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La Redazione

 

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Piani di Riduzione della popolazione. Volevate le prove? Eccole

No, non è una "teoria del complotto"
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A cura di Redazione CDC
Il 30 Luglio 2023
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Piani di Riduzione della popolazione. Volevate le prove? Eccole

Henry Kissinger

Di Alessio Fortunati per comedonchisciotte.org

 

Abbreviazioni: WEF – World Economic Forum; NSSM 200 – National Security Study Memorandum 200; CCP – Chinese Communist Party; CIA – Central Intelligence Agency; NU – Nazioni Unite; LDC – Paesi Sottosviluppati; WPPA – Piano di Azione sulla Popolazione Mondiale;

Piccola premessa sul pensiero critico

Sinceramente parlando, in pochi, all’inizio dell’era covid, hanno avuto il coraggio o l’ardire di collegare tutti i singoli aspetti del fenomeno pandemico e di interpretarli poi in un quadro generale più grande, profondo e oscuro: la plandemia. Ancor meno furono coloro i quali azzardarono tale ipotesi prima della catastrofica campagna vaccinale universale, in tempi che possiamo dire ancora fossero definibili come “non sospetti”. Quando finii di scrivere il saggio Reset: l’Ultima grande Pandemia, l’idea che questa grande macchina del male fosse stata costruita nel tempo e infine avviata per uno scopo ben preciso, con finalità ben precise, era perfettamente formata nella mia mente. Controllo della popolazione e riduzione della stessa erano e sono ancora i due punti cardine su cui una coerente e logica politica di mantenimento e accrescimento del potere, da parte dei governanti totalitari, si sarebbe dovuta per forza basare. Oggi, anche molti dei più riluttanti ad accettare una (insana) logica nella politica di chi comanda, si stanno ricredendo; si comincia a collegare fatti e tattiche tra loro; disegnare un’immagine più nitida della strategia globale cui tali fatti e tattiche fanno capo. C’era da chiarire invero come e dove collocare la “Strategic Intelligence” delle politiche covid, come definite sul portale del World Economic Forum, in un più ampio contesto politico, economico e sociale. Oltretutto, dovevamo capire ancora perché è stato scelto proprio il 2020 come anno zero. Se c’era una realtà dietro la teoria del fine, dietro la possibilità che il covid e le seguenti misure economico-sociali-sanitarie fossero parte di un piano strategico, volto al controllo della popolazione/depopolamento, occorreva procedere per step. Serviva un movente per proporre ai governanti un’agenda politica che concentrasse gli sforzi sulla riduzione della fertilità; un programma dettagliato di azione; un consenso diffuso e globale; una strategia attentamente pianificata che prevedesse l’applicazione delle proposte nel corso di molti decenni.

Servivano insomma delle prove di pianificazione, piani strategici da cui partire. In effetti, esistevano. E c’era tutto, progetti e proposte, tutto scritto e in attesa che qualcuno ne intuisse la grandiosità. Il 10 dicembre 1974, Kissinger scrive un rapporto per la Casa Bianca, un documento dal titolo: National Security Study Memorandum – NSSM 200 – Implications of Wolrdwide Population Growth For U.S. Security and Overseas Interests (THE KISSINGER REPORT).

NSSM-200 THE KISSINGER REPORT

Prima di entrare nel merito del documento, occorre ricordare che Henry Kissinger è uno dei principali sostenitori e mentori di Klaus Schwab ed è coinvolto, con la CIA stessa, nella creazione iniziale del World Economic Forum e nello sviluppo della sua agenda, muovendosi da consulente strategico sia per il WEF come per il CCP e del presidente della Cina, Xi Jinping.

Probabilmente, la prima riflessione allarmante, non appena si finisce di leggere il rapporto, non potrà non essere la preoccupante similarità che subito notai, tra l’agenda di controllo e riduzione della popolazione mondiale e le innumerevoli iniziative promosse negli anni da tanti gruppi privati e non, come la Bill & Melinda Gates Foundation, la Rockefeller Foundation, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, le Nazioni Unite e molte altre istituzioni non-governative e governative internazionali.

Secondo spunto di riflessione è invece l’interessante somiglianza, e in alcuni casi vera e propria sovrapposizione, di alcune delle politiche post-covid applicate dai governi e le raccomandazioni descritte nel rapporto NSSM 200 di Kissinger. Raccomandazioni, quest’ultime, formalmente integrate nella politica statunitense già nel 1975 dal Presidente Gerald Ford e, in teoria, ancor oggi attive.

Qualcuno a questo punto potrà dire che il rapporto in sé non è una prova; per usare una perifrasi di moda in questi tempi, dire che: “non c’è nessuna correlazione”. Partiamo dal presupposto che una correlazione non dimostra certamente il nesso di causalità; né dobbiamo e né possiamo dimostrare che le politiche di controllo/riduzione della popolazione elaborate negli anni settanta abbiano influenzato le scelte (per quanto assurde e scellerate in molti casi) fatte per gestire la questione covid, come alcuni cosiddetti “teorici della cospirazione” dogmaticamente propongono come lettura della realtà. Il punto chiave qui non è quello di dare verità assolute, che ad oggi non abbiamo, ma di soffiare sul sacro fuoco del ragionamento critico e riaccenderlo; riappropriarci, come spesso ripeto, della nostra perduta curiosità per il reale e farci domande sul mondo che ci circonda. Ciò che invece posso realizzare e riconoscere è l’incredibile parallelismo, che chiunque potrebbe e dovrebbe riconoscere, tra le analisi strategiche sulla popolazione, presentate nel rapporto NSSM 200 – entrate effettivamente nei piani politici americani da decenni -, e le azioni politiche intraprese dal 2020 negli USA e nella maggior parte dei Paesi occidentali. Politiche che coprono gli aspetti chiave dell’agenda di controllo della popolazione: controllo delle nascite, fertilità, riduzione delle cure per i malati, lavoro, cibo, rapporti tra persone dello stesso sesso, contraccezione, propaganda e indottrinamento e guerra. Suggerisco vivamente di leggere attentamente il “Rapporto Kissinger” affinché ciascuno si possa fare una propria idea e valutare se e quanto sia profondo il legame di causalità tra l’agenda politica integrata dal NSSM 200 e le politiche covid e post-covid.

