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La Redazione

 

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Signore e signori accomodatevi: il genocidio sta per iniziare

Washington e i governi europei fanno il tifo per la campagna genocida di Israele a Gaza. Il mancato intervento per fermare la carneficina minaccia di accendere la violenza in tutta la regione.
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A cura di Markus
Il 18 Ottobre 2023
40534 Views

Chris Hedges
scheerpost.com

Ho partecipato a battaglie urbane in El Salvador, Iraq, Gaza, Bosnia e Kosovo. Quando si combatte strada per strada, casa per casa, c’è solo una regola: uccidere tutto ciò che si muove. I discorsi sulle zone sicure, le rassicurazioni sulla protezione dei civili, le promesse di attacchi aerei “chirurgici” e “mirati”, la creazione di vie di evacuazione “sicure”, la fatua spiegazione che i civili morti sono stati “colpiti dal fuoco incrociato”, l’affermazione che le case e i condomini bombardati e ridotti in macerie erano il rifugio dei terroristi o che erano stati i razzi fuori controllo di Hamas a distruggere scuole e ospedali, fanno parte della copertura retorica per compiere un massacro indiscriminato.

Gaza è un’area così piccola – 25 miglia di lunghezza e circa 5 di larghezza – e così densamente popolata che l’unico risultato di un assalto terrestre e aereo israeliano sarebbe la strage di coloro che il Ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant chiama “animali umani” e il Primo Ministro Benjamin Netanyahu chiama “bestie umane“. Il membro della Knesset israeliana Tally Gotliv ha suggerito di sganciare le “armi dell’apocalisse” su Gaza, un’ipotesi da molti considerata come la richiesta di attacco nucleare. Il presidente israeliano Isaac Herzog venerdì ha respinto le richieste di proteggere i civili palestinesi. “È un’intera nazione ad essere responsabile… questa retorica sui civili non consapevoli, non coinvolti, non è assolutamente vera”, ha detto Herzog. “Avrebbero potuto sollevarsi, avrebbero potuto combattere contro quel regime malvagio che ha preso il controllo di Gaza con un colpo di Stato”. E ha aggiunto: “Spezzeremo la loro spina dorsale”.

La richiesta di Israele che 1,1 milioni di palestinesi – quasi la metà della popolazione di Gaza – evacuino entro 24 ore la zona nord di Gaza, che diventerà una zona di fuoco libero, ignora il fatto che, dato il sovraffollamento e i confini sigillati, non c’è posto per gli sfollati. Il nord comprende Gaza City, la parte più densamente popolata della Striscia, con 750.000 residenti. Comprende anche l’ospedale principale di Gaza e i campi profughi di Jabalia e al-Shati.

Israele, impiegando la sua macchina militare contro una popolazione occupata che non dispone di unità meccanizzate, di un’aeronautica, di una Marina, di missili, di artiglieria pesante e di un sistema di comando e controllo, per non parlare dell’impegno degli Stati Uniti a fornire a Israele un pacchetto di aiuti militari da 38 miliardi di dollari nel prossimo decennio, non sta esercitando “il diritto di difendersi”. Questa non è una guerra. È l’annientamento di civili intrappolati da 16 anni nel più grande campo di concentramento del mondo. Gaza è stata rasa al suolo, spianata, distrutta, ridotta in macerie. Centinaia di migliaia di residenti impoveriti saranno uccisi, feriti o lasciati senza casa, senza cibo, carburante, acqua e assistenza medica. Quasi 600 bambini sono già morti.

L’Agenzia delle Nazioni Unite per il Soccorso e l’Occupazione (UNRWA) è stata costretta a chiudere 14 centri per la distribuzione del cibo, lasciando mezzo milione di persone senza aiuti alimentari. L’unica centrale elettrica di Gaza ha esaurito il carburante. Le Nazioni Unite affermano che 12 membri del proprio personale sono stati uccisi dagli attacchi aerei israeliani, 21 delle 22 strutture sanitarie dell’UNRWA a Gaza sono state danneggiate e gli ospedali mancano di medicinali e forniture di base.

Israele, come ha fatto in passato, bloccherà la diffusione di notizie e immagini indipendenti quando circa 360.000 soldati lanceranno un assalto di terra. Sabato ha interrotto il servizio internet a Gaza. I brevi scorci di atrocità israeliane che riusciranno ad emergere saranno liquidati dai leader israeliani come anomalie o attribuiti ad Hamas.

