La battaglia di Bakhmut: Postmortem

Un aggiornamento sulla guerra russo-ucraina

DONA A COMEDONCHISCIOTTE.ORG PER SOSTENERE UN'INFORMAZIONE LIBERA E INDIPENDENTE:
PAYPAL: Clicca qui

STRIPE: Clicca qui

In alternativa, è possibile effettuare un bonifico bancario (SEPA) utilizzando il nostro conto
Titolare del conto: Come Don Chisciotte
IBAN: BE41 9674 3446 7410
BIC: TRWIBEB1XXX
Causale: Raccolta fondi

Big Serge
bigserge.substack.com

Il 20 maggio, la PMC [compagnia militare privata] Wagner ha costretto le truppe ucraine ad abbandonare la loro ultima posizione all’interno dei confini della città di Bakhmut, determinando così la fine nominale della più grande battaglia del XXI secolo (finora). Bakhmut è stato il sito più importante delle operazioni militari in Ucraina per la maggior parte degli ultimi nove mesi. I combattimenti erano andati avanti ad un ritmo frustrante, con progressi spesso misurati in singoli isolati. Si è trattato di una battaglia estremamente violenta e sanguinosa, ma, a volte, anche di una lentezza angosciante e di un’apparente indecisione. Dopo innumerevoli aggiornamenti in cui non sembrava essere accaduto nulla di rilevante, molte persone stavano sicuramente iniziando a storcere il naso alla sola menzione di Bakhmut. Di conseguenza, a maggio, l’improvvisa cattura della città da parte del gruppo Wagner (cosa abbastanza prevedibile, l’ultimo 25% della città è caduto molto più rapidamente rispetto al resto) è sembrata un po’ surreale. A molti è sembrato che la battaglia di Bakhmut non sarebbe mai finita – e poi, improvvisamente, è successo.

Bakhmut, come la maggior parte delle battaglie urbane ad alta intensità, esemplifica il potenziale apocalittico dei combattimenti moderni. L’intenso bombardamento ha ridotto in macerie ampie porzioni della città, dando l’impressione che Wagner e l’AFU non stessero combattendo tanto per la città quanto per la sua carcassa.

Il ritmo lento e l’estrema distruzione hanno reso questa battaglia piuttosto difficile da analizzare. Sembra tutto così insensato, anche all’interno dell’unico paradigma del war-making. In assenza di un’ovvia logica operativa, gli osservatori di entrambe le parti non hanno potuto fare a meno di costruire teorie su come la battaglia fosse, in realtà, un brillante esempio di scacchi a quattro dimensioni. In particolare, è facile trovare argomentazioni da parte di commentatori sia filo-ucraini che filo-russi, che sostengono che Bakhmut era stata usata come una trappola per attirare e distruggere uomini e materiale dell’avversario, guadagnando tempo per accumulare potenza di combattimento.

Le fonti filo-ucraine sono convinte che a Bakhmut sia stata distrutta un’enorme quantità di potenza di combattimento russa, mentre l’AFU riceveva mezzi corazzati e addestramento da parte dell’Occidente per costruire un pacchetto meccanizzato per tornare all’offensiva. Gli scrittori filorussi sembrano altrettanto convinti che l’AFU abbia bruciato un’enorme quantità di uomini, mentre l’esercito russo ha conservato la sua forza lasciando che fosse il gruppo Wagner a sostenere la maggior parte dei combattimenti.

È chiaro che le due versioni non possono essere entrambe corrette.

In questo articolo, vorrei fare un’analisi globale della battaglia di Bakhmut ed esaminare le prove. Quale esercito è stato veramente distrutto in questa città “strategicamente insignificante”? Quale esercito ha sprecato in modo dispendioso le proprie truppe? E soprattutto, perché questa mediocre città è diventata il luogo della più grande battaglia del secolo? È stato commesso un omicidio, ma nessuno è d’accordo su chi abbia ucciso chi. Quindi, conduciamo un’autopsia.

La strada per il mattatoio

La battaglia di Bakhmut è durata così a lungo che può essere facile dimenticare come mai il fronte passasse lì e come Bakhmut si inserisse nelle operazioni dell’estate del 2022. Le operazioni russe dell’estate scorsa si erano concentrate sulla riduzione del saliente ucraino intorno a Lysychansk e Severodonetsk e avevano raggiunto il culmine quando le forze russe avevano sfondato l’importante roccaforte ucraina di Popasna, avevano accerchiato una sacca di forze ucraine intorno a Zolote e si erano avvicinate all’autostrada Bakhmut-Lysychansk. La caduta effettiva dell’agglomerato urbano di Lysychansk-Severodonetsk era avvenuta in tempi relativamente brevi, con le forze russe che minacciavano di accerchiare l’intera sacca, costringendo gli ucraini a ritirarsi.