8 miliardi di abitanti sono troppi

Il Rapporto si apre così: “A causa del momento delle dinamiche di popolazione, riduzioni nei tassi di natalità influenzano solo lentamente i numeri totali. […] Comunque, se i numeri futuri saranno tenuti entro valori ragionevoli, è urgente che misure per ridurre la fertilità siano iniziate e rese effettive negli anni ’70 e ’80“.

Qual è la preoccupazione più grande? Su quali proiezioni si spinge l’amministrazione americana e le Nazioni Unite stesse, a programmare un piano strategico di azione per il controllo della popolazione?

Il rapporto ci dice che: “Le Nazioni Unite stimano l’uso di una popolazione di 3.6 miliardi del 1970 come base (ci sono quasi 4 miliardi adesso) e prospettano dai circa 6 miliardi agli 8 miliardi di persone per l’anno 2000. […] Le proiezioni medie degli USA mostrano una popolazione mondiale di 12 miliardi nel 2075 […]. Non sappiamo se gli sviluppi tecnologici ci permetteranno di sfamare più di 8 figuriamoci i 12 miliardi di persone nel ventunesimo secolo. Non possiamo essere definitivamente certi che i cambiamenti climatici nel prossimo decennio non creeranno grandi difficoltà nello sfamare una popolazione in crescita, specialmente le persone negli LDC [nota: Low-Developed Countries; Paesi sottosviluppati] che vivono in crescenti condizioni marginali e più vulnerabili. Esiste almeno la possibilità che gli sviluppi presenti puntino alle condizioni Malthusiane per molte ragioni del mondo“.

popolazione mondiale

Secondo l’Organizzazione delle Nazioni Unite: “Il 15 novembre 2022, la popolazione mondiale ha raggiunto gli 8 miliardi di persone, una pietra miliare nello sviluppo umano“. Sarà una coincidenza che la popolazione mondiale, nel 2020, raggiunse i 7.84 miliardi di persone e pochi mesi fa la simbolica cifra dei fatidici 8 miliardi? Il famigerato punto di non ritorno?

Le preoccupazioni espresse nel rapporto, insieme alle raccomandazioni strategiche per l’amministrazione americana su quali azioni politiche compiere per affrontare il problema, entreranno nella politica del governo federale nel 1975. In un rapporto datato 26 novembre 1975, il National Security Council rilascia il: “National Security Decision Memorandum 314“, che aveva come oggetto: “Implicazioni della crescita della popolazione mondiale per la sicurezza degli Stati Uniti e per gli interessi oltreconfine“. Nel memorandum, si chiarisce che il Presidente Gerald Ford aveva visionato la risposta delle agenzie al NSSM 200 e che l’avesse appoggiata. “Egli crede che la leadership degli Stati Uniti è essenziale per combattere la crescita della popolazione, per implementare il World Population Plan of Action e per incrementare la sicurezza degli Stati Uniti e gli interessi oltreconfine. Il Presidente appoggia le raccomandazioni normative contenute nel Sommario Esecutivo della risposta al NSSM 200“.

Tutte queste raccomandazioni, o “policy” che gli Stati Uniti svilupperanno in futuro sulla base del rapporto, furono essenzialmente interpretate e viste come risposta a una minaccia reale e concreta; l’incontrollata esplosione demografica, soprattutto in Paesi chiave dal punto di vista strategico (militare, alimentare, minerario energetico), fu interpretata come ostacolo e un vero pericolo all’accumulo di ricchezza. Il controllo della popolazione mondiale, specificatamente applicato nei Paesi sottosviluppati o in via di sviluppo, avrebbe facilitato gli stati ricchi, e in particolare gli USA, nell’impedire che in un Paese povero, ma con rilevanti risorse, si sviluppassero e che accrescessero il loro peso politico. Tali politiche, così come vengono fuori dalle raccomandazioni descritte nel rapporto, furono presentate anche come mezzo fondamentale per preservare e proteggere gli interessi americani in giro per il mondo.

I programmi e le politiche a livello mondiale, nel campo del controllo della popolazione, dovrebbero quindi includere due principali obiettivi:

  • azioni per stabilizzare la continua crescita della popolazione a un massimo di 6 miliardi per la metà del 21° secolo, senza una massiccia denutrizione o una totale frustrazione delle speranze di sviluppo;
  • azioni per tenere il livello massimo il più vicino possibile agli 8 miliardi piuttosto che permettergli di raggiungere i 10 miliardi, 13 miliardi, o più.

Così, se andiamo ad analizzare l’agenda sviluppata e messa in pratica dal governo americano per decenni, mettendo da parte tutto ciò che riguarda il covid e quanto fatto dal 2020 di conseguenza, e ci fermiamo, focalizzando l’attenzione sulle azioni prese, sulla base di quei due obiettivi principali, e, ancora, focalizzando l’attenzione sugli effetti che quelle politiche hanno avuto a livello globale, emerge che ne è risultato un più esasperato controllo della popolazione e una riduzione della popolazione (e un controllo della crescita della popolazione). Questo, detto senza trarne giudizi, senza specularne la bontà o meno. Una semplice e oggettiva analisi del quadro generale. Ma qualche domanda su queste “strane coincidenze” è opportuno, anzi meglio necessario, farle e farsele. A cosa servirono realmente i lockdown? Perché chiudere l’economia per così tanto tempo e in modo così invasivo? Terminata la fase di puro terrore in cui magari questa domanda per molti sarebbe stata difficile da porsi, oggi appare chiaro come nulla, quelle restrizioni, avessero a che fare con la scienza, tantomeno con una benché minima attinenza con la prevenzione/riduzione dei contagi da un ipotetico virus influenzale. Di fatto il risultato ottenuto fu l’incremento esponenziale del numero di persone a rischio denutrizione.

