DI F. WILLIAN ENGDAHL
La qualifica di “uomo della porta posteriore“, che noi abbiamo tradotto con “burattino”, ha svariate connotazioni. Nella canzone originale di Willie Dixon, si riferisce a un uomo che ha una tresca con una donna sposata, e che si serve di una porta nascosta [la porta posteriore] per fuggire prima che il marito rincasi. Durante la presidenza di Gerald Ford, “Back Door Man“ fu impiegata per Dick Cheney, capo di Gabinetto della Casa Bianca, ruolo in cui si distingueva per alcune sue opache «competenze» che gli permettevano di ottenere ciò che voleva. Ora via via che sta prendendo forma il Gabinetto di Trump, sembra che l’intero progetto della sua presidenza lo faccia apparire un fantoccio.
La retorica della campagna di Trump relativa al “prosciugamento della palude” è dimenticata. In ottobre, durante la campagna, il candidato Trump aveva dichiarato alla stampa: «Decenni interi di accordi tra interessi speciali devono finire.. Dobbiamo porre fine a un ciclo di corruzione […] è tempo di prosciugare la palude Washington D.C. […] è per questo che propongo una selezione delle riforme etiche, al fine di rendere il nostro Stato nuovamente onesto».
Fino a questo momento, il nuovo presidente ha nominato al proprio Gabinetto, in ruoli di alta responsabilità, un numero di miliardari come nessun altro presidente nella storia americana: Betsy DeVos e la sua fortuna con AmWay in qualità di Segretario di Stato all’educazione, Wilbur Ross, Segretario al Commercio, Linda McMahon all’Agenzia per le piccole imprese, e Vincent Viola, Segretario dell’esercito. Senza includere lo stesso Trump. A garantire gli interessi di Wall Street, ecco Goldman Sachs che detiene un enorme potere in seno alla nuova amministrazione. Steven Munchin, associato a Goldman Sachs, è stato scelto da Trump come Segretario del tesoro. Gary Cohn, presidente di Goldman Sachs, diventerà il suo primo consigliere economico alla Casa Bianca. Anthony Scaramucci, membro del comitato esecutivo del gruppo che ha guidato la transizione presidenziale, è un vecchio banchiere di Goldman Sachs, come Steve Bannon, stratega in capo di Trump e suo vecchio consigliere. Aggiungiamo a questo gruppo niente di meno che quattro generali, in rappresentanza del complesso militar-industriale più corrotto della storia umana: Segretario alla Difesa, il generale in pensione James «Cane Pazzo» Mattis, dopo il suo pensionamento membro del Consiglio della maggiore controparte del Dipartimento della Difesa, la General Dynamics; il generale in pensione Mike Flynn, Consigliere alla sicurezza nazionale, e il generale in pensione John F. Kelly, Segretario alla sicurezza interna. Aggiungete a questa collezione i nomi di Rex Tillerson, direttore generale di ExxonMobil, la più grande multinazionale petrolifera degli Stati Uniti, nelle vesti di Segretario di Stato; l’ex governatore del Texas, il maggiore Stato americano produttore di petrolio, Rick Perry, come Segretario all’Energia, al fianco del procuratore generale dell’Oklahoma pro-scisto Scott Pruitt, che punta alla guida dell’Agenzia per la tutela dell’ambiente, e noi possiamo prevedere l’assunzione di certe politiche economiche, paragonabili a quelle della disgraziata presidenza precedente.
