DI GILAD ATZMON
La storia delle idee ci offre i nomi di quei pochi uomini e donne che hanno sfidato i limiti della tolleranza. Il professor Robert Faurisson era uno di questi uomini. Faurisson, scomparso domenica scorsa all’età di 89 anni, era un accademico francese che non credeva nella validità di alcune parti del racconto dell’Olocausto. Ha sostenuto che le camere a gas di Auschwitz sono state la “più grande menzogna del 20° secolo” ed ha messo in discussione che gli ebrei deportati siano morti per malattie e malnutrizione. Faurisson ha anche messo in dubbio l’autenticità del diario di Anna Frank molti anni prima che la stessa fondazione svizzera che detiene il copyright del famoso diario “avesse avvisato gli editori che il padre di Anna (Otto Frank) non è stato solamente “redattore ” ma è legalmente anche ” coautore ” del celebre libro” (NY Times).
Nella Francia della fine degli anni ’60 -’70 Faurisson aveva motivo per credere che il suo atteggiamento anticonformista nei confronti del passato avrebbe ricevuto una benedizione-kosher, ma si sbagliava. Forse Faurisson non è riuscito a cogliere per intero il ruolo giocato dall’Olocausto nella politica e nella cultura ebraica contemporanea e non ha capito che il potere ebraico ha letteralmente il potere di mettere a tacere ogni opposizione contro lo stesso potere ebraico.
Nella Francia degli anni ’90 il revisionismo dell’olocausto divenne un crimine per negazione della storia. Faurisson fu processato più volte, picchiato, multato per i suoi scritti e, nel 1991, licenziato dal suo incarico di Accademico dell’Università di Lione.
Non mi piace la domanda sul perché ebrei e non-ebrei , per motivi relativi alla loro politica, diventano violenti con chi cerca di definire i limiti della storia del loro passato. Questa domanda va ben oltre la storia dell’olocausto. Israele ha emanato una legge che vieta di mettere in discussione la Nakba – la pulizia etnica motivata dal punto di vista razziale – contro il popolo palestinese che avvenne solo tre anni dopo la liberazione da Auschwitz. Allo stesso modo, studiare il ruolo svolto dagli ebrei nella tratta degli schiavi può costare il posto di lavoro o far espellere dal Labour Party . Il mio tentativo di analizzare la vera natura della Yiddish Speaking International Brigade nella Guerra Civile Spagnola del 1936 ha offeso alcuni dei miei amici ‘progressisti’ ebrei.
Jean-François Lyotard si è posto questa domanda. La storia può pretendere di mettere in relazione ciò che è accaduto veramente , ma più spesso quello che fa è un’opera che nasconde le vergogne. Secondo Lyotard, il lavoro di un vero storico è simile al lavoro dello psicoanalista. Si tratta di rimuovere gli strati più oscuri, quelli che nascondono e che cercano di sopprimere ogni tentativo di scoprire la verità.
È stato il lavoro di Faurisson che mi ha aiutato a leggere la storia in termini filosofici. Io intendo la storia come il tentativo di raccontare il passato mentre stiamo ancora andando avanti. Affrontare la storia per davvero significa rivedere e rivisitare continuamente il passato alla luce degli ultimi cambiamenti culturali, sociali e ideologici. Ad esempio, la Nakba del 1948, fu definita pulizia etnica solo nei primi anni 2000, quando la nozione di “pulizia etnica” entrò nei nostri vocabolari (e nel nostro modo di intendere un conflitto) in seguito alla crisi del Kosovo. Il vero storico rivaluta il passato e accetta quelle revisioni-aggiustamenti che permettono di comprendere quel momento del passato in linea con la nostra realtà e con la terminologia contemporanea.
Il professor Faurisson e tutte le polemiche sorte intorno al suo lavoro hanno messo in luce la distinzione tra storia reale e religione. Mentre la storia è una materia dinamica vibrante e soggetta a una costante “revisione”, l’approccio che ha la religione con il passato è limitato al racconto di una cronaca di eventi rigida e immutabile. La storia autentica invoca un pensiero etico capace di esaminare il passato alla luce del presente e viceversa, la storia religiosa invece spesso si muove negando o respingendo qualsiasi nuova intuizione etica – giudica le azioni e gli eventi in base a parametri predefiniti. La questione in gioco non è quello che è accaduto in passato, ma la libertà di cercare e valutare il passato senza dover sottostare alla minaccia delle “leggi storiche”. Allo stesso modo, io sostengo gli “avanzamenti scientifici” della ricerca sul cancro, anche se io non posso fare nessun commento accademico su queste scoperte scientifiche, io dico che il passato deve essere continuamente riesaminato, anche se io non voglio dare nessun giudizio in merito alla validità delle ricerche storiche. Perché se vogliamo che la storia sia una attività di ricerca universale valida ed etica, devono essere abolite tutte le leggi che riguardano la storia.
Nel 2014 incontrai Robert Faurisson e gli feci diverse domande sul significato della storia e su quello che significava il passato per lui.
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Gilad Atzmon
Fonte: https://www.gilad.co.uk
Link: https://www.gilad.co.uk/writings/2018/10/23/robert-faurisson-and-the-study-of-the-past
23.10.2018
Il testo di questo articolo è liberamente utilizzabile a scopi non commerciali, citando la fonte comedonchisciotte.org e l’autore della traduzione Bosque Primario