Salvaguardare gli interessi degli USA prima di tutto

Nel rapporto si avvisano i Paesi di quanto pericoloso sia un incontrollato aumento della popolazione e che per fermare tale andamento occorre agire prontamente e nell’immediato, da così vederne i risultati nei successivi decenni.

Se un Paese vuole influenzare i propri numeri totali attraverso politiche demografiche, deve agire nell’immediato futuro in modo da fare una sostanziale differenza nel lungo periodo“.

Ma quanto incide una rapida crescita demografica sullo sviluppo economico? Soprattutto nei Paesi poveri, che nella maggior parte dei casi hanno un ruolo strategico per i Paesi ricchi (energetico, minerario, alimentare, petrolifero, ecc.); questa domanda pone un problema per gli interessi degli Stati Uniti. Moderare la crescita della popolazione offre: “benefici in termini di risorse salvate per investimenti e/o consumi pro capite più alti“. Viene presentato così il quadro degli effetti macroeconomici avversi più importanti, che possono essere analizzati in tre categorie:

  1. Il “saving effect”;
  2. La “qualità dei bambini” contro “quantità dei bambini”;
  3. L’abbassamento del capitale contro l’allargamento dei capitali.

Il “saving effect” consiste nel ruolo del rapporto tra economia e fertilità. Un’economia con alta fertilità avrà una forzata dipendenza rispetto a un’economia a bassa fertilità, poiché una più larga parte della popolazione consiste in bambini, troppo giovani per lavorare. Più bocche da sfamare, educare, curare e far crescere, diminuendo così la capacità di sviluppo economico. Per quanto riguarda il confronto “quantità” Vs “qualità” dei bambini, il rapporto suggerisce che bambini più ricchi sono meglio educati, più sani e più produttivi, sia da piccoli sia quando cresceranno come adulti. Oltretutto, i bambini poveri soffrono anche di: “Effetti avversi biologici certi, […] come una più alta mortalità e una limitata crescita del cervello a causa della maggiore incidenza della malnutrizione“.

Infine, Paesi con bassa fertilità avranno più capitali per implementare città e servizi, migliorando per indotto l’intera società. Il problema quindi gira intorno sempre allo stesso punto: crescita incontrollata della popolazione, soprattutto negli LDC, pone a rischio gli interessi degli Stati uniti e, in secondo luogo, la stabilità stessa dei Paesi più ricchi e sviluppati.

I principali rischi per gli interessi globali degli Stati Uniti, provocati dall’aumento della popolazione mondiale, come possiamo derivare dal rapporto, sarebbero quindi:

  1. nei Paesi ad elevato tasso di crescita demografica: “I giovani, che sono in proporzioni molto superiori in molti LDC, è probabile che siano più volubili, instabili, proni agli estremismi, all’alienazione e alla violenza che non in una popolazione più anziana. Questi giovani possono essere più prontamente persuasi ad attaccare le istituzioni del governo o la proprietà reale di “establishment”, “imperialisti”, corporazioni multinazionali, o altre – spesso straniere – influenze incolpate per i loro problemi”.
  2. “Migrazioni nei Paesi confinanti (specialmente quelli più ricchi o molto scarsamente stabili), non importa se legali o illegali, possono provocare reazioni politiche negative o di forza”.

Per capire meglio quanto sia preoccupante per la politica americana l’aumento demografico incontrollato, il rapporto elenca alcuni casi particolari (India, Equador, Paesi arabi, ecc.).

Ecco per esempio il caso del Bangladesh: “In un certo senso, se noi insieme agli altri elementi più ricchi della comunità mondiale falliamo nel formulare una politica che aiuti il Bangladesh a risvegliarsi dal suo incubo economico e demografico, non saremo preparati nei prossimi decenni a fare i conti con le conseguenze di problemi simili in altri Paesi che avranno molte più conseguenze politiche ed economiche per gli interessi degli USA“.

Il rapporto spiega poi quali siano i fattori di rilevanza globale, per i Paesi ricchi e quelli poveri.

Effetti sui Paesi industrializzati:
Nelle nazioni industrializzate, la crescita della popolazione incrementa la domanda per la produzione industriale. Questo nel tempo tende a ridurre le risorse nazionali di materie prime e richiama sempre più su fonti di rifornimenti esteri e dal profitto marginale. Per ottenere materie prime, le nazioni industriali tendono a localizzare e sviluppare fonti estere di approvvigionamento. Il potenziale per dei conflitti d’interesse tra i Paesi in via di sviluppo è scontato ed è già iniziato“.

E quelli sui Paesi più poveri:
Nei Paesi in via di sviluppo, il peso dei fattori relativi alla popolazione, sommati ad altri, indebolirà i governi instabili, spesso efficace marginalmente nei tempi di benessere, e aprirà la strada a regimi estremisti. I Paesi che schiacciati sotto questi pesi saranno più suscettibili a una radicalizzazione. La loro vulnerabilità potrebbe anche invitare un intervento esterno da parte di nazioni più forti inclini ad acquisire un vantaggio politico ed economico“.

Infine, come conclusione generale, il rapporto invita il governo a muoversi velocemente e con decisione per evitare le catastrofiche conseguenze dell’incremento incontrollato della popolazione globale.
Il mondo ha un abbondante avvertimento che noi tutti dobbiamo compiere più rapidi sforzi verso lo sviluppo sociale ed economico per evitare o mitigare queste preoccupanti prospettive. Dovremmo essere anche attenti al fatto che noi tutti dobbiamo muoverci il più rapidamente possibile per stabilizzare la crescita della popolazione nazionale e mondiale“.