La geopolitica di Kissinger rientra dalla finestra
Ciò che emerge non è affatto bello, e sembra tristemente confermare quanto scrivevo nell’articolo precedente a proposito dell’inganno rappresentato dalla presidenza Trump. Eppure, manca ancora una componente essenziale, ovvero conoscere il ruolo dell’ex Segretario di Stato Henry A. Kissinger, che pare rivesta il ruolo di consigliere non ufficiale dell’amministrazione Trump in materia di politica estera. Se seguiamo le tracce di Kissinger negli ultimi mesi, troviamo una serie di riunioni assai interessanti. Il 26 dicembre 2016, il quotidiano tedesco Bild Zeitung ha pubblicato ciò che è stata presentata come la copia di un’analisi prodotta da un membro della squadra di transizione di Trump, che ha rivelato che, come presidente, Trump cercherà une “cooperazione costruttiva” con il Cremlino, prendendo nettamente le distanze dalla politica dello scontro e delle sanzioni di Obama. I giornali hanno allora ipotizzato che dietro questo cambiamento ci fosse il novantatreenne ex Segretario di Stato, Henry A. Kissinger in qualità di consigliere principale, ma non ufficiale, in materia di politica estera. In effetti il rapporto dichiara che Kissinger stia elaborando un piano per rendere più “armoniose” le relazioni tra la Russia di Putin e gli Stati Uniti di Trump, manovre che includerebbero un riconoscimento ufficiale da parte degli Stati Uniti della Crimea come parte integrante della Russia, la sospensione delle sanzioni economiche americane volute da Obama come rappresaglia per l’annessione della Crimea nel 2014, e altri aspetti ancora. La ragione di questo inaspettato, quanto netto e repentino, cambiamento della politica americana, rispecchia l’ambizioso obiettivo geopolitico di Kissinger volto a «riportare Putin sotto la tenda della NATO», per parafrasare quanto detto a suo tempo dall’ex presidente americano, il texano Lyndon Baines Johnson. Dunque a cosa mira Kissinger? Di certo non a un “mondo multipolare” che rappresenterebbe le sovranità nazionali, e di questo possiamo esserne certi.
Le mire di Kissinger sono volte a erodere l’asse bilaterale che si sta rafforzando tra Cina e Russia, e che minaccia l’egemonia globale americana. In effetti, dopo il colpo di Stato mancato di Obama in Ucraina del 2014, il rischio è di aver compromesso il cammino verso “il governo mondiale” di David Rockefeller: un governo mondiale nel quale «la sovranità sovranazionale di un’élite intellettuale di banchieri è certamente preferibile all’autodeterminazione nazionale, come quella praticata negli ultimi secoli», per citare le parole attribuite allo stesso Rockefeller davanti a uno dei gruppi selezionati, all’epoca del crollo dell’Unione sovietica nel 1991. Nel promemoria sulla relazione Trump-Kissinger del Bild Zeitung si dichiara in seguito che l’idea di un riscaldamento delle relazioni con la Russia siano rivolte a compensare l’ascesa della Cina come potenza militare. In altri termini, si trattava di un gioco molto diverso da quello giocato da Obama, ma pur sempre un gioco di potere.
Un vero equilibrio dei poteri
Kissinger è uno degli ultimi praticanti di quella dottrina geopolitica, storicamente britannica, nota come “Equilibrio dei poteri”. Il vero equilibrio dei poteri, come fu praticato nella storia diplomatica e militare britannica dopo il trattato di Windsor del 1386 (tra l’Inghilterra e il Portogallo), ha sempre previsto per l’Inghilterra di stringere alleanze con la più debole delle potenze rivali, al fine di disfarsi della più forte, e di rubare, in seguito, il potere al più debole. Fu praticata con straordinario successo durante la Seconda guerra mondiale, permettendo così di costruire l’Impero britannico. Questo equilibrio britannico dei poteri suppone di saper sempre a quale potenza, in questo caso agli Stati Uniti governati da Kissinger, spetti compiere l’“equilibramento”. Dalla sconfitta della Francia di Napoleone alle trattative di pace al Congresso di Vienna, nel 1814, il Segretario dello Stato britannico agli affari esteri, il visconte Castlereagh, si sforzò di elaborare un trattato che garantisse che ciascuna potenza europea continentale non potesse dominare sulle altre, una strategia che durerà fino al 1914 e alla prima guerra mondiale. Ciò che numerosi storici della politica ignorano, è che questo Equilibrio dei poteri continentale servì essenzialmente per la creazione dell’Impero britannico, che per un secolo, in virtù della sua supremazia navale, poté dominare il mondo. Nella sua tesi di dottorato per l’Università di Harvard nel 1950, Kissinger scriveva quello che sarebbe diventato il titolo di un suo libro: Diplomazia della Restaurazione. Questo studio sull’Equilibrio dei poteri è rimasto nel cuore del machiavellico Kissinger fin dal suo primo impiego, grazie alla famiglia Rockefeller, negli anni Sessanta. In questo mondo restaurato, Kissinger dichiara: «La diplomazia non può essere prescindere dalla forza e dalla potenza dei giocatori in campo. Ma dovrebbe essere sconnessa […] da tutta la preoccupazione morale o dalle indiscrezioni relative alle politiche interne alle nazioni» Aggiunge poi «la prova ultima per un uomo di Stato è la sua capacità di conoscere le reali relazioni di forza e di fare in modo che questa conoscenza serva ai propri fini».