Solo a titolo di riferimento, ecco come appariva la linea del fronte nel Donbass centrale il 1° maggio 2022, per gentile concessione di MilitaryLand:

In questo contesto, Bakhmut minacciava già di diventare un importante campo di battaglia. Si trovava in un vero e proprio incrocio, direttamente al centro del saliente ucraino. Mentre le posizioni ucraine a Lysychansk, Popasna e Svitlodarsk venivano sfondate, gli assi dell’avanzata russa convergevano su Bakhmut.

Le forze ucraine avevano un gran bisogno di bloccare e stabilizzare il fronte e non c’era altro posto dove farlo se non a Bakhmut. Tra Lysychansk e Bakhmut non ci sono aree urbane sufficientemente solide per ancorare una difesa e, per alcune ragioni che possiamo elencare, non era neanche da prendere in considerazione la possibilità di non difendere adeguatamente Bakhmut,:

1. Bakhmut è in posizione centrale in questo settore del fronte e la sua perdita avrebbe rischiato la caduta di Siversk e avrebbe consentito alle forze russe di aggirare le difese ben fortificate e ben presidiate di Toretsk.

2. L’agglomerato strategico di Slavyansk-Kramatorsk non avrebbe potuto essere difeso con successo se l’esercito russo avesse controllato sia le alture a est (nella zona di Bakhmut) che Izyum.

Bakhmut stessa, nel frattempo, era un’area urbana difendibile con alture dominanti nelle sue retrovie, molteplici vie di rifornimento, buoni collegamenti con altri settori del fronte e una cintura periferica di aree urbane più piccole a protezione dei suoi fianchi.

Questo imponeva alle forze ucraine una decisione operativa piuttosto ovvia. La scelta era, tutto sommato, tra impegnare le riserve per stabilizzare il fronte a Bakhmut (una ancora vitale difensiva forte e operativa) o rischiare che la Russia aggirasse e spazzasse via un’intera cintura difensiva a Siversk e Toretsk. Dovendo scegliere tra un’opzione ragionevolmente buona e una estremamente cattiva, non c’erano state grandi controversie nel decidere.

Dopo la perdita della sua cintura difensiva orientale, l’Ucraina aveva bisogno di stabilizzare il fronte da qualche parte, e l’unico posto adatto era Bakhmut: è qui che le riserve ucraine erano state inviate in forze, ed è qui che l’AFU aveva scelto di combattere. La logica operativa, indifferente a quegli aspetti che, normalmente, ci fanno apparire le città come “importanti”, aveva decretato che lo Stige dovesse passare per Bakhmut.

La Russia aveva raccolto la sfida, portando come punta di diamante un gruppo di mercenari, composto da galeotti armati di pale e gestito da un ristoratore calvo. Cosa avrebbe potuto andare storto?

La progressione operativa

Poiché ciò che colpisce di più di Bakhmut sono i combattimenti urbani, può essere facile dimenticare che la maggior parte della battaglia si è svolta al di fuori della città stessa, nei sobborghi e nella campagna intorno al centro urbano. L’avvicinamento a Bakhmut è costellato da un anello di piccoli villaggi (località come Klynove, Pokrovs’ke e Zaitseve) in cui l’AFU è stata in grado di articolare una tenace difesa con il supporto dell’artiglieria dislocata in città.

Anche se le forze russe avevano raggiunto la periferia di Bakhmut già alla fine di giugno (ancor prima della cattura di Lysychansk) e la città era alla portata dei bombardamenti di artiglieria, [i russi] non avevano iniziato una spinta concertata per raggiungerla. [Solo] il 1° agosto erano iniziati i primi assalti alla cintura esterna dei villaggi e il Ministero della Difesa russo aveva dichiarato nei suoi briefing che “le battaglie per Bakhmut” erano iniziate. Questa è la data di inizio più logica ai fini storiografici, quindi possiamo affermare con certezza che la battaglia di Bakhmut è stata combattuta dal 1° agosto 2022 al 20 maggio 2023 – per un totale di 293 giorni.

I primi due mesi della battaglia avevano visto la conquista da parte dei russi della maggior parte degli insediamenti a est dell’autostrada T0513, a sud della città, e dell’autostrada T1302, a nord, cosa che aveva privato Bakhmut e Soledar della maggior parte delle loro zone cuscinetto orientali e spinto la linea di contatto fino al limite delle aree urbane vere e proprie.

