si risolverebbe in un prolungamento del conflitto in corso.

E in tutto questo l’ISIS, da anni sulla difensiva contro l’YPG, non è rimasto certo con le mani in mano. In alcune carceri, dove i Curdi tengono sotto custodia 11.500 ex-combattenti jihadisti, sono iniziati disordini, mentre negli ultimi giorni cellule dell’ISIS hanno intensificato attacchi in città nelle retrovie del fronte. E mentre l’YPG sta tenendo sotto chiave alcuni fra i criminali più pericolosi al mondo, europei, americani e russi permettono che i Curdi vengano attaccati.

Quello che i Curdi hanno creato nel nord della Siria sono comunità con un forte spirito di appartenenza, dove le donne, riunite nello YPJ (Unità di Protezione delle Donne), hanno fatto sforzi enormi per ottenere un riconoscimento egualitario che le metta sullo stesso piano degli uomini, un messaggio che nel mondo arabo dei loro nemici è una blasfemia. Sul campo di battaglia le donne curde hanno dimostrato ai fanatici e disumani fautori della dittatura della sharia che “l’idea che la liberazione, se vuol essere davvero tale, deve essere duplice: da regimi sanguinari, sessuofobici, ma anche dalle vecchie società patriarcali”, un messaggio chiaro che Erdogan non accetta.

«State con noi o con i jihadisti?». La comandante Ypj Dalbr Jomma Issa a Montecitorio

I Turchi nel mentre riciclano i jihadisti, dopo aver dato loro protezione sotto forma di cure mediche e armi per anni. Danno ora loro un nuovo distintivo e li rispediscono a combattere sotto l’egida dell’Esercito Siriano Libero. Contemporaneamente utilizzano il bombardamento aereo per forzare la popolazione locale fuori da una determina area. E’ uno schema che i Curdi conosco bene, e che si ripete da anni. Solo che questa volta è avvenuto con il beneplacito di Washington.

Cosa rimane da augurarsi? L’YPG è una forza molto determinata, che ha giurato di difendere la propria causa a vita, i cui membri hanno il sostegno incondizionato della popolazione curda.

In queste ore si vedono i Curdi sfilare per le strade di città di confine rischiando i colpi dell’artiglieria turca. Sfilano cantando con musica ad alto volume. Al momento non si sono arresi, ed il loro morale rimane alto. La Turchia sta invadendo un’area in cui la popolazione locale è abituata alla guerra, alla violenza, ed è consapevole di quanto accade. Da anni sostengono privazioni e il loro esercito è ben preparato. La Turchia sta andando contro un popolo tradizionalmente ostile alle sue politiche, e questo per Erdogan potrebbe tradursi nel tentare di ingoiare un boccone più grosso di quanto non riesca a masticare.

Con poche risorse, i Curdi, alleati degli Stati Uniti nella “Guerra al terrore”, hanno combattuto ferocemente ed efficacemente contro l’ISIS. Molti dei loro combattenti sono donne, che hanno imbracciato le armi contro un regime che fa vivere le donne senza diritti, unicamente come oggetti utili alla riproduzione della specie. I Curdi sono un simbolo di tutto ciò che l’Occidente pretende di valorizzare, e che si riassume nella difesa della vita e del diritto contro la barbarie. Hanno fatto il nostro sporco lavoro per fermare il dilagare dell’ISIS, del male; hanno sacrificato così tanto e ora, vengono deliberatamente gettati nel tritacarne di un altro regime che mentre si proclama alleato dell’Europa, della NATO, minaccia gli altri stati europei  dopo aver strizzato l’occhio all’ISIS per anni.

E cosa fa l’Europa in tutto questo, quell’Europa i cui leader andavano a marciare in segno di pace a Parigi contro la violenza bestiale dell’ISIS che uccide 137 persone al Bataclan e nelle strade della capitale francese in una notte di Novembre del 2015, mentre ora sotto lo slogan di “restiamo umani” accolgono milioni di musulmani? Quell’Europa dove la Germania di Angela Merkel si scandalizza per gli omicidi di stampo neonazista di Halle di pochi giorni fa o per gli eccidi del regime di Hitler, ma dal 2005, anno in cui la Merkel così attenta ai diritti umani diventa cancelliere, non ha permesso di estradare quei nazisti, SS vere, che non hanno mai pagato per avere ucciso donne e bambini di 2 anni nel ’43-‘45 in Italia? Risposta: non fa niente.

Rifugiati curdi siriani protestano nel campo di Ritsona, circa 80 km a nord di Atene, il 10 ottobre 2019, dopo che la Turchia ha lanciato un assalto alle forze curde nel nord della Siria con attacchi aerei ed esplosioni segnalate lungo il confine. – Il campo di Ritsona ospita circa 950 rifugiati, principalmente siriani e curdi. (Foto di LOUISA GOULIAMAKI / AFP)

Certo, è più comodo non fare nulla o protestare per le vie diplomatiche ufficiali perché intervenire vuol dire rischiare problemi interni in stati dove le comunità musulmane rigurgitano di integralisti che sostengono la sharia come l’ISIS, o di ex- combattenti del conflitto siriano lasciati a piede libero per riabilitarsi, come in Svezia, in nome del politically correct. Questo modus operandi pone seri dubbi sulla credibilità di governi incapaci ed imbelli che per decenni hanno lasciato fare il lavoro sporco ad altri, ed ora non sanno neppure più mantenere la sicurezza all’interno delle rispettive nazioni, destinate a diventare dei melting pot di permissivismo e violenza, privi di reale integrazione. Meglio quindi non fare niente o disapprovare a parole e invitare e ”restare umani”, mentre cani rognosi sono pronti ad azzannarti e i Curdi a morire per difenderti.

 

Alessandro Guardamagna

11.10.2019

Fonte: https://comedonchisciotte.org

 

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