Fin dagli inizi della sua relazione con Nelson Rockefeller durante gli anni Cinquanta, poi con i fratelli Rockefeller (Lawrence, David, Winthrop), Henry Kissinger è rimasto lo stratega principale della mondializzazione voluta dalla famiglia Rockefeller, o Governo mondiale, sovranazionale, com’è stato definito da David nel 1991. Questo doveva includere il ruolo di Henry Kissinger nelle riunioni della Bilderberg, poi con la Commissione trilaterale di David Rockefeller, e tutto ciò ancora fino a oggi. Fu il Segretario di Stato Kissinger che domandò al suo buon amico David Rockefeller di facilitare “l’apertura della Cina” all’Occidente nel 1971, voluta da Nixon. A quell’epoca, le mire di Kissinger, con i suoi contropiedi geopolitici, consistevano nel sedurre la Cina, che all’epoca era la più debole delle due grandi avversarie di Washington, al fine di includerla in un’alleanza voluta dall’Occidente contro l’Unione sovietica, che era allora l’avversario più forte, almeno in termini geopolitici e militari. Oggi, nel 2017, i ruoli si sono invertiti, la Cina è diventata, dopo più di tre decenni di sfrenata crescita economica e industriale, il principale avversario del “Governo mondiale” di David Rockefeller. La Russia in seguito alla ferocia economica e alla deindustrializzazione degli anni di Eltsin, è nella visione di Kissinger, chiaramente il più debole dei due avversari. Tanto la Cina quanto la Russia, sotto Xi Jinping e Putin, sono al fianco dell’Iran, il più temibile difensore della sovranità nazionale: il principale ostacolo per la realizzazione del governo (fascista) mondiale di David Rockefeller (che qui uso come modello di comparazione).
La strana diplomazia di Kissinger
Ho interpretato le recenti azioni di Kissinger secondo questa prospettiva: come spezzare la minaccia eurasiatica emergente e salvaguardare il progetto di un Nuovo ordine mondiale dominato dall’Occidente? Si è rilevato grossolanamente esagerato, nel suo recente elogio verso il neofita politico ma magnate dei casinò Trump. In un’intervista rilasciata a CBS TV in dicembre, Kissinger ha in effetti dichiarato che Trump «ha la possibilità di entrare nella storia». Ha aggiunto che, visto come Obama ha ridotto l’influenza dell’America all’estero, «si può immaginare che qualche cosa di significativo e nuovo emerga» dall’amministrazione Trump. «Direi che si tratta di una possibilità straordinaria». Più noi guardiamo dietro le apparenze, soprattutto le scelte chiave in materia di politica estera adottate dal neofita Trump, più ci ritroviamo le tracce di Henry A. Kissinger. La scelta per esempio del generale James «cane pazzo» Mattis, come Segretario alla Difesa, è in linea con gli obiettivi di Kissinger. Mattis e Kissinger hanno entrambi servito fino al 2016 in seno al Consiglio dei direttori di un partenariato privato bizzarro e controverso che si occupa di tecnologia medica, Theranos in California, al fianco di colui che era (fino a poco tempo fa) l’ex Segretario di Stato George Shultz, dell’ex Segretario alla Difesa Bill (William) Perry, dell’ammiraglio in pensione Gary Roughead, e dell’ex presidente della banca Wells Fargo, Dick Kovacevich. Mattis, che Trump paragona al generale Patton, ha redatto nell’agosto del 2016 un rapporto assai critico nei confronti delle amministrazioni Obama, Bush Jr. e Bill