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In quello che Kevin Gosztola di Shadowproof definisce “uno sforzo non troppo sottile per criminalizzare il giornalismo di un’organizzazione di controinformazione, che gli Stati Uniti hanno fatto di tutto durante l’ultimo decennio per distruggere”, è il fatto che il fondatore di WikiLeaks Julian Assange è stato colpito da un altro atto di accusa dal Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti.
Shadowproof, WSWS e Consortium News riportano tutti articoli molto realistici e puntuali su questo nuovo sviluppo della persecuzione verso Julian Assange. L’accusa non aggiunge nulla di nuovo, è piena di inesattezze, bizzarri buchi della vicenda ed errori amatoriali, inoltre si basa sostanzialmente sulla testimonianze di un pedofilo condannato e un sociopatico diagnosticato e sembra essere poco più che un debole tentativo di legittimare l’introduzione delle parole “Hacking” e “hacker” nella narrativa del pubblico ministero.
Per citare la partner di Assange, Stella Morris, “Non hanno lanciato il libro su Julian, hanno gettato pezzi di carta trovati accartocciati nel mucchio degli scarti.”
DOJ's New WikiLeaks Indictment Has Significant, Convenient Plot Holes | Gizmodohttps://t.co/pJqk5ivMAL
— WikiLeaks (@wikileaks) June 26, 2020
La persecuzione di Julian Assange è un tentativo evidente e risoluto da parte del governo degli Stati Uniti di criminalizzare a livello globale la pubblicazione di fughe di notizie che ne mettono in imbarazzo l’impero centralizzato, disegnando così una linea ferma che i giornalisti di tutto il mondo sanno di non dover attraversare mai.
E’ l’impero oligarchico totalitario ribaltato nel suo gesto più apertamente tirannico. La prigionia di Assange è stata la parte del film in cui il cattivo ha rivelato finalmente il suo vero volto di mostro imperiale, quale è sempre stato, dove è diventato chiaro a chiunque voglia intendere, che la federazione degli Stati Uniti è tanto autoritaria e intollerante verso il vero dissenso quanto una qualsiasi dittatura di latta.
Ma questa è la forma più rara di censura imperiale. Normalmente, laddove possibile, le strutture di potere che dominano la civiltà umana preferiscono farlo lontano dagli occhi e lontano dalla mente, ipoteticamente facendo in modo che i detenuti della prigione fungano anche da propri guardiani.
It's incredible to see book after book churn out the same discredited Russiagate hype. When I talked to an editor at a major publisher about doing a book — you know, based on actual facts — they told me their friends would be mad at them if they published it, so that was it. https://t.co/OMTvfve9bl
— Aaron Maté (@aaronjmate) June 25, 2020
Aaron Maté, che come già sanno i miei lettori abituali è uno dei miei giornalisti preferiti sul pianeta in questo momento, ha un nuovo interessante post su Twitter che recita (l’enfasi è la mia): “È incredibile vedere un libro dopo l’altro sfornare lo stesso clamore per il Russiagate screditato. Quando ho parlato con un importante editore per pubblicare un libro – sai, basato su fatti reali – mi hanno detto che i loro amici si sarebbero arrabbiati con loro se l’avessero pubblicato, e così è stato.”
Questo è un perfetto esempio della tirannia dolce, rappresentata in gran parte dalla censura dell’impero sulla libera informazione. Non esistono leggi che vietino la pubblicazione del pluripremiato giornalismo di Maté sulla propaganda psicologica di massa, nota come Russiagate. Nessuno che avesse pubblicato un libro del genere sarebbe stato torturato o avrebbe dovuto affrontare una pena detentiva di 170 anni, come Julian Assange.