Fase 1: La cintura esterna

Quindi, le linee del fronte erano rimaste in gran parte congelate per il resto dell’anno, fino a che Wagner non aveva posto le basi per ulteriori avanzate con la cattura del piccolo villaggio di Yakovlivka, a nord di Soledar. Questo successo può essere interpretato come il primo domino di una catena di eventi che ha portato alla sconfitta ucraina a Bakhmut.

Soledar stessa ha un ruolo unico e critico nella geografia operativa di Bakhmut. Disposta in una striscia relativamente lunga e sottile, Soledar e i suoi sobborghi formano uno scudo urbano continuo che si estende dall’autostrada T0513 (che corre a nord verso Siversk) fino alla strada T0504 (che corre a est verso Popasna). Questo fa di Soledar una roccaforte satellite naturale che difende Bakhmut su un fronte di quasi novanta gradi. Soledar è anche ricca di strutture industriali, tra cui la miniera di sale da cui prende il nome, che la rendono un luogo relativamente favorevole per una difesa statica, piena com’è di cavità e mura fortificate.

Tuttavia, il 16 dicembre, la cattura di Yakovlivka da parte del gruppo Wagner era stato il primo segnale delle difficoltà in cui versava la difesa di Soledar. Yakovlikva si trova in una posizione elevata a nord-est di Soledar e la sua cattura aveva dato a Wagner una salda posizione sul fianco di Soledar. Gli ucraini se ne erano resi conto e, in risposta alla perdita di Yakovlivka e all’imminente assalto, avevano notevolmente rafforzato Soledar. La cattura di Bakhmutske il 27 dicembre (un sobborgo di Soledar a sud della cittadina) aveva posto le basi per un assalto di successo.

L’attacco a Soledar era stato relativamente veloce ed estremamente violento, caratterizzato da un intenso supporto dell’artiglieria russa. L’assalto era iniziato quasi subito dopo la perdita di Bakhmutske, il 27 dicembre e, entro il 10 gennaio, la difesa coesa dell’Ucraina era stata frantumata. La leadership ucraina, ovviamente, aveva negato di aver perso la città e aveva raccontato di gloriosi contrattacchi, ma persino l’Institute for the Study of War (un braccio di propaganda del Dipartimento di Stato americano) aveva poi ammesso che la Russia aveva catturato Soledar l’11 gennaio.

La perdita di Soledar, in combinazione con la cattura di Klischiivka, a sud, all’inizio di gennaio, aveva messo il gruppo Wagner in condizione di iniziare un parziale avvolgimento di Bakhmut.

Fase 2: liberare i fianchi

A questo punto la discussione si era focalizzata su un potenziale accerchiamento di Bakhmut da parte dei russi. Certo, le ali russe si erano rapidamente espanse intorno alla città, mettendola in una sacca di fuoco, ma non c’era mai stato uno sforzo concertato per arrivare ad un vero e proprio proprio accerchiamento. L’avanzata russa si era ridotta all’avvicinamento di Ivanivske, a sud, e alla vitale autostrada M03, a nord.

Un vero e proprio accerchiamento non era probabilmente mai stato previsto, soprattutto a causa della complicazione rappresentata da Chasiv Yar – una roccaforte nelle retrovie fortemente difesa. Per accerchiare completamente Bakhmut, le forze russe avrebbero dovuto scegliere tra due opzioni ugualmente difficili: o bloccare la strada da Chasiv Yar a Bakhmut, o allargare l’accerchiamento, in modo da portare anche Chasiv Yar nel calderone. Entrambe le opzioni avrebbero complicato notevolmente l’operazione e quindi Bakhmut non era mai stata veramente accerchiata.

Ciò che i russi erano riusciti a fare, tuttavia, ea stato stabilire una posizione dominante sui fianchi della città, con tre vantaggi significativi. In primo luogo, potevano dirigere il fuoco sulle rimanenti linee di rifornimento di Bakhmut. In secondo luogo, erano in grado di bombardare la stessa Bakhmut con un intenso fuoco di artiglieria da diverse posizioni. Terzo – e forse più importante – erano in grado di assaltare il centro urbano di Bakhmut da tre diverse direttrici. Questo, alla fine, aveva notevolmente accelerato la caduta della città. Ad aprile era chiaro che l’attenzione si era spostata dall’avviluppamento sui fianchi all’assalto di Bakhmut stessa ed era stato riferito che unità regolari russe erano state dislocate sui fianchi, in modo che Wagner potesse liberare la città.