Clinton, accusando questi ultimi di aver ignorato le minacce provenienti dalla Russia, dalla Cina e dal terrorismo mondiale. Le stesse tracce del subdolo Kissinger si rivelano con la nomina a sorpresa del patron di ExxonMobil, Rex Tillerson, come Segretario di Stato. ExxonMobil nasce naturalmente dal nocciolo originario [Standard Oil] della ricchezza della famiglia Rockefeller. Kissinger ha fortemente raccomandato Tillerson, dichiarando che, benché quest’ultimo abbia strette relazioni personali con il presidente russo Putin e con la compagnia petrolifera dello Stato russo, Rosneft, non ci siano motivi per screditarlo: «Non do peso alle voci che lo descrivono come troppo amico della Russia. In qualità di patron di Exxon è il suo lavoro essere in buoni rapporti con la Russia. Sarebbe inutile come patron di Exxon, se non avesse una relazione di lavoro [corretto] con la Russia». Come per Kissinger e Mattis, Kissinger ha servito anche in seno al Consiglio di amministrazione con Tillerson. Tanto Tillerson quanto Kissinger, sono membri dell’influentissimo Center for Strategic and International Studies (CSIS) di Washington, ai fianco di membri eminenti quali Zbigniew Brzezinski e l’ex Segretario della Difesa Leon Panetta. In verità, nel classico stile della “diplomazia segreta”, che Kissinger applica molto bene, avendo favorito la guerra del Kippur nell’ottobre 1973, era riuscito apparentemente a guadagnare il rispetto di Vladimir Putin in quanto “politico di livello mondiale”. Nel febbraio del 2016, Kissinger si è recato a Mosca per incontrare Putin in privato.
Il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, ha descritto questa riunione come la continuità di un «dialogo amichevole tra il presidente Putin e Henry Kissinger, che sono legati da un’amicizia di lunga data». Il 2 dicembre Kissinger è stato personalmente invitato dal presidente cinese Xi Jinping a Pechino per discutere delle conseguenze che la presidenza Trump potrebbe avere sulla Cina. Dal 1971 Kissinger è considerato un intermediario privilegiato dai cinesi, del quale servirsi come mediatore e come informatore delle intenzioni della politica americana. Con Kissinger che si trova ora in una relazione unica con il presidente Trump in quanto suo “fantasma” in materia di politica straniera, con suoi alleati come Tillerson in qualità di Segretario si Stato, e Mattis come Segretario alla Difesa, comincia a intravedersi la mano pesante di Kissinger e la sua versione dell’Equilibrio dei poteri: essa mira alla Cina e all’Iran, e tenterà di utilizzare Putin e la Russia, al fine di distruggere ogni possibile alternativa alle illusioni di un Ordine mondiale unico dominato dall’Occidente. Per fare questo, dovrà favorire la diffidenza tra Cina, Russia e Iran. Ci sono semplicemente troppe coincidenze nella recente ricomparsa di Kissinger (“l’uomo di Stato mondiale per la pace”), per non pensare che in verità, fin dall’inizio, Donald Trump sia stato scelto per essere il pupazzo di Henry A. Kissinger, al fine di rilanciare la geopolitica mondiale verso un ruolo guida degli Stati Uniti come “Domina über Alles”.
- William Engdahl
Fonte: http://lesakerfrancophone.fr
Link: http://lesakerfrancophone.fr/trump-est-il-lhomme-de-sous-main-d-henry-a-kissinger-cie
9.01.2017
Traduzione dal francese per www.comedonchisciotte.org a cura di VOLLMOND