Alastair Crooke
english.almayadeen.net
Molti dei dirigenti in carica nell’America istituzionale sono Sionisti liberali o Evangelici. Questa situazione non deve sorprendere. Il Washington Post, ad esempio, ha chiesto a Matthew Brooks, amministratore delegato della Republican Jewish Coalition (RJC), se avesse intenzione di finanziare gli sfidanti elettorali dei venti Repubblicani che alla Camera hanno votato contro la legge sugli aiuti ad Israele:
“La RJC si sta preparando a spendere fino a 15 milioni di dollari in quello che sarà il più grande sforzo mirato verso la comunità ebraica negli Stati critici del Paese… Abbiamo una storia di lunga data nel parlare contro le persone che sono anti-Israele, sia che si tratti di Democratici come ‘La Squadra’ e i progressisti di sinistra, ma anche contro le persone di destra che esprimono sentimenti anti-Israele.
Siamo il gruppo responsabile della sconfitta del deputato Steve King. In questa tornata elettorale stiamo spendendo più di un milione di dollari in Indiana per battere l’ex deputato John Hostettler, che è stato una delle voci più anti-israeliane del Congresso durante il suo mandato”.
“Domanda: Altri venti Repubblicani della Camera hanno votato contro la legge sui finanziamenti ad Israele. Intende appoggiare gli sfidanti che si candideranno contro qualcuno di loro?”.
“Brooks: Se [al ballottaggio] ci sarà uno sfidante credibile per qualcuno di loro – saremo assolutamente coinvolti”.
In questo contesto, non deve sorprendere che, come scrive Edward Luce sul Financial Times, i leader delle istituzioni statunitensi siano in ansia per le proteste nei campus. L’angoscia è in gran parte legata all’indubbio potere dell’AIPAC e del RJC di far vincere – o perdere – gli aspiranti al Congresso:
“In pratica“, scrive Luce, “persone di ogni schieramento – Repubblicani, Democratici, media e amministrazioni universitarie – stanno mostrando i tratti di isteria e dogmatismo che deplorano nei giovani. Non deve sorprendere che le proteste siano sempre più rabbiose. Gli studenti hanno tutto il diritto di protestare anche con discorsi che molti dei loro coetanei trovano ripugnanti“.
Però poi Luce si chiede:
“A che punto l’antisionismo diventa antisemitismo? Il confine è labile. Ma la maggior parte delle persone – tranne i responsabili, a quanto pare – sa distinguere tra una protesta legittima e un appello alla violenza“.
Ma solo per confondere ulteriormente la distinzione.
La Camera degli Stati Uniti sta portando avanti un progetto di legge per codificare la controversa definizione di antisemitismo dell’International Holocaust Remembrance Alliance. La definizione è controversa perché la maggior parte dei suoi esempi di antisemitismo riguardano le critiche a “Israele”, compreso il fatto di definire “Israele” una “entità razzista”. L’approvazione del disegno di legge significherebbe che la definizione si applicherebbe anche nel caso degli esposti che si rifanno al Titolo VI [il Titolo VI proibisce la discriminazione sulla base della razza, del colore o dell’origine nazionale nei programmi o nelle attività che ricevono assistenza finanziaria federale N.D.T.] e che denunciano l’antisemitismo nei campus. Il disegno di legge è passato alla Camera con 320 voti favorevoli e 91 contrari.
[Sempre secondo Luce:]
“C’è però un altro fattore dietro l’isteria del Congresso: le proteste hanno scatenato il timore di una ripetizione dei fatti del 1968. Come allora, i disordini sono iniziati alla Columbia University. Come nel 1968, la convention democratica di quest’anno si terrà a Chicago. La convention del 1968 era stata un disastro anche perché il sindaco di Chicago, Richard Daley, aveva mandato la sua polizia a reprimere le manifestazioni. La battaglia di strada aveva dominato l’attenzione dei media”.
Luce, tuttavia, fa una netta distinzione con il 1968: “Il motore principale di queste proteste è umanitario” (ma non lo era per la guerra in Vietnam).
Poi, però, Luce ricorre alla vecchia scusa:
“Alcuni dei manifestanti aderiscono consapevolmente alla visione del mondo di Hamas, che vorrebbe cancellare Israele dalla carta geografica”. A che punto l’antisionismo diventa antisemitismo…?”
È qui che la questione si confonde. Cancellare “Israele”, in quanto sionismo, dalla carta geografica non significa cancellarlo con la violenza (anche se esiste un diritto legale di resistenza per coloro che vivono sotto occupazione).
Seyed Hassan Nasrallah (in qualità di portavoce dell’unità dei Fronti di Resistenza) ha chiarito che l’obiettivo della Resistenza è quello di sfiancare “Israele” – e di portarlo ad uno stato di sconfitta e di disperazione – in modo tale che gli israeliani inizino a ritrattare la loro pretesa di diritti speciali e di eccezionalità e si accontentino di vivere “tra il fiume e il mare” con gli altri (i palestinesi), condividendo una parità di diritti. Cioè, Ebrei, Musulmani e Cristiani che vivono in un territorio comune. Non ci sarebbe quindi alcun Sionismo.
Seyed Nasrallah ha esplicitamente previsto la possibilità di un tale risultato, senza una grande guerra.
È quindi un “gioco di prestigio” presentare la “visione del mondo” di Hamas come quella di una “cancellazione di Israele dalla carta geografica”, come se ciò implicasse lo “sterminio” o l’uccisione degli Ebrei. “Israele” sarebbe “fuori dalla carta geografica” nel senso che questo futuro Stato non sarebbe di natura esclusivamente ebraica, ma multireligiosa.
La subdola imputazione di antisemitismo riferita alla “visione del mondo” di Hamas è una calunnia quasi alla pari dello slogan “Hamas è l’ISIS”. (L’ISIS ha inserito funzionari di Hamas nella sua lista di persone da assassinare). La visione del mondo di Hamas non può essere estrapolata dal contesto degli odi accesi dalla guerra a Gaza.
La maggior parte dell’articolo di Luce riguarda la questione dell’antisemitismo, ma anche l’islamofobia sta crescendo ad un ritmo accelerato. In Occidente è importante smontare il meme “Hamas è l’ISIS” per evitare che tali falsità ci facciano scivolare in un’altra “guerra al terrore”.
Alastair Crooke
Fonte: english.almayadeen.net
Link: https://english.almayadeen.net/articles/analysis/muddying-the-water-on-us-student-protests
05.05.2024
Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org
Alastair Crooke CMG, ex diplomatico britannico, è fondatore e direttore del Conflicts Forum di Beirut, un’organizzazione che sostiene l’impegno tra l’Islam politico e l’Occidente. In precedenza è stato una figura di spicco dell’intelligence britannica (MI6) e della diplomazia dell’Unione Europea.