Pepe Escobar
strategic-culture.su
Sì cara, fa’ che succeda
prendi il mondo in un abbraccio d’amore
spara con tutte le tue pistole insieme
ed esplodi nello spazio
Steppenwolf, Born to be Wild, 1967
Il mondo deve essere grato al vicepresidente del Consiglio di Sicurezza russo Dimitri Medvedev. Parafrasando l’iconico spot pubblicitario dell’epoca della Guerra Fredda sulla birra che rinfresca le parti che le altre birre non possono raggiungere, Medvedev rinfresca quelle parti – sensibili – che il Cremlino e il Ministero degli Affari Esteri, per ragioni diplomatiche, non possono raggiungere.
Mentre sorprendenti spostamenti tettonici continuano a capovolgere la geopolitica e la geoeconomia, l’Angelo della Storia guarda a Est e gli Stati Uniti, corrosi dall’interno, si aggrappano disperatamente ai brandelli della loro decrescente Full Spectrum Dominance, Medvedev non fa mistero di quanto gli piacciano “il fumo e le luci”, per non parlare del “tuono heavy metal”.
La prova n°1 è qualcosa di epocale. Merita una citazione completa, con tanto di traduzione:
“I politici occidentali che si sono cagati addosso e i loro mediocri generali della NATO hanno deciso, ancora una volta, di spaventarci. Hanno lanciato le più grandi manovre militari dai tempi della Guerra Fredda.
A queste partecipano 90.000 soldati provenienti da 31 Paesi dell’Alleanza e “quasi bloccano” la Svezia, circa 50 navi da guerra, 80 aerei, 1.100 veicoli da combattimento terrestre, tra cui 133 carri armati.
Alcune fasi dovrebbero svolgersi nei Paesi più palesemente russofobi e per noi più disgustosi, come Polonia, Lettonia, Lituania ed Estonia, cioè in prossimità dei confini della Russia.
I fanfaroni della NATO hanno avuto paura di dire in modo esplicito contro chi sono dirette queste esercitazioni e si sono limitati a vuote chiacchiere su “mettere a punto piani di difesa e scoraggiare potenziali aggressioni da parte degli avversari più vicini”.
Ma è abbastanza ovvio che queste flessioni dei flaccidi muscoli occidentali sono un avvertimento per il nostro Paese. È come se dicessero: forse non dovremmo minacciare la Russia in modo serio e mostrare al porcospino russo un grasso culo europeo transgender.
Non fa certo paura, ma è molto significativo.
Dopotutto, se la stessa Alleanza ha deciso di condurre esercitazioni di questo livello, significa che ha davvero paura di qualcosa.
In fondo, non credono più non solo alla vittoria, ma anche alla possibilità di un qualsiasi successo militare del marcio regime neonazista di Kiev. Inoltre, ovviamente, stanno portando avanti l’agenda anti-russa per scopi di politica interna, per consolidare il loro elettorato insoddisfatto.
Nel complesso, è un giocare con il fuoco che potrebbe rivelarsi molto pericoloso.
Sono state radunate forze significative. Ed esercitazioni di questa portata non vengono condotte dal secolo scorso. È una pratica vecchia e dimenticata.
Non attaccheremo nessun Paese di questo blocco. Tutte le persone ragionevoli in Occidente lo capiscono. Ma, se giocheranno troppo duro e metteranno in pericolo l’integrità del nostro Paese, riceveranno immediatamente una risposta adeguata.
Questo significherà solo una cosa: una grande guerra, dalla quale la NATO non potrà più tirarsi indietro.
Lo stesso accadrà se qualche Paese della NATO inizierà a fornire i propri campi d’aviazione ai sostenitori di Bandera o ad acquartierare le proprie truppe insieme ai neonazisti. Diventeranno certamente un obiettivo legittimo per le nostre Forze Armate e saranno distrutti senza pietà, alla stregua di nemici.
Tutti coloro che indossano elmetti con i simboli della NATO e che oggi esibiscono spavaldamente le loro armi non lontano dai nostri confini, dovrebbero ricordarlo”.
Sconfitta umiliante o Totalen Krieg
Il tuono heavy metal di Medvedev è completato da una superba analisi di Rostislav Ishchenko, che avevo avuto il piacere di conoscere a Mosca alcuni anni fa.
Questi sono i due punti chiave da cui partire:
1. “Oggi, la preparazione ad una vera guerra degli eserciti dei membri europei della NATO è inferiore a quella dell’esercito russo nel periodo più difficile ‘degli anni ’90′”.
2. Ishchenko delinea in modo accurato la scelta a disposizione dell’Occidente: quella tra “il riconoscimento di una vergognosa sconfitta, la debacle sul campo di battaglia delle unità NATO propriamente dette, e l’inizio di una guerra vera e propria con la Russia, guerra che gli eserciti europei non sono in grado di portare avanti e per la quale gli americani non hanno le forze, perché si impegneranno con la Cina”.
