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La Redazione

 

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European Digital ID WALLET

Per darci "sicurezza, fiducia e garanzie" la UE vuole in ostaggio il nostro "gemello digitale"
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A cura di Redazione CDC
Il 27 Novembre 2023
10076 Views

Di Glauco Benigni per ComeDonChisciotte.org

 

Da qualche anno, ma sempre con maggiore insistenza, in Europa si parla di un “Portafoglio digitale personale“. Cioè di un’App tipo Green Pass, anzi una evoluzione della stessa tecnologia, che secondo molti può rappresentare una forma di controllo estrema e molto raffinata. Di che si tratta?

Ce lo ho spiegò già nel settembre 2020 la signora Ursula von der Leyen, Presidente della Commissione europea, nel suo discorso sullo stato dell’Unione, con queste parole:

Ogni volta che un’App o un sito web ci chiede di creare una nuova identità digitale o di accedere facilmente tramite una grande piattaforma, non abbiamo idea di cosa succede ai nostri dati in realtà. Per questo motivo la Commissione proporrà una sicura identità europea. Qualcosa di cui ci fidiamo e che ogni cittadino possa utilizzare ovunque in Europa per fare qualsiasi cosa, dal pagare le tasse all’affitto di una bicicletta. Una tecnologia in cui possiamo controllare noi stessi, quali dati vengono utilizzati e come

Da queste parole sembrerebbe di capire che la Commissione Europea si sia stancata del fatto che i satelliti dei “5 Eyes” (le Nazioni anglofone) e i Social Network raccolgono dati, li inoltrino ai loro Servizi Segreti e li vendano anche alle Aziende multinazionali, tipo pubblicitarie e farmaceutiche…e quindi si sia detta: “No, basta! Visto che del GDPR (il Regolamento europeo per la protezione della privacy) se ne fregano, allora i dati li raccogliamo anche noi“.

Attualmente ogni Stato membro della UE può sviluppare sistemi di “identificazione elettronica”, ma tali sistemi non sono ancora interoperabili con gli altri Stati (* nota della Redazione in fondo all’articolo).

La nuova proposta sanerà tale carenza e in dettaglio:

Il Portafoglio ID sarà a disposizione di chiunque (aziende private o servizio pubblico) voglia utilizzarlo in tutta la UE come un modo per identificare gli utenti quando viene fornito loro l’accesso ai servizi digitali e contestualmente consentirà all’utente/consumatore di scegliere e tenere traccia della propria identità, dei dati e dei certificati che ha condiviso con terze parti“.

Il 3 giugno 2021 la Commissione europea aveva chiesto a ogni Stato membro di formulare un quadro tecnico, un insieme di norme comuni, specifiche tecniche e un insieme di linee guida quali base per l’attuazione del progetto. L’8 novembre 2023 il Parlamento e il Consiglio UE hanno raggiunto un accordo definitivo sul tema.

In Italia all’IT Wallet lavorano una serie di società pubbliche come PagoPA, Sogei, l’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato.

Grazie all’IT Wallet sarà possibile accedere, tramite smartphone a una serie di documenti personali, tra cui: Tessera Sanitaria, Carta di identità, Patente di guida, Carta Europea della Disabilità.

Il nuovo portafoglio digitale sarà disponibile tramite l’App IO a cui è possibile accedere con CIE (Carta d’Identità Elettronica) o SPID, con livello di sicurezza 2. In caso di servizi che prevedono l’accesso a dati più sensibili, ad esempio i servizi bancari, sarà necessario accedere all’IT Wallet con un livello 3. Secondo le previsioni del Dipartimento per la transizione digitale, a dicembre è previsto il rilascio di una versione dimostrativa dell’IT Wallet.

La versione pubblica, invece, dovrebbe arrivare entro il 30 giugno 2024, anticipando il debutto ufficiale del portafoglio europeo che è previsto per il 2026.