L’Occidente si rifiuta di intervenire, mentre 2,3 milioni di persone, tra cui 1 milione di bambini, vengono privati di cibo, carburante, elettricità e acqua, vedono le loro scuole e i loro ospedali bombardati e vengono massacrati e resi senzatetto da una delle macchine militari più avanzate del pianeta.

Le immagini raccapriccianti degli israeliani uccisi da Hamas sono la moneta della morte. Si scambia carneficina per carneficina, una danza macabra che Israele aveva iniziato con i massacri e la pulizia etnica che avevano permesso la creazione dello Stato ebraico, seguiti da decenni di espropriazione e violenze nei confronti dei palestinesi. Dal 2000, l’esercito israeliano, prima dell’attuale assalto, a Gaza ha già ucciso 7.779 palestinesi, tra cui 1.741 bambini e 572 donne, secondo il gruppo israeliano per i diritti umani B’Tselem. Questa cifra non include i gazesi morti per aver bevuto acqua contaminata o per essersi visti negare l’accesso alle cure mediche. Non comprende nemmeno il numero crescente di giovani gazesi che, avendo perso ogni speranza e lottando con una profonda depressione, si sono suicidati.

Ho passato sette anni a parlare di questo conflitto, quattro dei quali come capo ufficio del Medio Oriente del New York Times. Ho visto i corpi delle vittime israeliane degli attentati sugli autobus a Gerusalemme da parte di kamikaze palestinesi. Ho visto file di cadaveri, anche di bambini, nei corridoi dell’ospedale Dar Al-Shifa di Gaza City. Ho visto i soldati israeliani schernire dei ragazzini che, in risposta, lanciavano sassi e venivano uccisi a sangue freddo nel campo profughi di Khan Younis. Mi sono riparato dalle bombe sganciate dai cacciabombardieri israeliani. Mi sono arrampicato sulle macerie di case e condomini palestinesi demoliti lungo il confine con l’Egitto. Ho intervistato i sopravvissuti insanguinati e storditi. Ho ascoltato i lamenti strazianti delle madri che piangevano sui cadaveri dei loro figli.

Ero arrivato a Gerusalemme nel 1988. Israele era impegnato a screditare ed emarginare la leadership palestinese laica e aristocratica di Faisel al-Husseini e a cacciare gli amministratori giordani dalla Cisgiordania occupata. Questa leadership laica e moderata era stata sostituita dall’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP) e da Yasser Arafat. Ma Arafat, molto probabilmente avvelenato da Israele, e l’OLP erano stati spietatamente messi da parte da Israele. L’OLP era stata stata sostituita da Hamas, che Israele aveva apertamente promosso come contrappeso all’OLP.

L’escalation di ferocia di Israele contro i palestinesi si riflette nell’escalation di ferocia dei palestinesi. I gruppi di resistenza sono i doppelgänger di Israele. Israele crede che con lo sradicamento di Hamas i palestinesi diventeranno docili. Ma la storia ha dimostrato che una volta distrutto un movimento di resistenza palestinese, uno più virulento e radicale prende il suo posto.

Le uccisioni si alimentano a vicenda. L’ho visto nelle guerre etniche in Bosnia. Quando la religione e il nazionalismo vengono usati per santificare l’omicidio, non ci sono regole. È una battaglia tra luce e buio, bene e male, Dio e Satana. Il discorso razionale è bandito.

“Il sonno della ragione”, come aveva detto Francisco Goya, “genera mostri”.

Gli estremisti ebrei, i sionisti fanatici e i bigotti religiosi dell’attuale governo israeliano hanno bisogno di Hamas. La vendetta è il motore psicologico della guerra. Coloro che vengono presi di mira per il massacro vengono disumanizzati. Non sono degni di empatia o di giustizia. La pietà e il dolore si provano esclusivamente per i propri simili. Israele giura di sradicare una massa disumanizzata che incarna il male assoluto. I mutilati e i morti di Gaza, così come i mutilati e i morti delle città e dei kibbutzim israeliani, sono vittime delle stesse oscure brame.

“Dalla violenza nasce solo la violenza”, scriveva Primo Levi, “con un moto pendolare che, col passare del tempo, anziché spegnersi, diventa più frenetica”.

L’amministrazione Biden ha promesso a Israele sostegno incondizionato e l’invio di armi. Il gruppo d’assalto della portaerei USS Gerald R. Ford è stato dispiegato nel Mediterraneo orientale per “scoraggiare qualsiasi attore” che potrebbe allargare il conflitto tra Israele e Hamas. Il gruppo di portaerei comprende la portaerei USS Gerald R. Ford, i suoi otto squadroni di aerei d’attacco e di supporto, l’incrociatore con missili guidati USS Normandy della classe Ticonderoga e i cacciatorpediniere con missili guidati USS Thomas Hudner, USS Ramage, USS Carney e USS Roosevelt della classe Arleigh-Burke, secondo quanto dichiarato dal Pentagono.

