Rachel Lloyd – rt.com – 6 ottobre 2021
Con i prezzi del gas che aumentano drammaticamente in gran parte dell’Europa occidentale, e un calo nel suo transito attraverso la Bielorussia e l’Ucraina verso l’UE, molti commentatori hanno puntato il dito ancora una volta contro la Russia, come fonte di tutti i loro guai.
Per alcuni, questa è la prova che il presidente Vladimir Putin sta trasformando l’energia in arma a scapito del resto dell’Europa. Tuttavia, eventi recenti e accordi consolidati sembrano raccontare un’altra storia, meno affascinante.
Chiudere i rubinetti?
La questione che viene dipinta come la prossima grande cospirazione russa è un notevole calo delle forniture di gas che vengono spostate attraverso la Bielorussia verso l’UE. Pubblicati sul sito di Gazprom – la corporazione energetica statale russa e il più grande fornitore di gas naturale in Europa – ci sono numeri che sembrano comprovare un calo del 70% nei volumi che raggiungono l’UE, rispetto al mese scorso.
Questo numero ha sconvolto molti, soprattutto di fronte alla più grande crisi energetica europea degli ultimi anni. Tuttavia, il fatto è che in gioco ci sono altri fattori ben noti che usano questi numeri come prova che la [pretesa] malevolenza russa è più allarmismo che dato di fatto.
Probabilmente la ragione più importante è l’accordo dell’anno scorso tra Gazprom e il suo operatore bielorusso, sede in cui è stato deciso che molto meno gas sarebbe transitato attraverso il gasdotto Yamal-Europe nel quarto trimestre del 2021. Non sorprende che questo cambiamento sia stato fissato a partire da ottobre di quest’anno, in perfetta coincidenza con il calo constatato di recente.
Mosca poteva davvero prevedere una contrazione nel mercato europeo del gas con un anno di anticipo? Non è probabile, soprattutto considerando l’incertezza da Covid-19 e il suo effetto sul futuro prossimo dell’economia e della società mondiale.
Anche se in questo momento ci può essere un calo nelle consegne di gas, quando tutti i dati vengono messi su una linea temporale degli ultimi quattro anni piuttosto che di soli due mesi fuorvianti, è chiaro che tali anomalie sono tipiche e che ci sono stati cali simili, che sono stati rapidamente recuperati.
Inoltre, le forniture complessive dalla Russia all’UE sono ancora al passo con i numeri del mese precedente, se non un po’ meglio. I primi quattro giorni di ottobre mostrano una media di 210 milioni di metri cubi, che è la stessa di settembre e dei mesi precedenti.
Il quadro completo
Ci sono, naturalmente, altre variabili da considerare, alcune delle quali esistevano già prima che la crisi energetica mostrasse il suo brutto muso. Nel dicembre del 2019, Kiev e Mosca hanno raggiunto un accordo sul transito del gas attraverso l’Ucraina. Come parte di ciò, il minimo per la spedizione promesso dalla Russia è stato modificato a 40 bcm(1) annui dal 2021 al 2024, in calo dai 65 bcm del 2020 e dagli 86,8 bcm del 2018.
Inoltre, l’accordo di settembre tra Mosca e l’Ungheria ha visto, a partire dalla scorsa settimana, il gasdotto TurkStream iniziare a pompare le forniture alla nazione dell’Europa centrale. L’accordo fornirà all’Ungheria 4,5 miliardi di metri cubi di gas naturale dalla Russia ogni anno per i prossimi 15 anni. Le forniture di gas che in genere sono transitate attraverso l’Ucraina o il gasdotto Yamal vengono ora incanalate attraverso un nuovo percorso attraverso il Mar Nero per raggiungere l’Ungheria e la Croazia.
C’è anche la vera preoccupazione per il freddo e la neve della stagione invernale. La Russia, nota per i suoi inverni rigidi, può vedere le temperature scendere sotto i -40 °C in Siberia – dove si trovano molti dei giacimenti di gas della Russia. Le temperature più basse e le dure condizioni di un inverno estremo possono avere un impatto diretto sulla produzione e sul transito di petrolio e gas.