Questa – diciamolo pure – imponente operazione orwelliana sull’intero tessuto sociale della UE ovviamente “non balla da sola”, ma fa parte integrante di un progetto futuro al quale le Elites stanno lavorando da decenni e che, a causa degli eventi mondiali, subisce degli stop and go da montagne russe, ma va avanti. Abbiamo ancora un paio d’anni per sottrarci al controllo totale e imparare a gestire il nostro Avatar digitale. Dobbiamo approfittarne per capire come prepararci e come reagire.

La scena geopolitica: I Guerrieri alzano la voce

Sembrerebbe che i Politici Occidentali, cioè una parte della Casta dei Brahmani del III Millennio, chiamati a (far finta di) rappresentare quel pezzo dell’Anima Collettiva che (nella migliore delle ipotesi) li ha votati, si siano improvvisamente svegliati da un letargo durato diversi decenni. Un letargo durante il quale avevano fatto molti passi indietro nell’esercizio della Governance a favore dei Mercanti, cioè dell’altra Casta, che dagli anni di Reagan a oggi, aveva in Occidente esercitato il diritto alla deregulation, affinchè le Piazze degli Affari non fossero disturbate se non da norme pre-concordate a loro favore.

È pensabile che un Mercante, per esempio uno caso: Elon Musk, metta a rischio l’ignobile arte della sorveglianza e dei bombardamenti perchè controlla (da solo) ampie fette del transito dati e dell’informazione digitale planetaria grazie ai suoi satelliti Starlink? È possibile che i Dati di miliardi di esseri umani debbano transitare dai server di Google, Meta, X, Apple, Windows e Amazon? È possibile che i proprietari di quei server, tra cui per esempio Bill Gates, possano indirizzare l’uso di massa dell’Intelligenza Artificiale? È possibile in sostanza che in Occidente il timone del futuro digitale sia nelle mani dei Privati e che questi, in tempo di guerra, approfittando della deregulation ‘negozino’ da posizioni di forza con i Governi NATO cosa fare e cosa non fare? “Ma non scherziamo. Non se ne parla proprio!” – avrebbero detto i Guerrieri, quelli della terza Casta che conta – e avrebbero chiesto, molto decisamente, ai Brahamani di intervenire con una certa sollecitudine.

E come vedremo i Brahamani così hanno fatto.

Per vostra conoscenza: Musk possiede 3395 satelliti digitali che ‘coprono’ in orbita bassa l’intero Pianeta 24 ore al giorno; Bezos si appresta a lanciarne 3200 entro il 2029; mentre la Cina ne possiede 369, il Governo USA 306 e la Russia solo 137. Ma vi sembra ‘normale’ questa situazione in un mondo in cui le grandi potenze sono in ‘stabile precarietà’ tra loro e il trasferimento dati passa in massima parte da satelliti?

Prepariamoci dunque a interpretare quanto accade non più e non solo perchè “lo chiedono i Mercati“. Oggi purtroppo la volontà dei Guerrieri torna alla ribalta.

La democrazia non c’entra niente! Occhio agli stakeholders

Dal 1992, in occasione della Conferenza di Rio, le Elites transnazionali vogliose di globalizzazione (le Nazioni Unite e le sue Agenzie, il Forum di Davos e le cosiddette Democrazie Parlamentari del G7) se costrette a emanare norme o prendere decisioni ufficiali sulle questioni relative alla Governance Globale Digitale, hanno adottato il sistema di decisione detto Multi Stake Holders.

Secondo Wikipedia: “La governance multistakeholder è una pratica che prevede la partecipazione di più soggetti interessati al dialogo, al processo decisionale e all’attuazione di risposte a problemi percepiti congiuntamente. Il principio di base è che se un numero sufficiente di input viene fornito da più tipi di attori coinvolti in una questione, la decisione consensuale finale acquisisce maggiore legittimità e può essere attuata in modo più efficace rispetto a una risposta tradizionale basata sugli Stati/Parlamenti“.