La World Population Conference

Nell’agosto del 1974 – pochi mesi prima della redazione del rapporto Kissinger – l’Organizzazione delle Nazioni Unite tiene una conferenza a Bucharest, in Romania, la World Population Conference, in cui viene redatto, con il sostanziale contributo degli Stati Uniti, il World Population Plan of Action (WPPA). L’ONU decide di adottare le politiche in merito alla crescita della popolazione mondiale, raccolte in un piano di azione valido come strumento per i Paesi che intendono affrontare questo problema; il tutto all’interno di un contesto internazionale, offrendo delle strategie utili per il progresso nazionale e internazionale. Il rapporto spiega come sia stato fondamentale l’apporto degli Stati Uniti nella redazione della bozza del WPPA poi deliberato dall’Assemblea Generale e, soprattutto, come siano riusciti a far inserire i punti chiave dell’agenda sul controllo/riduzione della popolazione.

Gli USA hanno contribuito con molti punti sostanziali alla redazione della bozza del Piano. Abbiamo particolarmente enfatizzato l’incorporazione dei fattori di popolazione nei piani nazionali dei programmi sulla popolazione dei Paesi in via di sviluppo per assicurare la disponibilità dei significati della pianificazione familiare alle persone in età riproduttiva, obiettivi volontari ma specifici per la riduzione della crescita della popolazione e i perimetri di tempo per l’azione.

Il rapporto cita quindi un breve commento analitico del Piano e della discussione tenuta nelle diverse sedute dell’Assemblea, fino alla votazione finale che, per acclamazione, approva la versione finale del WPPA, mantenendo sia le principali linee progettuali che lo spirito iniziale.

Il rapporto elenca poi i punti di maggiore interesse per gli Stati Uniti dichiarati, in alcuni casi per la prima volta, in una delibera delle Nazioni Unite; punti che, secondo Kissinger, offriranno un ottimo appiglio, una solida leva da usare per legittimare politiche di controllo/riduzione della popolazione in giro per il mondo.

  • Le politiche sulla popolazione devono: “essere esercitate […] tenendo conto della solidarietà universale in modo da rafforzare la qualità della vita delle persone del mondo“.
  • Popolazione e sviluppo sono interconnesse: le variabili di popolazione influenzano le variabili dello sviluppo e da esse sono anche influenzate; la formulazione di un Piano di Azione sulla Popolazione Mondiale riflette la consapevolezza della comunità internazionale dell’importanza dei trend di popolazione per lo sviluppo socio-economico, e la natura socio-economica delle raccomandazioni contenute in questo Piano di Azione riflette la sua consapevolezza del ruolo cruciale che lo sviluppo gioca nell’influire sui trend di popolazione“.
  • Tutte le coppie e gli individui hanno il diritto umano base di decidere liberamente e responsabilmente il numero e l’intervallo dei propri bambini“.
  • La responsabilità delle coppie e degli individui nell’esercizio di questo diritto prende in considerazione i bisogni dei loro figli attuali e futuri, e le loro responsabilità nei confronti della comunità“.
  • La crescente interdipendenza dei Paesi rende sempre più importante l’adozione di misure a livello internazionale per la soluzione di problemi di sviluppo e problemi di popolazione“.

Infine, il rapporto rimanda a quelli che sono gli obiettivi principali del WPPA deliberato dall’ONU.

L’obiettivo primario del Piano di Azione è dichiarato essere quello di espandere e radicare le capacità dei Paesi di affrontare efficacemente i loro problemi nazionali e sub-nazionali di popolazione e di promuovere un’appropriata risposta internazionale ai loro bisogni incrementando l’attività internazionale nella ricerca, scambio d’informazione, e fornire assistenza su richiesta.

Sulla base di questi presupposti, come spiegato nel rapporto, ben indirizzati dagli Stati Uniti stessi, le Nazioni Unite sottoscrivono una serie di raccomandazioni politiche nel WPPA. Quelle più rilevanti per gli interessi degli USA e utilizzabili per la progettazione di future azioni governative con una parvenza di legittimità e consenso internazionale, sono:

  1. I governi dovrebbero integrare misure e programmi di controllo della popolazione in piani economici e sociali omnicomprensivi;
  2. I Paesi che considerano la crescita della loro popolazione un ostacolo al raggiungimento dei loro obiettivi dovrebbero considerare l’adozione di politiche di popolazione — attraverso un basso livello dei rapporti tra nascite e decessi;
  3. La massima priorità dovrebbe essere data alla riduzione della mortalità e della morbidità e incremento dell’aspettativa di vita;
  4. I Paesi sono esortati a incoraggiare un’educazione appropriata riguardo l’essere genitori responsabili;
  5. La pianificazione familiare e i servizi relativi dovrebbero mirare alla prevenzione di gravidanze indesiderate e anche all’eliminazione della sterilità involontaria o sub-fecondità per fare in modo che le coppie raggiungano il loro desiderato numero di bambini;
  6. Personale ausiliario adeguatamente addestrato, lavoratori sociali e canali non-governativi dovrebbero essere usati per aiutare a garantire servizi di pianificazione familiare;
  7. Governi con programmi di pianificazione familiare dovrebbero considerare di coordinarli con servizi sanitari e altri designati per migliorare la qualità della vita;
  8. Paesi che volessero modificare i livelli di fertilità dovrebbero dare priorità a programmi di sviluppo e a strategie di sanità e educazione che hanno un effetto decisivo sui trend demografici, inclusa la fertilità;
  9. Paesi che considerano i loro tassi di natalità dannosi per i loro propositi nazionali sono invitati a mettere a punto obiettivi quantitativi e implementare politiche per raggiungerli per il 1985;
  10. Paesi sviluppati sono esortati a sviluppare appropriate politiche nella popolazione, consumi e investimenti, tenendo a mente il bisogno per un fondamentale miglioramento nell’equità internazionale.

Qual è l’utilità del World Population Plan of Action?