Tuttavia il suo discorso rimane soggetto a restrizioni. I principali editori non toccheranno il lavoro di Maté. Non lo vedrai come gradito ospite su MSNBC o CNN. Non perché a queste piattaforme sia proibito farlo, ma perché decidono di non farlo. Come ha spiegato lo scorso anno l’ex conduttore di MSNBC Krystal Ball, un atteggiamento di fedeltà è stato prodotto dall’alto verso il basso per garantire che quelli che salgono in cima alle piattaforme più influenti siano quelli che sanno come raggiungere la linea dell’establishment senza che gli venga detto. Le persone vengono assunte dalle stesse università secondo la loro consonanza al sistema, da parte di dirigenti che sono stati selezionati dai plutocrati proprietari dei media, in base alla loro volontà di proteggere lo status quo su cui sono costruiti i loro regni plutocratici, e solo coloro che giocano a pallone all’interno di quel sistema potranno eventualmente raggiungere posizioni di prestigio.
Many journalists – either for self-serving reasons or due to genuine befuddlement – are completely misinterpreting Bernie's media critique. The person who explained it most clearly was Noam Chomsky in this 90-second answer to an equally confused BBC host. This will clear it up: pic.twitter.com/AgznEp3LB1
— Glenn Greenwald (@ggreenwald) August 13, 2019
Mi viene in mente una famosa intervista tra Noam Chomsky e il giornalista britannico Andrew Marr, in cui Chomsky derideva la falsa immagine che i giornalisti mainstream davano di se stessi, definendosi esponenti di “una crociata contro il potere, contrastante e antitetica”, mentre secondo lui sarebbe stato praticamente impossibile professare il giornalismo in maniera onesta e libera dentro i mass media.
“Come fai a sapere che mi sto autocensurando? Come fai a sapere che i giornalisti sono …” obiettò Marr.
“Non sto dicendo che ti stai autocensurando”, rispose Chomsky. “Sono sicuro che credi a tutto ciò che stai dicendo. Ma quello che sto dicendo è che se credessi in qualcosa di diverso, non saresti seduto dove sei seduto.”
Mi viene anche in mente una citazione del film “My Dinner with Andre”:
“Penso che New York sia il nuovo modello per un nuovo campo di concentramento, dove il campo è stato costruito dagli stessi detenuti, e i detenuti sono le guardie, e sono orgogliosi per ciò che hanno costruito loro”, hanno costruito la loro prigione – e quindi vivono uno stato di schizofrenia costante dove sono sia guardie che prigionieri. E di conseguenza non hanno più – essendo stati lobotomizzati – la capacità di lasciare la prigione che si sono creati o addirittura di vederla come una prigione.”
https://www.youtube.com/watch?v=68JLWyPxt7g
Lo sapevi che, a seconda del paese in cui vivi, le cosiddette uova “ruspanti” sono spesso tutt’altro?
Negli Stati Uniti, ad esempio, il minimo necessario affinché i polli siano considerati “ruspanti” è che abbiano “accesso all’esterno”. In pratica ciò significa che migliaia di polli sono stipati in piccoli pollai, poco igienici, multiuso, progettati per adattarsi al maggior numero possibile di animali, poi una piccola porta viene aperta sull’estremità del fienile che immette in una piccola area, cui la maggior parte delle galline non trova nemmeno la strada giusta.
L’USDA non impone alcun requisito perché le galline possano zampettare sul terreno all’aperto, o anche su ciò che tecnicamente deve apparire come “all’aperto”, quindi in pratica quello che ti resta sono un gruppo di galline “ruspanti” che non si avventurano mai vicino alla porta e non hanno nemmeno motivo per provare a farlo.
Questo è esattamente ciò che la tanto decantata “libertà di parola” del mondo occidentale appare in pratica quando si tratta di piattaforme con grande influenza. La porta è tecnicamente aperta per il New York Times o la CNN per onorare le voci che dissentono dalla narrativa imperiale ufficiale su ciò che sta accadendo nel mondo, ma scelgono di non farlo, perché è stato progettato un sistema che li disincentiva dal farlo.
I media sono come le fattorie della parola. Niente è libero, umano o vitale in nessuno di questi contesti. Un mondo sano, che speriamo di vedere un giorno, dovrà assolutamente farne a meno.
26.06.2020
Scelto e tradotto per www.comedonchisciotte.org da Rosanna