La guerra per sanare i debiti insostenibili dei governi occidentali

Piero Messina intervista Martin Armstrong

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Nel preparare questo articolo, come faccio spesso (ma non sempre, mea culpa) ho ritenuto utile documentarmi sul personaggio Martin Armstrong, che ho scoperto essere alquanto “chiacchierato”. Da una parte trovo Wikipedia che riporta testualmente:
“Martin Arthur Armstrong (nato il 1° novembre 1949) è un previsore economico autodidatta americano e un pregiudicato che ha trascorso 11 anni in carcere per aver truffato gli investitori per 700 milioni di dollari e per aver nascosto alle autorità di regolamentazione 15 milioni di dollari in beni.”
A questo punto si è reso necessario un approfondimento e così, continuando a scavare, ho trovato queste due interviste del 2015 da cui estrapolo solo alcuni passaggi relativamente al suo arresto e detenzione:

“-E perché non fu rilasciato?

-Alla HSBC, un membro del club, non interessava che io parlassi. Inoltre la CIA voleva il mio potente programma, e io continuavo a non darglielo. Dopo quei sette anni, mi tennero altri cinque per oltraggio all’autorità.

-Come finì la storia?

-Fui fortunato. Il mio caso arrivò alla Corte Suprema e fui rilasciato nel 2011. Le banche dovettero pagare 5.700 milioni di dollari in multe per atti criminali, quelli che io avevo incominciato a denunciare nel 1999.”

(LAVANGUARDIA)

“Die Welt: Non le sembra paradossale che nessun banchiere sia finito in prigione per i maneggi della crisi finanziaria, e che lei abbia trascorso dodici anni dietro el sbarre?

Armstrong: Non è paradossale, è logico. Dopo tutto le banche lavorano gomito a gomito con i governi. Hanno l’incarico di sistemare il debito dello stato. Questo è il problema centrale. Ogni giorno gonfiano il mondo un po’ di più. Lo stretto rapporto fra politica e banche è il problema centrale della nostra economia. Si appoggiano a vicenda.”

(Die Welt)
La sua storia con la formula mondiale (di previsioni azionarie) e la sua carcerazione sono così spettacolari, che Marcus Vetter, regista di documentari tedesco ne fece un film (link nel testo dell’articolo).
Come dire? Forse “Ai posteri l’ardua sentenza”?

CptHook

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Southfront Press – 1 maggio 2024

 

Martin Armstrong è uno degli economisti più influenti del nostro tempo. Qualcuno lo ha definito “The Forecaster”, dal titolo del film biografico che ha contribuito a far conoscere le sue attività in tutto il mondo.

Quelle di Martin Armstrong non sono solo “previsioni”, perché le sue riflessioni si basano sul compendio di precise formule matematiche e capacità analitiche. Lo abbiamo intervistato per cercare di capire l’attuale contesto geopolitico. Dalla crisi delle democrazie occidentali alla nascita del fronte BRICS, per arrivare a profonde riflessioni sul rischio di un conflitto militare su scala globale, Armstrong interpreta i dati in tempo reale grazie alla sua “visione” diacronica e a un decennale sforzo di ricerca e analisi. Il lavoro di Armstrong ci permette di collegare le conoscenze del passato ai fattori critici del presente. Per tutti questi motivi, le analisi di Armstrong sono preziose per comprendere il presente e orientarsi verso un futuro che appare pieno di incognite e insidie.

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D. – Fukuyama ha auspicato la fine della storia. Huntington ha parlato di scontro di civiltà. È possibile immaginare una terza via?

R. – La più grande minaccia contro di noi è il controllo centralizzato; è questo che ha condannato il comunismo. Sono d’accordo con Huntington: lo scontro di civiltà si baserà sulle culture e sulle religioni, soprattutto a causa del tentativo centralizzato di imporre una cultura unificata.

D.– Alla fine degli anni Ottanta il modello geopolitico di riferimento era il mondo unipolare, basato sul primato occidentale. Su quali pilastri culturali, militari ed economici si basa il Washington Consensus? È vera libertà?

R. – I pilastri militari ed economici che oggi dominano Washington non hanno nulla a che fare con la libertà. Hanno a che fare con persone che non sono state disposte ad accettare il crollo del comunismo. In questo modo il nemico è stato trasformato dal comunismo in razzismo etnico.