Secondo Kissinger, la versione definitiva, approvata dall’Assemblea generale, rappresenta comunque un buon punto di partenza per sviluppare politiche nazionali di controllo/riduzione della popolazione applicate su scala mondiale.

Nonostante la ridondanza e il tono spesso esitante, contiene tutte le necessarie componenti per dei programmi di controllo della crescita della popolazione efficienti a livelli nazionali e internazionali. Manca soltanto di dichiarazioni complete sugli obiettivi quantitativi con dei perimetri di tempo per il loro raggiungimento. Queste dovranno essere aggiunte da un’azione e uno sviluppo nazionale individuale il più rapidamente possibile nei prossimi documenti delle Nazioni Unite“.

Il rapporto ribadisce come alcuni aspetti della società, interpretati e raccontati sotto la giusta ottica, possono funzionare benissimo come leva per portare tutti ad accettare politiche di controllo/riduzione della popolazione.

La pericolosa situazione evidenziata dall’attuale situazione alimentare e le proiezioni per il futuro rendono essenziale il premere per la realizzazione di questi obiettivi“.

Quali furono i risultati ottenuti dagli Stati Uniti?

Gli Stati Uniti, secondo il rapporto, avevano ottenuto, dalla delibera del WPPA, diversi risultati importanti.

Gli USA hanno rafforzato la loro credibilità nel perorare tassi di crescita della popolazione più bassi spiegando che, sebbene non abbia una singola norma scritta di azione sulla popolazione, aveva una legislazione, politiche del Ramo Esecutivo e decisioni delle corti che funzionavano da politica nazionale e che il nostro livello di fertilità nazionale era già soggetto a revisione e sembrava prossimo ad ottenere una popolazione stabile per il 2000.

Gli USA hanno anche proposto di unirsi con altri Paesi sviluppati in uno sforzo collaborativo internazionale nella ricerca sulla riproduzione umana e sul controllo della fertilità coprendo fattori macro-medici e socio-economici.

Altro punto importante da tenere in considerazione, da parte della politica governativa americana, è la percezione che gli altri Paesi possano avere di queste strategie.

È vitale che lo sforzo di sviluppare e rafforzare un accordo dalla parte di leader di un LDC non sia visto da loro come una politica di un Paese industrializzato per tenere giù la loro forza o per riservarsi le risorse ad uso dei Paesi “ricchi”. Lo svilupparsi di una tale percezione potrebbe creare un serio contraccolpo avverso alla causa di una stabilità della popolazione.

La via alternativa

Il rapporto spiega che in molti ritengono che gli attuali programmi di assistenza in entrambe le aree di sviluppo sociale ed economico e di popolazione saranno in grado di risolvere il problema. C’è tuttavia una via alternativa di pensiero che: “è condivisa da un numero crescente di esperti“.

La via di cui si parla è quella delle costrizioni, degli obblighi imposti alla popolazione per far accettare misure emergenziali che normalmente non accetterebbe. (Non vi ricorda per caso un linguaggio simile usato per convincerci ad accettare le misure in risposta al covid?)

La conclusione di questa via è che programmi obbligatori possano essere necessari e che dovremmo considerare queste possibilità adesso“.

Così, il rapporto si chiede:

Gli USA dovrebbero lanciare uno sforzo totale per una limitazione sostanziale della popolazione mondiale con tutti i costi finanziari e di politica interna come internazionale che ne deriverebbero?

Dovrebbero gli USA organizzare obiettivi di produzione agricola più alti che permetterebbero di garantire addizionali risorse alimentari sostanziali agli altri Paesi? Dovrebbero essere controllati a livello nazionale o internazionale?”

Su quale base dovrebbero essere distribuite tali risorse alimentari? Il cibo sarebbe considerato uno strumento di potere nazionale? Saremo costretti a compiere delle scelte come a chi possiamo ragionevolmente assistere, e se così, gli sforzi della popolazione dovrebbero essere un criterio per tale assistenza?

Gli USA sono preparati ad accettare il razionamento alimentare per aiutare quei popoli che non possono/non vogliono controllare la crescita della loro popolazione?

Dovrebbero gli USA puntare a cambiare le proprie abitudini di consumo alimentare attraverso usi più efficienti di proteine?” (Qualche riflessione sovviene sulla strana campagna del cibo, sul suo uso, sulla sostituzione di grano con farine d’insetti, proteine sintetiche e sull’insolita necessità di Bill Gates di acquisire enormi proprietà agricole negli USA, tutto nell’era covid).

“Le misure obbligatorie di controllo della popolazione sono appropriate per gli USA e/o per gli altri?” (A quanto pare, visto l’obbligo vaccinale anti-covid e le leggi sul controllo dei dati in conseguenza del Patriot Act del 2001, forse il sospetto viene.)

“Gli USA dovrebbero avviare uno sforzo sostanziale nella ricerca per rispondere ai crescenti problemi della riserva di acqua potabile, danni ecologici e clima avverso?” (Tutte tematiche che, coincidenza, ritroviamo riaffiorate proprio con il covid, perfettamente in linea con le previsioni e raccomandazioni del rapporto.)

Raccomandazioni per il depopolamento

Comunque, molte sono le azioni che sono state intraprese per risolvere il problema e nel rapporto vengono descritti anche altri enti, nazionali e internazionali, che avevano dato un grosso contributo all’espansione di programmi di controllo della popolazione (Nazioni unite, il Fondo delle Nazioni Unite per le Attività della Popolazione – UNFPA; il Pathfinder Fund, l’International Planned Parenthood Foundation, il Population Council).

In quest’ottica di collaborazioni bilaterali e assistenza da parte degli USA in Paesi ritenuti strategici per i loro interessi, per il controllo della crescita demografica, il rapporto spinge affinché si focalizzi l’attenzione soprattutto: “Sui Paesi in via di sviluppo con la massima e più veloce crescita dove ci sia uno speciale interesse strategico e politico degli USA“.