La conclusione inevitabile: l’intera architettura statunitense di “contenimento della Russia” si sta “sgretolando”.
Ishchenko osserva correttamente che “l’Occidente non è in grado di condurre una guerra per procura contro la Russia oltre il 2024” (il ministro della Difesa Shoigu, a onor di cronaca, l’anno scorso aveva già detto che la SMO sarebbe finita nel 2025).
Ishchenko aggiunge: “Anche se riuscissero a resistere non solo fino all’autunno, ma fino al dicembre 2024 (cosa molto dubbia), la fine dell’Ucraina è comunque vicina e l’Occidente non è stato in grado di trovare un sostituto che voglia morire per gli Stati Uniti in una guerra per procura con la Russia”.
Beh, ci stanno provando. Con forza. Per esempio irreggimentando un gruppo di iene per la truffa dei Tre Mari. E dando al beniamino della CIA a Kiev, Budanov, il via libera per organizzare una serie di attacchi terroristici all’interno della Federazione Russa.
Nel frattempo, un promemoria confidenziale redatto dalla London School of Economics suggerisce una stretta collaborazione tra il governo tedesco, l’USAID e la Fondazione Friedrich Ebert per costruire una sorta di “nuova Singapore a Kiev”: cioè, una “ricostruzione” che permetta all’industria tedesca di approfittare dei bassi salari di una nazione fallita.
Ebbene, nessuno sa che tipo di “Kiev” sopravviverà e in quale forma. Quindi non ci sarà nessuna “Singapore” remixata.
Non ci sarà alcun compromesso
L’analista tedesco Patrik Baab ha offerto una meticolosa analisi dei fatti chiave alla base dello sfogo di Medvedev.
Naturalmente ha bisogno di citare lo Stoltenberg della NATO, che ha già ellitticamente confermato, a verbale, che non si tratta di una guerra di aggressione “non provocata” – infatti è stata provocata dalla NATO; inoltre si tratta di una guerra per procura, che riguarda essenzialmente l’espansione della NATO verso est.
Inoltre Baab riconosce, correttamente, che dopo i negoziati di pace di Istanbul del marzo/aprile 2022, fatti implodere da Stati Uniti e Regno Unito, al Cremlino – e al Ministero degli Affari Esteri – la fiducia nei confronti dei politici dell’Occidente collettivo è pari a zero.
Baab fa anche riferimento ad una delle fonti del Deep State di Sy Hersh:
“La guerra è finita. La Russia ha vinto”.
Tuttavia, il punto chiave – che non sfugge all’attenzione di Medvedev – è che “non ci si deve aspettare alcuna concessione da Washington. Il confronto militare continua. La guerra è diventata una battaglia di logoramento”. Questo si ricollega al fatto che Medvedev ha già detto chiaro e tondo che Odessa, Dnipropetrovsk, Kharkov, Mykolaev e Kiev sono “città russe”.
Quindi, “un compromesso è, di fatto, escluso”.
Il Consiglio di Sicurezza russo comprende chiaramente come il concetto strategico adottato dalla NATO al vertice del 2022 di Madrid militarizzi totalmente l’Europa. Secondo Baab: “[questa strategia] propone un conflitto multidimensionale contro un concorrente paritetico dotato di armi nucleari. In altre parole, una guerra nucleare. Secondo lui: ‘l’allargamento della NATO è stato un successo storico’”.
Questa è la retorica ripetuta senza sosta da Stoltenberg direttamente dal think tank della NATO, il Consiglio Atlantico.
Sentendo il polso di Mosca, in una serie di scambi approfonditi, appare chiaro che il Cremlino è pronto ad una feroce guerra di logoramento che potrebbe durare anni – anche oltre gli attuali Furiosi anni ‘20. Per il momento, in Ucraina la canzone rimane la stessa: un incrocio tra la tattica della lumaca e l’ineluttabile tritacarne.
Il punto di arrivo, come Baab ha ben compreso, è che “Putin sta cercando un accordo di sicurezza fondamentale con l’Occidente”. Anche se tutti sappiamo che non accadrà finché saranno al potere i neoconservatori straussiani che dettano le politiche nella Beltway, i fatti sul terreno – geoeconomico – sono in ogni caso inequivocabili: la Russia, sottoposta a sanzioni, ha già superato la Germania e il Regno Unito ed è ora l’economia più forte d’Europa.
È consolante vedere un analista tedesco che cita lo storico Emmanuel Todd (“La Terza Guerra Mondiale è già iniziata”) e l’analista militare svizzero Jacques Baud, che ha spiegato come in Russia esista “una sofisticata filosofia di guerra fin dall’epoca sovietica”, e che nel suo discorso include considerazioni economiche e politiche.