D. – Con la nascita dei BRICS, è possibile parlare di un’opzione multipolare? Quali sono i limiti che vede in questa dimensione geopolitica?

R. – La nascita dei BRICS è stata causata da coloro che chiamiamo i ‘neocon’, che hanno praticato il razzismo etnico e hanno preso di mira la Russia, eliminandola dall’economia mondiale con il sistema SWIFT. Questo ha svegliato molti nel mondo, rendendosi conto che il dollaro era ormai un’arma e non più uno strumento esclusivamente monetario. Le nazioni hanno iniziato a capire che se non si fossero conformate ai comandi di Washington, avrebbero potuto essere rimosse dallo SWIFT. Così hanno diviso l’economia mondiale ponendo fine alla globalizzazione.

D. – Le sue analisi e i suoi studi sembrano rivelare diverse criticità per quanto riguarda la stabilità del cosiddetto sistema occidentale. C’è una profonda crisi dei sistemi democratici, c’è molta diffidenza verso l’informazione mainstream e soprattutto ci sono “agenti” esterni alle istituzioni (un esempio su tutti è l’attività di George Soros) che sembrano influenzare le scelte dei governi degli Stati Uniti e dell’Europa occidentale. Cosa potrebbe accadere nell’immediato futuro e nei prossimi anni?

R. – È stato propagandato che viviamo in una democrazia. Viviamo in repubbliche, dove il popolo è rappresentato ma non ha il diritto di votare su questioni critiche. Le repubbliche sono storicamente le forme di governo più corrotte rispetto alla monarchia o alla dittatura, che non possono essere corrotte. In una repubblica, tutti i rappresentanti senza limiti di mandato sono in vendita al miglior offerente. Questo ha portato ad un crollo della fiducia nei governi sia in Europa che negli Stati Uniti, fiducia che è scesa al di sotto del 30%, il livello più basso dal secondo dopoguerra. Agenti esterni come George Soros, Bill Gates, il World Economic Forum, spingono agende personali che hanno ulteriormente minato la fiducia nei nostri sistemi. È il governo a decidere se andare in guerra o meno. Il popolo non viene mai interpellato.

D. – Ora le proponiamo alcune riflessioni sulla dimensione geoeconomica. Il sistema capitalistico globale si basa sull’indebitamento degli Stati sovrani. È una situazione sostenibile? Chi pagherà il conto alla fine?

R. – La crisi del debito sovrano che stiamo affrontando è apparsa spesso nel corso della storia. È insostenibile perché i governi agiscono nel loro interesse personale e aumenteranno sempre il debito per mantenere il potere. Storicamente, questi sistemi collassano quando [nel momento in cui] emettono nuovo debito per ripagare quello vecchio, non c’è nessuno che lo compri. Quando non possono più continuare a prendere in prestito nuovo denaro, inevitabilmente crollano.

D. – Il suo modello predittivo si basa su calcoli precisi. I cicli della storia e dell’economia sembrano quindi rincorrersi lungo l’arco temporale della storia. Se non sbaglio, lei ha paragonato il contesto attuale alla crisi e alla dissoluzione dell’Impero Romano. È corretto?

R. – La storia si ripete perché la natura umana non cambia mai. L’Impero Romano è solo un esempio storico di successi e fallimenti. È durato più a lungo di tutti perché non ha imposto regole culturali. I cristiani li chiamavano pagani perché avevano tanti dei. Questo era il prodotto della loro politica di libertà di religione. Atene aveva Atena, il Nord Europa aveva Thor, ragion per cui non cercarono di cambiare la cultura delle terre che conquistavano. Crearono un mercato comune in cui qualcuno in Britannia poteva vendere prodotti a qualcuno a Roma. Quindi la libertà di religione, la bassa tassazione, la libertà di movimento e un mercato comune si combinarono per creare la Pax Romana.

D. – È ancora possibile evitare un conflitto mondiale su larga scala?

R. – È improbabile che si possa evitare una guerra mondiale. I governi hanno bisogno della guerra perché i loro debiti non sono più sostenibili. Useranno la guerra come scusa per il default, come nel caso della Seconda Guerra Mondiale. Creeranno Bretton Woods II con la moneta digitale del FMI come riserva.