I Paesi citati nel rapporto erano: India, Bangladesh, Pakistan, Nigeria, Messico, Indonesia, Brasile, Filippine, Tailandia, Egitto, Turchia, Etiopia e Colombia. Da notare come nel 2021, oltre cinquant’anni più tardi, gli Stati Uniti decisero di donare milioni di dosi di vaccini a mRNA ai Paesi seguenti, tutti specificatamente nominati nel rapporto: Bangladesh, Pakistan, Nigeria, Indonesia, Brasile, Filippine, Tailandia, Etiopia e Colombia.

Secondo il rapporto, la popolazione dovrebbe essere vista come una “variabile che interagisce, a livelli differenti, con un ampio range di programmi di sviluppo“. (Ciò mi riporta subito alla mente la strana sensazione di distacco che ho sempre notato nei discorsi, conferenze e interviste di molti dei noti nomi più coinvolti, a partire da Bill Gates stesso, fino a giungere a singoli politici e intellettuali. Parlano tutti di numeri e percentuali come se non stessero descrivendo persone ma cifre, numeri corrispondenti a una variabile matematica astratta da inserire in un’equazione. Forse così, questa la mia impressione, spersonalizzando, avrà un impatto differente sulla mente di chi ascolta, quando si descrivono azioni per l’abbassamento di tale “variabile”).

Il ruolo delle donne

Un importante spazio è dedicato anche alle donne. Quando si parla di fertilità e controllo delle nascite non si può non toccare la porzione femminile della popolazione. Il rapporto suggerisce quanti fondi governativi gli Stati Uniti dovrebbero destinare alle donne (intendendo l’educazione, il lavoro, lo stato sociale, la cura dei figli) affinché si ottenga il miglior rapporto tra sviluppo della società e riduzione della fertilità.

Per esempio, nel caso dell’educazione femminile, […] ha determinato un declino della fertilità o il processo di sviluppo in alcune situazioni ha portato a vedere da parte di entrambi i genitori un minor bisogno economico per famiglie numerose e a indugiare nel “lusso” di educare le loro figlie? Se una maggiore educazione femminile causa in effetti declini di fertilità, vedranno i genitori con alta fertilità poveri un vantaggio maggiore nel mandare le loro figlie a scuola? Se così, quanto costa educare una ragazza al punto per cui la sua fertilità sia ridotta (che accade circa al livello del quarto grado)? Quali programmi specifici nell’educazione femminile sono i più efficaci dal punto di vista dei costi? […] Quali sono, in termini quantitativi grezzi, i benefici non-di-popolazione per ogni ulteriore dollaro investito nell’educazione femminile in una data situazione se comparati ad alternativi investimenti non-di-popolazione? Quali sono i benefici per la popolazione per ogni dollaro speso nell’educazione femminile se comparati ad altri investimenti legati alla popolazione, come per i rifornimenti di contraccettivi o nei sistemi sanitari pediatrici e di maternità?”

La strategia suggerita dalle precedenti considerazioni è che il volume e il tipo di programmi che mirano ai “determinanti della fertilità” dovrebbero essere direttamente collegati alla nostra stima dei benefici totali (inclusi i benefici di non-popolazione) per ogni dollaro investito in un dato programma proposto e alla nostra fiducia nella affidabilità di quella stima.

Le aree più promettenti per un controllo della crescita della popolazione

Il rapporto raccomanda di investire fondi e promuovere programmi di sviluppo, sperimentazione e ricerca in sei macro-aree considerate “promettenti”.

  1. Provvedere a livelli minimi di educazione, specialmente per le donne. Si suggerisce di aiutare soprattutto i Paesi sottosviluppati, a garantire un livello minimo d’istruzione scolastica, in particolare alle donne, in modo da motivare le prossime generazioni verso un’idea di famiglia composta da due figli.
  2. Riduzione della mortalità infantile e pediatrica. Gli USA dovrebbero incoraggiare l’interesse internazionale e l’investimento di risorse per sviluppare sistemi di scambi per rendere disponibili sistemi integrati sanitari e servizi di pianificazione familiare.
  3. Espandere le opportunità di lavoro retribuito, specialmente per le donne. “Lo stato e l’utilizzo delle donne nelle società LDC è particolarmente importante nella riduzione delle dimensioni della famiglia. Per le donne, un impiego fuori da casa offre un’alternativa a un matrimonio precoce e a rimanere in cinta presto, e un incentivo ad avere meno figli dopo il matrimonio.”
  4. Sviluppo di alternative al ruolo della sicurezza sociale garantita dai bambini verso i genitori anziani. Se in una famiglia ci sono persone anziane o malate da assistere, è probabile che i genitori tendano a voler avere più figli in modo da potersene occupare senza ricorrere a ingenti spese sanitarie o assistenziali.
  5. Perseguire strategie di sviluppo che deviano la crescita delle entrate verso il povero, specialmente lo sviluppo rurale focalizzato sulla povertà rurale. “Più alte le entrate di una famiglia, meno figli probabilmente avrà, eccetto che per i massimi livelli della scala delle entrate.”
    6. Concentrarsi sull’educazione e indottrinamento della nuova generazione di bambini riguardo il desiderio di una ridotta dimensione della famiglia. “La grande necessità è convincere le masse della popolazione che è per interesse loro e della nazione avere, in media, solo tre e poi solo due figli”. Il rapporto raccomanda alle agenzie statunitensi: “L’importanza dell’educazione della prossima generazione di genitori, a partire dalle scuole elementari, verso una famiglia ideale di due figli.”

Organizzazioni internazionali e altri programmi multilaterali sulla popolazione

Dagli anni sessanta, i Paesi membri delle Nazioni Unite hanno lentamente cominciato ad essere d’accordo nel dare all’ONU un ruolo sempre maggiore riguardo questioni sulla popolazione. Nel 1969, si definisce il Fondo delle Nazioni Unite per le Attività di Popolazione (UNFPA). Molti dei progetti finanziati dall’UNFPA sono implementati con l’assistenza dell’UNICEF, dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO), la FAO, l’UNESCO e l’OMS. A questo si aggiunge il settore privato. Il rapporto raccomanda e incoraggia, infatti, le organizzazioni private.

