DI FULVIO GRIMALDI
Mondo cane
Ancora una volta, nell’esaltazione di questa operazione, affidata nell’occasione a una tedesca che si chiama Rackete (levate la e finale e avrete un nomen-omen come non mai) e che riprende sull’Italia la linea dei fasti tedeschi sulla Grecia annientata, in quella scia spurgata dalla Sea Watch eccelle “il manifesto”.
Non mi voglio addentrare nell’argomento, con lo stomaco appena spianato rischio un travaso di bile che non sarebbe buon viatico per la partenza. Né mi va di dare soddisfazione a quello spudorato campione dell’ipocrisia, all’ordine di tutte le agende dello Stato Profondo Usa, che a vedermi verde (di bile), mi assegnerebbe allo schieramento di quell’altra sua eroina da trapasso dantesco, Greta Thunberg.
Ma non deve sfuggire a nessuno la congiunzione tra queste nordiche signorine e i paladini dei diritti umani centrosinistri, saliti a bordo a celebrare un reato commesso contro il paese di cui si pregiano essere legislatori. Sotto la cosmesi dei buoni sentimenti, falsamente esibiti e ingannevolmente ispirati ad altri, incanalano opinioni e intenzioni di brave persone nelle direzioni volute dai manovratori imperiali, Sono, questi sicofanti della “capitana, mia capitana”, gli eroi politici della perenne collusione italiota con chi viene a fregarci. Addirittura, come nel caso di Racket(e), calpestando con scarponi germanici la nostra legge.
Dicono, Del Rio, Faraone, Migliore, Fratoianni, la créme de la créme di quella conventicola, che non scenderanno, se non assieme a tutti i migranti a bordo. Se non fosse per la Procura di Agrigento, lustro e vanto di certa magistratura come l’abbiamo conosciuta recentemente, qualcuno potrebbe ipotizzare un reato di favoreggiamento.
Vedete, cari amici, a questi che trovano le loro soddisfazioni nel giornaletto dei cruciverba, fumetti, arzigogoli culturali e afflati umanitari ove non ostino a chi sovrintende, non è rimasto nulla dopo l’autodafè sociale, morale e ideologico autoinflitto. Se non, appunto i migranti, gli LGBTQI e quant’altro lo fa strano e le donne – tutte, Hillary compresa – vittime degli uomini, tutti, puffi compresi. A questo baraccone ballonzolante tra i flutti dell’antistoria e dell’antipolitica, si sono attaccati con i denti. E mordono. Qualcuno, sul “manifesto” di oggi, è arrivato a chiamare “Antigone” , la capitana della fregata pirata tedesca. Ad Antigone, che intendeva sottrarre i resti del fratello agli avvoltoi convocati da Creonte, sarà parso di essere stata paragonata a Giocasta, dei cui giochi incestuosi con il figlio Edipo era stata il tragico frutto. Chissà se anche Giocasta avesse avanzato proposte di integrazione.
Sulla nave da guerra tedesca sventola la bandiera olandese. Ma come su tutte le altre Ong armate da George Soros e soci, sventola anche quella che dice “Accoglienza e integrazione”. Come per tutte le cose finte, questo vessillo ne sottintende un altro, quello della superiorità dell’uomo bianco che si pretende portatore di civiltà e rivendica il diritto di rapire e schiavizzare integrando. Ma è a quelli che scoprono e combattono il gioco che va dato del razzista.
Quanto alla signorina Rackete e ai suoi corifei, aggiungo un link in cui un intellettuale africano, leader del Movimento Panafricano, Mohamed Kodarè, risponde per le rime ai colonialisti di “accoglienza e integrazione”.
Fulvio Grimaldi
Fonte: https://fulviogrimaldi.blogspot.com
Link: https://fulviogrimaldi.blogspot.com/2019/06/pausa.html
28.06.2019
Estratto dall’articolo “Pausa”