D. – Papa Francesco parla da anni di una terza Guerra Mondiale frammentaria. Dal suo punto di vista, ciò che sostiene il Santo Padre è condivisibile? Quali sono le armi principali di questa possibile terza Guerra Mondiale?

R. – Credo che ci sia una terza Guerra Mondiale che inizierà in modo frammentario con il Medio Oriente, Iran contro Israele, Europa contro Russia, Corea del Nord contro Giappone e Corea del Sud, Cina contro Taiwan. Ma alla fine si combineranno in una sola.

D. – Lei ha affermato che la vera ricchezza di uno Stato è il suo popolo. Perché ci siamo dimenticati di tutto questo? E soprattutto, a chi conviene?

R. – La ricchezza di ogni nazione è il suo popolo. Questo è stato dimostrato con l’ascesa della Germania e del Giappone dopo la seconda Guerra Mondiale. Questa è l’essenza della “mano invisibile” di Adam Smith. Ma chi è al governo preferisce Marx, perché sostiene che lo Stato ha il potere di manipolare il popolo. Così, i governi hanno dimenticato e rifiutato Smith perché Marx offre loro più potere.

D. – È corretto affermare che la sua analisi riesce a coprire l’intersezione tra geopolitica, mercati globali e fiducia economica? Può spiegarci in modo semplice come funziona il suo modello predittivo ‘Socrate’? A proposito, perché l’ha chiamato proprio come il filosofo greco?

R. – Ho chiamato il mio modello informatico Socrate perché l’oracolo di Delfi aveva detto che era l’uomo più intelligente della Grecia. Egli cercò di dimostrare che l’oracolo si sbagliava e il processo dimostrò che era corretto. Fu processato e condannato a morte perché sapeva troppo. Il mio computer mi ha insegnato molto in geopolitica: negli anni ’80 ebbi come cliente una grande banca in Libano che mi chiese di creare un modello sulla sterlina libanese. Inserii i dati nel [programma del] computer e ne venne fuori che il loro Paese sarebbe crollato in 8 giorni. Pensai che ci fosse qualcosa di sbagliato nei dati. Quando lo dissi al cliente, mi chiesero quale fosse la valuta migliore e io risposi il franco svizzero. Otto giorni dopo iniziò la guerra civile. Ovviamente avevano visto loro stessi il movimento di denaro ed erano venuti da me per la tempistica. La stessa cosa successe con un cliente in Arabia Saudita, un grande spedizioniere. Mi chiamò chiedendomi cosa avrebbe fatto l’oro l’indomani perché l’Iran era sul punto di iniziare ad attaccare le spedizioni nel Golfo. Quindi, ancora una volta, c’erano informazioni avanzate sulla guerra. Nel 1998 compresi come il programma computerizzato prevedesse questi eventi. In giugno, alla nostra conferenza di Londra, avevo avvertito che la Russia stava per crollare. Il Financial Times di Londra, che aveva infiltrato qualcuno infondo alla sala conferenze, riportò questa previsione in prima pagina il 27 giugno 1998. La Russia crollò circa 6 settimane dopo.

D. – Anche gli eventi imprevedibili, come l’attacco terroristico a Mosca, rientrano tra i parametri del suo modello predittivo? Un evento del tipo “cigno nero” può cambiare il corso della storia e delle relazioni geopolitiche?”.

R. – Sì, nel caso dell’attacco in Israele abbiamo visto i flussi di capitale spostarsi con anticipi da un giorno fino a una settimana. I titoli della difesa hanno iniziato a salire anche con l’11 settembre, il governo ha usato il nostro modello per guardare chi ha comprato put sulle compagnie aeree nei giorni precedenti. Qualcuno sa sempre quando si verificheranno eventi di questo tipo e muovono il suo denaro per trarre profitto o per evitare una perdita. Il programma tiene traccia di tutto. Non può dirmi quale persona l’ha fatto. Solo che la mossa sta per avvenire.

 

Link: https://southfront.press/martin-armstrong-west-governments-need-war-because-their-debts-are-no-longer-sustainable/

 

Molto interessante anche questa sua lunga intervista dello scorso febbraio, purtroppo in inglese, dal titolo “Neocon War Machine is Driving Global Economy To Disaster”:

 

Scelto e tradotto (IMC) da CptHook per ComeDonChisciotte

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