Fase 3: l’apertura delle ali

Per tutto aprile e l’inizio di maggio i combattimenti si erano quindi concentrati sulla conquista del centro urbano. Le unità dell’AFU in città, alla fine, si erano dimostrate incapaci di fermare l’avanzata di Wagner, in gran parte a causa dello stretto coordinamento del fuoco di artiglieria russo e degli angusti confini in cui era costretta la difesa ucraina. Mentre il gruppo Wagner  avanzava in città da tre assi, le griglie di tiro per l’artiglieria russa diventavano sempre più strette e la difesa statica dell’AFU – pur resistendo coraggiosamente – era stata lentamente neutralizzata.

All’inizio di maggio era chiaro che la città sarebbe caduta a breve, mentre l’AFU si aggrappava disperatamente al margine occidentale della città. L’attenzione, tuttavia, si era rapidamente concentrata su un contrattacco ucraino sui fianchi.

Questo è diventato un classico caso in cui gli eventi sul campo sono stati superati dalla narrazione. Da tempo circolavano voci di un imminente contrattacco ucraino, avanzate da fonti sia ucraine che russe. I canali ucraini si basavano sull’idea che il generale Oleksandr Syrskyi (comandante delle forze di terra dell’AFU) avesse architettato un piano per attirare i russi a Bakhmut per poi lanciare un contrattacco sulle ali. Questa idea era apparentemente corroborata dai frenetici avvertimenti del capo del gruppo Wagner, Yevgeny Prigozhin, secondo il quale gli ucraini avevano ammassato nelle aree retrostanti Bakhmut enormi forze che sarebbero state utilizzate per contrattaccare nella città.

In ogni caso, i mesi primaverili erano trascorsi senza alcun sorprendente contrattacco dell’AFU e la colpa era stata data alla carenza di materiali e agli eventi meteorologici. Poi, il 15 maggio, era sembrato scatenarsi l’inferno. L’AFU aveva finalmente attaccato e Prigozhin aveva lanciato l’allarme sul fatto che la situazione sui fianchi si stava avvicinando allo scenario peggiore.

In realtà, quello che era accaduto era stato piuttosto deludente. L’AFU aveva messo in campo un nutrito gruppo di unità, tra cui alcune delle sue formazioni migliori e più veterane. Tra di esse:

– La 56a Brigata
– La 57a Brigata meccanizzata
– La 67ª Brigata meccanizzata
– La 92ª Brigata meccanizzata
– La 3ª Brigata d’assalto (Azov)
– L’80ª Brigata d’assalto aereo
– La 5ª Brigata d’assalto

Questo consistente pacchetto aveva attaccato alcune mediocri brigate russe di fanteria motorizzata, ottenendo qualche successo iniziale, ma subendo pesanti perdite. Nonostante l’affermazione di Prigozhin secondo cui i regolari russi avevano abbandonato le loro postazioni e lasciato le ali russe senza difesa, in seguito abbiamo appreso che queste forze – comprese le unità mobilitate di fanteria motorizzata – avevano caparbiamente difeso le loro posizioni e si erano ritirate solo su ordine dall’alto. Questi arretramenti (su una distanza di poche centinaia di metri al massimo) avevano portato la linea difensiva russa sua posizioni più difendibili lungo una serie di canali e bacini idrici, posizioni che l’AFU non era riuscita a superare.

Questo non significa che la Russia non avesse subito perdite per difendersi dal tenace attacco ucraino. La 4a brigata di fanteria motorizzata, in gran parte responsabile del successo della difesa fuori Klishchiivka, era stata gravemente menomata, il suo comandante era stato ucciso e l’unità aveva dovuto essere prontamente ritirata. Tuttavia, il potenziale offensivo del pacchetto d’assalto ucraino si era esaurito e, nelle due settimane successive, non c’erano stati ulteriori tentativi di sfondamento.

L’atto finale: Il contrattacco dell’Ucraina

Alla fine, il tanto millantato piano Syrskyi era apparso piuttosto debole. Il contrattacco era riuscito a sbloccare alcune strade chiave in uscita da Bakhmut, ma non era riuscito ad impedire al gruppo Wagner di completare la presa della città, aveva esaurito la potenza di combattimento di diverse brigate di prima linea e, il 20 maggio, le ultime posizioni ucraine in città erano state liquidate.

Risultato. È stata una strana battaglia. Un’agonizzante e lenta strisciata ai fianchi della città, la materializzazione di una minaccia di accerchiamento e un’improvvisa concentrazione dell’energia di combattimento di Wagner nella città stessa – il tutto sotto la minaccia di un’enorme controffensiva dell’AFU, rivelatasi inefficace ed effimera.