I maggiori stakeholders (“portatori di interessi”) sono la triade: Governi, Aziende Multinazionali e Società Civile; ai quali possono aggiungersi esperti accademici, leader di comunità, figure religiose, personalità dei media e altri gruppi istituzionali. In sostanza i tre membri maggiori prendono le decisioni sulla base degli interessi comuni – badate bene si parla di ‘interessi’ e non di ‘diritti’ dei cittadini – e poi le decisioni vengono sottoposte ai Parlamenti usati come ‘Assemblee di ratifica’ e non già come produttori di ‘Fonti Primarie del Diritto’. Da notare che nella triade di vertice non figurano i Parlamenti ma i Governi, i quali talvolta, come nel caso della Commissione Europea possono anche essere costituiti da ‘nominati non eletti’. Un altro aspetto rilevante è la presenza “ufficiale” della Società Civile, la quale però non è rappresentata – come dovrebbe – dai Partiti, dai Sindacati, dalle Associazioni di Consumatori , etc…ma dalle Grandi ONG transnazionali le quali, guarda caso, sono in massima parte finanziate in modo occulto dalle stesse Elites che fanno finta di interpellarle. In sostanza la pratica decisionale degli stakeholders è sottoposta alle pressioni e ai capricci delle Aziende che letteralmente “comprano” il consenso sia dei Governi che della Società Civile.

Stavolta però sembrerebbe che qualcosa sia cambiato, tant’è che…

I governi sottraggono ai mercanti la Bussola del mondo digitale

Sempre adottando la pratica multistakeholders, nell’ultimo mese i Brahamani, specificamente anglo-americani, sono intervenuti a gamba tesa nella Governance Digitale Planetaria, chiudendo Dossier che apparivano aperti e in progress da anni.

Già un segnale era stato lanciato a fine agosto 2023 con l’entrata in vigore del Digital Service Act in Europa, dopo di che è iniziata una Maratona che di certo non è stata spontanea, ma ampiamente programmata e organizzata:

  • Il 30 ottobre si comincia con il Codice di Condotta, sottoscritto al G7 di Hiroshima, sui sistemi avanzati di Intelligenza Artificiale;
  • Il giorno successivo, 31 ottobre, con un formidabile colpo di reni la Casa Bianca di Joe “Sleepy” Biden emette un Executive Order, una specie di Decreto del Presidente della Repubblica, con il quale si mettono paletti fondamentali allo sviluppo dell’IA in USA, ma di fatto dovunque nel mondo occidentale;
  • Il 2 novembre, a Londra, 28 nazioni riunite per il Summit sull’IA firmano un accordo congiunto per lo “sviluppo sicuro”.
  • Meno di una settimana dopo, come già accennato, si raggiunge l’intesa finale tra Consiglio e Parlamento UE sul Portafoglio di Identità Digitale. Un accordo che senza una regolamentazione complementare sull’Intelligenza Artificiale non potrebbe esistere. In parole povere: non puoi “schedare”, come si diceva una volta, 500 milioni di cittadini europei se poi non hai gli algoritmi giusti e i processi di IA efficaci per controllarli ben bene. Ora i Governi si sono organizzati per averli.

Il digitale svela e ri-vela l’Ossimoro

Anche in questo caso ricorriamo a Wikipedia (ben sapendo che non è proprio il massimo dell’onestà e dell’affidabilità) e scopriamo che l’Ossimoro “è una figura retorica che consiste nell’accostamento di due termini di senso contrario o comunque in forte antitesi tra loro. Esempi: disgustoso piacere, illustre sconosciuta, silenzio assordante, lucida follia“.

L’Ossimoro è proprio il concetto adeguato che connota la norma sull’identità digitale: da una parte infatti essa viene concepita e promossa per dare garanzie, sicurezza e fiducia; dall’altra parte però, tale identità digitale rappresenta il contrario, cioè il nostro “gemello digitale” il nostro Avatar che sarà oggetto (non solo potenziale), di limitazioni e di coercizioni. A ben guardare tutta la nostra esperienza sul web non è altro che una incessante pratica ossimorica svolta tra “Libertà e Controllo”, per cui non c’è da meravigliarsi che una delle norme madri sia ispirata da questo bipolo di opposti.

Se vuoi: fiducia, sicurezza e garanzie, abituati: al controllo, alle limitazioni, agli obblighi.