La cooperazione delle organizzazioni private e gruppi a livello nazionale, regionale e mondiale è essenziale per il successo di una efficace strategia sulla popolazione“.

Il rapporto suggerisce che gli Stati Uniti: “Dovrebbero continuare a garantire supporto a quelle organizzazioni internazionali e Statunitensi il cui lavoro contribuisce alla riduzione della rapida crescita della popolazione“. “Oltre a creare un clima di declino della fertilità,” suggerisce il rapporto: “è essenziale provvedere a tecniche sicure ed efficaci per il controllo della fertilità“. Ciò significa: “Aumentare l’efficacia dei metodi già esistenti di controllo della fertilità e svilupparne di nuovi“.

Sterilizzazione e riduzione della fertilità.

Cercare di migliorare la tecnologia di controllo della fertilità“. Il rapporto suggerisce come sia fondamentale raggiungere i Paesi più poveri con metodi efficaci e poco costosi e che non richiedano un dispiego di personale tecnico specializzato. Come ci viene chiaramente spiegato: “Nessuno degli attuali metodi disponibili di controllo della fertilità è completamente efficace e privo di reazioni avverse e di caratteristiche questionabili. Il contraccettivo ideale, perfetto in tutti questi aspetti, potrebbe non essere mai realizzato“.

Intanto, il rapporto raccomanda di aumentare gli sforzi di sperimentazione e test sul campo di tecnologie già esistenti e lo sviluppo di nuove.

I contraccettivi orali sono diventati popolari e largamente usati; tuttavia le combinazioni e dosi ottimali di ormoni steroidei per le popolazioni LDC necessitano di ulteriori definizioni.

Dovrebbero essere testati sistemi intra-uterini di differenti taglie, forma e bio-attività per determinarne i livelli di efficacia, sicurezza e accettabilità.

Metodi avanzati di previsione dell’ovulazione saranno importanti per quelle coppie che desiderino praticare attività sessuale con maggiore certezza di efficacia di quanto non ne abbiano adesso.

La sterilizzazione di maschi e femmine ha ricevuto un consenso diffuso in molte aree dove una procedura semplice, veloce e sicura sia già disponibile. La sterilizzazione femminile è stata migliorata da avanzamenti tecnici con i laparoscopi, culdoscopi e enormemente semplificate le tecniche di chirurgia addominale. Ulteriori miglioramenti dall’uso di clip delle tube, approcci trans-cervice, e tecniche più semplici possono essere sviluppate. Per gli uomini numerose tecniche attuali sono promettenti ma richiedono maggiore valutazione e perfezionamento.”

Contraccettivi iniettabili per le donne che sono efficaci per tre mesi o più e sono somministrati da paramedici senza dubbio subiranno un significativo sviluppo.

Approcci leuteolitici e anti-progesterone per il controllo della fertilità incluso l’uso di prostaglandine sono teoricamente attraenti ma rimane da fare un considerevole lavoro.

Metodi non clinici. È necessaria ulteriore ricerca su metodi non clinici inclusi schiume, creme, e preservativi.

Il rapporto raccomanda di investire molto sulla ricerca scientifica sul controllo della popolazione. In particolare, viene suggerito di puntare su sostanze iniettabili che mitighino o blocchino la fertilità.

Ricerca di base deve essere fatta ma ci sono ragioni per ritenere che lo sviluppo di un contraccettivo iniettabile per uomini sia fattibile. Un altro metodo che dovrebbe essere sviluppato è un’iniezione che assicuri alla donna dei cicli mestruali regolari“.

Riguardo all’aborto, nonostante si riconosca l’opposizione della Corte Suprema in materia, il rapporto dice chiaramente: “Nessun Paese ha ridotto la crescita della sua popolazione senza ricorrere all’aborto“.

Oltretutto, le strade che gli Stati Uniti dovrebbero seguire riguardo l’aborto nei Paesi sottosviluppati sono diverse:

  • Procurare o distribuire gli strumenti necessari con il proposito di indurre l’aborto come metodo di pianificazione familiare“;
  • Supportare direttamente le attività di aborto negli LDC“;
  • “Programmi di comunicazione, informazione, educazione o training che promuovono l’aborto come metodo di pianificazione familiare“;
  • Pagare le donne negli LDC ad abortire come metodo di pianificazione familiare o pagare persone per eseguire aborti o per sollecitare persone a sottoporsi all’aborto“.

Non poteva mancare certo la propaganda, e l’uso dei mezzi di comunicazione di massa. Nel rapporto si fa preciso riferimento all’uso: “dei mass-media per la disseminazione dei servizi e informazione di pianificazione familiare. Il potenziale dell’educazione e i suoi vari mezzi è primariamente una funzione delle (a) popolazioni bersaglio dove condizioni socio-economiche permettano a persone ragionevoli di cambiare il loro comportamento tramite la ricezione di informazioni sulla pianificazione familiare e (b) di adeguare lo sviluppo del contesto motivazionale sostanziale del messaggio“.

Il progresso nella tecnologia per le comunicazioni dei mass-media ha portato a considerare che una prioritaria necessità possa soggiacere nell’so di questa tecnologia, soprattutto con le vaste popolazioni rurali prive di cultura“.

Il rapporto ci rassicura che oltre ai mezzi di comunicazione più “datati”, come radio, poster, materiale stampato e contatti personali, un enorme ruolo è giocato dalla televisione.

C’è un grande potenziale per l’uso dei mass-media, particolarmente nelle fasi iniziali nel rendere le persone consapevoli dei benefici della pianificazione familiare e dei servizi disponibili“.