Gli Stati Uniti, come in passato, ignorano le morti e le distruzioni di gran lunga maggiori, nonché l’occupazione illegale, inflitte da Israele ai palestinesi o le periodiche campagne militari – questa è la quinta grande aggressione militare di Israele nei confronti di Gaza in 15 anni – contro i civili.

Israele afferma di aver recuperato 1.500 corpi di combattenti di Hamas dopo l’incursione. Si tratta di un numero superiore alle 1.300 vittime israeliane. Quasi tutti i combattenti di Hamas morti, sospetto, erano giovani nati all’interno del campo di concentramento di Gaza che non avevano mai visto l’esterno della prigione a cielo aperto fino a quando non hanno sfondato le barriere di sicurezza erette da Israele. Se i combattenti di Hamas possedessero l’arsenale tecnologico di morte di Israele, sarebbero in grado di uccidere in modo più efficiente. Ma non è così. Le loro tattiche sono versioni più crude di quelle che Israele ha usato contro di loro per decenni.

Conosco questa malattia, l’esaltazione della razza, della religione e della nazione, la divinizzazione del guerriero, del martire e della violenza, la celebrazione del vittimismo. I santi guerrieri credono di essere gli unici a possedere virtù e coraggio, mentre il loro nemico è perfido, vigliacco e malvagio. Credono di essere gli unici ad avere il diritto alla vendetta. Dolore per dolore. Sangue per sangue. Orrore per orrore. C’è una spaventosa simmetria nella follia, l’abbandono di ciò che significa essere umani e giusti.

T.E. Lawrence chiama questo ciclo di violenza “gli anelli del dolore”.

Una volta accesi, questi fuochi possono facilmente diventare una conflagrazione.

Carri armati e soldati israeliani, per sventare un attacco di Hezbollah a sostegno dei palestinesi, sono stati schierati al confine con il Libano. Le forze israeliane hanno ucciso combattenti di Hezbollah, oltre a un giornalista della Reuters, cosa che ha indotto Hezbollah lanciare una salva di razzi come rappresaglia. Il ministro della Sicurezza nazionale israeliano, Itamar Ben-Gvir, ha annunciato che distribuirà 10.000 fucili d’assalto ai coloni israeliani, che hanno già scatenato la loro furia omicida nei villaggi palestinesi della Cisgiordania. Israele ha ucciso almeno 51 palestinesi nella Cisgiordania occupata da quando Hamas ha lanciato il suo attacco il 7 ottobre.

Lo psicologo Rollo May scrive:

All’inizio di ogni guerra… trasformiamo frettolosamente il nostro nemico nell’immagine del daimon; e poi, poiché è il diavolo che stiamo combattendo, possiamo passare in assetto di guerra senza porci tutte le domande fastidiose e spirituali che la guerra suscita. Non dobbiamo più affrontare la consapevolezza che coloro che stiamo uccidendo sono persone come noi.

Le uccisioni e le torture, più si protraggono, più contaminano gli autori e la società che condona le loro azioni. Separano gli inquisitori e gli assassini professionisti dalla capacità di provare sentimenti. Alimentano l’istinto di morte. Espandono la ferita morale della guerra.

Israele ha insegnato ai palestinesi a comunicare con l’urlo primitivo dell’odio, della guerra, della morte e dell’annientamento. Ma non è l’assalto di Israele a Gaza che temo di più. È la complicità di una comunità internazionale che autorizza il massacro genocida di Israele e accelera un ciclo di violenza che potrebbe non essere in grado di controllare.

Chris Hedges

Fonte: scheerpost.com
Link: https://scheerpost.com/2023/10/15/this-way-for-the-genocide-ladies-and-gentlemen/
15.10.2023
Scelto e trdotto da Markus per comedonchisciotte.org

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Chris Hedges è un giornalista vincitore del Premio Pulitzer, è stato corrispondente estero per 15 anni per il New York Times, periodo in cui è stato capo ufficio per il Medio Oriente e capo ufficio per i Balcani. In precedenza aveva lavorato all’estero per il Dallas Morning News, il Christian Science Monitor e la NPR. È il conduttore del programma “The Chris Hedges Report.”

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