Non è ovvio, quindi, come questa battaglia si adatti alla logica operativa di entrambi gli eserciti, né che qualcuno ne esca pienamente soddisfatto. L’Ucraina ha ovviamente perso la battaglia in termini nominali, ma l’avanzata russa è sembrata così lenta e Bakhmut così strategicamente casuale (almeno superficialmente) che il successo di Wagner può essere dipinto come una vittoria di Pirro. Per giudicare pienamente la battaglia di Bakhmut, dobbiamo quindi considerare le perdite relative e il dispendio del potenziale di combattimento.

Il conto del macellaio

Stimare le perdite in Ucraina è un compito difficile, soprattutto perché le stime “ufficiali” delle vittime sono spesso palesemente assurde. Per questo motivo, dobbiamo cercare di ottenere cifre ragionevoli utilizzando proxy e informazioni secondarie. Una di queste importanti fonti di conoscenza è costituita dai dati relativi agli schieramenti: possiamo avere un’idea generale del tasso di perdite in base alla scala e alla frequenza di assegnazione delle varie unità. In questo caso particolare, tuttavia, ci accorgiamo che i dati di distribuzione delle unità sono in qualche modo difficili da utilizzare. Analizziamo il problema.

In primo luogo, dobbiamo affrontare il fatto incontrovertibile che un’enorme quota dell’esercito ucraino è stata fatta ruotare a Bakhmut, in un momento o nell’altro. Il canale Telegram Grey Zone ha compilato un elenco di tutte le unità ucraine che erano state identificate con certezza (di solito tramite post sui social media o aggiornamenti dell’AFU) come schierate a Bakhmut durante i nove mesi di battaglia (non contemporaneamente):

Si tratta di un impegno assolutamente enorme (37 brigate, 2 reggimenti e 18 battaglioni separati (più formazioni irregolari come la Legione Georgiana) cosa che, ovviamente, è segno di gravi perdite (per quel che vale, la MilitaryLand Deployment Map, filo-ucraina, ammette uno schieramento ucraino altrettanto titanico a Bakhmut). Tuttavia, questo non ci porta a valutare con precisione le perdite, soprattutto perché l’ordine di battaglia dell’Ucraina (ORBAT) è un po’ confuso. L’Ucraina spesso suddivide le proprie unità al di sotto del livello di brigata (ad esempio, le brigate di artiglieria non vengono mai schierate come tali) e ha la cattiva abitudine di cannibalizzare le unità.

Facendo alcuni calcoli estremamente approssimativi, una minima riduzione delle sole 37 brigate avrebbe potuto facilmente spingere l’Ucraina oltre le 25.000 unità di perdite, ma qui c’è tutta una serie di ipotesi traballanti. In primo luogo, si presuppone che l’Ucraina ritiri le sue brigate quando raggiungono livelli di perdite inefficaci per il combattimento (il 15% sarebbe un numero indicativo), il che non è necessariamente vero – ci sono precedenti in cui l’AFU aveva lasciato morire le truppe sul posto, specialmente unità di qualità inferiore, come la Difesa Territoriale. Infatti, un volontario australiano (intervista linkata più avanti) aveva affermato che la 24ª brigata meccanizzata aveva subito l’80% di perdite a Bakhmut, quindi è possibile che molte di queste brigate siano state degradate ben oltre i livelli di inefficacia ai compiti (non fatte ruotare correttamente) e siano state completamente distrutte. In un recente articolo del New Yorker, ad esempio, erano stati intervistati i sopravvissuti di un battaglione che era stato quasi completamente spazzato via. In un altro caso, un colonnello dei Marines in pensione aveva dichiarato che le unità al fronte subivano abitualmente il 70% di perdite.

Possiamo dire alcune cose con certezza. In primo luogo, l’Ucraina aveva un tasso di perdite estremamente elevato, che l’aveva costretta a impegnare quasi un terzo del suo ORBAT totale. In secondo luogo, sappiamo che almeno alcune di queste formazioni erano state lasciate al fronte fino alla loro distruzione. Infine, possiamo definitivamente affermare che i resoconti filo-ucraini non sono corretti (o forse mentono) quando dicono che la difesa a Bakhmut era stata condotta per guadagnare tempo affinché l’Ucraina potesse approntare forze nelle retrovie. Lo sappiamo innanzitutto perché Bakhmut ha risucchiato insaziabilmente altre unità e, in secondo luogo, perché questo scontro ha coinvolto un gran numero di forze ucraine veterane e di primo piano, tra cui una dozzina di brigate d’assalto, aviotrasportate e corazzate.

