Ted Galen Carpenter – Antiwar.com – 7 settembre 2022
Gli Stati Uniti e gli altri leader occidentali sono entusiasti [della possibilità] di un imminente ingresso di Svezia e Finlandia nella NATO, anche se c’è ancora la possibilità che la Turchia blocchi la loro ammissione nell’Alleanza. Il Primo Ministro Recep Tayyip Erdogan ha lasciato intendere che potrebbe farlo, a meno che i due Paesi candidati non facciano alcune concessioni. Si dichiara particolarmente preoccupato per la riluttanza della Svezia ad estradare i “terroristi” curdi. Data la lunga storia di cinico opportunismo di Erdogan su altre questioni, è più probabile che la sua minaccia sia solo una tattica di contrattazione per dimostrare il peso di Ankara.
Oltre a volere concessioni politiche da Stoccolma e Helsinki, [Erdogan] ha cercato [di ottenere] concessioni dagli Stati Uniti in quanto leader della NATO. Il suo duro gioco diplomatico ha già prodotto un risultato: la decisione di Biden di approvare un’importante vendita di caccia F-16 alla Turchia, vendita che era stata sospesa a lungo. Biden ha negato che ci fosse un legame con la posizione di Ankara sull’espansione a Nord della NATO, affermando che “non c’è stato alcun quid pro quo; si trattava solo di vendere“. La tempistica dell’approvazione della Casa Bianca, tuttavia, suggerisce il contrario. In ogni caso, una volta che Erdogan avrà terminato la sua sceneggiata diplomatica, la NATO avrà due nuovi membri.
Entrambi i Paesi apportano all’Alleanza importanti risorse militari. La Svezia, in particolare, ha un esercito molto capace e moderno, che comprende una forza aerea di prim’ordine. La Finlandia possiede una forza militare più piccola e meno significativa, ma ha un confine di 830 miglia con la Russia. I falchi della NATO considerano questa situazione un grande vantaggio, piuttosto che un’altra pericolosa provocazione verso Mosca. Si potrebbe pensare che i risultati disastrosi della politica occidentale di fare dell’Ucraina una pedina militare della NATO inibiscano una simile avventatezza nei confronti della Finlandia. Ma è evidente che non è così.
La reazione del Cremlino all’ultima fase di espansione della NATO è stata finora sorprendentemente blanda. Mosca ha informato entrambi i Paesi che se avessero aderito all’Alleanza, la Russia sarebbe stata costretta a riposizionare le sue forze nucleari per concentrarsi maggiormente sulla Scandinavia, ma non ci sono stati ancora avvertimenti sul fatto che l’aggiunta della Svezia o addirittura della Finlandia oltrepassi una “linea rossa” – un avvertimento che Vladimir Putin e altri funzionari hanno lanciato in diverse occasioni riguardo all’Ucraina. Si può sperare che tale moderazione continui.
Tuttavia, l’adesione alla NATO è un passo imprudente e potenzialmente molto pericoloso per Svezia e Finlandia. La Svezia, in particolare, ha tratto grandi vantaggi dalla sua posizione di rigorosa neutralità per oltre 170 anni. Il Paese è persino riuscito ad evitare di essere coinvolto in una delle due guerre mondiali, successo che pochi altri Paesi europei possono vantare. La neutralità ha risparmiato alla Svezia le enormi distruzioni e perdite di vite umane che hanno travolto il resto d’Europa. Abbandonare una politica che ha fornito benefici così ampi è un atto di follia, a meno che non vi siano ragioni impellenti per farlo. Quale che sia la conclusione sulle azioni della Russia in Ucraina, l’idea che la Russia di oggi rappresenti una minaccia maggiore per la Svezia e per il resto dell’Europa democratica rispetto all’Unione Sovietica, più grande e molto più potente, è assolutamente implausibile. Un esercito che incontra seri problemi nel raggiungere i suoi obiettivi limitati in Ucraina non è una minaccia credibile per il resto dell’Europa.
La storia della Finlandia è molto diversa da quella della Svezia e il desiderio di Helsinki di avere la protezione della NATO dalla Russia è più comprensibile. Il Paese faceva parte dell’Impero russo zarista e le sue esperienze durante l’era sovietica non sono state molto migliori. Le forze di Mosca attaccarono la Finlandia durante la “guerra d’inverno” del 1939-1940 e si impadronirono di una porzione chiave del territorio. Durante la Guerra Fredda, Helsinki è stata tenuta a guinzaglio corto da Mosca. A differenza degli Stati fantoccio del Cremlino in Europa orientale, la Finlandia però è stata in grado di mantenere l’autogoverno. Tuttavia, non ha osato discostarsi dalla posizione di Mosca su alcuna questione significativa di politica estera. Almeno alcuni Finlandesi temono che Putin possa alla fine ripristinare questo soffocante rapporto patrono-cliente.
È un timore inverosimile, e la decisione di Helsinki di aderire alla NATO in realtà aumenta piuttosto che diminuire il pericolo di tensioni con la Russia e l’insorgere di un confronto militare. Mosca, in particolare, considererà una provocazione molto grave qualsiasi tentativo di stazionare truppe e armamenti statunitensi sul territorio finlandese. Con la loro nuova politica, i Finlandesi rischiano di trovarsi nel mezzo di un gioco di potere geo-strategico tra Russia e Stati Uniti.
La decisione di Stoccolma e Helsinki di aderire alla NATO non potrebbe essere più inopportuna. Questi Paesi entrano a far parte dell’apparato politico e militare della NATO proprio nel momento in cui le relazioni tra l’Alleanza e Mosca sono al punto peggiore dai tempi della Guerra Fredda. Anche le possibilità di uno scontro armato sono in aumento. La Svezia e la Finlandia avrebbero potuto scegliere di rimanere distaccate dal crescente scontro Russia-NATO, ma hanno fatto la scelta opposta.
Le loro azioni ricordano la decisione presa dalla Repubblica del Texas nel 1845 di unirsi agli Stati Uniti. In apparenza, i Texani avevano buone ragioni per farlo. Le finanze pubbliche della Repubblica erano disastrate, il Messico continuava a rappresentare una minaccia militare incombente e i principali Paesi europei guardavano al neonato Paese come ad una possibile pedina geo-politica. Tuttavia, la decisione di aderire all’Unione si rivelò presto disastrosa, poiché il Texas lo fece appena in tempo per prendere parte alla guerra civile americana. Gli Svedesi e i Finlandesi devono ora sperare che la scelta di aderire alla NATO non porti ad un esito altrettanto disastroso.
Ted Galen Carpenter, membro anziano in Studi di Difesa e politica Estera presso il Cato Institute, è autore di 13 libri, tra cui “Unreliable Watchdog: I media e la politica estera degli Stati Uniti”