Sappiamo quanto sia sentita la longa manus israeliana in Italia: lo abbiamo visto più volte in conferenze vietate perché sgradite alla Comunità ebraica o, in alcuni casi, su chiamata diretta dell’ambasciatore israeliano. Abbiamo visto posizionare ai vertici di quotidiani di grande tiratura figure che abbracciano il sionismo e lo dichiarano con orgoglio, andando oltre la libertà di espressione quando, in nome di questa scelta, si censurano notizie oggettive solo perché sgradite a Israele.
Ma stavolta la RAI ha fatto qualcosa di più. Qualcosa che offende l’ONU e tutti i cittadini che credono nella legalità internazionale come tutela del Diritto contro l’arroganza del potere.
Quel che ha fatto la RAI suona come una sottile operazione di propaganda – contro l’ONU e le sue numerose Risoluzioni – utilizzando un programma di evasione, L’Eredità, seguito da milioni di italiani che amano i giochi a quiz. Giochi che a volte hanno coperto di vergogna i concorrenti come nel caso in cui, alla domanda sull’anno in cui Hitler divenne cancelliere, qualcuno rispose 1979, qualcuno 1948 e nessuno 1933, che pure era tra le opzioni. L’errore non era di data, ma di periodo storico e questo la dice lunga sulla formazione dei concorrenti partecipanti a L’Eredità. Stessa cosa si verificò quando la domanda riguardò Mussolini, ma in quei casi gli ignoranti senza possibilità di giustificazione erano i concorrenti. Stavolta invece è andata diversamente e abbiamo approfondito per capire se si trattasse di spaventosa ignoranza da parte della Rai o di un suo servile inchino allo Stato ebraico, il quale vorrebbe illegittimamente e illegalmente appropriarsi della città di Gerusalemme.
Veniamo ai fatti. In questi giorni, con tutte le attenzioni per evitare il contagio da COVID-19, sta andando in onda l’edizione straordinaria, con fini di beneficenza, de L’Eredità. Le domande non sono certo difficili: nella trasmissione dello scorso 21 maggio riguardavano le capitali e alla domanda circa la capitale di Israele la concorrente risponde giustamente Tel Aviv. Eh no! Tel Aviv poteva passare finché Trump, dall’alto del suo potere e non certo del Diritto, non avesse deciso di accontentare il suo amico Netanyahu, indagato per frode ma tuttora premier di Israele, mettendo la sua potenza al servizio dell’illegalità e dicendo che per lui la capitale di Israele è Gerusalemme. Per lui!
Quindi il conduttore, che nel suo folder ha le risposte fornitegli dai saggi della Rai e non può sbagliare, riprende la concorrente e, in poche parole e pochi secondi comunica a milioni di italiani che la Rai, inchinandosi servilmente ai desiderata israeliani, ha preso a calci il Diritto internazionale dimostrando che per Trump e per Israele le risoluzioni dell’Assemblea Generale e del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite non hanno alcun valore. Quindi, se il diritto internazionale non ha valore per qualcuno non lo ha per nessuno e l’ONU può serenamente chiudere i battenti, dato che l’arroganza della forza vince sulle ragioni del diritto.
La Comunità palestinese si è fatta sentire e migliaia di cittadini italiani hanno scritto alla Rai per fare le loro rimostranze. Ovviamente ha scritto anche l’Ambasciata palestinese in Italia. Alle richieste dell’ambasciatrice, Abeer Odeh, il direttore di Rai 1, Stefano Coletta, ha risposto in un modo formalmente cortese e sostanzialmente offensivo e sprezzante scrivendo che si dispiaceva per l’accaduto e che, informata la redazione del programma, aveva avuto questa testuale risposta che, nei fatti, faceva sua : “…Ci preme sottolineare che non era nostra intenzione offendere le opinioni e la sensibilità dello Stato di Palestina…. Tuttavia teniamo a precisare che il nostro format è un gioco a quiz e le domande si basano su una consultazione di fonti autorevoli e accreditate in campo enciclopedico…. Ci riserviamo in una delle prossime puntate di segnalare le vostre osservazioni nel segno che il servizio pubblico radiotelevisivo garantisce a tutte le voci e le posizioni.”
In sostanza, la Rai definisce “fonti autorevoli e accreditate in campo enciclopedico” le sopraffazioni del presidente di una superpotenza quale gli USA a favore delle sopraffazioni dello Stato di Israele che occupa in completa illegalità territori palestinesi dal 1967, dopo essersi autoproclamato Stato nel 1948 approfittando della Risoluzione dell’Assemblea Generale 181 del 1947 – senza peraltro mai rispettarla. La stessa che definiva Gerusalemme città sotto giurisdizione internazionale e non già capitale dello Stato di Israele. Al tempo stesso la Rai definisce “opinioni e osservazioni” le richieste di rettifica, in base al Diritto, dell’Ambasciata palestinese.
Alle pretese di Israele di appropriarsi di Gerusalemme, l’ONU ha risposto più volte con Risoluzioni negative del Consiglio di Sicurezza già nel 1980, ma evidentemente per la RAI l’arroganza – pari solo alla conclamata ignoranza del presidente USA – e le pretese illegittime e illegali dell’indagato Netanyahu sono considerate “fonti autorevoli e accreditate in campo enciclopedico” mentre l’ONU, base della legalità internazionale, può essere gettata nel cassonetto. Non c’è quindi da stupirsi se alcuni concorrenti di una trasmissione come L’Eredità piazzano Mussolini nel 1964 o Hitler nel 1979.
Noi non riusciamo a immaginare che anche la dirigenza Rai raggiunga livelli di ignoranza pari a quelli di alcuni suoi concorrenti e quindi riteniamo che tanto la risposta sbagliata al quiz, quanto la risposta profondamente offensiva all’Ambasciata palestinese, siano interni a una chiara logica. Una logica che neanche può definirsi di disinformazione, ma di puro servilismo verso Israele, dimenticando che il peso di quella mannaia che affonda il Diritto internazionale non fa danno ai soli palestinesi, ma a tutti coloro – individui e Stati – che sanno di non poter più contare sulla legalità internazionale se tra la civiltà del diritto e la barbarie della forza vince la seconda.
Stasera ci sarà un presidio davanti alla sede Rai e una delegazione chiederà di essere ricevuta. Di questo terremo informati i nostri lettori e le nostre lettrici nelle prossime ore.
di Patrizia Cecconi, 28/05/2020, ripreso da Pressenza.