Baab fa riferimento anche all’inimitabile membro del Consiglio Scientifico del Consiglio di Sicurezza, Sergei Karaganov, che, in un’intervista a Rossiyskaya Gazeta, [tradotta su CDC] ha dichiarato: “La Russia ha completato il suo viaggio europeo… Le élite europee, e soprattutto tedesche, sono in uno stato di fallimento storico. Le fondamenta del loro dominio durato 500 anni – la superiorità militare su cui è stato costruito il dominio economico, politico e culturale dell’Occidente – sono state strappate loro (…) L’Unione Europea si sta muovendo… lentamente ma inesorabilmente verso la disintegrazione. Per questo motivo, da 15 anni le élite europee mostrano un atteggiamento ostile nei confronti della Russia. Hanno bisogno di un nemico esterno”.
In caso di dubbio, leggere Shelley
È ormai chiarissimo come Washington stia attivamente dividendo l’UE a favore di un asse Vilnius-Varsavia-Kiev rabbiosamente russofobico.
Nel frattempo, in Ucraina il “no al compromesso” è profondamente determinato dalla geoeconomia: l’UE ha un disperato bisogno di accedere al litio ucraino per la truffa della “decarbonizzazione”, alle vaste ricchezze minerarie, al ricco suolo di terra nera (ora in gran parte di proprietà di BlackRock, Monsanto e co.), alle rotte marittime (supponendo che Odessa non ritorni al suo status di “città russa”) e, soprattutto, alla forza lavoro a bassissimo costo.
Qualunque cosa accada, la diagnosi di Baab per l’UE e la Germania è cupa: “L’Unione Europea ha perso la sua funzione centrale” e “storicamente ha fallito come progetto di pace”. Dopo tutto, ora è l’asse Washington-Vilnius-Varsavia-Kiev che “segna il tempo”.
E c’è di peggio: “Stiamo diventando non solo il cortile di casa degli Stati Uniti, ma anche il cortile di casa della Russia. I flussi energetici e il traffico di container, i centri economici si stanno spostando verso est, allineandosi lungo l’asse Budapest-Mosca-Astana-Pechino”.
Quindi, incrociando Medvedev, Ishchenko e Baab, la conclusione inevitabile è che la guerra per procura nel Paese 404 continuerà ancora a lungo – ad innumerevoli livelli. I negoziati di “pace” sono assolutamente fuori questione – certamente non prima delle elezioni di novembre negli Stati Uniti.
Ishchenko comprende come “questa sia una catastrofe di civiltà” – forse non “la prima dalla caduta dell’Impero Romano”: dopo tutto, in Eurasia diverse civiltà erano crollate a partire dal IV secolo. Ciò che è palesemente chiaro è che l’Occidente collettivo, così come lo conosciamo, sta rapidamente flirtando con un biglietto di sola andata per la pattumiera della Storia.
E questo ci porta al genio di Shelley racchiuso in uno dei sonetti più devastanti della storia della letteratura, Ozymandias, pubblicato nel 1818:
Incontrai un viandante da un’antica terra
Che disse: “Due enormi gambe di pietra senza tronco
Si ergono nel deserto… Accanto, quasi sepolto
Nella sabbia, giace un volto infranto, il cui cipiglio
E il labbro corrugato e il freddo ghigno di comando
Rivelano che lo scultore ben colse quelle passioni
Che ancora sopravvivono, impresse su queste cose senza vita,
Alla mano che le creò ed al cuore che le nutrì:
E sul piedistallo queste parole appaiono:
“Ozymandias è il mio nome, re dei re:
Mirate le mie opere, o potenti, e disperate!”
Null’altro resta. Intorno al declino
Di quel relitto colossale, sconfinate e spoglie,
Si distendono lontano sabbie piane e solitarie”.
Mentre continuiamo a cercare la luce nell’oscurità della follia – completa di un genocidio in atto 24 ore su 24, 7 giorni su 7 – possiamo immaginare, nel mezzo di un vasto deserto, il piedistallo dipinto da Shelley con un paio di allitterazioni sublimi, “sconfinate e spoglie” e “piane e solitarie”.
Si tratta di un enorme spazio vuoto che rispecchia un nero vuoto politico: l’unica cosa che conta è la cieca ossessione per il potere totale, il “freddo ghigno di comando” che afferma la perpetuità di un vago “ordine internazionale basato sulle regole”.
Oh sì, questo è un sonetto, un tuono heavy metal, che sopravvive agli imperi – compreso il “relitto colossale” che svanisce davanti ai nostri occhi.
Pepe Escobar
Fonte: strategic-culture.su
Link: https://strategic-culture.su/news/2024/02/08/why-medvedev-free-go-full-born-to-be-wild/
08.02.2024
Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org
Pepe Escobar è un analista geopolitico e autore indipendente. Il suo ultimo libro è Raging Twenties. È stato politicamente cancellato da Facebook e Twitter. Seguitelo su Telegram.