C’è però un altro problema con l’approccio ORBAT alle perdite, che riguarda Wagner. Uno dei nostri obiettivi qui è cercare di ottenere un senso dei tassi comparativi di perdite e ORBAT, nel caso particolare di Bakhmut, semplicemente non è un buon modo per farlo. Questo perché la battaglia è stata combattuta dal lato russo per lo più dal Gruppo Wagner, che è una formazione enorme e con una struttura interna assai poco trasparente.

Mentre sul versante ucraino possiamo enumerare un lungo elenco di formazioni che hanno combattuto a Bakhmut, sul versante russo ci limitiamo a indicare il Gruppo Wagner, forte di 50.000 uomini. Il Wagner ha ovviamente sotto-formazioni e rotazioni interne, ma queste non sono visibili a noi dall’esterno, e quindi non possiamo farci un’idea dell’ORBAT interno del Wagner o dell’impegno della forza. In generale sappiamo che Wagner ha una struttura di distaccamenti d’assalto (probabilmente l’equivalente di un battaglione), plotoni e squadre, ma non abbiamo la percezione di dove queste unità siano dispiegate in tempo reale o di quanto velocemente vengano ruotate o logorate. Purtroppo, quando Prigozhin si era presentato davanti alle telecamere, aveva portato con sé mappe senza la disposizione delle unità, lasciando i nerd di ORBAT a strizzare invano gli occhi nel tentativo di estrarre informazioni utili. Quindi, non avendo una buona visione degli schieramenti di Wagner, non siamo in grado di fare un confronto adeguato con l’ipertrofico ORBAT ucraino di Bakhmut.

Ci sono però altri modi per calcolare il numero delle perdite. L’organizzazione dei dissidenti russi (cioè anti-Putin) Mediazona traccia le perdite russe tabulando i necrologi, gli annunci di morte sui social media e le dichiarazioni ufficiali. Per l’intero periodo della battaglia di Bakhmut (1 agosto – 20 maggio), ha contato 6.184 morti totali tra il personale della PMC, i detenuti e le forze aviotrasportate (queste tre categorie rappresentano la maggior parte delle forze russe a Bakhmut).

Nel frattempo, Prigozhin aveva affermato che, a Bakhmut, Wagner aveva subito 20.000 KIA [uccisi in azione], mentre ne aveva inflitti 50.000 agli ucraini. Per quanto riguarda il primo numero, il contesto di questa affermazione era un’intervista in cui Prigozhin stava criticando il Ministero della Difesa russo (come è sua abitudine) e in cui, ovviamente, era incentivato a sovrastimare le perdite di Wagner (poiché stava cercando di mettere in risalto il sacrificio di Wagner per il popolo russo).

Quindi, ecco a che punto siamo con le perdite di Wagner. Abbiamo un “pavimento”, o un minimo assoluto, di poco più di 6.000 KIA (identificati con nome e cognome) con un significativo margine di errore verso l’alto, e qualcosa come un tetto di 20.000. Il numero su cui ho lavorato è di circa 17.000 morti totali per Wagner nell’operazione Bakhmut (con un intervallo minimo-massimo di 14.000 e 20.000, rispettivamente).

Tuttavia, occorre considerare la composizione di queste forze. Tra i caduti identificati positivamente, i detenuti superano gli operatori professionisti della PMC di circa 2,6 a 1 (in altre parole, i morti di Wagner sarebbero costituiti per il 73% da detenuti). Secondo il Pentagono, tuttavia, (con beneficio d’inventario), quasi il 90% delle perdite di Wagner sarebbe costituito da carcerati. Con un rapporto conservativo di 75/25 e arrotondando i numeri per renderli più gradevoli, la mia stima è che Wagner abbia perso circa 13.000 detenuti e 4.000 operatori professionisti. Se si aggiungono le perdite dei VDV [paracadutisti] e delle unità di fanteria motorizzata che combattevano sui fianchi, il totale dei morti russi a Bakhmut è probabilmente dell’ordine delle 20-22.000 unità.

E le perdite ucraine? La principale domanda in sospeso rimane: chi sta dalla parte giusta nei rapporti delle perdite?

I commentatori ucraini ci chiedono sempre di credere che le perdite russe erano state molto più alte a causa della pratica di attaccare “a ondate umane”. Ci sono diverse ragioni per cui questa tesi può essere respinta.