Di solito, per evitare carenze, le riserve vengono riempite per lo stoccaggio. Tuttavia, l’anno scorso, la Russia ha avuto a che fare con un inverno particolarmente lungo e freddo e sta attualmente lottando per accumulare petrolio e gas per soddisfare le proprie esigenze interne. Le scorte di gas e petrolio di Gazprom sono crollate al 16% alla fine dello scorso inverno, ben al di sotto dello standard del 35% visto negli anni precedenti.
E con la prospettiva di un’altra brutale stagione nevosa arriva la spiacevole comprensione che la centrale del gas naturale non è ancora in grado di fornire più gas al resto d’Europa. A novembre, quando Gazprom dovrebbe avere i siti di stoccaggio riforniti, c’è la speranza che la Russia possa iniziare a dare la priorità a prendere i volumi in eccesso e incanalarli nel mercato dell’Europa occidentale.
Non orchestrata da Mosca
La crisi del gas senza precedenti in Europa sta attualmente causando costernazione, a partire da politici ed economisti fino a coloro che ricevono le bollette del riscaldamento per posta. I prezzi sono aumentati nelle ultime settimane, spesso battendo i record ogni giorno. I costi attuali sono sei volte più alti dell’anno scorso, e sembra che non ci sia una fine in vista.
Tuttavia, dare la colpa a Putin per l’aumento è una forzatura. La domanda globale è aumentata, potenzialmente come risultato del riemergere dell’economia mondiale dopo la fine dei lockdown globali. C’è più competizione tra i paesi dell’Asia orientale che si contendono una fetta della torta. Proprio come in Russia, le scorte di gas naturale dell’Europa occidentale sono state esaurite in modo significativo dopo lo scorso inverno. Ci possono essere anche problemi che derivano dalla transizione energetica dell’Europa.
Ritardato dalle sanzioni americane del 2019, il Nord Stream 2 sta iniziando a fare dei test, con il gas naturale attualmente in fase di riempimento in una delle due condutture. Il progetto raddoppierà l’attuale capacità di esportazione delle forniture di gas verso l’Europa occidentale ed è attualmente in attesa dell’approvazione tedesca. Se non si fosse verificato un tale ritardo per volere degli Stati Uniti, forse i prezzi del gas non sarebbero saliti alle stelle.
In sostanza, l’attuale crisi europea è il risultato di una tempesta perfetta di condizioni – molte delle quali sono fuori dal controllo di Mosca.
Gazprom “non può agitare una bacchetta magica e consegnare gas extra in qualsiasi posto in Europa che lo richieda con breve preavviso”, nota Vitaly Yermakov, un ricercatore senior dell’Istituto di studi energetici di Oxford. “Non importa quanto duramente Gazprom ci provi, non può bilanciare da sola un mercato enorme come quello europeo”.
Forse i Paesi più colpiti dovrebbero unirsi e iniziare a cercare soluzioni, piuttosto che solo incolpare qualcuno.
Rachel Lloyd è un’analista politica presso il Comitato per gli affari pubblici russi (Ru-PAC). Scrive di relazioni Russia-USA, diritto internazionale e politica estera americana.
Nota a cura del traduttore
(1) Il miliardo di metri cubi di gas naturale (abbreviato: bcm – n.d.T. billion cubic metres of natural gas) o chilometro cubo di gas naturale è una misura della produzione e del commercio di gas naturale. A seconda degli standard impliciti, questa misura può rappresentare diversi valori di contenuto energetico. Secondo lo standard definito dall’Agenzia Internazionale dell’Energia, corrisponde in media a 38,2 petajoule (1,06×1010 kWh) di energia nel caso del gas naturale russo e a 41,4 petajoule (1,15×1010 kWh) di energia nel caso del gas naturale del Qatar.
Secondo lo standard definito dall’Agenzia Internazionale dell’Energia, si utilizza il volume fisico del gas, che si misura alla temperatura di 15 °C (59 °F) alla pressione atmosferica. Secondo lo standard russo, il volume del gas è misurato a 20 °C (68 °F). […]
Fonte: https://en.wikipedia.org/wiki/Billion_cubic_metres_of_natural_gas
Link all’articolo originale: https://www.rt.com/russia/536740-west-looking-to-blame-russia/
Scelto e tradotto da NICKAL88 per comedonchisciotte.org