Il rapporto suggerisce che: “La migliore scommessa nella strategia dei media è incoraggiare l’uso intensivo dei media già disponibili, o disponibili a un costo relativamente basso“.

Qualche lezione dalla storia.

Da ciò che abbiamo letto e analizzato, quello che possiamo affermare è che esistono politiche di controllo/riduzione della popolazione mondiale, politiche discusse ed entrate della politica governativa degli USA. Politiche e concetti che sono stati affrontati da decenni, da stati, organizzazioni nazionali e internazionali, governative e non governative. Politiche che gli Stati Uniti applicano, non possiamo certo dire con precisione quanto, da mezzo secolo. Lungo la storia recente, ci stiamo così rendendo conto che il potere soffia da sempre sui venti di guerra; guerra ai popoli, alle idee e ai più giovani. Sono sempre loro alla fine il bersaglio, perché più resistenti alla conformità e poco inclini alla condiscendenza. La fascia più giovane della popolazione è da sempre poco incline alla “resilienza”.

La storia ci ha insegnato che, seppur nel breve periodo che è stato quello dell’era covid, chiunque si opponesse o semplicemente sollevasse dubbi o domande sulla narrazione dominante, diventa un nemico dello Stato. È sempre la conformità fondamento del potere totalitario, – come già due anni fa esprimevo nel saggio Reset: L’Ultima Grande Pandemia. E la conformazione alla narrazione del potere dominante è sempre imposta con la forza, mentre si premia sempre chi spontaneamente si conforma. Basti ricordare la propaganda della vaccinazione di massa: se ti vaccini sei un “bravo bambino” e salvi l’umanità; non ti vaccini e allora diventi un nemico dello Stato, e sarai escluso dalla società. Di scientifico non c’era nulla, ovviamente. Solo costringere la massa alla conformità. La stessa storia che ci racconta la necessità di depopolare il pianeta e per farlo, tutti devono fare la propria parte. Chi non si piega è un nemico dello Stato. Semplice.
E allora arriviamo al fatidico punto di non ritorno, alla congiuntura nefasta per avverarsi delle condizioni Malthusiane, agli 8 miliardi di abitanti su questo pianeta.

Cosa abbiamo imparato dalla storia, lungo tutti questi decenni, fino al 2022?

  • Il libero arbitrio è nemico dello Stato;
  • Il pensiero critico, fuori dal controllo e indottrinamento è nemico dello Stato;
  • Lo spirito umano, la sua tendenza all’infinito divino che è in ciascuno di noi è nemico dello Stato;
  • La non-conformità, l’anarchia del pensare privi di conforme dottrina è nemica dello Stato;
  • La stessa natura umana in quanto tale è diventata nemica dello Stato;
  • L’essere umano non ha nulla di divino, assoluto o unico, è un ostacolo alla natura, una variabile come altre e come tale non può avere diritti inalienabili e sarà sostituito da macchine e ingranaggi.

In considerazione delle loro politiche, della loro agenda, pratiche che tutt’ora usano e che partono da molto lontano, ciò che posso vedere è un piano di controllo e riduzione della popolazione mondiale. Come portarlo avanti?

  • Sterilizzazione mirata, maschile e femminile;
  • Guerre, rivolte e sommosse nei Paesi sottosviluppati d’interesse strategico;
  • Riduzione delle cure pubbliche e gratuite, sostituzione dei medici con sistemi informatici da remoto e totale controllo da parte delle case farmaceutiche su organi di regolazione dei farmaci, senza dimenticare il divieto di curare pazienti se non si eseguono alla lettera i protocolli dello Stato;
  • Diffusione delle malattie sessualmente trasmissibili e di prodotti farmacologici (come i vaccini covid a mRNA) che possano alterare o danneggiare l’apparato riproduttivo o la fertilità;
  • Manipolazione del clima e dell’ecologia del paesaggio urbano e rurale;
  • Spingere i Paesi più poveri a praticare l’aborto;
  • La diffusione di OGM e la creazione di ogni sorta di organismi animali, insetti e vegetali, geneticamente modificati e alterati. L’impatto sulla produzione di alimenti, di natura soprattutto vegetale, e proprio nei Paesi poveri ne è esempio drammaticamente reale e concreto;
  • Indottrinamento tramite uso militarizzato dei mass-media;
  • Il de-umanesimo.

Già, perché se con il transumanesimo controllo e riduzione della popolazione saranno obsoleti, poiché i governanti totalitari di quel futuro distopico avranno potere diretto e letterale su mente e corpo, questo non sarà che un passaggio, per riuscire infine a togliere l’umanità stessa dall’uomo, deumanizzare la nostra specie e giungere infine alla realizzazione del loro sogno distopico. Ma questa, per fortuna, è solo un’altra folle visione di un altro folle visionario.

Di Alessio Fortunati per comedonchisciotte.org

Dott. Alessio Fortunati, PhDDottore in Scienze Biologiche, Biologo Molecolare, Saggista e libero pensatore, autore del saggio Reset: L’Ultima Grande Pandemia, ed. Albatros, 2022

RIFERIMENTI

Per leggere i documenti originali, potete scaricare:

il Memorandum 314 qui https://static1.squarespace.com/static/61910a2d98732d54b73ef8fc/t/64bfe4b98dabae7cf6d3dc64/1690297530817/nsdm314.pdf

il Rapporto Kissinger – NSSM 200, direttamente dal sito ufficiale del Dipartimento degli Affari Interni Americano qui https://pdf.usaid.gov/pdf_docs/Pcaab500.pdf;

dal sito dell’ONU potete scaricare il WPPA qui https://www.un.org/en/development/desa/population/migration/generalassembly/docs/globalcompact/E_CONF.60_19_Plan.pdf

sempre sul sito dell’ONU, potete trovare il grafico rappresentante le proiezioni statistiche della popolazione totale mondiale dal 1950 al 2010 qui https://population.un.org/wpp/Graphs/Probabilistic/POP/TOT/900

 

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