In primo luogo, dobbiamo riconoscere che, dopo nove mesi di combattimenti, non abbiamo ancora visto un solo video che mostri una di queste presunte ondate umane (cioè, detenuti Wagner che attaccano in formazione massiccia). Tenendo presente che l’Ucraina ama condividere filmati di errori russi imbarazzanti, che non si fa scrupolo di condividere filmati di guerra cruenti e che questa è una guerra combattuta con migliaia di occhi nel cielo sotto forma di droni da ricognizione, è perlomeno curioso che nessuno di questi presunti attacchi a ondate umane sia stato ancora ripreso dalle telecamere. Quando vengono condivisi video che pretendono di mostrare ondate umane, essi mostrano invariabilmente piccoli gruppi di 6-8 soldati di fanteria (noi li chiamiamo squadroni, non ondate umane).

Tuttavia, l’assenza di prove non è prova di assenza. Detto questo, la narrativa delle “ondate umane” è stata contraddetta in diverse occasioni. Tanto per cominciare, lo stesso generale Syrskyi aveva contraddetto la narrazione dell’ondata umana, affermando che la tattica di Wagner consiste nel far avanzare piccoli gruppi d’assalto sotto un’intensa copertura di artiglieria. I testimoni dal fronte concordano. Un veterano dell’esercito australiano, volontario in Ucraina, aveva rilasciato un’intervista molto interessante in cui minimizza le perdite di Wagner, sottolineando invece che “l’Ucraina stava subendo troppe perdite” – aveva poi aggiunto che la 24a brigata aveva subito l’80% di perdite a Bakhmut. Aveva fatto anche notare che Wagner favoriva i gruppi di infiltrazione e le piccole unità – il vero opposto delle ondate umane di massa.

Trovo che questo articolo del Wall Street Journal sia emblematico sulla questione delle ondate umane. Contiene l’affermazione obbligatoria della tattica dell’ondata umana: “Il nemico non presta attenzione alle enormi perdite di personale e continua l’assalto attivo. Gli avvicinamenti alle nostre posizioni sono semplicemente disseminati dei corpi degli avversari morti”. Questa descrizione, tuttavia, proviene dall’apparato burocratico del Ministero della Difesa ucraino. E le persone sul campo? Un ufficiale ucraino al fronte dice: “Finora il rapporto di scambio tra le nostre vite e le loro favorisce i russi. Se continua così, potremmo rimanere senza uomini”.

In definitiva, è difficile credere che il rapporto delle perdite favorisca l’Ucraina per il semplice motivo che i russi hanno goduto di un enorme vantaggio in termini di potenza di fuoco. I soldati ucraini parlano liberamente dell’enorme superiorità russa nell’artiglieria e, a un certo punto, è stato suggerito che l’AFU fosse in inferiorità numerica di dieci a uno [per i colpi sparati]. I soggetti intervistati dal New Yorker avevano affermato che la sezione mortai del loro battaglione aveva una disponibilità di soli cinque proiettili al giorno!

L’enorme vantaggio russo nell’artiglieria e nelle armi lanciate a distanza fa pensare che l’AFU avrebbe subito perdite terribili e, in effetti, questo è ciò che sentiamo da una miriade di fonti al fronte. Poi, naturalmente, c’è stata la scioccante affermazione di febbraio di un ex marine americano a Bakhmut, secondo cui l’aspettativa di vita al fronte era di sole quattro ore.

Tutto questo è, in realtà, secondario rispetto al punto più importante. L’enorme inventario di unità dell’AFU fatte ruotare sul fronte di Bakhmut riguardava circa 160.000 effettivi totali. Considerando un tasso di perdita tra il 25 e il 30% (all’incirca pari a quello di Wagner), è chiaro che le perdite dell’Ucraina sono state enormi. Credo che le perdite totali irrecuperabili per l’Ucraina a Bakhmut siano state circa 45.000, con un margine di errore di +/- 7.000 unità.

Quindi, le mie stime attuali delle perdite nella battaglia di Bakhmut sono di circa 45.000 per l’Ucraina, 17.0000 per Wagner e 5.000 per le altre forze russe.

Ma forse anche questo non coglie il punto.

L’Ucraina ha perso il suo esercito, la Russia ha perso la sua popolazione carceraria.

Giudicare la battaglia di Bakhmut è relativamente facile se si guarda a quali unità sono state fatte scendere in campo. Bakhmut ha bruciato un’enorme porzione dell’inventario dell’AFU, comprese molte delle brigate d’assalto veterane, mentre praticamente nessuna delle forze convenzionali russe è stata danneggiata (con l’unica eccezione delle brigate di fanteria motorizzata che avevano bloccato il contrattacco ucraino). Persino il Pentagono aveva ammesso che la stragrande maggioranza delle vittime russe in Ucraina era costituita da detenuti.