Il potere coincide con il controllo

E c’è inoltre un’altra questione storica da tener presente. Il Potere, qualsiasi forma esso abbia assunto nella Storia, dai Faraoni ai Soviet, passando per Monarchie, Dittature e/o Democrazie Parlamentari, per esistere e svolgere la sua essenziale missione di Governare ha bisogno di esercitare il Controllo. È dura da digerire ma è così. Si può addolcire la pillola evocando le mille e una garanzie sbandierate dalle Costituzioni ma…al dunque sempre di controllo si parla. La questione, anche nei suoi aspetti politici, è correlata all’innovazione tecnologica in modo inestricabile e imprescindibile. Nei secoli dei secoli, a seguito del loro avvento e sviluppo, il Potere ha sempre trasformato ogni innovazione tecnologica in strumenti per perfezionare il controllo e con l’andar del tempo ha perfezionato le sue facoltà fino al punto di dipendere quasi totalmente dalle tecniche e dalle istituzioni preposte a ciò che ama chiamare ‘sicurezza’, intendendo controllo, specialmente se occulto: vedi attività dei Servizi Segreti and Co.

Grazie ad una lunga catena di attrezzi e conoscenze che vanno dalle chiivi e serrature, alle armi in genere, al criptaggio/decrittaggio, alle registrazioni audio-video, per arrivare fino alle nano e alle biotecnologie odierne…il Potere ha potuto esercitare il Controllo su schiavi, sudditi e cittadini in maniera però – attenzione! – “progressivamente variabile e correlata allo Spazio e al Tempo”. All’inizio in modo esclusivamente fisico, più o meno ravvicinato e con tempi più o meno lunghi, oggi – e questa è la variante fondamentale – il Potere può esercitare il Controllo da Remoto senza una manifesta azione fisica, in Tempi che tendono a zero e senza che il controllato ne abbia percezione. Siamo nell’era del Controllo Occulto, a distanza e immediato…ogni giorno, da un clic all’altro, come se fossimo nelle sabbie mobili, ci addentriamo nostro malgrado sempre più in questo territorio e nonostante ci sia consapevolezza non c’è protesta adeguata. Anzi: ogni protesta rafforza il controllo.

Con il superamento della Privacy e la raccolta e la conservazione dei Dati, quanto descritto corrisponde all’idea di futuro distopico narrato da diversi Autori dello scorso secolo. In primis da George Orwell.

Scusate le lunghe e ingombranti divagazioni senza le quali però sarebbe stato difficile e parziale affrontare questo argomento. Soprattutto, per chi non crede alle coincidenze, è più facile rendersi conto che dietro a ogni mossa c’è una regia G7/NATO, rispetto alla quale “We, the people”, “NOI, IL POPOLO” siamo totalmente impotenti.

Così tanto impotenti quanto non lo siamo stati mai.

Di Glauco Benigni per ComeDonChisciotte.org

Per saperne di più sull’Autore: https://www.youtube.com/user/glaucobenigni 

 

(* nota della Redazione): Al momento l’interoperabilità dei sistemi di identificazione digitale dei vari Stati dell’UE è garantita in maniera farraginosa dalla procedura descritta nel Regolamento UE n° 910/2014 – il Regolamento e-IDAS. In particolare, stabilisce il Regolamento, ogni Stato adotta i propri strumenti di identificazione digitale ma deve notificarli alla Commissione europea, affinché questa valuti il rispetto dei livelli di sicurezza previsti dal Regolamento e formi una lista di sistemi ufficialmente riconosciuti. Quindi, se il sistema di identificazione digitale notificato dallo Stato membro è pubblicato dalla Commissione, vuol dire che gli standard comunitari sono stati rispettati e ogni cittadino può usare il proprio sistema di identificazione elettronica negli altri Stati (che devono impegnarsi a predisporne il funzionamento sul proprio territorio). Un sistema farraginoso che verrà rivoluzionato con l’introduzione dell’unica identità digitale europea.

 

Glauco Benigni, laureato in Sociologia delle Comunicazioni di Massa, giornalista professionista, scrittore.

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