Ora, tutto questo è piuttosto cinico – nessuno può negarlo. Ma, dal punto di vista del calcolo non sentimentale della logica strategica, la Russia ha consumato la sua risorsa militare più spendibile, lasciando il suo ORBAT regolare non solo completamente intatto, ma addirittura più grande di quanto fosse l’anno scorso.

Nel frattempo, l’Ucraina è rimasta virtualmente priva di potenza offensiva interna: l’unico modo per condurre operazioni offensive è costituito da un pacchetto meccanizzato costruito da zero dalla NATO. Nonostante tutte le spacconate, l’impegno di forze a Bakhmut aveva reso l’Ucraina incapace di intraprendere qualsiasi operazione proattiva per tutto l’inverno e la primavera, il suo contrattacco multi-brigata a Bakhmut era fallito e aveva lasciato i suoi sostenitori ad arrampicarsi sugli specchi riguardo ad un’imminente controffensiva per accerchiare il gruppo Wagner utilizzando di un inesistente esercito di riserva. L’Ucraina si è persino ridotta a inviare piccole colonne volanti nell’Oblast’ di Belgorod per lanciare incursioni terroristiche, unità che vengono regolarmente eliminate – scoprendo che il confine russo è, in realtà, pieno di truppe dell’esercito russo, ancora praticamente intatto.

Credo che, in ultima analisi, nessuno dei due eserciti avesse previsto che Bakhmut sarebbe diventato il punto focale di un combattimento così intenso, ma l’arrivo in forze delle riserve ucraine ha creato una situazione unica. La Russia aveva iniziato un importante processo di generazione di forze (con la mobilitazione che aveva iniziato a settembre) e i dintorni di Bakhmut, simili a Verdun, chiusi e dove erano possibili solo movimenti lenti, offrivano un buon posto per i Wagner per sopportare il carico di combattimento, mentre gran parte delle forze regolari russe erano in fase di espansione e di riequipaggiamento.

L’Ucraina, nel frattempo, era caduta nella trappola dei costi irrecuperabili, aveva iniziato a credere alla sua stessa propaganda sulla “Fortezza di Bakhmut” e aveva permesso che una brigata dopo l’altra venisse risucchiata, trasformando la città e i suoi dintorni in una zona di morte.

Ora che Bakhmut è perduta (o, come ha detto Zelensky, esiste “solo nei nostri cuori“), l’Ucraina si trova di fronte ad un’impasse operativa. Bakhmut era, dopotutto, un ottimo posto per combattere una difesa statica. Se l’AFU non è riuscita a tenerlo, e nemmeno a produrre uno scambio di perdite favorevole, può davvero essere considerata praticabile una strategia di mantenimento di cinture fortificate statiche? Nel frattempo, il fallimento del piano Syrskyi e il fatto che un contrattacco multi-brigata non sia riuscito ad avere la meglio su alcune brigate russe di fanteria motorizzata mette in serio dubbio la capacità dell’Ucraina di avanzare su posizioni russe fortemente presidiate.

In definitiva, a Bakhmut sia l’Ucraina che la Russia hanno cercato di guadagnare tempo, ma, mentre la Russia ha messo in campo una PMC che ha perso principalmente detenuti, l’Ucraina ha guadagnato tempo erodendo una quantità significativa della sua potenza di combattimento. Hanno guadagnato tempo – ma tempo per fare cosa? Può l’Ucraina fare qualcosa che valga le vite spese a Bakhmut, o è stato solo sangue per il dio del sangue?

Big Serge

Fonte: bigserge.substack.com
Link: https://bigserge.substack.com/p/the-battle-of-bakhmut-postmortem
02.06.2023
Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org

ISCRIVETEVI AI NOSTRI CANALI
CANALE YOUTUBE: https://www.youtube.com/@ComeDonChisciotte2003
CANALE RUMBLE: https://rumble.com/user/comedonchisciotte
CANALE ODYSEE: https://odysee.com/@ComeDonChisciotte2003

CANALI UFFICIALI TELEGRAM:
Principale - https://t.me/comedonchisciotteorg
Notizie - https://t.me/comedonchisciotte_notizie
Salute - https://t.me/CDCPiuSalute
Video - https://t.me/comedonchisciotte_video

CANALE UFFICIALE WHATSAPP:
Principale - ComeDonChisciotte.org

Potrebbe piacerti anche
Notifica di
19 Commenti
vecchi
nuovi più votati
Inline Feedbacks
View all comments
19
0
È il momento di condividere le tue opinionix